Ritorno alle origini
Il primo impatto con le Maldive, una volta superati i controlli doganali e recuperate le valigie è il profumo caldo dell’aria che sa di mare e di crema per le scottature; inoltre, un’altra cosa che colpisce subito è l’acqua limpida e azzurrissima del porticciolo degli idrovolanti dove abbiamo aspettato un’oretta prima di imbarcarci verso la nostra isola.
Poi siamo saliti su un idrovolante rosso da quindici posti, dove i piloti guidavano scalzi e in bermude, che in 25 minuti ci ha portato alla meta finale: è stata un’esperienza molto particolare che, a parte il rumore assordante e il caldo umido, ci ha permesso di osservare gli atolli da un’altezza sufficiente a dare una bellissima visione d’insieme senza perdere i dettagli. L’atterraggio sull’acqua, poi, è molto morbido e divertente.
L’isola era molto piccola – si girava a piedi in dieci minuti – di forma vagamente triangolare e completamente ricoperta da una folta vegetazione di palme, mangrovie e strani alberi con le radici altissime a forma di capanna.
La spiaggia era bianchissima e di tipo corallino (infatti la sabbia non scottava mai, neanche nelle ore più calde della giornata). Sul lato davanti al reef era più larga ed “attrezzata”: lì c’erano, infatti, il bar, il campo di beach volley, l’affitto di canoe e wind surf…, mentre sulla parte affacciata sulla laguna era decisamente più stretta e a forma di minuscole calette a mezzaluna separate da muretti di pietra. Qui l’acqua era sempre più calma, trasparente e calda, ideale per lunghi bagni rilassanti. Il terzo lato non aveva praticamente spiaggia in quanto la vegetazione lambiva l’acqua in più punti, ma era il posto migliore per osservare il tramonto.
Per quanto riguarda la fauna, abbiamo visto un grosso airone cinerino, le volpi volanti (enormi pipistrelli con il musetto da volpino), altri strani uccelli neri, i granchi, i giechi, le iguanine, farfalle colorate, le razze e gli squaletti! L’attività più interessante che si poteva praticare era sicuramente lo snorkelling, ovvero l’osservazione dei fondali con maschera e boccaglio. La barriera corallina era molto vicina alla spiaggia, quindi la si poteva raggiungere a nuoto. Si potevano vedere tantissimi tipi di pesci colorati già vicino a riva ma l’esperienza più emozionante era quella di nuotare verso il reef e di lasciarsi sorprendere dal profondo abisso blu che ti si spalanca sotto quando il muro di corallo si inabissa. Il senso di libertà, silenzio e serenità che si prova in quel punto dove non si vede altro che un’infinita distesa di blu attraversata solo da banchi di pesci tropicali è qualcosa di indescrivibile e di indimenticabile.
Il nostro bungalow era ovale, bianco, con il tetto di paglia e una piccola veranda con due sdraio e la porta di legno. L’interno era a sua volta rotondo con un’enorme letto bianco al centro, mentre tutt’attorno alle pareti era addossata una grossa specchiera, un armadio aperto e infine il bagno, che si snodava a ferro di cavallo dietro la camera principale. Il soffitto era a pagoda, molto alto e con inserti in legno che riprendevano la testiera del letto e il resto del mobilio.
Veramente degna di nota la doccia, la più grande che io abbia mai visto, capace di ospitare comodamente due persone… La particolarità era il modo che gli inservienti avevano di piegare le lenzuola del letto la sera, formando disegni geometrici o figurati con le pieghe della stoffa; l’ultima sera, poi, abbiamo trovato una composizione a forma di cuore decorata con fiori di bouganville!! Dalla veranda o dall’enorme finestrone ai piedi del letto si vedeva il mare e infatti bastava attraversare una piccola stradina di sabbia per ritrovarsi direttamente sulla laguna, dove il mare era trasparentissimo e l’acqua sempre tiepida.
Il ristorante del villaggio era un ampio spazio aperto, coperto solo da un tetto di paglia intrecciata, dove si mangiava a buffet. La cucina era varia e saporita, ma non particolarmente tipica perché le specialità maldiviane sono giudicate troppo speziate e piccanti per il gusto occidentale. Erano comunque previste serate etniche con degustazione di piatti indiani, cingalesi, cinesi e italiani.
I dolci erano sempre abbondanti e originali, mentre la frutta e la verdura fresca non sempre erano presenti. Le serate trascorrevano nel silenzio e nella tranquillità, con possibilità di osservare miriadi di stelle nel cielo nerissimo (quando era sereno), di passeggiare sulla spiaggia insieme ai granchi che dormono sotto la sabbia o di guardare i pesci dal fondo del pontile illuminato. Alle Maldive l’animazione serale è volutamente molto soft, proprio per consentire alle persone di godere del silenzio e della natura. Presso il bar sulla spiaggia erano comunque previsti alcuni intrattenimenti quali il pianobar, l’esibizione di un mago o di acrobati e l’originale “corsa dei paguri”.
La maggior parte delle volte, tuttavia, ci si attardava a chiacchierare con gli amici o ci si sfidava in qualche gioco di società.
All’interno dell’isola era presente anche una beauty farm gestita da una coppia di massaggiatori indiani. Si trattava di una costruzione rotonda, con il pavimento in legno e il tetto di paglia, con una specie di patio fiorito nel mezzo e tante porte dietro le quali venivano effettuati i vari trattamenti: massaggi, bagno turco, impacchi… Io ho provato il massaggio alla schiena: mezz’ora di puro piacere durante la quale sono stata cosparsa di oli profumati e sapientemente massaggiata con il sottofondo di una musica orientale; alla fine del trattamento, la signora mi ha fatta accomodare su una sdraio di vimini e mi ha offerto il te alla mela in una tazzina di terracotta.
Il massaggio è di per sé un’esperienza rilassante e piacevole ma lì tutto è amplificato dal fatto che quando sono uscita dalla beauty farm, anziché i rumori del traffico e il caos della città, avevo davanti agli occhi il silenzioso spettacolo delle palme mosse dal vento.
Il ricordo di una vacanza alle Maldive è intenso e indelebile. Anche se non si visitano luoghi storici e non si viene a contatto con la popolazione locale, lì si avverte comunque il senso di ritorno alle origini, la libertà di vivere senza scarpe, automobili, accessori…e l’assoluta mancanza di stress.
Arrivederci.