Un coco fesses sul mio passaporto
I primi 5 giorni li trascorriamo sull’isola più vasta, Mahé, dove si concentra il 90% della popolazione delle Seychelles. Victoria, la capitale, si visita in pochissimo tempo. La cosa più strana da vedere è la torre dell’orologio, l’esatta riproduzione in miniatura del Big Ben di Londra, in mezzo all’incrocio principale della cittadina, in ricordo del passato sotto il dominio britannico. Il mercatino coloratissimo, anche se poco animato rispetto a quelli asiatici, ci permette di osservare da vicino la popolazione… Ci sono anche due sculture moderne poste al centro di rotonde, opere di Lorenzo Appiani – mi direte: e chi è questo?… beh, è un artista italiano immigrato alle Seychelles, che ha creato la bandiera delle Seychelles, ed è il padre di un compagno di scuola di mio marito! -. Una delle sculture rappresenta 3 delfini come simbolo dei 3 continenti che hanno contribuito a popolare le Seychelles: l’Asia, l’Africa e l’Europa… In effetti una delle cose che più mi ha colpito delle Seychelles è la varietà di etnie che la popolano, non so perché me li immaginavo tutti con la pelle nera, ci sono invece anche indiani, asiatici, europei, e tanti incroci razziali che regalano vere bellezze! A Mahé siamo alloggiati al Plantation Club, sulla Baie Lazare, a sud ovest dell’isola, su una spiaggia lunga e molto bella.
Siccome il nostro scopo non è di star sdraiati in spiaggia per due settimane davanti ai nostri resort ma di visitare più cose possibili, il secondo giorno siamo già in partenza per un’escursione al Parco Marino di Sainte Anne, di fronte a Victoria, a 20 minuti di barca. La nostra scelta si indirizza sull’isola Moyenne, piccolina, famosa per essere stata frequentata dai pirati che ci avrebbero nascosto un tesoro! L’isola è di proprietà di un inglese, Brandon Grimshaw che l’ha acquistata anni fa per 30 milioni di vecchie lire! Lo sbarco: la barca si ferma su un banco di sabbia ad un’estremità dell’isola, e saltando giù, i nostri piedi affondano nella sabbia bagnata… Mi guardo intorno: sembra di essere in un sogno, il paesaggio è stupendo!… La laguna ha dei colori che spaziano dal turchese allo smeraldo a seconda della profondità dell’acqua, intorno a noi ci sono le altre isole del Parco: l’île Ronde, l’île aux Cerfs, Sainte Anne, l’île Longue e in fondo, Mahé… Non sono mai stata in Polinesia ma la visione della laguna con l’isola Sainte Anne -montagnosa e verdissima- sullo sfondo mi ricorda molto Bora Bora in più piccolo. Decidiamo di fare il giro dell’isola, con l’aiuto di una piantina molto dettagliata, che indica dove sarebbe nascosto il Tesoro dei Pirati!… ma il Tesoro è già qui, tutto intorno a noi! L’isola offre degli scorci notevoli: Coral cove, Pirates cove, 12 islands view point, Elephant Rock view, la piccola cappella e tre tombe di cemento, due dove sono seppelliti dei pirati e l’altra dove giace il padre del proprietario che ha pensato bene di finire la sua vita in questo posto meraviglioso… poi, c’è Treasure Peak. Quest’ultimo è un enorme blocco di granito vicino al quale dicono sia nascosto il tesoro. E’ il punto più alto dell’isola, e ci arrampichiamo sopra con alcune difficoltà ma il panorama ne vale decisamente la pena! Non ho mai visto simili colori! Scatto foto per cinque minuti di seguito! Gradazioni di blu intenso, turchese, celeste per il mare e il cielo, verde per le palme e la vegetazione sulle isole vicine, più il corallo che scorgiamo in trasparenza!… è meraviglioso! Restiamo lì per alcuni minuti, come ipnotizzati da così tanta bellezza. Non vogliamo più scendere!… Dopo un po’, la fame ci chiama e il buffet creolo che ci aspetta al Jolly Roger Restaurant (una casetta creola trasformata in ristorantino) è favoloso! Alcune pietanze del nostro menù: curry di pollo, fried noodles, riso con spezie, insalate di verdure crude, varie salse, macedonia di frutta tropicale, cocco grattugiato caramellato con scorze di arancia (divino!) Inoltre, la vista dal terrazzino è spettacolare… Solo quando firmiamo il guestbook, ci accorgiamo che oggi è l’11 settembre… che strana impressione… come un brusco ritorno alla realtà… Il giorno dopo, affittiamo una jeep per fare un giro dell’isola di Mahé… Contrariamente a quanto avevo letto da altri viaggiatori, Mahé non è assolutamente da scartare! Quelli che la saltano per andare direttamente a Praslin sbagliano secondo me. L’isola offre paesaggi variegati, montagne coperte di boschi tropicali fino ad un’altitudine di oltre 900 m da cui possiamo goderci diversi panorami sull’isola, piantagioni di tè, il Parco Nazionale del Morne Seychellois, che con i suoi grandi alberi carichi di magia, ci immerge in una strana atmosfera, come in un film di fantasy… in quel momento mi è venuto in mente Il Signore degli Anelli… A Mahè, si trovano inoltre circa sessantacinque spiagge, tutte più belle l’una dell’altra, e di solito deserte… Ci rendiamo conto che la maggior parte dei turisti rimane a Beau Vallon, la spiaggia più famosa, con un gran numero di alberghi, ma che francamente, non mi dice niente di particolare… E’ una spiaggia lunga, piatta, con mare calmo… troppo banale per i miei gusti! Preferisco di molto Anse Intendance, stupenda nella sua “pericolosità”, in effetti è quasi vietato farci il bagno a causa delle forti correnti che ti spingono verso il largo… ma allo stesso tempo è così attraente e selvaggia, ti viene voglia di farti portare dalle sue onde turchesi traslucidi!… Più avanti, anche Anse Petit Police offre uno spettacolo mozzafiato con le sue onde gigantesche! E che dire di Port Launay, una baia riparata al nord di Mahé… Non avevo mai visto un mare di un colore così intenso: un misto di smeraldo e turchese unico… E Baie Lazare, con i suoi scogli granitici alle estremità, eccellenti “paraventi” che offrono un po’ di privacy… E Grande Anse… completamente deserta… sarà il cartello “divieto di balneazione” a scoraggiare i bagnanti?… Beh, in ogni caso, per me è perfetto, riesco a scattare delle bellissime foto.
Alla fine della giornata, siamo stanchissimi, abbiamo fatto il giro completo dell’isola, preso tutte le strade che la attraversano, ci siamo fermati un centinaio di volte per ammirare il paesaggio o per scattare foto… ma siamo decisamente soddisfatti di questa nostra escursione. La sera stessa, visto che abbiamo ancora la macchina, annulliamo la nostra cena in albergo e andiamo fino ad un ristorantino che mi avevano indicato i miei quando erano stati alle Seychelles 13 anni fa: si chiama “Chez Plume”, per chi dovesse trovarsi da quelle parti, è a Anse Boileau. Ci gustiamo una cena spettacolare: gratin di frutti di mare, frittelle di melanzane, gamberi alla griglia con riso profumato, pesce alla Creola, con il Gran Finale: torta “Flan Cocco” con gelato alla vaniglia (perché non ho preso la ricetta???!!)… Il portafoglio ne risente un pochino ma ormai non badiamo più alle spese! Approfitto di questa pausa culinaria per dire che la cucina delle Seychelles è ottima, abbiamo mangiato pesce tutti i giorni, cucinato in tutti i modi, ed era sempre divino! Mi ricordo il tonno, che di solito non mangio qui per il suo gusto un po’ forte, di una finezza incredibile! Si possono gustare anche tante varietà di curry di carne, di granchio, di gamberetti… Ho notato inoltre una bella dose di creatività nella cucina locale, che mi ha entusiasmato! Dopo Mahé, passiamo cinque giorni a Praslin… Attraversiamo la distanza che corre tra Mahé e Praslin con un piccolo aereo ad elica, un Twin-Otter di 20 posti. Siamo tutti abbastanza schiacciati come sardine ma è divertente e poi il volo è breve, solo 15 minuti, e la vista dall’oblò mi rapisce! Sorvoliamo diverse isole, molte delle quali sono disabitate… Passiamo anche sopra il parco marino di Sainte Anne che dall’alto è stupendo!… Riesco anche a scorgere Treasure Peak sull’isola Moyenne!… L’aeroporto di Praslin è molto carino e più recente di quello di Mahé. La prima impressione che si ha scendendo dall’aereo è di trovarsi in un enorme giardino tropicale, pieno di colori vivaci. Lungo la strada che ci porta al resort, attraversiamo la Vallée de Mai, foresta tropicale antichissima dove cresce il famoso Coco de Mer, però notiamo che numerosi alberi e palme da cocco sono spezzati, altri sono stati abbattuti, è uno spettacolo abbastanza impressionante!… Questi danni sono dovuti alla tempesta tropicale del 7 settembre… Ci concediamo il primo giorno (che in realtà è solo un pomeriggio) di farniente davanti al nostro resort (Paradise Sun) sulla bella spiaggia Anse Volbert, sulla Côte d’Or. Il secondo giorno partiamo alla svolta della selvaggia isola Aride, l’isola granitica più settentrionale del gruppo delle Inner islands, abitata solo da migliaia di uccelli marini, da tre simpatici Seychellesi rasta, e per sei mesi, da altre tre biondissime biologhe inglesi… mah, sarà una coincidenza?!… Il nome dell’isola riflette l’aspetto che essa aveva quando fu scoperta, ma oggi è ben diverso, è ricoperta da una folta vegetazione.
Lo sbarco sull’isola è molto sportivo non ce lo aspettavamo!… Quando arriviamo di fronte all’isola con la nostra barca da pesca d’altura, fermano i motori, e iniziamo a “ballare”… Ci sono onde notevoli e mi viene già il mal di mare!… Poi iniziamo a scorgere un punto rosso che arriva a tutta velocità dalla spiaggia verso di noi… Questo puntino rosso che appare e scompare tra le onde in realtà è un gommone, guidato da uno dei tre rasta, in piedi, ha lunghe trecce e occhiali scuri, sembra molto sicuro di sé!… La scena è piuttosto divertente e ci rilassiamo tutti!… Quando tocca a noi salire sul gommone ci sentiamo già meno sicuri e rischiamo di finire nel mare saltando dalla barca al gommone! Per fortuna, il percorso fino alla spiaggia è breve, appena due minuti probabilmente, non ci accorgiamo quasi delle onde, siamo tutti seduti sul fondo del gommone con i nostri zainetti e le macchine fotografiche riparate sotto sacchetti di plastica… Lo sbarco si fa invece sentire quando colpiamo violentemente la sabbia, in due secondi dobbiamo saltare giù e raggiungere la sabbia asciutta prima di farci ricoprire da un’onda! Waoo! Che emozioni! L’escursione con le nostre guide rasta è molto interessante, ci dividiamo in due gruppi: uno francofono e uno inglese. Alla testa del gruppo dei francofoni c’è Jeff, simpaticissimo ragazzo con un accento creolo che mi fa morire dalle risate, fa anche un sacco di battute! Scopriamo con lui la fauna e la flora dell’isola. Possiamo osservare: il Jecko Bronze (una lucertola che prende il colore degli alberi), il Jecko verde, centinaia di lucertole viscide e puzzolenti che ti camminano tra le gambe, la sterna bianca (un uccello bianco dall’aspetto molto elegante che viaggia sempre in coppia, è un altro simbolo delle Seychelles, ripreso nel logo di Air Seychelles), il petit Phaeton (uccello bianco con delle piume lucide come la seta, fa il suo nido in buchi scavati ai piedi degli alberi e delle palme!), l’uccello Frégate, il Noddi Brun, poi un uccellino rosso adorabile di cui non ricordo il nome, e tantissime altre specie di uccelli marini. Jeff ci fa poi notare che tutte le piante e alberi hanno proprietà medicinali! Poi si lancia su una liana come Tarzan! Ci fa anche provare un frutto sconosciuto verde, succoso ma acido, che proviamo solo io e mio marito, ma gli altri non si fidano! La visita si conclude con un bel buffet nella sabbia e un barbecue di pesce e pollo, seguito da un’oretta libera per fare ulteriori giri sull’isola o rilassarsi in spiaggia, che è assolutamente meravigliosa e molto selvaggia… Scelgo la seconda opzione e decido di sfidare le onde, che ahimè, sono enormi! Essendoci il corallo a pochi metri dalla riva decido di essere prudente e mi limito a giocare nelle onde che sono meglio di un idromassaggio!… Infine, dobbiamo tornare sulla barca, e ci aspetta di nuovo l’esperienza in gommone: questa volta ci bagniamo completamente tutti quanti! La barca fa poi un giro intorno all’isola, per permetterci di ammirare le migliaia di Frégate (uccelli neri molto rumorosi) che popolano l’altro lato dell’isola. E’ impressionante! Il cielo azzurro è costellato di puntini neri!… Quest’escursione rimane per me una delle più belle esperienze di questo viaggio!… Il giorno dopo, affittiamo una jeep per fare il giro di Praslin. La jeep è decisamente scassata e senza possibilità di fissare il tettuccio di tela sopra le nostre teste, gli attacchi sono rotti… Mettiamo quindi il nostro bel cappellino e ci spalmiamo di crema solare indice 20! Prima tappa: la Vallée de Mai, parco naturale protetto dall’Unesco, dove cresce il leggendario coco de mer, unico al mondo e purtroppo in via di estinzione… Con una giovane guida, ci addentriamo in questa giungla foltissima con alberi immensi che oscurano il sole e fanno un rumore inquietante quando si muovono con il vento, come se dovesse arrivare una tempesta!… Il coco de mer, fino a quando i Portoghesi non scoprirono l’Asia, era conosciuto soltanto dagli abitanti dell’India, delle Maldive, dello Sri Lanka e dell’Indonesia. Essi credevano che la noce enorme dalle forme femminili, arrivata sulle loro spiagge con le correnti, fosse il frutto di un grande albero sottomarino, da cui il nome coco de mer. Ed iniziarono a circolare leggende intorno a questa noce che veniva anche considerata afrodisiaca… In realtà il coco de mer è una palma da cocco con un tronco munito di enormi foglie rigide disposte a ventaglio, che produce frutti e noci un po’ particolari. Infatti, questa palma può essere di “sesso” femminile o maschile e ci mette 25 anni a dare i suoi primi frutti!… La pianta femminile offre frutti enormi che racchiudono delle noci doppie che assumono la forma molto suggestiva del pube femminile, per questo vengono chiamate coco fesses! Ci vogliono 7 anni per la maturazione completa della noce che può raggiungere 60 cm e pesare 20 kg! Acquistarne una costa tantissimo, è quindi meglio lasciarle dove sono, nella giungla… La palma femminile può raggiungere 25 m mente la palma maschile cresce fino a 30 m. Per quest’ultima, il fiore ha anche lui una forma inconfondibile!… La Natura è stata proprio birichina!… La nostra guida ci narra anche una leggenda secondo la quale durante le notti di tempesta, il coco de mer maschile si accoppia con il coco de mer femminile!… Ma pare che porti sfortuna assistere a tali eventi! Dopo la visita alla Vallée de Mai, proseguiamo il giro dell’isola, che essendo più ridotta di Mahé ci consente di fare più soste su alcune splendide spiagge, non prima di aver rischiato di fare un’insolazione! Per fortuna tutto si risolve con tanta acqua e ombra per un quarto d’ora! Questo maledetto tettuccio! C’è una spiaggia dove vogliamo assolutamente andare: Anse Georgette. Mi era stata descritta da alcuni viaggiatori come la più selvaggia e la più bella. Per arrivarci dobbiamo però passare attraverso il Lémuria Resort, il più lussuoso resort delle Seychelles!… Dopo un po’ di resistenza da parte del guardiano riusciamo a superare l’ingresso e parcheggiamo davanti al bellissimo Golf. Ci dicono che per raggiungere la spiaggia, dobbiamo passare in mezzo al golf, camminare per circa 20 minuti, poi girare al 11° buco, scendere lungo la collina e finalmente dovremmo arrivarci… Humm… Proviamoci!… Ma io ho la faccia tosta e quando vedo una macchinetta da golf arrivare verso di noi, guidata da un impiegato del resort, gli chiedo: “Si passa di qui per Anse Georgette?” e lui: “Dovete andare alla spiaggia?” Io: “Sì… ma non sappiamo se questa è la strada giusta” (nota: ce n’era una sola!), lui guarda l’orologio e mi fa: “Dai, salite, vi porto io!”… beh, se proprio insisti!… in due secondi siamo sulla macchinetta e iniziamo a percorrere tutte le stradine del golf, è veramente divertente!… Sicuramente a piedi, ci saremmo persi dopo il 7° buco! Arriviamo finalmente alla fine del percorso, e gentilmente il ragazzo ci offre di venirci a prendere tra un’ora e mezza!… Fantastico! Lo spettacolo che stiamo per vedere è incredibile! Percorriamo alcuni metri su un piccolo sentiero sabbioso in mezzo agli alberi, probabilmente dei Takamaka… e alla fine, la vediamo!… La spiaggia è deserta e mi sento subito come il protagonista di Cast Away (solo che noi abbiamo un passaggio per il ritorno). Il colore del mare è di un turchese intenso ma trasparente e resto ipnotizzata dalle onde enormi che si infrangono sulla sabbia bianchissima e accecante… Ai lati della spiaggia, che non è molto lunga, ci sono dei grossi blocchi di granito, alcune palme e alberi di Takamaka fanno da cornice a questo gioiello della natura… Tiro fuori la Reflex e inizio a scattare febbrilmente! E’ talmente bella e irreale che voglio catturare ogni centimetro di questa spiaggia!… Finito il rullino, mi decido a buttarmi in acqua, mi rendo conto che stavo ritardando quel momento proprio per godermi la visione di questo posto, mi sembra incredibile che io sia qui!… Mio marito, che di solito si sdraia all’ombra per leggere qualche libro e non ama tanto fare il bagno, è già in acqua!… Lo raggiungo! Rimaniamo a lungo in mezzo a queste onde paurose ma attraenti, ci tuffiamo, ci facciamo portare fino a riva, dei pesci multicolori ci circondano, cerchiamo di non farci risucchiare dalle correnti, che anche qui sono abbastanza forti, dobbiamo star attenti perché abbiamo già l’acqua fino a sotto le braccia, ma sembriamo due ragazzini, agitatissimi a giocare tra le onde!… L’acqua è calda ma non troppo. E’ un momento fantastico, ci sembra di essere soli al mondo!… Dopo il bagno decido di arrampicarmi sulle rocce di granito che sono come posate sulla sabbia per osservare tutto dall’alto… Resto così per un po’, fino a quando ci accorgiamo che forse il tempo è passato e il nostro “autista” ci starà aspettando… Visto che non ci teniamo a rifare la strada inversa a piedi, anche perché in teoria sarebbe vietato camminare sulle stradine del golf, corro verso il luogo dell’appuntamento, ancora in costume e piedi nudi… Lui ci sta già aspettando, all’ombra… Gli dico di aspettare ancora un minuto il tempo di raccogliere la nostra roba. Salutiamo la spiaggia, so che me la ricorderò per sempre e che le mie numerose fotografie non potranno mai renderle giustizia… E raggiungiamo la macchinetta per ripartire.
A questo punto, eleggiamo Anse Georgette come spiaggia più bella del Mondo, sì, sì, del Mondo! 😉 Finiamo la giornata ad Anse Lazio, la spiaggia “ufficialmente” più bella di Praslin, ma tanto noi sappiamo che c’è ne un’altra!… Il giorno successivo, la nostra sete di scoperta ci fa scegliere un’escursione per Curieuse, un’isola di fronte a Praslin, famosa per ospitare delle tartarughe terrestri giganti. La prima tappa dell’escursione ci permette di fare snorkelling intorno all’isolotto St Pierre, di fronte ad Anse Volbert. Purtroppo il cielo si annuvola, le onde sono sempre più grosse, sotto non ci vedo niente e rischio di andar a sbattere la testa contro gli scogli. Decido quindi di tornare sulla barca non prima di aver visto un bel branco di calamari passarmi vicino… Proseguiamo quindi per Curieuse, il cielo è sempre più nero, ma affascinante allo stesso tempo… E’ la prima volta che troviamo brutto tempo da quando siamo arrivati ma non ci preoccupiamo più di tanto. Il nostro ottimismo ci accompagna fino a quando, sbarcati sull’isola e radunati intorno al barbecue, inizia a diluviare! Non smetterà più fino alle 15 circa! Abbiamo solo avuto il tempo di visitare il piccolo museo dell’isola. Gli accompagnatori decidono di riportarci indietro al resort, essendo pericoloso viaggiare in barca quando c’è un temporale e mare mosso… Siamo ovviamente tutti delusissimi e anche pronti a visitare l’isola sotto la pioggia, ma i nostri accompagnatori non vogliono rischiare e rientriamo tutti… che tristezza! Passiamo il pomeriggio al resort, tra letture, tè e lezioni di cucina creola!… La sera stessa, chiediamo il rimborso dell’escursione, se possibile, ma ci propongono di iscriverci di nuovo alla stessa escursione per il giorno successivo. Accettiamo ovviamente! Siamo tenaci, dobbiamo assolutamente vederla quest’isola, e poi si chiama Curieuse, lo sto diventando sempre di più (curiosa)!… Il giorno successivo, siamo già svegli alle 7.00. Guardiamo fiduciosi l’orizzonte, che si è nettamente schiarito… Forse ce la facciamo oggi! Dopo la colazione, partiamo con una jeep fino ad un punto più avanti della Côte d’Or. Ritroviamo le stesse tre coppie della vigilia, che sono riuscite a iscriversi di nuovo all’escursione. Capiamo che l’hanno organizzata esclusivamente per noi! Carini vero?… Andiamo direttamente a Curieuse. Al nostro arrivo, a Anse Possession, ci aspetta una guida in stile Ranger: Mary Diana, una ragazza nera rotondetta dal sorriso malizioso. Ci fa subito vedere alcuni esemplari di coco fesses e frutti del coco de mer maschile facendo alcune battutine! Ci mostra poi le tartarughe terrestri giganti che girano libere sul prato intorno a noi… Sono davvero enormi! Queste hanno soltanto 50 anni, dico soltanto perché raggiungono anche 200 anni! Le tartarughe terrestri giganti sono una specie endemica delle Seychelles, come lo sono anche alle Galapagos (tutte quelle viste in altri posti, come Zanzibar, sono state importate). Sull’isola di Curieuse sono state portate dall’atollo di Aldabra, il più grosso atollo corallino del mondo, che si trova a circa 1000 km a sud ovest di Mahé. Nel secolo scorso, i coloni francesi e inglesi le mangiavano (!) ma ora sono una specie protetta… Ad Aldabra credo che ce ne siano circa 200.000 in totale libertà e sotto osservazione dai biologi… Queste strane creature si lasciano avvicinare e gli possiamo anche dare alcune foglie da mangiare. Quando poi le accarezziamo sul collo si alzano lentamente e tirano fuori la testa il più possibile, sembrano E.T.! E’ pazzesco!… Rimarrei qui delle ore ad osservarle, ma Mary Diana ci chiama per iniziare il giro dell’isola, che si rivela interessantissimo, alla scoperta della fauna e della flora di questo posto: granchi giganti, gecki, mangrovie, piante di ananas, albero della vaniglia, “il frutto dalla pazienza” (sembra una pallina con una grossa buccia verde, che si apre facilmente in 4 quando si preme con le mani, e all’interno c’è una specie di frutto asciutto di colore marrone diviso in tanti pezzettini di forme diverse. Il gioco consiste nel cercare di ricomporre la forma originale del frutto come se fosse un puzzle… ci abbiamo provato, è quasi impossibile! Da cui il nome “frutto della pazienza”)… Finito il giro torniamo sulla spiaggia per riprendere la barca che ci porta a Praslin, davanti al nostro resort. Dimenticavo, il tempo è stato stupendo e l’escursione davvero interessante e piacevole!… Finiamo la giornata tornando alla spiaggia di Anse Lazio con un’altra coppia. Le onde sono come l’altra volta, gigantesche, e ci divertiamo un mondo, con anche qualche brivido quando mi ritrovo sott’acqua stile centrifuga della lavatrice!… Torniamo al Paradise Sun con il pullman locale, un’esperienza molto simpatica e un po’ rischiosa visto che le strade sono strettissime a volte a strapiombo sul mare senza nessuna protezione! Era l’ultimo giorno a Praslin. Il giorno dopo partiamo per La Digue, ultima tappa del nostro viaggio. La Digue è un’isola incantevole, che sognavo da tempo, grazie alle pubblicità e ai cataloghi che mostrano sempre la famosa Anse Source d’Argent con i suoi enormi massi di granito rosa… Siamo alloggiati al Patatran Village, situato a Anse Patates sulla punta nord, di fronte a diverse isole: île Coco, Félicité, Grande Soeur, Petite Soeur e Marianne. E’ composto di piccoli bungalow bianchi arroccati sulla collina, il nostro è all’estremità sinistra con una vista stupefacente sulle isole. Dopo un cocktail di frutta di benvenuto, scopriamo che il nostro bungalow è stato letteralmente riempito di hibiscus rossi! Eh eh, le coppie in luna di miele!… Purtroppo i primi due giorni sull’isola li passiamo al Patatran perché piove e c’è pure nebbia!… Incredibile!… Non riusciamo nemmeno a vedere le isole di fronte! Per due giorni, a colazione, abbiamo tutti gli occhi rivolti verso est, per vedere cosa succederà, e ogni volta che c’è uno spiraglio di luce giallina all’orizzonte, riprendiamo a sperare in una giornata di sole… e poi mezz’ora dopo piove di nuovo fino al pomeriggio inoltrato!… Le cameriere non capiscono perché siamo così stressati dalle previsioni meteo, che peraltro sono inesistenti alle Seychelles perché il tempo è imprevedibile e può cambiare nel giro di un’ora senza preavvisi… Loro non fanno caso al brutto tempo e ci prendono un po’ in giro… Per fortuna, verso le 4 del pomeriggio smette di piovere e possiamo uscire per fare delle passeggiate a piedi, il primo giorno da Anse Patates a Anse Fourmi, lungo la costa orientale, il secondo giorno, fino a La Passe, il villaggio principale dell’isola, lungo la costa occidentale, dove si trova il piccolo porto… Per fortuna il terzo giorno torna il cielo sereno e possiamo affittare le bici per andare alla scoperta dell’isola… Siamo eccitatissimi!… Finalmente, ci possiamo muovere! Mettiamo lo zainetto nel cestino e partiamo in direzione dell’Union Estate, una specie di museo a cielo aperto con ingresso a 3$ che raggruppa: una bella casa creola circondata da un prato verdissimo che è stata usata negli anni 70 per le riprese del celebre film erotico “Emmanuelle”, un cimitero vecchissimo con le tombe in pietra dei primi coloni, molto suggestivo, una fabbrica di coprah minuscola, un recinto con delle tartarughe giganti (erano molto più belle sull’isola di Curieuse perché libere!), e infine… in fondo, la famosissima Anse Source d’Argent… In realtà la spiaggia è la nostra prima tappa della giornata, presto la mattina, prima dell’invasione dei turisti, anche se invasione è un termine relativo: quando andiamo via ci sono circa 15 persone, però preferisco vederla selvaggia, senza asciugamani, senza costumini colorati sparsi nell’acqua bassissima… Per arrivarci, bisogna lasciare le bici e camminare per 5 minuti tra la vegetazione folta, i ragni delle palme (fanno delle ragnatele enormi tra le palme, ma non sono pericolosi per l’uomo), le rocce di granito immense, tipiche di La Digue… e poi la vedi, questa spiaggia tanto sognata, meravigliosa, deserta, tranquilla, fotografatissima… e non ti sembra vero di essere qui… il sole è talmente forte ora che i colori del mare sono quasi sbiaditi, purtroppo… Tra parentesi, ho scoperto che alle Seychelles, stranamente, il momento migliore per fare le foto, oltre al tramonto, è verso l’ora di pranzo: i colori sono accesi e si possono scorgere bene tanti gradazioni di azzurro nel mare, al contrario di quanto accade alle nostre latitudini.
Comunque scatto diverse foto lo stesso, chissà se tornerò mai qui… La marea è bassa e si possono vedere chiaramente i coralli e i pesci multicolori sott’acqua… Andiamo fino in fondo alla spiaggia sperando di poter andar ancora avanti verso Anse Pierrot e il sud dell’isola… Ma grossi blocchi di granito ci impediscono di passare. Forse dovremmo camminare per un pezzo nell’acqua per contornare le rocce… Purtroppo il tempo è poco, dobbiamo ancora fare il giro dell’isola e qui il sole tramonta prestissimo… Con le bici, prendiamo quindi la stradina che attraversa l’isola fino alla costa est e arriviamo a Grande Anse, una spiaggia battuta dalle onde e dal vento, pericolosa per il bagno. I due giorni di pioggia hanno formato delle grosse pozzanghere sulla strada sterrata e le bici diventano presto marroni dal fango!… Sulla spiaggia e in acqua, si stanno allenando i “baywatch” locali!… Il mare qui ha assunto un colore un po’ marroncino per via della terra portata con il temporale quindi non ci fermiamo a fare il bagno. Proseguiamo a piedi dopo aver lasciato la bici vicino all’unico ristorantino della spiaggia, per raggiungere Petite Anse. Dopo neanche 10 minuti di camminata facile tra gli scogli e la vegetazione, la intravediamo tra gli alberi, è bellissima!… La sabbia bianca è accecante, e le onde turchesi sono incessanti… Non posso resistere a camminare piedi nudi in questa sabbia finissima con il vento in faccia, e ammirare la forza dell’Oceano… il nome Petite Anse in realtà non rende giustizia a questa lunga spiaggia che io trovo molto più bella di Grande Anse… Ma la nostra curiosità ci spinge ad andare ancora avanti, verso Anse Cocos… Incrociamo una coppia di tedeschi che vuole recarsi su quella spiaggia, e decidiamo di fare il cammino insieme in quanto per via delle grosse pozzanghere e della folta vegetazione abbiamo un po’ di difficoltà a capire dove passare… Dopo alcuni tentativi invano, riusciamo ad individuare un piccolo passaggio in fondo a Petite Anse che ci porta sul sentiero per Anse Cocos. Il sentiero sale poi su una collina, siamo immersi nella giungla, ogni tanto possiamo intravedere uno scorcio di mare, sembra una cornice in mezzo alla vegetazione, è bellissimo! Il sentiero dopo un po’ inizia a scendere e ci ritroviamo in mezzo ad una specie di prato costellato di palme da cocco. Sulla destra, una barriera naturale di alberi ci impedisce di vedere il mare e di accederci ma sentiamo il rumore delle onde, chissà cosa troveremo lì dietro!?… Andiamo avanti, ci sono delle casette di muratura abbandonate, sembrano le rovine di un resort, iniziato ma mai terminato… sarebbe meglio abbattere del tutto queste costruzioni… Ancora nessuna traccia del sentiero che ci porterà alla spiaggia… I tedeschi non si ricordano più dov’è (loro sono stati qui qualche anno fa)… Ci sono pozzanghere un po’ ovunque… Ma finalmente vediamo un sentiero! Dobbiamo soltanto saltare un paio di volte sopra dei piccoli ruscelli creati dalla pioggia e ci siamo!… Eccola! Anse Cocos! Il bianco della sabbia mi costringe ad indossare subito gli occhiali da sole! E’ una spiaggia meravigliosa! La spiaggia è incorniciata con degli scogli di granito, come le due precedenti, e va leggermente in discesa verso il mare, che è molto mosso in quanto da questa parte dell’isola non c’è barriera corallina. Due coppie giocano nelle onde e voglio subito tuffarmi anch’io, ho caldo e questa camminata mi ha stancato! Praticamente siamo soltanto in 10 su questa spiaggia!… Sono felice che così poca gente abbia avuto voglia di fare il mini trekking così possiamo goderci un po’ di tranquillità e ammirare il paesaggio mozzafiato. L’acqua è calda e le onde sono tremende, cerco di non farmi trascinare al largo dalla corrente fortissima! Il fatto che ci siano altre 4 persone in acqua un po’ mi tranquillizza! Purtroppo è già tardi e dobbiamo tornare indietro fino alle bici e poi dall’altra parte dell’isola… Al ritorno, nel sentiero tra gli alberi, abbiamo l’enorme fortuna di vedere la “Veuve Noire”, un uccello endemico delle Seychelles, nero con una coda doppia, lunghissima, davvero particolare!… Ci avevano detto che fosse quasi impossibile vederlo! Che fortuna… Con le bici, torniamo pian piano al Patatran Village. La strada è bellissima, piccolina, in mezzo agli alberi, ci sono alcune casette di Seychellesi, con gli abitanti occupati a fare giardinaggio, tagliare alberi, raccogliere frutta, o semplicemente a chiacchierare, i bimbi giocano in mezzo alla strada, è proprio piacevole… Vorrei fermarmi un momento a Anse Source d’Argent per ammirarla al tramonto ma il mio maritino è stanco, ha preso troppo sole e vuole tornare al bungalow… Peccato… Me la immaginerò soltanto… i riflessi ambrati sulla roccia granitica mentre il sole si tuffa nella laguna… Chissà che bello spettacolo doveva essere… Domani è l’ultimo giorno a La Digue… Com’è passata in fretta! Abbiamo già prenotato un’escursione di mezza giornata, all’île Coco, proprio di fronte a Anse Patates, per recuperare quei due giorni di pioggia; promettono un tempo meraviglioso… Ci godiamo l’ultima cena con un bel buffet creolo e andiamo a letto, esausti dalla giornata di bici, camminate e nuotate e anche un po’ cotti dal sole!… Partiamo alle 9.00 dal bungalow e raggiungiamo gli altri al molo, al villaggio di La Passe, a un quarto d’ora di camminata. La Digue è fantastica per questo: è tutto a misura d’uomo, non ci sono auto (soltanto una ventina di veicoli, soprattutto di servizio), la gente gira a piedi o in bicicletta, i taxi sono dei carri trainati dai buoi (anche se oggi è un’attrazione turistica), sembra di essere tornati indietro nel tempo… Con la barca, raggiungiamo in fretta l’île Coco, che è difficile da descrivere talmente è bella e particolare. E’ un’isola piccolissima, fatta soltanto di ammassi di grossi blocchi di granito, con alcune palme, una striscia di sabbia bianca che la contorna e una barriera corallina fantastica!… Alcuni blocchi di pietra formano quello che chiamano “il portone”, in quanto sembra l’ingresso di qualche tempio segreto, la Natura ha scolpito la roccia in maniera incredibile!… E’ un’isola davvero fotogenica, sembra quasi finta! Per fortuna la nostra è la prima barca ad avvicinare l’isolotto e quindi possiamo sbizzarirci nelle fotografie, ne scatto tante, da tutte le angolazioni, sono agitatissima, è bellissimo!!!… Mi sembra incredibile essere qui (ancora una volta!) tutto è perfetto: il sole splende, il cielo è azzurrissimo e non c’è vento.. Condizioni ottimali, mai avute finora, e che promettono uno snorkelling indimenticabile! Ci tuffiamo presto tutti in acqua e disponiamo i nostri asciugamani e zainetti all’asciutto, sull’isolotto, sui blocchi di pietra; formano un dedalo divertentissimo e anche se lo spazio è davvero ridotto, riusciamo a ricavare angolini di privacy! Indossiamo maschera, boccaglio e pinne, prendo la macchina fotografica usa e getta underwater (che tutto sommato fa delle foto decenti se c’è una bella luce in superficie) e cominciamo ad esplorare la barriera corallina. E’ uno spettacolo!… Non ho mai visto così tanti pesci raggruppati, neanche alle Maldive!… Siamo circondati! Ce ne sono di tutti i colori: viola, blu, gialli, verdi, neri, multicolori, e di tutti i tipi: pappagalli, pagliaccio, non so più dove girare la testa!… Dopo un po’, quando torno verso l’isola, vedo una sagoma rotonda un po’ più scura in superficie, con intorno dei Seychellesi che ci giocano insieme: è una bellissima tartaruga marina!… E’ piccola, e sembra docile. Uno dei ragazzi me la porge e la tengo in mano per alcuni secondi, è pesantissima!… Non so se la cosa sia gradita, quindi la rimetto in acqua. E’ davvero carinissima e si forma un gruppetto di persone tutt’intorno per ammirarla… Dopo un po’, risaliamo sulla barca e lasciamo l’île Coco per Félicité, un’isola più grossa, di fronte, dove ci dicono che potremo osservare altre tartarughe, non dobbiamo andare a riva però in quanto lo sbarco è vietato agli escursionisti. Io sarei rimasta per sempre nella piccola laguna di Coco… Nel momento in cui mi tuffo dalla barca, mi trovo subito di fronte ad un’altra tartaruga, come se ci avesse aspettato!… Dopo un po’ intravedo anche una bellissima razza, nera con puntini bianchi! La inseguo per un po’, nella speranza di scattarle una foto, ma va troppo veloce, si è accorta di essere inseguita e accelera! E’ pazzesco, dopo un po’ c’è acqua che entra nel mio boccaglio e non riesco più a respirare, devo riprendere fiato in superficie, ma appena rimetto il naso sottacqua, più nessuna traccia della razza… E’ completamente sparita… che peccato… Però è stato divertente! Dopo un po’, risaliamo sulla barca e, mangiando pezzi di cocco fresco, ci godiamo ancora il panorama sull’île Coco e Félicité… Che meraviglia!… E’ una giornata perfetta! Non potrei desiderare di più. Mentre torniamo verso La Digue, confido a Bibian (una signora creola simpaticissima che organizza le escursioni dal Patatran, ma serve anche la colazione, la cena, fa un po’ da p.R., fa tutto insomma!) che deve essere bellissimo vedere Anse Source d’Argent dal mare… Desiderio esaudito! La barca, invece di girare a sinistra verso il porto, prosegue per un po’, per costeggiare la bellissima spiaggia dal largo!… Che gentilezza! Non avrei sperato più bella conclusione del nostro soggiorno alle Seychelles! Possiamo osservare bene i massi granitici immersi nel verde e battuti dalle onde, all’estremità della spiaggia… E’ fantastico! Ora possiamo tornare al porto, tutti sono ovviamente molto felici di questa piccola deviazione e ringrazio Bibian con un sorriso complice… Tornati al molo, dopo un pranzo veloce, ci facciamo una doccia al Patatran, usando la doccia di un bungalow libero (devo dire che lo staff di questo piccolo albergo è stato disponibilissimo e molto gentile). Dopo un po’, un pick-up ci viene a prendere per portarci al molo, dove ci aspetta la barca per Praslin. L’addio a La Digue è molto difficile. I colori del porticciolo sono molto allegri: giallo, rosso, fucsia, verde… Il mare è molto calmo oggi, la traversata sarà probabilmente meno movimentata dell’andata… In effetti era stato quasi tragico, c’erano delle onde molto grosse e la barca si muoveva in continuazione da sinistra a destra, sembrava che dovessimo rovesciarci da un momento all’altro!… Per fortuna oggi è molto più tranquillo. Al nostro arrivo al molo di Praslin ci aspetta un taxi per portarci all’aeroporto, che lusso!… Il volo da Praslin a Mahé è molto divertente in quanto sono seduta vicina ad un vecchio signore seychellese probabilmente ubriaco, che prende l’aereo per la prima volta!… Lo aiuto pure a mettersi la cintura perché non ci riesce da solo! Ci facciamo delle grandi risate con i due piloti perché questo signore afferma che loro non servono a niente, che fa tutto il pilota automatico! Piano piano, stiamo tornando alla ‘modernità’, vedo le case di Victoria, il porto, le fabbriche… Che contrasto con La Digue, che abbiamo lasciato da poco più di due ore… Già mi manca! Questa notte dormiamo ancora a Mahé, sempre al Plantation Club (dov’eravamo stati i primi giorni) perché c’era uno sconto abbinando questa notte alle altre 4. La serata è un po’ malinconica, un po’ perché stasera non c’è nessun gruppo musicale, un po’ perché l’atmosfera del ristorante è molto meno intima che a Praslin o La Digue, e soprattutto perché è l’ultima sera alle Seychelles… Dopo cena, facciamo una passeggiata sulla spiaggia, voglio ancora osservare la luna che si riflette sul mare e sentire il rumore delle onde… Il giorno dopo, la sveglia suona alle 5.00; dopo una colazione veloce, raccogliamo i nostri bagagli e raggiungiamo l’aeroporto con il pullmino. Rimango con la testa appiccicata al vetro per tutto il tragitto per osservare bene ogni palma, ogni casetta, ogni spiaggia ancora una volta… L’aereo parte alle 9.00, annuso ancora una volta il fiore di Frangipane che mi sono tenuta in tasca, e mentre sorvoliamo i monti di Mahé, salutiamo quest’arcipelago meraviglioso, che rimarrà per sempre nel mio cuore…