Alcobaça, Batalha, Obidos..

Se dopo aver visitato Lisbona vi rimane ancora qualche giorno di tempo, noleggiate un’auto (tanto costa pochissimo) e dirigetevi verso nord. A poco più di un centinaio di chilometri dalla capitale incontrerete la minuscola e pittoresca cittadina di Batalha, che merita una sosta non tanto per il piccolo centro ormai invaso da ristoranti per...
Scritto da: Barbara P
alcobaça, batalha, obidos..
Partenza il: 02/03/2002
Ritorno il: 08/03/2002
Spesa: 1000 €
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Se dopo aver visitato Lisbona vi rimane ancora qualche giorno di tempo, noleggiate un’auto (tanto costa pochissimo) e dirigetevi verso nord. A poco più di un centinaio di chilometri dalla capitale incontrerete la minuscola e pittoresca cittadina di Batalha, che merita una sosta non tanto per il piccolo centro ormai invaso da ristoranti per turisti e negozietti di souvenir quanto per il meraviglioso Monastero di Santa Maria da Vitoria. Non bastano le parole di un premio Nobel – Josè Saramago, “Viaggio in Portogallo”, pagina 309 – per ripetervi l’ammirazione e l’emozione che ha suscitato in me quella che considero la più bella visione del mio breve viaggio nel Paese lusitano. Trine e merletti di pietra dorata, ormai ingrigita dallo smog, si inseguono lungo il perimetro dell’edificio, dai portali all’abside ai contrafforti, creando un effetto veramente suggestivo. Ovviamente mi sono scatenata con la macchina fotografica … non tutte le foto sono dei capolavori, ma quando le riguardo mi sento di nuovo “portoghese”! A fianco della chiesa principale c’è una cappella che nelle intenzioni doveva servire per l’estremo riposo dei reali, in realtà non è stata completata: è perfetta, ricca di decorazioni elaborate (ho qui davanti la foto di un capitello che è un autentico capolavoro) ma … scoperchiata. E proprio per questo mi è piaciuta tanto, pensate, una chiesa da cui si può vedere … il cielo! Lasciata Batalha ci siamo dirette verso Alcobaça: altro monastero! Qui le linee sono molto più semplici, ma il luogo non è meno affascinante, anche perché la stupenda chiesa gotica custodisce le spoglie dei protagonisti di un grande amore ostacolato dalla ragione di stato, il re Dom Pedro e Inès de Castro, dama di compagnia della di lui moglie. La leggenda dice che i due amanti aspettino la fine del mondo per ricominciare la loro storia d’amore brutalmente interrotta perché Inès fu assassinata per impedire lo scandalo … quando il re rimase vedovo fece esumare il corpo dell’amata e con un macabro rito le si unì in matrimonio, costringendo poi i mandanti dell’assassinio a baciare la mano al cadavere della nuova sovrana. Dettagli truculenti a parte, la tomba in cui riposano insieme i due infelici è veramente bellissima e si dice che sfiorarla porti fortuna agli innamorati. Io sono andata con mia sorella lasciando a casa il moroso, speriamo valga anche per telepatia! Abbiamo pernottato a Obidos, il cui nucleo antico sorge arrampicato su una collina. Le casette sono tutte bianche, ricordano i pueblos blancos andalusi, e bordate da una striscia a colori vivaci che rende il paese un po’ fiabesco, con le sue stradine strette e tortuose, le chiesette silenziose e le mura merlate del castello medievale che sovrastano e circondano l’abitato. Avrei voluto fermarmi di più, ma l’ora di ripartire è arrivata in fretta perché ci aspettavano Mafra e il Cabo da Roca. Il convento di Mafra è il più imponente edificio religioso del Portogallo, costruito da re Dom Joao V per adempiere al voto da lui formulato nel chiedere la grazia di un figlio per assicurare un erede alla corona. Nascerà per prima una bambina, ma tant’è, anche i re si devono accontentare a volte! Il convento si visita solo con una guida armata di un enorme mazzo di chiavi che chiude scrupolosamente ogni porta alle vostre spalle (hai visto mai che qualcuno cerchi di sfuggirle!). A noi è capitata una simpaticissima mulatta, che dopo un disperato tentativo di far ingoiare a sei italiani “poliglotti” le spiegazioni in inglese si è buttata sul portoghese, e siamo stati tutti più felici. Guarda il caso, io sono di Verona e gli unici altri visitatori che c’erano in quel momento venivano da Sanguinetto che, per chi lo ignorasse è in provincia! Mafra non è molto conosciuta, e i tour organizzati generalmente la ignorano, il che, vi assicuro, è un vero peccato: all’interno dell’enorme edificio, solo in parte visitabile, gli ambienti sono in perfetto stato di conservazione, dal dormitorio dei monaci alle stanze di passaggio alla farmacia, che sembra l’antro di uno speziale di duecentesca memoria, all’infermeria ancora perfettamente allestita, per non parlare dell’enorme biblioteca che custodisce incunaboli e manoscritti di inestimabile valore, nonché alcuni dei più antichi testi a stampa che si possano trovare in Europa per un totale di decine di migliaia di volumi. Nel pomeriggio siamo andate a Cabo da Roca, estrema propaggine occidentale d’Europa, dove ho incontrato per la prima volta in vita mia l’oceano. Non sono in grado di descrivere quello che ho provato sul promontorio a picco sul mare, spazzato da un vento fortissimo, vi dirò solo che è stata una delle sensazioni più compiutamente perfette che abbia mai provato … si avvicinava molto alla felicità. Digerita l’abbuffata di monasteri, conventi, abbazie, l’ultimo giorno lo abbiamo dedicato a Sintra, ma siccome è più turistica e conosciuta, ve la risparmierò, anche perché per oggi ho cianciato a sufficienza.


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