Eid El Fithr ad El Jem
Ho fatto tappa ad El Jem molte volte,scendendo verso il confine Libico o tornando da esso.
Nel gennaio del 2000 sono capitato in questo paese il primo giorno di Eid Al Fithr.
E’ stata un’esperienza molto forte.
Provenendo da Sud, da Sfax, avevo deciso di fermarmi per pranzare in città.Appena imboccato il bivio sulla P1 mi trovai in un fiume di gente che invadeva la strada.
Raggiungere la piazza del teatro,dove sono solito recarmi per gustare brochettes tra le migliori di Tunisia, era assolutamente impensabile: il caos era folle.Lasciai l’auto alla periferia della città e mi incamminai a piedi.
Ogni via ed ogni vicolo erano un tripudio di banchetti e di bancarelle.
Centinaia di ragazzini vestiti a festa correvano per le vie, ognuno con un giocattolo nuovo tra le mani.Ad ogni incrocio grill fumanti elargivano profumo di carne alla brace, e venditori di dolciumi trainavano i loro carretti nell’ingorgo della folla lanciando richiami.
Gruppi di ragazzi più grandi lanciavano ininterrottamente petardi lungo la via, ed il fumo acre era talmente intenso da far lacrimare gli occhi.
Ragazze di tutte le età passeggiavano in piccoli gruppetti per la città, corteggiate dai ragazzini più grandicelli; nessuna rispondeva , ma i sorrisi e le risate gioviali , i commenti scambiati tra di loro,mentre andavano oltre, erano gli stessi delle nostre ragazzine,quando vengono corteggiate per strada dai giovani… Anziani vestiti di cotone bianco,con le loro barbe austere, camminavano nell’oceano di gente in movimento, tra i petardi che esplodevano ovunque,nell’aria ed al suolo, come incuranti di tutto, appoggiandosi ai loro bastoni lucidati da anni di uso.
Famiglie al completo sedevano sulle seggiole scalcagnate dei baretti, ed è davvero un’occasione rara vedere uomini e donne accomodati nei locali.
Nessun turista in tutta la città, solo noi e la gente in festa.
Ho raggiunto la piazzetta del teatro facendomi largo tra la gente, ed ho mangiato le mie brochettes tra gli scoppi delle miccette e le corse dei bambini vocianti,che giocavano a rincorrersi su e giù dalle scalinate del monumento.
Un carosello di auto coperte da drappi multicolori passò di fronte al locale dove stavo seduto a mangiare, con gran rumore di trombe e clacson.
Era come se tutti avessero una gran voglia di stare in strada, di mangiare, di bere,di ridere.
Anche lo spelacchiato dromedario che da anni staziona accanto alle mura del teatro per trasportare i turisti per le vie della cittadina rideva, perché per quel giorno non doveva trasportare nessuno e poteva festeggiare anche lui.
Festoni di bandierine rosse guarnivano le piazzette come ghirlande, e drappi dello stesso colore pendevano dalle finestre nel centro, appena mosse dalla brezza proveniente dal vicino mare, ad est.
Era una festa per gli autoctoni, il turista non era considerato: il turista è un lavoro ad El Jem, e quel giorno non si lavorava.Non c’erano i calesse, non c’era possibilità di entrare nel teatro,non c’erano i venditori di souvenir,c’era solo Eid El Fithr, ed io ci stavo dentro come all’interno di un film che correva a velocità vertiginosa.
I tavoli del piccolo ristorante erano gremiti,ma non da occidentali, e la mia testa bionda spiccava tra i capelli scuri e tra i tratti Arabi. Tornando alla mia auto passai di nuovo per le vie del centro, ed il caos era leggermente diminuito: la gente stava banchettando nelle case,El Fithr è una festa da vivere in famiglia, tra le mura domestiche.
I venditori di dolci ed i friggitori stavano preparando i loro manicaretti per il pomeriggio, quando la gente sarebbe tornata in strada, e di nuovo avrebbe dato l’assalto ai loro banchetti ed ai loro carretti.
I caffè erano meno gremiti, c’erano ancora molti anziani in giro,qualcuno curiosava tra i banchetti di giocattoli, come a ricordare i tempi passati in cui questi giocattoli sicuramente non c’erano in queste vie.
Un gruppetto di ragazzini lanciò una manciata di petardi lontano,poco dietro di noi,e fu il saluto di El Jem alla mia partenza per risalire al Nord.
Sta scritto che Eid El Frith non è un buon momento per viaggiare,e sicuramente è certo che molti servizi turistici in quei giorni non offrono i loro servigi.Ma è anche vero che se si ha la fortuna di vivere fisicamente uno di questi momenti di festa e folclore popolare intensi si ha modo di portarsi via,nell’anima, un ricordo di Tunisia profondamente vero ed umano.
Ho vissuto El Frith molte volte in Tunisia, a Ras El Jedir, a Gabes,a Nabeul…Ma i colori più intensi di questa festa sono legati a quel giorno tra le vie di El Jem.
RoboGabr’Aoun