Ruta Maya in 3 settimane di seconda parte
Peccato che all’ora di pranzo si debba andar via, ma tanto stanno affluendo comitive di turisti ed il luogo sta perdendo qualcosa del suo fascino. E noi dobbiamo far presto perché l’ultima lancia per Cayo Caulker parte alle 17! Quindi la frontiera (di nuovo storie per avere la mordida, di nuovo non la paghiamo), le campagne beliziane (poco prima di arrivare a Belize city la strada attraversa uno stranissimo cimitero, preparate le macchine fotografiche!) e la corsa fino al porto. Salutiamo gli autisti e facciamo la fila per la lancia. C’è brutto tempo ma decidiamo di andare lo stesso al cayo e di non dormire a Belize City, che non ci sembra una città molto attraente.
Non entriamo tutti in una lancia, così decidono di farne un’altra, con partenza quindici minuti dopo. Il mio gruppo capita sulla seconda ma c’è un problema: non siamo ancora riusciti a telefonare agli hotel perché il brutto tempo ha bloccato le linee ed abbiamo paura di non trovare posto. Così salgo sulla prima lancia. Il viaggio è avventuroso: inizia a piovere (acqua calda!) e la barca è scoperta, ci mettono addosso un’incerata. Arriviamo che è quasi buio ed io e Paolo ci precipitiamo a cercare un hotel. Troviamo il Tom’s hotel.
Torniamo a prendere gli altri e scopriamo che la seconda lancia non è ancora arrivata. Domandiamo se è partita e ci dicono di si. Rimango io ad aspettare, mentre gli altri raggiungono l’hotel sotto una pioggia torrenziale. Passa un’ora. Anche l’addetta all’imbarcadero è preoccupata, il capitano della lancia è un suo amico. Continua a fare telefonate al porto di Belize city, che ha chiuso! Non dovrebbe chiudere fin quando l’ultima lancia non arriva al cayo! E invece ha chiuso. Tramite un altro porto proviamo a chiamare la barca via radio e non rispondono. Un’ora e mezza. Sono ufficialmente dispersi. Mandano una barca di soccorso che non li trova. Piove a dirotto.
Io sono sul pontile, bagnata come un pulcino, stile vedova inconsolabile. Guardo il mare (nero) ed il cielo (nero) sperando di vedere una lucetta ma niente. La mia amica dell’imbarcadero fa telefonate a raffica. Io penso a quando tornerò in Italia dicendo che ho perso in mare tutto il mio gruppo. Due ore. Ma all’improvviso la tipa esce e mi avvisa che li hanno trovati. Un’avaria al motore, pare.
Macchè avaria! Arrivano e ci raccontano che per non so quale motivo si sono incagliati in un banco di sabbia e che i marinai li hanno fatti scendere a spingere! Io me li abbraccio contenta e li porto subito al Tom’s hotel, dove finalmente ci asciughiamo.
Ha smesso di piovere e sono uscite le stelle. Ai Carabi è sempre così. Ceniamo con aragosta e birra (accoppiata pessima, lo so, ma il vino qui…) e poi andiamo a divertirci. Vi consiglio l’I & I bar.
Prima di andare a dormire stazioniamo un po’ sulla spiaggia… del cimitero! Anche qui ce n’è uno bellissimo, in riva al mare. Queste genti hanno con la morte un rapporto molto sereno.
Tom’s Hotel Sulla spiaggia, dopo il cimitero. Bello ma un po’ caro. I proprietari sono veramente antipatici. 11 $ pp DOMENICA 30 DICEMBRE : CAYO CAULKER – BELIZE CITY – CHETUMAL – MERIDA (notte in bus) Il tempo è stupendo ed andiamo a fare snorkelling sulla barriera corallina. Veramente bellissimo: nuotiamo in mezzo a squaletti e razze e poi ne avvistiamo uno meno addomesticato, di squalo, e grosso! Peccato che il tempo a nostra disposizione sia così poco. Alle 15 dobbiamo ripartire alla volta di Belize city e da lì Chetumal e poi il bus notturno per Merida.
Alla frontiera beliziana qualche problema con le tasse da pagare (ne ho parlato sopra), per il resto un viaggio tranquillo.
LUNEDI’ 31 DICEMBRE : MERIDA – UXMAL – MERIDA Ci svegliamo a Merida e decidiamo di andarcene a dormire un paio d’ore nell’albergo prenotato la sera prima, l’hotel Casa Bowen. Intanto prendiamo i biglietti del bus per Uxmal e per Chichen Itza, il giorno dopo. Ci risvegliamo ed andiamo al terminal di seconda classe, da dove parte il bus per Uxmal. Un’ora di viaggio e siamo ad Uxmal, che è un sito piccolo ma ben attrezzato. Le guide sono brave e costano poco. Non c’è troppo da vedere forse.
Al ritorno ci hanno detto che il bus passa di là alle 15 e 30 ma devono essersi sbagliati. Anche altri turisti sono fermi ad aspettare. Ognuno a cui chiediamo informazioni ci dà una risposta diversa, che va dal “passa tra cinque minuti” al “non passa”. Alla fine facciamo l’autostop. Si ferma una strana camionetta e per un modico compenso accetta di portarci tutti a Muna e lì troviamo un colectivo che ci riporta, un po’ stretti, a Merida. Alla fine spendiamo meno dell’andata ma che fatica! E’ la sera di Capodanno e Merida è una delusione. Il posto meno adatto per festeggiare il nuovo anno, tant’è che non lo festeggiano neanche i suoi abitanti! Ceniamo al Café La Habana, che non è niente di che per il cenone di Capodanno ma di meglio non troviamo. Ci dicono che si farà qualcosa in piazza per la mezzanotte ma non è vero: le strade sono deserte, tutto va avanti come se non ci fosse nulla da festeggiare.
Molto delusi ce ne andiamo a dormire.
Casa Bowen Calle 66 (tel. 99286109). Decadente, avvistato un ratto sulle scale.. 80 pesos pp Café La Habana Calle 59 Buono, sempre aperto. 95 pesos pp MARTEDI’ 1 GENNAIO: MERIDA – CHICHEN ITZA – TULUM Alle 10:00 del mattino abbiamo il bus per Chichen Itza. Qui nello Yucatan accettano anche passeggeri in piedi. Due ore e mezza di viaggio e siamo al sito, che è organizzato veramente bene. C’è anche la biglietteria delle autolinee. Ne approfittiamo per fare i biglietti per la tratta successiva (che da Merida non potevamo fare) e scopriamo che sul bus che volevamo prendere ci sono solo tre posti. Mandiamo avanti il temerario Paolo ed io rimango con il resto del gruppo perché dopo il naufragio me li tengo ben stretti.
Tutti insieme visitiamo Chichen Itza e prendiamo anche una guida (10 pesos pp) molto brava. Non paghiamo l’ingresso al sito perché è il primo dell’anno, giorno festivo. Il sito è molto bello, anche se è pieno di turisti. Facciamo un giro completo ed alcuni di noi salgono anche dentro El Castillo. Si soffre un po’ di claustrofobia a causa del passaggio stretto e della mancanza d’aria ma è strano trovarsi dentro una piramide, dopo tre settimane che saliamo sopra le piramidi e basta.
A Chichen Itza saluto tre dei miei partecipanti (Pino, Maresa e Paola), che si fermano in Mexico una settimana più di noi ed avendo più tempo a disposizione hanno deciso di vedere meglio Merida e l’entroterra ed andare al mare gli ultimi giorni. Son quasi lacrime però, dopo tanti chilometri percorsi insieme.
Insieme ai ragazzi del discovery aspettiamo il bus (Paolo è già partito con altri due per cercare un alloggio nell’affollatissima Tulum) e facciamo acquisti nello splendido mercatino fuori dal sito. I prezzi sono sorprendentemente bassi, al contrario di quelli del bar all’interno (un hot dog circa 4,5 euro!). Per pranzare trovo un chioschetto dove mangiano solo messicani, uscendo dal sito sulla destra. Lo gestisce una signora molto educata e pulita che cucina benissimo! Ci si può anche sedere. Io chiacchiero con una coppia di anziani coniugi che quando scoprono che sono di Roma si mettono quasi a piangere: il loro sogno è vedere il Papa. Per farli contenti gli racconto qualcosa, omettendo il fatto che sono completamente atea s’intende, e gli brillano gli occhi mentre mi ascoltano. Saluto infine gli amici messicani, pago il conto (una miseria, ed ho mangiato delle quesadillas e dei tacos buonissimi) e raduno tutti per prendere il bus.
Arriviamo a Tulum che è buio. Paolo è alla fermata e ci dice che ha trovato un alloggio economico e stupendo PER TUTTI. Ma dai? Sembrava impossibile.
Con dei taxi (35 pesos per taxi) arriviamo alla zona hotelera, una fila di alberghi con cabañas rivolti soprattutto alla clientela con zaino in spalla. Paolo ci conduce alle cabañas Sol y mar, dice di avere le chiavi. Lo seguiamo con gli zaini ma non si arriva mai. Alla fine ci troviamo sulla spiaggia… ed è quello il nostro alloggio! Gran risate dei più, preoccupazione di qualcuno. In realtà Paolo una capanna l’ha trovata, ci metteremo i bagagli di tutti e sul letto dormirà chi non ha portato il sacco a pelo.
Intanto ceniamo al ristorante del Sol y mar. Non lo fate mai! Non so come facciamo ad essere ancora vivi. Il pesce non era per niente fresco. Scopriamo anche che la guida Routard cita le cabañas di quel posto come infestate dai topi.
La notte in spiaggia è semplicemente meravigliosa. Fa caldo ed il cielo è pieno di stelle. Ci sistemiamo sulla riva tra le barche rovesciate. Fedele (ribattezzato O’ Professore) ci illustra tutta la volta celeste.
Cabañas Sol y mar A destra del Don Armando Le cabañas non sono male come dicono (pavimento in sabbia). I bagni si. Sono comunque le più economiche. Il ristorante è assolutamente da evitare. Cabañas ad 80 pesos la doppia, cena 63 pesos pp MERCOLEDI’ 2 GENNAIO: TULUM Alle 6 siamo in piedi. Io parto alla conquista delle cabañas ed inizio dal Don Armando, dove la reception apre alle 7 e bisogna mettersi in lista d’attesa per il chek out delle 11. Davanti alla reception chiusa c’è già un ragazzo, quindi sono seconda. Alle 7 mi metto in lista e subito dopo scatto alle reception delle cabañas vicine: El Mirador e il Santa Fè. Lì le receptions aprono dopo. Siamo i primi in tutte e due le liste. Nel frattempo facciamo tutti colazione al Mirador, che ha una bella terrazza.
Arrivano le cabañas: una al Mirador, due al Santa Fè e sono quasi le 11, ora della verità sulle cabañas migliori, quelle del don Armando. E’ un trionfo, ce ne sono per quasi tutti. Così cediamo ad altri viaggiatori le cabañas degli altri posti e ci stabiliamo al Don Armando.
RIFLESSIONE SU TULUM : Ma vi pare sensato pagare una capanna senza bagno e con il pavimento di sabbia 50.000 lire a notte e una cena a base di pollo 25.000 lire per stare a Tulum? A questo punto potevamo rimanere a Cayo Caulker dove per 25.000 si mangiava aragosta. E Tulum, lo dicono tutti, è il posto più economico dello Yucatan. Risultato: ma vale la pena di vederlo questo Yucatan? Di tutti i posti che abbiamo visitato è stato sicuramente l’unico che non ci è piaciuto. Tutto è a misura di turista. A parte Chichen Itza credo che in un viaggio non troppo lungo convenga saltare le tappe in Yucatan e dedicare più tempo a Livingston, ad Antigua, a Oaxaca, alla selva Lacandona e a tutto il Chiapas, al Belize (dove non tutto è carissimo come dicono e comunque è uguale allo Yucatan, con la differenza che il servizio è di gran lunga migliore in Belize). Morale della favola, ecco il mio consiglio: evitate almeno il mare in Yucatan ed evitate Tulum.
Comunque finalmente ci rilassiamo. Peccato però che il tempo non sia bellissimo.
Ecco qualche scheda su dove mangiare e dormire a Tulum: Cabañas Don Armando Le migliori, alcune con il pavimento di cemento, altre di sabbia. I bagni sono puliti. Buono il ristorante ma il servizio è inesistente, è una specie di self service. Cabañas a 150 pesos la doppia, cena 73 pesos pp Cabañas Santa Fè Qualche problema con i pali di legno delle pareti. Il ristorante è molto buono. Prezzi simili al don A.
Cabañas El Mirador Non male. Buono il ristorante. C’è una torretta dove si può dormire sull’amaca. Prezzi simili al don A.
GIOVEDI’ 3 GENNAIO: TULUM Giornata di relax con una piacevole sorpresa: tornano Pino, Maresa e Paola. Gli mancavamo. Non riusciamo a trovare una capanna per loro e li ospitiamo nelle nostre.
C’è chi va al Gran Cenote, chi fa snorkelling lì vicino, chi dormicchia in spiaggia ma dopo i 4800 km che abbiamo fatto via terra e mare un po’ di ozio possiamo permettercelo.
Intanto mi occupo del trasferimento all’aeroporto di Cancun. A Tulum città ci sono diversi colectivos. Chiudiamo una breve trattativa a 140 pesos pp. Io mi preoccupo di spiegare agli autisti che dobbiamo assolutamente arrivare in tempo all’aeroporto perché non è un luogo comune che i messicani se la prendano comoda.
VENERDI’ 4 GENNAIO: TULUM – CANCUN – ATLANTA I due pulmini ci vengono a prendere al Don Armando alle 8. E’ un po’ presto ma gli autisti non vogliono correre rischi con i tempi. Infatti siamo a Cancun un’ora prima del previsto.
Alle 18 atterriamo ad Atlanta e dopo la lunga trafila dei bagagli (che vanno riconosciuti e poi messi su un altro nastro trasportatore che li porta alla fine dell’aeroporto, dove si mischiano a quelli di tutti gli altri voli in arrivo e chiunque se ne può impossessare mentre i legittimi proprietari sono sullo shuttle. Per fortuna i nostri zaini sono sporchissimi e puzzolenti e li ritroviamo tutti! Una simpatica osservazione: l’unico aeroporto in cui ho mai visto controllare che i bagagli ritirati sul nastro coincidano con le etichette sul biglietto è quello dell’Havana!!!).
Comunque siamo ad Atlanta e fa un freddo cane (neve e ghiaccio). Tramite i citofoni situati nella sala del ritiro bagagli chiamiamo un motel della catena Day’s Inn. C’è una navetta gratuita che, dopo un’attesa tra la neve, ci porta in questo tipico motel statunitense. Le camere doppie costano 50 $ ma dopo averle viste ci accorgiamo che ci sono due letti matrimoniali per ogni camera e quindi ci sistemiamo in 4 per camera. Ceniamo in una steak house vicina al motel, dove ci abbuffiamo.
Day’s Inn Vicino all’aeroporto, nella zona dei motel. Buono, comodo, iper riscaldato, prima colazione da evitare. Navetta con l’aereoporto gratuita. 50 $ la camera doppia.
SABATO 5 GENNAIO: ATLANTA – NEW YORK (notte in aereo) Dopo l’orribile colazione inclusa nel prezzo delle camere alcuni di noi vanno a visitare il centro di Atlanta. Ci sono meno di due ore di tempo ma tornano dopo un’ora raccontando che il tempo era bastato ed avanzato. Ad Atlanta non c’è nulla.
Prendiamo il volo per New York. Chi va a Roma invece sale un volo diretto. Dopo uno scalo di un paio d’ore a New York ci imbarcano sul volo per Milano.
DOMENICA 6 GENNAIO : ARRIVO A MILANO.
Alle 8 del mattino atterriamo all’aeroporto di Malpensa. Nessun problema con i bagagli. L’ultimo autobus di questo viaggio è quello che ci porta in città.