Yucatan coloniale

Scrivere qui un breve resoconto del nostro viaggio in Messico è un piacere oltre che un modo di dire grazie a quanti conosciuti in questo sito ci hanno dato consigli utili pre-partenza. Il nostro viaggio è iniziato con un volo charter martedì 8 Luglio da Fiumicino (solo italiani e tantissimi viaggi di nozze). L'arrivo su Cancun è avvenuto in...
Scritto da: Daniela Langella
yucatan coloniale
Partenza il: 08/07/2003
Ritorno il: 23/07/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Scrivere qui un breve resoconto del nostro viaggio in Messico è un piacere oltre che un modo di dire grazie a quanti conosciuti in questo sito ci hanno dato consigli utili pre-partenza.

Il nostro viaggio è iniziato con un volo charter martedì 8 Luglio da Fiumicino (solo italiani e tantissimi viaggi di nozze). L’arrivo su Cancun è avvenuto in ritardo: usciti dall’areoporto ben oltre la mezzanotte subito addosso il caldo bagnato dei tropici, l’odore dolce di una vegetazione e un clima che non appartengono alla nostra comune esperienza. A Cancun abbiamo dormito una sola notte presso lo Sheraton (come tanti altri della zona hotellera un enorme edificio in cemento pieno di americani), e la mattina dopo abbiamo noleggiato presso la Hertz una macchina con aria condizionata. Da Cancun è iniziato il nostro itinerario all’interno della penisola. Il percorso del “cuore” che avevamo deciso di seguire è stato condotto alla ricerca di dimore storiche presso cui avremmo pernottato: le HACIENDAS yucateche, veri capolavori architettonici sparsi nella regione, “borghi” (anche se il termine non è corretto perchè rimanda ad una definizione troppo europea) vecchi di alcuni secoli (alcune haciendas risalgono al 1500). L’origine è legata ovviamente al colonialismo e all’arrivo di potenti e ricche famiglie spagnole che costruivano queste piccole cittadelle:tutte sono dotate di chiesetta privata, un tempo avevano anche ospedale e carcere, nonchè scuola per i figli dei lavoranti, rotaie interne che servivano per collegare i grandi appezzamenti di terra e facilitare i trasporti, sale macchine e quant’altro. Nei primi secoli erano per lo più adibite all’allevamento di bovini, solo in seguito si diffuse la coltivazione dell’henequien, pianta da cui venivano tratte fibre fortissime con cui venivano costruite funi resistenti per ogni tipo di uso. Per completare la storia di queste haciendas, va detto che intorno al 1920-30 furono via via abbandonate, si diffuse nel mondo il nylon che soppiantò l’henequien, e per circa 50 anni queste meravigliose case furono abbandonate alla selva tropicale. Solo intorno al 1980 alcune di queste haciendas sono state rilevate da importanti gruppi alberghieri e ristrutturate sapientemente (in maniera assolutamente conforme all’originale). Oggi regalano l’emozione di dormire tornando indietro nel tempo, in stanze che erano le stesse enormi stanze abitate dai padroni dell’epoca, arredate e curate con lo stesso bianco e magico sapore. Da Cancun ci siamo dunque diretti verso ovest, prendendo la Cuota 180 in direzione di Merida, ci siamo fermati a visitare Chicken Itza (posso dire qualcosa di più di quanto già detto da altri su questo affascinante sito Maya?) e quindi abbiamo proseguito per Izamal, tipica cittadina yucatecha assolutamente imperdibile. Il convento francescano presso Izamal avrebbe già da solo giustificato la visita, ma il caso ha voluto regalarci anche un altro grande momento: una festa di paese piena di colore maya con tanto di alza bandiera e inno nazionale cantato da tutti con la mano sul cuore! Dopo Izamal abbiamo proseguito addentrandoci ancora più a Nord, passando attraverso piccolissimi centri abitati ancora alla maniera maya, e finalmente arrivando all’hacienda San Josè (per questa come per le altre visitatene il sito internet). L’emozione che abbiamo provato arrivando e poi entrando nella nostra stanza è difficile da descrivere, fiori e candele dappertutto, lenzuola di lino candido, mobili antichi, un patio privato con tanto di vasca scavata nella roccia, i canti nuovi e stranissimi di uccelli mai sentiti, l’odore del pane appena sfornato, il colore verdissimo dell’erba, il blu, il giallo e il rosso dei muri della casa… Le ore sono passate in un attimo e il mattino dopo abbiamo lasciato questo piccolo paradiso con la pena nel cuore.

Da San Josè il viaggio è proseguito per Merida dove abbiamo dormito due notti (troppe) a Villa Mercedes. Purtroppo la città non offre soluzioni alberghiere tanto più affascinanti, ma soprattutto è visitabile in sei-sette ore. E’ bene comunque passarci una notte perchè la sera si anima di feste e balli un pò ovunque e pare di essere in una cittadina andalusa trasferita ai tropici.

Da Merida abbiamo continuato dunque per Campeche che è un vero gioiello affacciato sul golfo del Messico: piccolo centro circondato da mura e bastioni, costituito da palazzotti d’epoca, ognuno di un colore diverso dall’altro. Il pernottamento è avvenuto all’Hacienda Uayamon non lontana da Campeche e vicina anche al sito maya di Ezdna. L’Uayamon è incredibilmente inserita in una selva assai fitta; le stanze, ciascuna indipendente, sono totalmente circondate da una natura rigogliosissima, profumata e “rumorosa” (uccelli, rane, ecc.). La cura dei particolari è sempre la stessa, dai prodotti per il bagno fatti con ingredienti naturali, ai lettini attorno alla piscina preparati davanti a noi con teli candidi. La piscina dell’Uayamon è per altro incredibilmente costruita in una vecchia struttura dell’hacienda, tra colonne lasciate a “galleggiare” in quest’acqua che è un vero refrigerio. Magica la sala da pranzo e la sala lettura: una stanza-libreria dal fascino coloniale intatto.

Dall’Uayamon abbiamo visitato Ezdna e il giorno della partenza (di nuovo diretti a nord verso Merida) ci siamo fermati a vedere Labnà e Uxmal. Ezdna resta il sito che mi ha dato più emozione: la vista dall’edificio più alto toglie il fiato e in più si ha la sensazione di essere in un posto più autenticamente conservato rispetto a Chicken Itza che è stata completamente ricostruita. Oltre Uxmal abbiamo fatto l’ultima tappa alle haciendas: abbiamo dormito presso la Temozon, la più grande di tutte. La nostra stanza era un appartamento di 70 mq, con una enorme stanza da letto (rigorosamente tre piazze) e un delizioso salotto. Soffitti altissimi e ventilatori a pale. La sera abbiamo chiesto di cenare in giardino, dove è stato preparato solo per noi un tavolo circondato da mille candele.

Lasciare le Haciendas, anche se per andare al mare della riviera maya, è stato alquanto doloroso.

Per quanto riguarda la seconda settimana, avevamo scelto un piccolo albergo costituito da bungalow in muratura a 7/8 Km da Playa del Carmen. Il nome (Posada del Capita Lafitte) vi guiderà nella ricerca del suo sito web. Mare incantevole (anche se l’accesso all’acqua è talvolta ostacolato dalla presenza di grosse pietre e piccole formazioni di corallo). Il grande pregio del posto è rappresentato dal silenzio, dall’assenza di altre costruzioni a perdita d’occhio, dalla distesa di palme, dalla sabbia bianchissima che c’è ovunque (si tolgono le scarpe all’arrivo e si rimettono il giorno della partenza). Il servizio è così-così (o forse eravamo stati abituati troppo bene nella settimana precedente…?). Il bagno della stanza alquanto angusto. Il centro diving indipendente dall’albergo e gestito da italiani francamente troppo caro. Il cibo buono (meglio il pranzo che la cena, per la quale non c’è possibilità di scelta rispetto ai piatti). Il silenzio, il buio, le stelle e il vento della sera rimettono in pace con tutto.



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