Voglia di andare a Panama!

Un piccolo paese incomprensibilmente ignorato dal turismo. Fatto strano dal momento che Panama, conosciuta per lo più per il celebre canale, offre un’incredibile varietà di attrazioni. Foreste tropicali, bananeti che si perdono a vista d’occhio, piantagioni di caffè, vulcani, sentieri per il trecking e, non da ultimo, isole da sogno e...
Scritto da: polette
voglia di andare a panama!
Partenza il: 23/07/2003
Ritorno il: 10/08/2003
Viaggiatori: in coppia
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Un piccolo paese incomprensibilmente ignorato dal turismo. Fatto strano dal momento che Panama, conosciuta per lo più per il celebre canale, offre un’incredibile varietà di attrazioni. Foreste tropicali, bananeti che si perdono a vista d’occhio, piantagioni di caffè, vulcani, sentieri per il trecking e, non da ultimo, isole da sogno e spiagge bianche che non hanno nulla da invidiare ai Carabi o alle Maldive. Ma andiamo per ordine. Punto d’arrivo obbligato è Panama City, dove si può trascorrere al massimo una giornata per visitare il Canale e il Casco Vejo, l’antica città coloniale, dietro il cui aspetto fatiscente traspare ancora tutta la bellezza di un tempo. Fa molto caldo, l’umidità è alle stelle e l’alternarsi di grattacieli, vialoni, vicoli sporchi e maleodoranti, non invoglia a trattenersi più a lungo nella capitale. In meno di mezz’ora di aereo si arriva dunque alle isole San Blas e si è catapultati in un’altra dimensione. Migliaia di atolli, alcuni piccolissimi, che spuntano dal nulla in un mare azzurrissimo. L’arcipelago è la terra degli indiani Kuna che hanno ottenuto l’autonomia politica dal resto del paese e vivono secondo le proprie leggi e le proprie tradizioni. Si dice che le isole siano 365 come i giorni dell’anno (leggenda?), di fatto sono molto poche quelle abitate e solo tre o quattro quelle dotate di una rudimentale pista d’atterraggio. Noi abbiamo preferito non allontanarci troppo dalla capitale, El Porvenir, e ci siamo fermati tre giorni all’hotel San Blas sull’isolotto di Nalunega. L’hotel, l’unico esistente, non offre proprio il massimo del comfort, capanne con pavimento di sabbia o stanze sopraelevate con tetti di paglia e bagni tassativamente in comune. Alle spalle c’è il villaggio dei Kuna che si trasforma in un’esposizione permanente di molas, i coloratissimi ricami che costituiscono l’unico artigianato locale esistente. Qui la vita assume ritmi molto naturali e rilassati. Ci si alza al levar del sole e si esce in barca alla volta delle isole più vicine dai nomi affascinanti come Isla Pellicano, Isla Cicimè o Isla Perro. Offrono tutte spettacoli incredibili, sabbia fine e bianchissima, acqua cristallina, palme, conchiglie portate a riva dalla risacca, ed enormi stelle marine colorate. Unico neo, lo snorkeling non è fantastico ma vale comunque la pena di portare con se una maschera e un boccaglio. La sera si mangia con gli altri ospiti nella cucina comune e sulla tavola compaiono sempre prelibatezze come aragoste, pesce fresco e “caracolles”. Dopo cena non c’è molto altro da fare che chiacchierare o dondolarsi sulle amache e a letto presto pronti ad assaporare una nuova giornata. Dopo mare e sole (non sempre, da non dimenticare che è la stagione delle piogge), siamo pronti a ripartire verso l’interno, con destinazione El Valle. E’ una graziosa cittadina che sorge nel bel mezzo di un cratere di un vulcano spento. Un posto pulito e ordinato, pieno di piante e di fiori strani e di lussuosissime case di vacanza dei panamensi ricchi. E’ anche il posto ideale per fare numerose passeggiate come, ad esempio, quella all’interno del parco naturale del Cerro Macho. Qui c’è una fittissima foresta, una bella cascata, farfalle blu elettrico che volano in giro, e ponti in stile Indiana Jones sospesi nel nulla per i passaggi più ardui. In fondo al sentiero, si arriva a una piscina naturale di acqua gelata dove è possibile fare una nuotata.

Terza tappa del nostro viaggio è la Isla Boca Brava. La fatica per raggiungerla è ricompensata dalla bellezza del posto. Da El Valle è necessario arrivare a David, una cittadina di medie dimensioni che non offre un granché. Da David bisogna poi prendere un pulman per Horconcitos e da lì, in mezzo al nulla, comparirà un taxi che in circa un’ora di strada sterrata arriverà al piccolo porto di Boca Chica. Infine, con 5 minuti di barca si raggiunge Boca Brava. L’isola fa parte di un arcipelago all’interno di un Parco Marino protetto ed è l’unica abitata e aperta al turismo. Qui, otto anni fa, un biologo tedesco decise di costruire una struttura con poche stanze per i viaggiatori più coraggiosi. I colori cambiano rispetto alle San Blas. Il mare è limpidissimo ma predomina il verde intenso, a causa della fitta foresta tropicale che ricopre gli isolotti che popolano la laguna. Dalla terrazza dell’hotel si gode di una vista spettacolare. Si può rimanere a Boca Brava e passeggiare per i sentieri in mezzo ad alberi popolati da moltissime scimmie oppure usufruire delle due spiagge dell’isola. Molto meglio però (anche se un po’ costoso) uscire per una gita in barca. Le isole al largo che si raggiungono in circa un’ora sono, ancora una volta, da cartolina. Approdiamo così in un angolo di paradiso che si presenta con una spiaggia bianca dalla sabbia morbidissima i cui unici abitanti sono centinaia di paguri. Sott’acqua la visibilità non è ottima ma ci sono bei giardini di corallo e moltissimi pesci. Nella logica dell’alternanza, dopo il mare di nuovo la montagna. Ed eccoci a Boquete, punto di partenza per passeggiate e tour alle piantagioni di caffè. Visitiamo la piantagione Ruiz, una delle più importanti della zona, imparando che dietro alla normale tazzina ci sono delle bacche rosse che vanno raccolte ad una ad una e poi mesi di lavoro, dalla pulitura alla tostatura. Quanto alle passeggiate, sono consigliabili solo a chi ha un buon allenamento. Noi ci spaventiamo per i 12 km in salita necessari per arrivare in cima al Cerro Punta girando intorno al Vulcano Baru.

Scegliamo la gita attraverso il sentiero de Los Quetzal ma prendiamo solo tanta acqua, perché il mitico uccello colorato in questa stagione sverna altrove.

Terminiamo la nostra vacanza a Bocas del Toro, forse il posto di mare più “turistico” di tutta Panama. Anche qui, di giorno si esce in barca per visitare l’arcipelago. Le isole che lo compongono non sono atolli microscopici ma occupano vaste superfici e sono ricoperte da una ricchissima vegetazione. Le mangrovie, che arrivano fino dentro al mare, rendono l’acqua ancora più verde. La barca si ferma nella Baia dei Delfini ed è bellissimo vedere questi simpatici animali che fanno le loro evoluzioni nell’acqua. Alcuni punti sono ideali per lo snorkeling e a Red Frog Beach si possono vedere delle insolite ranocchie rosse. Da non perdere i Cayos Zapatillas dove ritorna l’acqua azzurra cristallina e scenari caraibici. Di sera, si può prendere una barca per andare a mangiare a Bastimentos, l’isola che sta proprio di fronte a Bocas oppure scegliere uno tra i numerosi ristorantini che danno proprio sul mare.

Nella nostra vacanza a Panama abbiamo volutamente escluso alcune mete che sarebbero state ugualmente interessanti. Il Parco Nazionale Marino di Coiba, ad esempio, sembrerebbe essere un posto da sogno per le attività subacque, snorkeling compreso, ma ospitando un carcere di massima sicurezza, può essere visitato solo con costosissimi tour organizzati. La Isla Contadora, che fa parte dell’arcipelago de Las Perlas sul versante Pacifico, ci è sembrata altrettanto cara. Infine, l’impenetrabile jungla del mitico Darien National Park, adatto a viaggiatori con uno spirito d’avventura maggiore del nostro.



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