La solitudine del manager

Beato te che sei sempre in giro per lavoro!! Ecco questa è la frase che mi sento dire sempre piu' spesso. Ma è veramente cosi'? E' veramente una fortuna correre a destra e sinistra dietro a contratti, pranzi di lavoro, cocktails con imprenditori giapponesi?!! Provo a raccontare dal vero una missione di lavoro... E voi stessi vi...
Scritto da: Bruno T
Viaggiatori: da solo
Spesa: 1000 €
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Beato te che sei sempre in giro per lavoro!! Ecco questa è la frase che mi sento dire sempre piu’ spesso. Ma è veramente cosi’? E’ veramente una fortuna correre a destra e sinistra dietro a contratti, pranzi di lavoro, cocktails con imprenditori giapponesi?!! Provo a raccontare dal vero una missione di lavoro… E voi stessi vi ricrederete! Partenza alle ore 7 da Roma per Fiumicino , in auto, piove a dirotto, l’autostrada è gia’ intasata. Devio sulla Portuense, per la quale occorrerebbe piu’ un canotto che una macchina.

Arrivo al parcheggio di Fiumicino e trovo posto giu’, giu’ in fondo. Corro, salgo, scendo, corro, giro, salgo, scendo e dopo 15 minuti sono di fronte ad una fila madornale di persone che attendono il controllo di sicurezza. Gia’, dimenticavo l’effetto 11 settembre: adesso bisogna aspettare un casino di tempo per i controlli necessari. Sono quasi le 8.20 e l’aereo sta per partire. Un signore vicino a me impreca in portoghese, un altro attende impaziente blaterando in inglese qualcosa del tipo” i soliti italiani”.

Dopo un altro quarto d’ora sono dentro l’area partenze. Corro, corro, corro e arrivo mentre l’aereo sta chiudendo il portellone. Grido alla hostess, che mi guarda severa e mi fa montare per pietà. Lo steward a bordo mi indica per punizione l’ultimo posto di business, quello con le tendine che ti calano davanti alla faccia. Si vola verso Londra. Mi rilasso un po’, ma arrivati su Parigi comincia la solita cucaracha. Non si vede piu’ nulla dall’aereo eccetto una densa nuvolaglia che avvolge tutto. Balliamo sulla Manica e l’aereo è scosso come se gli dessero delle legnate: niente di strano, d’inverno è sempre cosi’. Improvvisamente vedo le luci di Heathrow a pochi metri dall’aereo. Atterriamo. Scende una pioggerellina fitta e gelida che ti si appiccica addosso.

Dopo un’ altra ora passata tra treno express e taxi, arrivo in albergo. Reception, chiave, cambio camicia al volo nell’ingresso, getto la valigia sul letto, esco di corsa verso la city in taxi. Errore tremendo!!!! Andare in taxi nella city a dicembre??!! ma ci vogliono due ore!!! A Londra c’è un traffico che nulla toglie alle nostre file sulla Colombo. Scendo a meta’, mentre sono fermo verso Trafalgar in mezzo ad un corteo per l’inaugurazione delle sessioni parlamentari. Vengo quasi investito da un cavallo della Horse Guard.

Decido di prendere la metro, ma la mia idea l’hanno avuta anche gli altri: mi ritrovo in un lungo serpente di persone, irreggimentate dentro un nastro giallo che si dipana per metri, tutte in fila per i biglietti.

La signora davanti mi guarda male, quasi si aspettasse, che dato il mio aspetto molto meridionale, io salti fuori a tradimento e raggiunga il bigliettaio saltando la fila. Da come mi guarda… Quasi , quasi lo faccio! Mentre la signora mi sorveglia, Paul comincia a chiamarmi sul cellulare con toni melodrammatici, tipo: “Ma stiamo tutti aspettando solo te!”. Dopo solo 5 ore dalla partenza sono nell’ufficio della city! Tutti mi accolgono dicendomi:” ecco – ce – lo – aspettavamo – chissa’ – dove – sei – stato – finora – a – divertirti?!!”.

La riunione di lavoro va avanti con inflessibile stile inglese ad orario rigido.

Segue rapidissimo break a base di sandwich allo Scottish Tomato (esiste il pomodoro scozzese??!) . Ridendo (per niente) e scherzando (per niente) si fanno le “five o’clock”, mitica ora inglese quando tutti gli uffici di Londra si svuotano come fosse in corso un bombardamento della Luftwaffe. In 5 minuti mi trovo da solo davanti alla fermata della metro, travolto da migliaia di impiegati in gessato che corrono via come forsennati. Torno in albergo. In fondo sono le sei e, benche’ distrutto, una capatina ai grandi magazzini me la faccio!!! Esco, si fanno le sei e mezza.

Entro nei grandi magazzini proprio mentre annunciano: “i clienti sono pregati di avviarsi all’uscita per la chiusura”. Arraffo un cd che mi costa 3 euro in piu’ rispetto al prezzo che vedrò al ritorno sotto casa mia, ma sono felice di aver fatto il mio piccolo shopping londinese.

Adesso mi attende una bella cena di cortesia con i giapponesi. Sceglieranno il ristorante italiano?!Speriamo di no, all’estero non ci andrei mai. Mi chiama Tomo: ha scelto il ristorante italiano! fingo di essere entusiasta e gli do appuntamento per le 21. Attenzione ricordatevi che per me sono le 22, data la differenza di orario con Londra.

Ho una fame che non ci vedo. Finalmente a cena, ci servono una specialita’ che “senz’altro non conoscete!” si tratta della “Buffalo’s mozarela”, la mozzarella di bufala, che qui viene venduta a prezzi stratosferici.

Che novita’! Comincio a pensare quanto mi costerebbe allevare una bufala sul terrazzo di casa mia a Roma. Potrei spedire poi le mozzarelle via aereo… Ok. Finalmente sono le 22 (per me 23) e la giornata è finita. mi defilo rapidamente… Finalmente libero… Mi faccio un giro verso Piccadilly. Praticamente non mi reggo in piedi dalla stanchezza e sono 16 ore che corro su e giu’. Però, che diamine, Londra è sempre Londra ed è quasi Natale: non posso andare a letto. C’e’ un nuovo locale: è un disco bar… Vediamo un po’, magari c’e’ qualche giro di modelle inglesi… Generalmente sono carine e bionde. Entro, bevo qualcosa e… Ma sono tutti uomini! Mi viene incontro un omaccione muscoloso tutto vestito di pelle nera, con berretto militare su’: si ferma e mi sussurra “allora che famo stanotte ‘nsieme?!”.

Ho capito. E’ meglio che me ne vado. Ah, dimenticavo, devo pure sbrigarmi perche’ domani mattina si rientra presto!!! Buona notte!.



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