La Danimarca
Appena partiti da Torino, il sette agosto, abbiamo cercato di avvicinarci il più velocemente possibile alla meta, e ci siamo poi fermati per qualche giorno nel nord della Germania. Premetto che io ho una sorta di rifiuto nei confronti della Germania, forse perché, da piccola, ho visitato in lungo ed in largo la zona vicino all’Italia, e non ne posso più. Ebbene, grazie a questo viaggio ho cambiato totalmente idea: Goslar e Tonning, due piccoli paesi che abbiamo visitato, sono bellissimi, sembrano i villaggi degli elfi, dove regnano la pace e la tranquillità, con le casette sono tutte basse, a due o tre piani, ricoperte di muschio. Sabato dieci agosto è il giorno del nostro arrivo in Danimarca, il primo paese che abbiamo visto è Tønder e poi l’isola di Rømø, dove abbiamo praticamente fatto il bagno, come facevano gli abitanti del luogo, nonostante il freddo, circondati da tantissimi aquiloni che volavano nel cielo. Il giorno seguente è stato il turno di Ribe e del villaggio vichingo lì vicino ( Grittis), dove siamo entrati anche gratis perché mancava poco alla chiusura, ma siamo riusciti a vedere come si svolgeva la vita dei vichinghi, la caccia, la coltivazione dei campi e la raccolta, le capanne dove abitavano e abbiamo anche mangiato le pagnotte vichinghe cotte sul fuoco (buone! ) .
Lunedì dodici agosto siamo arrivati alla duna di Henne Strand, una duna di sabbia le cui dimensioni aumentano di anno in anno, che, con il tempo, ha ricoperto quasi interamente una chiesa vicina, della quale si intravede, ormai, soltanto il campanile. Questa duna, che finisce a strapiombo sul mare offrendo un panorama emozionante, è nota soprattutto per una sua caratteristica: qui soffia un vento fortissimo che impedisce quasi la salita ai visitatori e che ha modificato la sabbia facendola diventare durissima ed ondulata ( abbiamo mangiato tantissima sabbia, che, tra l’altro, fa malissimo quando è sbattuta fortemente dal vento contro la pelle e che riesce ad infilarsi ovunque, senza che i vestiti riescano ad impedirglielo).
La sera siamo arrivati a Ringkøbing, un simpatico paese abitato da pescatori, caratteristica che appare in modo evidente dalle case che lo popolano, ognuna di un colore diverso ma tutte con un minuscolo giardinetto davanti. Trovare un posto dove fermarsi la sera per riposare non è mai stato un problema, cosa che invece non si può dire della Germania, paese in cui i segnali “no-camping” regnano incontrastati ed ai malcapitati camperisti tocca accontentarsi, per passare la notte, delle piazzole di sosta autostradali, con l’inquinamento acustico che ne deriva.
Il giorno seguente si sono aperte davanti ai nostri occhi la brughiera e delle spiagge di sabbia infinite dove io ho anche provato una nuova esperienza, oltre ai tuffi ed alle capriole dalle dune: ho guidato il camper ed é veramente divertente! Dietro di noi dune erbose dalle quali spuntavano solo i tetti delle case, davanti sabbia scura e mare, gli amici dell’altro camper si sono anche insabbiati e sono stati salvati dal provvidenziale aiuto di una jeep.
La parte nord-ovest della Danimarca è senz’altro la più bella, basti pensare a Skagen, la punta estrema a nord, con le sue case gialle ed il faro che illumina il punto dove lo Skagerrat ed il Kattegat, il Mare del Nord ed il Mar Baltico, si uniscono, e dove io ho messo i piedi! Risale a venerdì sedici l’arrivo a Copenhaghen, la capitale. Ci siamo innamorati di questa città così ricca e varia, dove, al contrario che in Italia, si moriva dal caldo. Abbiamo fatto un giro per i negozi del centro, dove ho comprato delle ciabattine che andavano di moda e che quest’anno ho visto anche in Italia, bassissime con i brillantini ovunque, proseguendo poi per i mercati, e qui i nostri occhi si sono posati sui bellissimi piatti di porcellana bianchi e azzurri, che costano veramente poco rispetto agli altri paesi. La visita ha poi toccato le altre mete-cult della capitale: la Sirenetta, che ha deluso tutti per le piccole dimensioni, tranne me, che ho dovuto farmi scattare una foto vicino alla statua, la Frederik’s church e l’Amalienborg palace con il cambio della guardia, che è stato motivo di risate, dopo ore ed ore di attesa in una piazza assolata… sono spuntate le guardie che camminavano come delle papere, senza la mascolinità e l’energia che ci aspettavamo, quella, per intenderci, delle guardie di Buckingham palace. Nonostante la stanchezza iniziasse a farsi sentire dopo aver visto la stazione, la sede della vecchia borsa, il municipio, Piazza Nytorv… la serata ci ha condotto al famosissimo nonché carissimo parco di Tivoli, noto, oltre che per le giostre di paura, ne ho provata solo una la peggiore, e ho creduto veramente di morire, per l’atmosfera romantica fatta di luci, fuochi d’artificio e musica ed i concerti ogni sera diversi.
Il giorno dopo ancora Copenhagen con le case colorate del porticciolo di Nyhavn ed il castello di Christianborg, ma dopo si cambia direzione: Illerod, un castello circondato da un parco con laghi e labirinti, il castello di Amleto, con la cappella e le casematte, ed infine Fredensborg, l’ultimo castello del giorno. Ed è stata questa la sera che io chiamerei “delle stelle cadenti”, io ne ho viste ben quattro, e quasi tutti hanno ottenuto lo stesso risultato grazie al cielo particolarmente limpido ed all’assenza di luci forti che turbassero l’atmosfera.
La sera del ventuno agosto siamo arrivati a Mons Klint, meta turistica famosa per la scogliera bianca e spiovente che scende in alcuni punti a picco sul mare, si riesce, infatti, a raggiungere la spiaggia soltanto attraverso una tortuosa scalinata che sembra non finire mai, e che non tutti hanno il coraggio e la forza di percorrere per intero.
Abbiamo visto ancora Møn e l’isola vicina con la sua spiaggia battuta dal vento, tanto che i pochi temerari che prendevano il sole erano quasi completamente coperti da ombrelloni e tovaglie, forse ci tenevano ad avere i piedi abbronzati! A questo punto della nostra avventura il gruppo si è dimezzato, e siamo rimasti solo in quattro, ed abbiamo fatto marcia indietro verso Copenhagen , mentre gli altri tornavano a casa, non senza un po’ di tristezza da parte di tutti per la doverosa separazione. Siamo così arrivati a Roskilde, dove abbiamo visto almeno cinque navi vichinghe uscire in mare. La parte della nostra vacanza in Danimarca stava per finire, avevamo, infatti, deciso di tornare in Italia lentamente per poterci così fermare a fare qualche tappa negli stati vicini. Il giorno dopo abbiamo visto Odense e la casa di Andersen e, dopo aver passato il ponte che collega lo Sjaelland allo Jutland, abbiamo oltrepassato il confine danese e raggiunto la Germania.
Sabato diciassette siamo passati da Travemunde per arrivare a Wismar ed a Lubecca, dove abbiamo fatto l’en plein di chiese con il campanile a punta, ed abbiamo passato la domenica a Brema.
Carlotta Fortina