Reunion: la provenza dei tropici
Il racconto del viaggio: Il viaggio di andata andò abbastanza bene: aeroporti internazionali vuoti nonostante fosse Agosto, forti ritardi aerei nonostante il flusso di passeggeri fosse minore, aerei semivuoti quindi con possibilità di “allungamento gambe”, mia figlia Maeva di due anni un angioletto (nonostante sia normalmente un diavoletto) dormiente durante tutte le ore di volo, una compagnia: l’ Air Austral molto efficiente (un moderno Boeing 777-200 , personale gentile e paziente, vari gadget in regalo per grandi e piccini), una sola valigia (quella con le mie medicine e l’occorrente per Maeva) persa a Parigi (ma pare sia normale per il C.De Gaulle, a Le Reunion avevano già pronti i Kit di “sopravvivenza”) restituita dopo cinque giorni… Avendo prenotato all’ultimo momento (vi consiglio di prenotare gli Hotel via Internet – rispondono subito anche grazie al comodo fuso orario) ed essendo nel periodo di maggior afflusso di turismo locale (chiusura invernale di tre settimane delle scuole) ho avuto qualche difficoltà nel reperire le sistemazioni, quindi mi sono dovuto “accontentare” di una base “fissa” da cui partire ogni volta alla scoperta dell’isola, cosa che è risultata fattibilissima grazie ai soli 200 Km di perimetro e ad una buona metà delle strade extraurbane migliori o uguali alle nostre autostrade. Attenzione a prenotare in questo periodo soprattutto nelle zone marine; la ricettività alberghiera non è alta: in tutta l’isola ci sono (a tutt’oggi-2003) solo 60 hotel da una a quattro stelle. E qui la prima differenza con Mauritius: diversamente da quest’ultima non esistono hotel a 5 stelle, non esistono hotel di superlusso, non esistono megavillaggi di molte centinaia di stanze con sfarzosi giardini ipercurati e spiagge private (a Le Reunion le spiagge sono sempre pubbliche sia di legge che di fatto) con animazione e discoteche all’interno… A Reunion ci sono soprattutto tranquilli hotel a 3 stelle (non economicissimi ma senza dubbio corrispondenti a più stelle italiane) con un centinaio massimo di alloggi, poche strutture più grandi, rarissimi i 4 stelle e molti B&B, pensioncine, campeggi (il campeggio libero non è neppure vietato tranne dove segnalato) e nelle zone più interne persino affittacamere e rifugi montani. Una volta atterrati all’aeroporto internazionale di Gillot, poco fuori il capoluogo St.Denis, con un taxi ci siamo diretti verso Ovest a St.Gilles les Bains presso la calma laguna dell’Hermitage dove avevamo prenotato una stanza al Novotel Coralia ***. Il tragitto è stato molto panoramico soprattutto lungo il primo tratto della statale che correva a due corsie per senso di marcia “incastrata” tra la base di una scogliera di una sessantina di metri costellata di cascatelle e l’ Oceano. Durante questo primo assaggio di Riunione ho iniziato subito a capire come regolarmi con le strade visto che avrei dovuto affittare un’auto. La rete stradale è buona, migliore e più vasta di Mauritius (almeno per quanto riguarda le strade asfaltate, inoltre l’isola di Le Reunion è 600 Kmq più vasta di Mauritius) capillare, più evoluta al Nord ed Ovest, più stretta e “selvaggia” al Sud, all’Est ed ovviamente in montagna. In genere si cammina bene con limiti di velocità variabili sino a 130Km orari… Intorno ai maggiori centri del Nord e dell’Ovest il traffico si paralizza. Quindi soprattutto se dovete passare le cittadine di St.Denis, St. Paul, St. Leu e St.
Pierre o lo si fa prima delle 8 del mattino o di sera oppure bisogna rassegnarsi a qualche chilometro di fila a passo d’uomo magari ascoltando della buona musica da una delle moltissime radio private dalla ricezione, nonostante le montagne/scogliere, sempre perfetta. D’altronde i Reunionesi oltre ad essere concentrati nei maggiori centri abitati hanno un buon reddito pro-capite, molto superiore a quello di Mauritius, e questo si traduce anche in molte più auto (tutte nuovissime) e quindi intasamenti frequenti.
Sono comunque in corso degli ampliamenti delle sedi stradali e progetti di nuove tangenziali per “saltare” alcuni paesi. Da questo lato sono molto sensibili tant’è che esistono siti internet e radio che informano sulla viabilità in tempo reale, ci sono moltissime telecamere, le segnalazioni stradali sono puntuali e precise (meglio di quelle turistiche) e persino più di un secolo fa per evitare strade tortuose si facevano grandi opere tra cui il ponte sospeso ad Est dell’isola (oggi in disuso, ma transitabile a piedi) che per l’epoca (1888) era il più grande ad unica campata al mondo ( fu poi abbattuto da un ciclone e ricostruito nel 1979). Da questo ed altro che racconterò avete già capito un’altro paio di differenze con Mauritius. L’isola è tecnologicamente più avanzata, con minore povertà (con conseguente abbattimento della piccola criminalità) e più occidentalizzata ma non per questo “snaturalizzata”. Delle amenità tecnologiche si è cercato di prendere il meglio senza rovinare l’isola…Anzi posso dire senza dubbio che le bellezze naturali e le tradizioni di Riunione sono tutelate e fruibili molto meglio di quelle nostre o di Mauritius…La prenderei ad esempio…Ma di questo ne parlerò più avanti. Altre differenze con Mauritius sono l’igiene (e le leggi annesse) e le strutture sanitarie: in entrambi le isole quelle di primo soccorso sono buone (quindi per un turista la disparità può essere irrilevante) ma quelle specialistiche a Le Reunion sono identiche a quelle Parigine quindi di alto livello. Lungo le strade urbane ho notato un altissima concentrazione di moderne farmacie (più che in Italia), ospedali, cliniche e veterinai. Ovviamente il clima che si respira è apparentemente meno esotico di quello di Mauritius e molto più Francese: sembra un pò di stare in Provenza con l’aggiunta di qualche palma e di un pò di “Africanità”. Intendiamoci: nè Riunione e nè Maurizio sono due isole dove trovare scorci tropicali “naturali” da cartolina come quelli di altre isole dello stesso Oceano tipo Maldive o Seychelles, in nessuna delle due Mascarene troverete spiagge semideserte di sabbia di un bianco accecante orlate di cocchi chini su un’acqua dalle gradazioni celeste-blu-turchino, nessuno dei due luoghi vi renderà febbricitanti di eccitazione da voler mollare tutto e trasferirsi d’impulso ma quello che non è “passione” può ugualmente trasformarsi in amore. Se qualcuno mi ponesse oggi (di nuovo) la domanda: “in quale posto mi consiglieresti di abitare per scappare dall’Italia ?” gli consiglierei: Le Reunion. Mi spiego: andare abitare in un paradiso magari nel Sud Pacifico può essere eccitante ma poi finita la passione iniziale (che rimane invece intatta nei viaggiatori “temporanei” come me/voi) sarebbe vero amore ? Soprattutto quando si deve vivere a contatto con una società troppo diversa dalla nostra, troppo difficile da farsi penetrare, un poco emarginati, mal integrati o peggio ai limiti della legalità, con mille impedimenti burocratici, magari con carenze sanitarie …Sarebbe vera felicità ? Da questo lato invece Reunion (aboliamo più confidenzialmente il “Le”) ha tutti i numeri giusti: è Comunità Europea (all’entrata nel paese non mi hanno neppure chiesto la carta d’identità), è globalizzata al punto giusto (cioè si trova tutto che si trova qui dall’ultimo Dvd allo studio dentistico moderno), fa parte della Francia (quindi di un paese democratico più funzionante del nostro dal lato del sociale), si vive come in una nostra cittidina ricca di provincia, non esistono malattie tropicali come malaria, dengue ed altre (a Mauritius c’è un poco di malaria benigna di tipo Vivax nelle zone rurali), i servizi funzionano, la gente è abituata alla multietnicità quindi al “diverso”…Con l’aggiunta che si può fare il bagno 365 giorni l’anno (nel senso che il clima è tropicale senza i nostri inverni rigidi, quindi niente guardaroba doppio con cambi di stagione), la criminalità è bassissima, l’inquinamento (ingorghi d’auto a parte) inesistente (le industrie si limitano a qualche zuccherificio, centrale elettrica e poco altro…Quasi tutti i manufatti industriali sono importati) e sui banconi del supermercato si trova frutta tropicale a volontà…Il mare pulito c’è (però solo 35 Km di spiagge realmente fruibili per le “abluzioni”, su questo Mauritius è più fornita) i fiori coloratissimi in tutte le stagioni pure…Non sarà moltissimo ma basta ad un amore non immediatamente intenso ma sicuramente duraturo. Reunion è uno di quei luoghi dove ti senti subito a tuo agio come se avessi abitato da sempre li. Vorrei continuare a parlare delle vita che si fa a Reunion visto che più che in altri paesi visitati mi è stato possibile “entrare” a contatto con la popolazione nonostante il problema della lingua (l’Inglese è quasi sconosciuto); la possibilità casuale e mai forzata di poter parlare con la gente è stata favorita dall’estrema affabilità, espansività e cordialità degli abitanti privi di preconcetti, chiusure mentali o diffidenze e resi ancor più sereni e rilassati dal periodo di ferie e chiusura scuole. Un’altra grande fortuna è stata poter alloggiare nelle strutture dove alloggiavano gli stessi Reunionesi (come detto in precedenza il turismo è soprattutto locale). Più di una volta l’amicizia di qualche ora o di qualche giorno è nata perchè qualche locale si è avvicinato spontaneamente …Complice talvolta anche la nostra piccola Maeva sempre ricercata da molti altri “cuccioli” del luogo. Iniziamo con lo sport più gettonato: il “pic-nic”. Voi non ci crederete ma in tutta l’isola ci saranno decine di migliaia di gazebo pubblici sparsi nei luoghi più impensati, dalla spiaggia più blasonata al picco più sperduto in mezzo una foresta, sempre pieni di gente con ogni ben di Dio di cibo stipato in enormi borse-frigo e numerose pentole di alluminio. Ad ogni ora del giorno, dietro una curva in mezzo al traffico, di fronte una delle migliaia di cascate, su un laghetto, in una scogliera a picco, in una pineta incontaminata gruppi folti di famiglie si riuscono la mattina presto per bivaccare e assolvere ad un’altra grande passione: il barbecue. Infatti accanto ad ogni gazebo pubblico ci sono altrettanti forni in mattoni pubblici per cucinare carne (soprattutto polli) alla brace. Una schiera di cassonetti e cestini per la spazzatura completa la dotazione, risultato: pochi incendi (meno che da noi) e nessuna cartaccia in terra (magari dentro le bocche dei cannoni si !)…E questo non solo per una educazione a tenere pulito ma anche e soprattutto per il servizio offerto dai comuni. Dietro casa mia a Roma ad esempio ho un parco pubblico con un solo cestino arrugginito e rotto mai svuotato: è normale che in terra sia perennemente sporco ! Una delle cose che si notano subito a Reunion infatti è l’estrema pulizia e coscienza ambientale della popolazione che bivacca alla grande ma poi “lascia tutto come vorrebbe ritrovare la volta dopo”. Tutto questo a Mauritius non c’è, soprattutto dal lato dei servizi al pubblico (ma nemmeno in Italia). Per chi poi non vuole cucinare più di quello che ha portato da casa ci sono i polli già arrostiti da comprare lungo la strada. Sono infatti frequentissimi (soprattutto nei centri più piccoli) dei carretti dove si arrostiscono centinaia di polli (decine alla volta) alle primissime ore del mattino affumicando talvolta interi abitati di fumo bianco e denso; ma la cosa più sconvolgente era che verso metà mattinata i polli sono tutti già venduti !!! centinaia !!! Immancabile dopo “pranzo” soprattutto tra i più giovani una bella partita a bocce, quelle di metallo, pesanti e lucide insieme ad uno spuntino di frutta: un ananas, una papaia, un’anguria, dei leeches (i manghi no, quelli maturano in estate) o magari dei mandarini (in Agosto è inverno) comperati in una delle tante microbancarelle sparse lungo le strade. Chi invece arrivava tardi o non vuole comunque usufruire dei gazebo si attrezza con enormi tovaglie di plastica colorata che all’occorrenza in caso di vento (non raro) diventano delle barriere anti-raffica da fissare lateralmente al bivacco con delle corde ad un palo o ad una palma…Nulla, nemmeno la pioggia ferma i diligenti escursionisti ! Persino ascoltando le più importanti radio dell’isola è facile imbattersi a fine giornata in trasmissioni in diretta telefonica con gli ascoltatori dove l’argomento del giorno è: “dicci cosa ti sei portato da mangiare per il pic-nic”.
Ma la cosa che più di tutti mi ha colpito e che mi ha dato da commentare e riflettere ogni giorno è un’altra, molto più significativa: la multietnicità “reale”. Molti paesi del mondo sono formati da un crogiuolo di razze, primo fra tutti la vicina Mauritius ma ho sempre notato una “convivenza” di etnie, ma mai una vera fusione/integrazione. Non ho statistiche alla mano ma in apparenza osservando le coppie di innamorati o i nuclei famigliari di varie generazioni posso asserire che la maggior parte di esse erano formate da componenti di pelle diversa: bianchi con neri (con eventuale prole mista o mulatta), più raramente si notavano coppie formate anche da mix Indiani , Cinesi o Rastafariani.
Se per tutti è normale vedere una coppia mista ogni tanto andando negli Stati Uniti o in Francia vi posso assicurare che colpisce vederne tantissime, la maggior parte: questa è una vera società multietnica…Forse il nome “Reunion” inizialmente dato senza un’apparente ragione ha sortito i suoi effetti e mai fu tanto azzeccato !. La storia iniziale che ha portato tante razze a Reunion è la stessa di Mauritius: dopo l’abolizione della schiavitù molti neri Africani decisero di rimanere, altri di andare via. I latifondiari bianchi si ritrovarono quindi senza manod’opera sufficiente per le coltivazioni di vaniglia,canna da zucchero e caffè, così andarono a reclutare forza lavoro a basso costo in India. Una volta ravvivata l’economia dell’isola arrivarono i Cinesi e gli Arabi notoriamente abili commercianti …Poi col tempo le strade di Reunion e Mauritius si divisero. A Mauritius le varie etnie si chiusero tra loro mantenendo lingua e tradizioni (il francese-creolo è parlato da tutti solo come lingua di uso inter-etnia) mentre a Reunion, pur mantenendo le tradizioni (feste, religioni) avvenne la fusione in nome di una comune patria: la Francia, notoriamente incline al nazionalismo. Pensate che anche tra famiglie ad esempio Indiane si parla il francese mentre l’Hindi è mantenuto solo per alcune cerimonie religiose (e nemmeno tanto)…Ed il sentirsi Francesi a tutti gli effetti (non una colonia) ed ora appartenenti alla Comunità Europea (le bandiere blu a stellette gialle non sono solo sulle targhe automobilistiche insieme alla “F” ma anche in molti luoghi pubblici) li inorgoglisce, tant’è che tra tutti i “paesi”d’Oltre mare, Reunion (se si escludono alcune timide manifestazioni tenute negli anni 90) è l’unico a non avere dei reali movimenti politici o di pensiero a favore della secessione: vogliono tutti essere Francesi ed Europei. Capite ora perchè vi dico che un europeo bianco sarebbe benissimo integrato in questa società…Un discorso a parte sono invece i funzionari statali Francesi che sono contenti di trasferirsi a Reunion (ho conosciuto un funzionario di Polizia Parigino in cerca di alloggio) per percepire come premio-trasferimento un salario doppio o triplo di quello guadagnato in patria…Molto spesso in prossimità della pensione per ovvi motivi…Proprio in quei giorni sui media si è parlato di questo fatto un poco “scandaloso”. Eppure in tutta questa fusione, in tutta questa occidentalizzazione alcune tradizioni sono rimaste più forti delle altre, per esempio la musica. Come Mauritius le musiche e le danze tipiche dell’isola sono il Segà ed il Maloya nate tra gli schiavi africani delle piantagioni, la prima con influenze europee che vanno dal Walzer alla Polka e sempre molto ritmata con vari strumenti (è stata vietata fino agli anni 70 per i testi incitanti la rivolta contro le ingiustizie e la violenza), la seconda più lenta a base di voci e percussioni; sembrerebbe un controsenso ma il Segà di Reunion è molto più puro di quello di Mauritius dove i ritmi africani sono stati ultimamente molto contaminati da elementi occidentali come la disco-music e questo non lo dico solo per aver ascoltato qualche esibizione in entrambe le isole ma anche perchè l’avevo letto prima di partire su una pseudo-guida…Ed effettivamente ora posso confermarlo ! Continuando con le tradizioni popolari potrei aggiungere le feste di paese ovvero le sagre. Ogni occasione è buona per far festa: dalle manifestazioni religiose ai prodotti locali, soprattutto quelli della terra (zucchine, vaniglia, zafferano…); se ci aggiungiamo gli eventi sportivi e musicali non è raro girovagando l’isola imbattersi in qualche paese in festa. Ricordo un giorno a Grand Anse, una spiaggia del Sud-Ovest protetta dalla montagna dai venti ma non dai capricci dell’Oceano, che un gruppo di giovanissimi creoli si sono piazzati su un praticello ed ihanno iniziato ad intonare un Africanissimo motivo Segà. In poco tempo hanno tirato fuori una botte a mò di tamburo (Houleur), un triangolo, uno strumento formato da canne di bambù e semi (Le Kayamb, di origine indiana) ed hanno iniziare a cantare e ballare. Hanno continuato per ore senza che nessuno badasse a loro tranne noi che affascinati siamo rimasti ad ascoltarli ed ad applaudirli finop a sera; persino la nostra Maeva è stata presa per mano e coinvolta. Non si trattava di un’esibizione a scopo di lucro ma semplicemente un modo per passare del tempo allegramente tra amici. Cliccare qui per conoscere gli strumenti tradizionali Reunionesi (Afro-Indiani) A me però interessava vedere anche alcune delle feste religiose più importanti in quel periodo, ma la festa cinese era terminata da qualche giorno ed i firewalkers (ovvero coloro i quali camminano sulle braci ardenti), tipici dei riti induisti “Pandialé” soprattutto presso il tempio di St. Andrè, non sono riuscito a sapere quando si esibivano (a dire il vero avevo scritto alla comunità induista di Reunion ma mi avevano dato un numero di telefono al quale non ho telefonato per mancanza di “scioltezza” con la lingua francese). Girovagare l’isola: questa è la parola d’ordine. Tutto quello che normalmente si pensa di fare in un’isola tropicale, ovvero crogiolarsi al sole su un’amaca alternando un bagno caldo ad un succo di cocco fresco qui è ribaltato: l’isola offre poco mare (anche se alcune spiagge/lagune non sono male e poi ne parlerò) e la temperatura in questa stagione è primaverile (tant’è che un pò di turismo esterno francese si vede soprattutto in estate quando fa più caldo anche se piove e ci sono gli uragani). Poichè è praticamente una montagna in mezzo al mare può essere piacevole visitare i tanti scorci naturali al suo interno e poi semmai abbinare alla fine un pò di mare per riposarsi. Anche su questo differisce da Mauritius in quanto quest’ultima isola pur possedendo delle montagne come Reunion è più famosa per le spiagge (più numerose ma secondo me non più belle) e di conseguenza l’interno non è stato valorizzato abbastanza . A Mauritius le montagne, i boschi sono poco fruibili in quanto le strade che li raggiungono sono poche e non sempre ben tenute, inoltre i percorsi di trekking o i sentieri per le passeggiate non sono certo attrezzati come quelli di Reunion. Nell’isola Francese ci sono più di 1000 Km di percorsi attrezzati con indicazioni sul grado di difficoltà o le ore per percorrerli, sempre ben puliti (sia sui sentieri a piedi che sulle stradine percorribili in auto vengono regolarmente tagliate le erbacce ai lati), con aeree sosta, pic-nic, rifugi nonchè percorsi botanici con indicazione delle specie incontrate…E moltissimi abitanti si dedicano, zaino in spalla, al trekking, all’alpinismo oppure ad altre attività connesse. Sono tutti infatti amanti della vita all’aperto ed anche molto sportivi ed è facile incontrare persone di tutte le età fare esercizi, andare in bicicletta o semplicemente correre magari in riva al mare (effettivamente sono anche abbastanza magri e belli per tutto quello che mangiano). Tornando ai percorsi botanici volevo sottolineare che l’isola è un vero paradiso per gli amanti della botanica (come me) in quanto oltre ai “percorsi” ci sono anche vari orti botanici più o meno grandi ed in genere quasi tutti hanno una casa con un giardino (anche nei grandi centri è raro vedere palazzine a più piani, inesistenti i grattacieli) pieno zeppo sino a scoppiare di piante ornamentali sempre in fiore…Persino i comuni abbelliscono le strade sia cittadine che le superstrade con piante di rara bellezza botanica come particolari palme o giardini di cactacee. Salendo poi in montagna il paesaggio botanico cambia spesso passando per esempio dalle palme da cocco, i filaos e le araucarie, alle felci arboree fino agli abeti…E nel giro di mezz’ora si può passare dalle nebbie poco sopra lo zero gradi a 2500 metri vestiti con maglione e giacca a vento sino al tepore della costa in costume, magari aspettando in acqua (anche se fresca, ma sempre over 22-23 gradi) che il sole tramonti dietro il fragore della barriera corallina. Viaggiando in libertà sia per spirito che per esigenze bambinesche ho preferito noleggiare un’automobile (una Peugeot 106 bianca “tropicale” per circa 40 euro al giorno tutto compreso) ma ci sono infiniti modi per visitare i punti di maggiore interesse dell’isola ognuno con i pro ed i contro ma soprattutto per tutte le tasche. Per citarne qualcuno: per 15 euro esistono dei modernissimi pulman che raccolgono i gitanti nei principali centri turistici ad orari prefissati (depliant presso hotel/negozi) la mattina presto e che, a seconda del giorno della settimana, propongono degli itinerari a tema guidati con possibilità di pranzo (16 euro) o in un ristorante oppure pic-nic a seconda della località; per una cinquantina di euro o più esistono poi dei “Voyagest Taxi” da 9 posti che fanno più o meno gli stessi itinerari. Se oltre via “terra” si vuole visitare l’isola dal cielo ci sono varie proposte che vanno dal piccolo aeroplanino privato da 60 euro cadacranio sino al moderno elicottero da 200 euro mentre via mare si va dal catamarano al semisommergibile, dal sottomarino sino alla batisfera. Poi per gli “esperti c’è la bicicletta, la canoa, il parapendio…Non è raro alzando gli occhi al cielo vedere un deltaplano o una mongolfiera oppure guidando su una superstrada vederla attraversare da un gruppo di paracadutisti. Ma passiamo a raccontare Reunion via “auto affittata” così come l’ho vissuta io. Prima regola: partire sempre la mattina presto possibilmente prima delle 7-7,30 (tant’è che a questo proposito le colazioni nei vari hotel iniziano standard alle ore 6 ma è possibile su richiesta anticiparla) per due motivi: 1) evitare il traffico intorno ai maggiori centri che inizia intorno alle 8 intensificandosi durante il giorno 2) nel caso in cui si vada in montagna: evitare le nebbie dense che ogni giorno si formano sui rilievi intorno alle ore 10 (ma possono formarsi anche prima). Arrivare ad esempio sul vulcano attivo alle 11 vuol dire non vedere assolutamente nulla e partire alle 9 da un centro balneare del Nord-Ovest vuol dire trovare traffico ed arrivare sul vulcano dopo le 11. Se si gestiscono bene gli orari è possibile fare base fissa in un qualsiasi punto dell’isola (magari dov’ero io nella zona costiera ad Ovest dove il clima è più stabile e dolce) ed arrivare in relativamente poco tempo in un qualsiasi luogo senza problema: quando sono andato all’Est partendo da Ovest ho fatto il periplo dell’isola abbinando le dovute visite nella stessa giornata. Guidare a Reunion è molto facile grazie alla buona e manutenzionata rete stradale ma bisogna tenere a mente alcune cosette. La segnaletica è perfetta ma trovare al primo colpo alcune località di interesse turistico può essere talvolta arduo in quanto i cartelli di una località spariscono per poi riapparire qualche incrocio più avanti creando qualche dubbio. Un’altra stranezza sui cartelli è che spesso in prossimità di un crocevia si trovano girati rispetto il senso di lettura (nel senso che per leggerli bisognerebbe provenire dall’altro senso, ma poi si fa l’abitudine). I punti di rifornimento carburante sono abbastanza numerosi anche all’interno.
La strade, i centri abitati, i distributori sono minori a Sud e maggiori al Nord: questo è naturale in quanto una parte del Sud ogni tot anni viene invasa dalle lave del vulcano che arrivano sino al mare (il vulcano erutta quasi tutti gli anni ma in genere le lave si fermano nella caldera) e quindi si evitano di costruire troppe strutture. Ovunque è possibile mangiare: dalle locande ai più frequenti camioncini dove si può comprare una baguette imbottita di pollo e formaggio…Insomma non si muore di fame ! La cosa più importante per chi affitta un’automobile è la correttezza nella guida ed il rispetto di tutte le norme del codice anche quelle da noi meno popolari dal momento che gli abitanti sono estremamente rispettosi ed educati in tutte le condizioni: dal traffico bloccato urbano, alla corsa autostradale, dalle nebbie da Val Padana alle piogge tropicali. Io mi sono ritenuto sempre un superpreciso delle norme sulla guida (ho sempre indossato le cinture di sicurezza anche quando non erano ancora obbligatorie, rispettato la distanza di sicurezza, evitato le brusche manovre, usato la freccia…) e da quando ho in mano la vita di mia moglie e di mia figlia piccola sono diventato ancora più rigoroso…Poi quando mi trovo all’estero l’attenzione aumenta; nonostante ciò sono stato ammonito parecchie volte a suon di clacson per piccole scorrettezze del tipo: immissione troppo brusca (secondo loro) in una strada principale, mancata precedenza (alla precedenza ci tengono più di tutto) in una rotatoria (Reunion ne è piena) a 10 strade dove io ero abbondantemente avanti rispetto le auto che stavano per impegnarla, mancato uso della freccia al rientro da un sorpasso, ecc. In sostanza: (quasi tutti) gli abitanti guidano bene e con prudenza (in effetti non ho visto incidenti, nè auto ammaccate): tutti usano le cinture di sicurezza (è stata premura del tassista farmelo subito notare), tutti usano il casco in moto, meno usati stranamente (io l’avevo affittato) i seggiolini per i bimbi, tutti sono garbati e si fermano davanti ai pedoni…Solo i limiti di velocità sono un poco meno rispettati quando le condizioni stradali lo permettono ma d’altronde l’unica pattuglia di polizia che ho visto in 1000 Km di strade percorse è stata quella motociclistica appena fuori St.Denis Ovest (sostava sempre nella stessa zona lungo la costiera) con un autovelox portatile in mano. Un’altra segnalazione: i dossi artificiali. In molte cittadine ci sono dei dossi in corrispondenza delle strisce pedonali. All’inizio pensavo servissero come avviene in molti paesi per rallentare le auto, pena la rottura della coppa dell’olio/ammortizzatori …In realtà ho sperimentato in seguito che si possono affrontare senza problemi anche a velocità superiori a quelle consentite nei centri urbani; questo lo dico non per incitare a correre ma per evitare di inchiodare selvaggiamente in caso ve ne doveste accorgere all’ultimo momento; i dossi servono semplicemente in caso di pioggia abbondante e di conseguente allagamento della sede stradale a far attraversare all’asciutto i pedoni (in pratica è come un ponte). Adesso racconterò qualcosa sulle località da me toccate seguendo l’intero perimetro dell’isola (ovviamente ci ho messo vari giorni per farle, e non basterebbe un mese per visitarne altre ugualmente interessanti) partendo dal capoluogo St.Denis. St. Denis è una città caotica, il centro amministrativo dell’isola e delle maggiori attività commerciali. Poichè abitando in una metropoli volevo evitare il caos mi sono limitato ad un giro breve della città per altro non molto interessante; da segnalare i vari templi di culto (la Pagoda cinese, la Moschea, il tempio Indù…Comunque presenti anche nelle altre cittadine) e verso l’uscita Ovest una zona chiamata Barachois dove nei giardini fronte-mare troneggiano gli antichi cannoni a difesa della costa. Capiterà di vedere in altre cittadine costiere una fila di cannoni, antichi avamposti contro gli attacchi dei pirati, dei corsari o delle navi degli eserciti regolari nemici. Proseguendo sulla costa verso Ovest si prende una superstrada panoramica (autovelox) dove decine di cascatelle scendono dalla scogliera sulla sinistra… A destra l’Oceano in genere in quel punto protetto dal vento sempre molto calmo ma non balneabile; si raggiunge St.Paul l’ex capitale dell’isola, un paese poco interessante come architettura anch’esso caotico ma che ospita dal Venerdì a mezzogiorno al Sabato (a mezzogiorno) il mercato scoperto più importante e colorato di tutta l’isola. Non si può mancare anche perchè si possono fare acquisti a relativamente buon prezzo. La principale mercanzia venduta è la frutta, la verdura e le spezie (soprattutto ginseng,curry e zafferano) ma non mancano i prodotti artigianali locali (esclusive di Reunion sono le borse in pandano esportate in tutta Europa ed i merletti ricamati a mano) oppure quelli derivate delle etnie africane come oggetti in legno o le tipiche automobiline fatte con le latte e complete di ogni particolare…E poi ancora collanine, stoffe… Galline vive. Una cosa che può sembrare strana (e vale ovunque a Reunion): camminare in un mercato dalle fattezze Africane ed Asiatiche, fermarsi ad osservare un oggetto, toccarlo, esaminarlo bene senza che nessuno si avvicini o ti proponga l’acquisto nemmeno dopo chiesto il prezzo, non esiste nessuna forma di insistenza o promozione nemmeno accennata così come è perfettamente inutile contrattare: i prezzi sono fissi ! Alla fine del mercato che si snoda lungo il mare una fila di cannoni.
Seguendo il lungomare si esce fuori dal paese ed immediatamente dopo conviene parcheggiare per andare a vedere il più antico dei cimiteri: le Cimitiere Marin (girare a destra seguendo le indicazioni, non parcheggiare lungo la statale). I cimiteri a Reunion sono tutti ben visibili dalla strada, con muri di cinta spesso bassi e pare siano messi apposta in evidenza per ricordarci la transitorietà della nostra esistenza. Alcuni come quello di St.Paul contengono i resti di personaggi famosi della storia o ricordano eventi tragici dell’isola e a questo proposito sono corredati all’entrata da una piccola mappa esplicativa…In particolare nel Cimitero Marino si può osservare la curiosa tomba del pirata Olivier Levasseur (con tanto di teschio ed ossa incrociate scolpite) detto la Buse (ovvero l’avvoltoio) catturato ed impiccato nel 1730, l’ossario dei naufraghi del Ker.Anna del 1894. Altri eventi meno famosi o persone morte anche in tempi recenti sono ricordate con delle lapidi o semplicemente con delle croci lungo tutta l’isola. E’ infatti frequente arrivare in una scogliera e trovare una croce con un epitaffio ai caduti del mare, oppure percorrere una spiaggia e leggere della storia di un ragazzo suicidato e così via; poi ci sono le testimonianze più nascoste di altre religioni: ricordo su un ponte sospeso in un precipizio dei fiori, delle scritte e delle offerte in cibo (probabilmente una pratica animista) in un piatto decorato accando ad una “globalizzata” bottiglia di Coca Cola semipiena. Attraversando a piedi la statale, venendo dal cimitero, si possono vedere (da fuori perchè non è possibile entrare) le Grotte dei primi Francesi, in realtà nulla di particolarmente emozionante, solo un simbolo (un altare) a ricordo del luogo dove si fermarono i primi colonizzatori francesi…Tutto intorno ovviamente una frequentatissima e ben curata aerea di prato per pic-nic !
A questo punto proseguendo verso Sud si può decidere di continuare sulla costa Ovest oppure dirigersi verso l’interno ovvero verso uno dei tre Cirque, letteralmente “anfiteatri”: Cilaos (lenticchie, vino, terme), Mafate (distilleria di olio di geranio), o Salazie (cascate, terme), formati da quello che resta del vulcano spento Piton des Neiges (3069 metri) che ha creato l’isola dal profondo del mare circa 3 milioni di anni fa (quindi recentemente, ecco perchè l’isola manca di mammiferi endemici). Io sono stato solo ad uno dei tre Cirque, quello di Mafate. Per chi come me non ha potuto fare trekking (con il passeggino è cosa ardua) la cosa più curiosa e bella sono state le strade, i paesini e gli scorci panoramici (sembra di stare sulle Dolomiti) che culminano sul belvedere del Piton de Maido a 2200 metri circa… Numerosi centri abitati con poche case in stile creolo-montano, una vita che scorre lenta tra un ricamo, un pascolo di mucche ed una coltivazione di banani. Prendendo da St.Paul verso Bellemene si passa attraverso “Tour des Roches”, una strada veramente curiosa: inizia con una carreggiata stretta con palme da cocco alte ai lati della strada e continua attraversando degli anonimi paesini di pianura e collina, poi affoga tra le piantagioni di ananas, banani, papiri ed altro…Ogni tanto un fiume attraversa la strada (nel vero senso della parola: la strada asfaltata crea una cunetta sopra la quale scorre il fiume, quindi bisogna guadarlo con l’auto ma non c’è pericolo) per poi arrivare ad una fonte con tanto di antico mulino…Un ambiente che più bucolico non si può ! Seguendo invece la costa si incontrano le località marine più famose luogo di villeggiatura di qualche turista europeo e di molti turisti locali soprattutto quelli provenienti dall’Est. Come ho detto prima nonostante siano località abbastanza frequentate non sentirete parlare Italiano: gli unici rari Italiani che si possono incontrare vengono a Reunion per gare sportive (surf, winsurf, parapendio, ecc.) oppure per lavoro (a questo proposito gli ultimi giorni ho conosciuto una squisita famiglia Italiana abitante a Parigi). Queste ridenti località marine sono dei piccoli plastici in miniatura: il porticciolo, i negozietti, gli alberghetti ed un brulicare di gente sulle spiagge più alla moda e pochissime persone (quindi pace e tranquillità) su altre (secondo me le migliori anche dal lato naturalistico ed estetico)…Cercherò brevemente di descriverle. La prima spiaggia, nonchè da tutti considerata la più bella (secondo me no) è Boucan Canot.
All’entrata del curato villaggio c’è un parcheggio attrezzato (ovviamente gratis) a pochi metri dall’accesso alle spiagge. La spiaggia è molto affollata (nonostante ci siano solo un paio di piccoli alberghi a tre stelle) anche se non come alcune spiagge italiane e si divide in tre parti descritte anche in un cartello zeppo di avvisi sulle caratteristiche del mare ed indicazioni di servizi pubblici (tra cui docce e bagni gratis senza inserviente-mancia). La parte Sud (sulla sinistra guardando il mare) è quella frequentata, con i servizi, dalla sabbia dorata con di fronte un mare profondo non protetto dalla barriera corallina e sferzato spesso dalle onde dove il divertimento principale dei bambini è quello di giocare con flutti che si abbattono sulla spiaggia mentre altri praticano il surf, la maggior parte della gente prende semplicemente il sole…E mangia ; ognuno sta in spiaggia come gli pare c’è dal signore in k-way e maglietta alla ragazza in topless…A dire il vero il monokini è molto in voga in tutte le spiagge dell’isola da persone di tutte le età e di tutte le etnie ma solo per chi se lo può permettere…Quindi nessun scandalo estetico al sole ! La parte centrale di Boucan Canot è invece uno sperone di roccia nera sulla cui base è costruito l’omonimo albergo mentre la parte finale costuisce una “piscine naturelle”. Le “piscine naturelle” sono un’altra invenzione Reunionese: si tratta di zone poste sulle spiagge non protette dal reef (e quindi spesso in balìa delle onde) delimitate da rocce naturali “affiancate” da rocce poste artificialmente fino a formare una grande piscina dove sguazzare in tutta sicurezza. All’interno di queste piscine possono esserci rocce o coralli quindi è meglio sempre entrare con le scarpette; nei giorni di tempesta il ricambio naturale dell’acqua può formare delle onde improvvise quindi la sicurezza scema un pò soprattutto per i bambini (parlo per esperienza personale). Infine a Nord (quindi sulla destra) c’è la parte protetta dal reef. Misteriosamente è sempre deserta, nonostante sia molto lunga (formata da sabbia chiara e pezzetti di corallo) anche alle ore di punta probabilmente perchè non ha servizi e per accedervi bisogna uscire in strada per qualche metro in quanto lo sperone di roccia ne interrompe la continuità. Il mare è sempre calmo ma l’acqua è bassissima e piena di rocce quindi non facilmente balneabile (ma tanto anche nella parte Sud affollata pochi fanno il bagno per via delle correnti). All’esterno della barriera corallina proprio di fronte questo lungo tratto di spiaggia avvengono tutte le escursioni di snorkeling (pare sia il posto più ricco di fauna marina) a pagamento dell’isola (al massimo un paio di barche) che partono dal porticciolo di St.Gilles les Bains (di fronte all’acquario che ho visitato). Continuando verso Sud, scavalcando (via terra) la scogliera di Boucan Canot, incontriamo la spiaggia di Roches Noires (rocce nere) il cui nome descrive il luogo, poi la spiaggia del camping Sedre (non la conosco) fino ad arrivare alla laguna (e spiaggia) dell’Hermitage. Ovviamente questa è la spiaggia che ho frequentato maggiormente sia perchè è quella a due passi dall’albergo e sia perchè secondo me è la migliore dell’isola. Passo alla descrizione: la riva è formata da sabbia chiara frammista di pezzetti di corallo. Si tratta come tutte le spiagge di un luogo pubblico ed è frequentato soprattutto dalle famiglie con bimbi grazie alla protezione della barriera corallina (in francese: récif, in inglese: reef) che assicura acqua piatta e bassa in ogni momento dell’anno con ogni condizione di tempo. Addirittura nelle giornate senza vento, quando le maree sono meno forti, il mare è talmente immobile che la superficie esterna riflette il boschetto immediatamente dietro il litorale (come in un laghetto alpino) mentre sott’acqua vengono riflessi verso l’alto i coralli ed i pesci. Durante invece le giornate di vento (non frequenti ma possibili con vento proveniente da sempre Sud in questo lato dell’isola) oppure quando il mare è in tempesta si possono creare occasionalmente delle correnti in alcuni tratti della laguna che però non creano mai grandi problemi grazie al fatto che comunque il mare resta calmo e la profondità è costante intorno al metro. Quando il vento incomincia a dare fastidio (può durare qualche ora ma non è giornaliero) basta arretrate di un metro all’interno del boschetto per avere la calma assoluta. Il boschetto , molto comune anche in altre spiagge dell’Ovest (ma non solo) è formato da Filaos (nome Francese) ovvero da Casuarina equisetifolia (il corrispettivo dell’albero del ferro Polinesiano) una pianta comune ai tropici dall’aspetto di un pino ma dai legni molto più duri tanto da non galleggiare. E’ ovviamente meta sia per il riparo dal vento che da quello del sole (sempre potente a queste latitudini) degli amanti del pic-nic e la mattina presto degli appassionati del jogging e dell’equitazione (e tappa fissa del dopo-colazione di mia figlia). Sono stato in questa spiaggia sia di Domenica che a Ferragosto, ovvero nei giorni di punta delle gite e durante il periodo di ferie lavorative e scolastiche e nonostante le abbondanti auto parcheggiate lungo la strada (non asfaltata) devo dire che mai la spiaggia è stata affollata e rispetto a Boucan Canot la consiglio per il relax…Ovviamente in tutta l’isola non ci sono stabilimenti balneari e all’Hermitage neanche attività commerciali-turistiche ad esclusione di un chiosco-bar e di un pittoresco carretto dei gelati e ovviamente ad esclusione degli hotel (nella parte interna) sempre molto discreti e tranquilli: leggi senza animazione o attività tipiche dei villaggi organizzati che come ho detto a Reunion per fortuna non esistono. Le uniche attività di svago (quando e solo se presenti) all’interno degli hotel sono tutte serali ed a tema tipo: danze e canti Sega e Maloya, musica contemporanea soprattutto blues, proiezione diapositive, dimostrazioni ed esposizioni/vendita di prodotti tipici, corsi di cucina creola (buonissima, leggermente speziata, un mix di cucina africana, araba ed orientale ingentilita da un pizzico di europeismo e Maeva compatibile). Tornando alla descrizione dell’Hermitage (comune anche alla spiaggia limitrofa di Saline les Bains che si trova nella medesima laguna), vorrei aggiungere che si tratta di un arenile lungo diversi chilometri con una laguna che si estende dalla costa alla barriera per parecchie centinaia di metri (più di un chilometro in alcuni punti) formato da mare poco profondo (mediamente un metro). La mattina c’è sempre qualcuno che arriva a piedi sino al reef per pescare. Piccole differenze di profondità e di estensione si verificano durante l’alternarsi delle maree (mai elevate). Il primo tratto, quello più vicino alla costa, è formato da sabbia, poi già dopo una decina o poco più di metri incominciano i primi coralli che aumentano in numero e varietà mano mano che ci si avvicina alla fragorosa barriera. Nonostante la bassissima profondità delle acque
è stata una vera rivelazione: differentemente da altre lagune simili (se non uguali) trovate a Mauritius questa abbondava di fauna e coralli di ogni tipo per niente sbiancati ma dai mille colori (probabilmente anche grazie alla temperatura fresca del mare). Poichè mi sentivo sicuro dalla bassa profondità del mare ho potuto tranquillamente allontanarmi anche centinaia di metri dalla riva per ore (con una mutina da 3 mm mezze maniche si stava benino altrimenti dopo mezz’ora faceva freddo…Gli abitanti invece abituati non accennavano ad uscire); l’acqua fresca, tipo quella che c’è da noi a Giugno è comune anche a Mauritius. In quel metro di acqua (ma nella vastità della laguna) ho trovato di tutto: dai folti banchi di Idoli Moreschi, ai numerosi Pesci Leone (di grande taglia…Attenzione come da cartelli ben esposti lungo le strade sono velenosi) dai temibili Pesci Pietra (fotografati nonostante la mimetizzazione e che si possono trovare già tra i primi coralli sotto riva…Quindi usare sempre scarpette o pinne per entrare in acqua), alle piccole murene chiare, dai branchetti di calamari agli altri “classici” (balestra, farfalla, trombetta, angelo, soldato, pappagallo, chirurgo, scatola, palla…Ecc). Assenti purtroppo pesci di grande taglia ma onestamente dopo le Maldive ed il Mar Rosso qui ho trovato la maggior concentrazione di pesci tropicali e coralli (attenzione: coralli di fuoco compresi) visibili senza escursione in barca. Infine tra le cose da non calpestare (e non toccare): i ricci ! Continuando a Sud sono stato nelle spiagge di Trou Eau e di St.Leu. Si tratta di spiagge simili con alle spalle un piccolo (e non folto) boschetto di Filaos e palme da cocco dove si può parcheggiare ma le lagune protette dal reef (esteticamente belle e non affollate) sono ancora meno profonde dell’Hermitage e con la bassa marea non è possibile nemmeno mettersi maschera e pinne ed inoltre ci sono pochi coralli e ancora meno pesci (quelli Pietra ci sono però). Poi insistendo verso Sud le barriere coralline si fanno rare e molto piccole (Etang Salè, Ravine Blanche) creando spiagge più anonime o poco fruibili. Poco prima di St.Leu ci sarebbe la Ferme Corail, ovvero un “centro di ricerca” visitabile a pagamento dove molti portano i bimbi a vedere le tartarughe ma poichè mi hanno detto che vengono allevate “anche” per scopi poco ortodossi ho preferito saltarla, meglio vedere qualche parco botanico oppure (anche se un pò banale) il museo (dopo St.Leu) Stella Matutina che mostra gli strumenti da lavoro della prima agricoltura dell’isola. Una sosta di cinque minuti per scattare qualche foto è di dovere lungo la strada (subito dopo il museo ma anche in altre parti dell’isola) per ammirare le scogliere ed il fenomeno dei Soffleur (i corrispettivi Blow Hole del Pacifico) ovvero il mare (in questi punti non protetto dalla barriera) che incanalandosi in corridoi sotto la roccia sfocia in superficie da alcune bocche creando una specie di “soffio, buffo” come un geyser… Ovviamente il fenomeno è accentuato e ben visibile solo se il mare è agitato, quindi bisogna scegliere il giorno adatto, cosa non affatto rara… Un fenomeno simile è visibile nella vicina località di Gouffre, non facilissima da trovare ma ancora più suggestiva in quanto ai soffioni si aggiunge la vista di un alto fiordo di roccia nera dove il mare entra con un’ imponenza impressionante (consiglio) …Nonostante il luogo sia ventosissimo (ed arrivano gli schizzi del mare) ci sono alcune famiglie che stanno cocendo i polli accanto ai gazebo. Sempre in zona, in località Etang Salè les Hauts una foresta naturale, meta di sportivi della corsa, con all’interno il Croc Parc, un allevamento di coccodrilli del Nilo provenienti dal vicino Madagascar che abbiamo visitato per la felicità di nostra figlia (d’altronde le avevamo promesso quest’anno prima i coccodrilli australiani del North Territory, poi quelli domenicani del lago Enriquillo …Ma poi erano “saltati” e così ,anche se purtroppo non nel loro ambiente naturale, abbiamo dovuto “rimediare”). Un breve giro per templi (non visitabili) Tamil a St. Louis e a St.Pierre (il maggiore centro del Sud) e poi ancora giù verso l’ultima spiaggia che consiglio di visitare (prima di St.Joseph): Grand Anse. E’ una spiaggia dove è sconsigliato il bagno a causa delle correnti ed il mare spesso mosso ma (insieme alle lave presenti nella zona) rende bene il senso della frase “il selvaggio Sud” come è chiamata questa parte dell’isola. Ovviamente per “selvaggio” non si deve intendere “appartato, desolato, abbandonato” ma “selvatico” ovvero dove gli elementi della natura si “scatenano”. Anche se poco frequentata e lontana da centri abitati, bordata da cocchi come da “regola tropicale”, accedibile tramite una strada anonima che viene giù da una collina immersa tra le piantagioni di canna da zucchero, è pur sempre attrezzata a pic-nic, praticello rasato, servizi igienici, addirittura lampioni e parcheggio. Piacevoli le passeggiate in spiaggia a pochi metri dalle onde di 4-5 metri di altezza per respirare lo iodio e il profumo del mare…Mia figlia Maeva si è divertita a rincorrere la risacca e scappare dalle ondate che risalivano la sabbia…Un Rasta le ha donato una conchiglia, mia moglie ha preso il sole; nella parte più estrema una nera scogliera con lapidi, dall’altra un’ampia “piscine naturelle” per permettere un bagnetto. In questo itinerario ho saltato volutamente la strada che porta al vulcano in quanto merita un capitolo a parte ed anche più di una mezza giornata per chi non vuole camminare, una intera per chi vuole farlo… Proseguendo la costiera si arriva, poco dopo Grand Anse, a Langevin, un paese da cui parte la strada che porta alle cascate omonime. Attenzione: nel paese ci sono anche delle modeste cascate (con un altro nome) che si gettano in mare…Non sono quelle famose di Langevin anche se gli abitanti vi indicheranno quelle. Per vedere quelle giuste bisogna imboccare dal paese una stradina (non ci sono cartelli) che costeggia il fiume omonimo (nella cartina che avevo addirittura la strada era segnata dal lato sbagliato del fiume).
La strada di montagna è piccola, isolata e con tornanti e salite mozzafiato (bisogna farle di prima), ho avuto spesso l’impressione di essermi persi ma poi come per incanto mi è appasarsa la cascate con tutto il suo fragore. Un’altra avvertenza: ad un certo punto della strada c’è l’indicazione delle cascate…Si puo’ lasciare l’auto e proseguire a piedi (non so quanto sia lungo il sentiero), ma per vedere le cascate di Langevin dall’alto è sufficiente proseguire lungo la strada (impossibile saltarle) che finisce qualche chilometro più giù in un remoto paesino montano. Apro una parentesi: Reunion ha migliaia di cascate alcune delle quali di una grandiosità e bellezza eccezionale (ad esempio Troude Fer), purtroppo molte sono raggiungibili facendo trekking ed ovviamente non tutti i padri bimbo-dotati possono farlo.
Tra le più accessibili (auto e basta) e belle ci sono le cascate di Langevin e quelle di Takamaka che si trovano ad Est dell’isola…Chiusa parentesi. Proseguendo la costiera sempre verso Sud s’incontrano altri “soffleur” ad Arbonne, poi zone di qualche interesse panoramico come Cap Mèchant, poi dei lunghi tratti di strada stretta senza paesi (nè rifornimento) caratterizzati dalle colate di lava più recenti (per esempio quelle del 1986 che fecero aumentare la superficie dell’isola) che hanno terrorizzato gli abitanti della zona…Tra queste quelle più famose sono senz’altro quelle del 1977 che hanno minacciato uno dei pochi paesi di questa parte dell’isola: S.Te Rose.
A memoria di questa colata che si arrestò secondo la tradizione per miracolo della Madonna (la colata si fermò proprio intorno alla Chiesa a Lei dedicata senza distruggerla e salvando il paese) si può visitare la Chiesa di Notre Dame des Laves (nostra Signora delle lave) che è ancora circondata nella parte frontale dal magma originario. Sempre in tema di Chiese da visitare, risalendo la costa verso Nord, a pochi chilometri da S.Te Rose, a S.Te Anne c’è la Chiesa Eglise esternamente molto bella in stile neobarocco. Rimanendo in zona senz’altro merita una visita Anse des Cascades (poco prima della Chiesetta delle lave andando verso Nord) che, come dice il nome, è una baia ricca di piccole e medie cascate: alcune cadono direttamente in mare, un mare da queste parti non protetto e spesso “gonfio”, altre nelle vicinanze formano un paesaggio insolito: palme e pandani tropicali che affondano le radici in ruscelli che poi arrivano dopo poche decine di metri al mare; tutto intorno un fitto palmeto, ponticelli di legno ad arco, delle barche di pescatori arenate ed ovviamente gli immancabili gazebo per pic-nic. Una breve sosta con l’auto anche più avanti, tra la Chiesa delle lave a S.Te Rosa e quella di S.Te Anne per camminare sul ponte sospeso (visibile dalla statale, girare a destra, si parcheggia all’inizio del ponte da anni interdetto alle auto) dove oltre ad apprezzare la struttura si può ammirare il paesaggio. Completando il giro dell’isola, dopo S.Te Anne e prima di tornare a St.Denis consiglio un giro della cittadina di St.Andrè. Come tutte le cittadine è simile ad altri centri ma la popolazione ha una concentrazione di Indù e Musulmani maggiore di altre e questo si può vedere sia dagli abiti indossati che dai negozi oltre ovviamente dai centri di culto. Nonostante mi avessero detto che il tempio Tamil non fosse visitabile ho avuto la fortuna e l’opportunità di farlo (assistendo anche ad un rito religioso molto particolare e profondo che ovviamente per motivi di rispetto non ho fotografato) chiedendo il permesso di entrare ad un restauratore di bassorilievi che lavorava all’interno. Nelle vicinanze della città c’è la possibilità di visitare una cooperativa dove si coltiva e lavora la vaniglia.
Ora come promesso racconterò l’escursione forse più importante, ovvero l’incontro con uno dei vulcani più attivi delle terra, il Piton de la Fournaise (la cima della fornace), il “Gigante buono” che si erge per 2632 metri ed ha contribuito circa 400.000 anni fa a creare la parte Sud dell’isola. La strada più facile per evitare le stradine più piccole (che leggendo la cartina stradale saremmo spinti a prendere con possibilità di smarrirsi) è quella di arrivare sino a St. Pierre e prendere verso Le Tampon; poi da Le Tampon passando per le Quatorzieme seguire le indicazioni per le Plane des Cafres e soprattutto per Bourg-Murat (1600m). Da qui parte la famosa “Routes du Vulcan”. La strada che dal mare arriva sino a Bourg-Murat è un’alternarsi di paesini e scorci panoramici sul mare; lungo la strada minuscole bancarelle monoprodotto vendono mandarini, piccole ananas, arance, bananine mentre mano mano che ci si avvicina nei luoghi da pic-nic enorme fumate bianche si alzano dallo sky-line: sono i venditori di polli arrosto che dopo aver cotto un centinaio di polli alle prime ore del mattino dopo poche ore chiudono per esaurimento “scorte” (!!!). Fondamentale, come detto in precedenza, iniziare la gita di buon mattino in modo da evitare le dense nebbie tutti i giorni presenti sui rilievi dell’isola dopo le 9-10 e che nel caso del vulcano impedirebbero la vista all’interno della caldera dove si possono scorgere i coni. Anche per questo motivo consiglio di andare subito a vedere il vulcano e poi al ritorno fermarsi all’inizio della “Strada del Vulcano” dove c’è il “Museo del Vulcano” che tratta con strumenti interattivi (video, plastici ed altro che interagiscono con il visitatore) non solo del Piton de la Fournaise ma anche di tutti gli altri vulcani (terrestri e non) spiegando con chiarezza la storia della terra, la tettonica a zolle e i vari elementi di evoluzione passata e futura del nostro pianeta (chiuso il Lunedì). Prendendo la strada montana del vulcano il paesaggio cambia mano mano che si avvicina la meta. All’inizio è molto agreste, con fattorie, pascoli montani di mucche e capre, foreste di conifere, piccoli affittacamere, qualche escursionista con zaino, giacca a vento, cappello di lana e sciarpa; poi dopo una serie di salite il paesaggio diventa irreale con vegetazione bassa (muschi, licheni ed erbacee montane)… Poi cambia ancora con colori sgargianti e contrasti incredibili causati dalle varie rocce basaltiche e sabbie laviche (dal verde al rosso: un fenomeno simile ma molto più accentuato e grandioso delle “sabbie colorate” di Chamarel a Mauritius). Ovviamente essendo questa zona over 2000 metri la temperatura è sempre molto rigida e non è difficile anche nelle prime ore del mattino incontrare all’improvviso banchi di nebbia che si levano dall’asfalto, quindi prudenza nella guida e fari accesi. Poi raggiunto il bordo della vecchia caldera si ridiscende con una serie di tornanti in basso (lungo la strada vari punti panoramici dove fermarsi e con un pò di fortuna fotografare “le formiche” ovvero piccoli coni vulcanici raggiungibili anche a piedi) sino a Plaine des Sables, un vero e proprio deserto di sabbia lavica che con le nebbie, il freddo e la desolazione assume un aspetto spettrale ma accattivante…Sembra di stare sulla Luna, o meglio su Marte visto i colori tendenti al rosso. Da questo punto la strada non è più asfaltata e continua tra le nebbie verso il Pas de Bellecombe (attenzione: sono possibili in questa zona piogge anche nella stagione “buona”) dove c’è un punto panoramico raggiungibile facendo una deviazione sulla strada principale.
Ritornando sulla strada principale (principale si fa per dire: poco più di un viottolo tortuoso di terra battuta/fangosa) si arriva infine alla meta a quasi 2650 metri: il bordo della caldera principale. Se si è fortunati con la visibilità e si è bene protetti dai rigori del freddo, umidità/pioggia e vento (meglio mettersi un k-way sopra al maglione) si può parcheggiare l’auto e sporgendosi da un parapetto vedere il cono del vulcano, se invece si è più temerari sulla sinistra (guardando la caldera) c’è una stradina percorribile a piedi che in qualche ora porta direttamente all’interno del vulcano (ovviamente se non è in attività). Accanto al parapetto ci sono anche un paio di cannocchiali ed un piccolo chiosco dove prendere una cioccolata calda e/o usufruire dei servizi igienici; il vulcano attivo è l’unico luogo che per motivi climatici ed “eruttivi” non ha punti attrezzati al pic-nic. Questi sono più o meno i luoghi da me visitati ma ce ne sarebbero tanti altri da vedere sia adatti alle famiglie che ai più sportivi.
Volevo finire questa pagina web trattando un paio di argomenti: i costi (senza entrare nel vile dettaglio) ed il clima incontrato. Copio ed incollo un passo tratto quest’anno dalle “Microguide EDT” (ovvero la blasonata Lonely Planet) presente su internet <<...I prezzi sono piuttosto elevati. Recarsi a Réunion con un budget limitato sarebbe un suicidio e comporterebbe il rischio di essere rimpatriati come un misérable!>> NON sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nel modo più assoluto e non capisco da cosa possa essere stata generata a meno di non ripeterla per la maggior parte delle nazioni, Italia compresa. Senz’altro la vita a Reunion costa più che nel vicino e povero Madagascar, senz’altro comperare un chilo di carne costa più che acquistarlo a Mauritius, senz’altro acquistare un impianto hi-fi o una motocicletta è più oneroso che in Europa (molti prodotti industriali vengono importati con prezzi finali mediamente superiori anche del 30% rispetto la Francia) ma poichè voglio riferirmi ai soli “costi di viaggio” posso affermare che questi non sono assolutamente superiori ad altre mete toccate, anzi sicuramente sono inferiori a parità di soluzioni e sistemazioni a quelli delle Seychelles e Maldive (per rimanere nello stesso Oceano) ed persino a quelli di Mauritius (anche se Mauritius è una nazione più povera di Reunion, è sicuramente più conosciuta dal turismo mondiale e di conseguenza i prezzi sono lievitati); per non parlare (biglietto aereo escluso) dei costi di alcune regioni Italiane come la Sardegna ! A Reunion, come in ogni parte del mondo, si può spendere poco, tanto o tantissimo…Anzi leviamo pure il “tantissimo” visto che non esistono alberghi di lusso a 5 stelle o ristoranti per ricchi; Reunion, forse grazie al fatto che non è nè una destinazione turistica conosciuta, nè un atollo esclusivo per pochi eletti, è un’isola dove un servizio medio (per esempio un hotel 3 stelle) ha uno dei migliori rapporti prezzo-qualità. Anche per quanto riguarda i costi “accessori” per esempio la “spesa al supermercato” ho trovato prezzi eccellenti simili o minori di quelli italiani soprattutto nei generi di prima necessità (ad esempio a parità di marche e formati: pannolini ed omogeneizzati costavano meno che nei nostri “ipermercati” mentre, le medicine in farmacia + o – lo stesso)…E non è poco: perdendo la valigia ho dovuto rimpiazzare un sacco di cose: dallo shampoo al detersivo per i panni…
Ricordo di aver comperato a Mauritius uno shampoo di una marca (e confezione) identica a quella Italiana in un negozietto (poco più di una baracca, i supermercati non esistevano come a Reunion dove invece sono numerosi) di un piccolo centro “non turistico” e di aver speso esattamente 10 volte che in Italia (ovviamente il gestore del piccolo negozio vedendo un turista ha voluto “spennarlo” e non c’è stato verso di tirare sul prezzo). Anche il discorso “acqua minerale” sempre molto importante per chi come me non vuole acquistarla in albergo, l’ho trovato conveniente…A Mauritius praticamente la maggior parte degli alberghi/villaggi si trovavano lontano dai negozi e quando anche con l’auto si andava ad acquistare dell’acqua minerale in qualche negozietto o minimarket il prezzo non era mai più economico di quello della grande distribuzione Reunionese. Il clima: in questa stagione, mi raccontavano i locali, non piove mai (come da statistica) e se lo fa si tratta di un acquazzone breve; la temperatura sale al massimo a 22-23 gradi all’ora di pranzo ed il cielo è sempre terso senza neanche l’ombra di una nuvoletta chiara. Ovviamente trattandosi di un paese tropicale e di un’isola in mezzo al mare ci possono essere eccezioni alla regola. I primi giorni infatti il clima è stato molto più freddo del solito (ma non mi ha impedito un bagnetto al mare) a causa di una nevicata fatta i giorni prima che, fatto eccezionalissimo, aveva interessato l’intera isola sopra i 1000 metri (non vi dico gli abitanti che file hanno fatto in auto, stando alle foto sui giornali, per salire sui rilievi e fare un pic-nic “inbiancato”) ed aveva formato uno spessore di 8 centimetri di neve. Dopo questo breve periodo freddo ne è seguito un abbastanza caldo (circa 25-26 gradi durante le ore di luce) che ci ha fatto molto piacere (comunque non ricordo di aver mai sudato grazie alla bassissimo tasso di umidità). Tra le altre anomalie del periodo c’è stato anche un acquazzone durato dalle 12 della mattina sino alle 22 di sera e ripreso il giorno seguente dalle 6 alle 10 (poi è uscito il sole) violento ma privo di lampi e fulmini come in genere avviene nell’emisfero australe in questo periodo; niente a che vedere con i cicloni che regolarmente nei periodi estivi (quando da noi è inverno) si abbattono su tutta l’isola e che impongono ai turisti (tra l’altro è il periodo di “relativa” maggiore affluenza di turismo Francese e Tedesco) dai uno a tre giorni di clausura (è vietato uscire dagli alberghi che vengono blindati con lastre metalliche sulle finestre/corridoi) e per almeno altri 7-10 impediscono lo svolgimento regolare delle escursioni a causa dei danni presenti lungo le strade (alberi e tralicci abbattuti, frane, ecc.). Volevo terminare accennando che l’isola è piena di adolescenti e bambini, è un’isola giovanissima e questo grazie alla buona aspettativa di vita, alla fertilità degli abitanti e soprattutto alle politiche sociali Francesi che dal lato della famiglia sono mille anni luce avanti a noi…Ma questa è un’altra storia… A malincuore salutammo il camaleonte posto sull’albero del pane fuori in giardino, il piccolo geco con il quale condividemmo la stanza durante tutto il soggiorno e sbrigate in aeroporto altre pratiche burocratiche per i rimborsi monetari per la valigia smarrita e passati tutti i bagagli (compresi quelli a spedire) TRE volte sotto i raggi X (ottimi controlli) … Tornammo alla dura realtà. Stefano Ruffini (Steve) FOTO & INFO (Formalità, storia, periodo migliore) si trovano sul mio sito all’indirizzo: http://digilander.Libero.It/Tropiland/reunion/reunion.Htm