Pura vida, Costa Rica!
Il primo impatto è caldo e umido; ma anche cortesia e disponibilità da parte delle persone che incontriamo.
Passiamo le prime due notti al Finca Rosa Blanca, un delizioso albergo familiare ed accogliente immerso nelle piantagioni di caffè delle alture che circondano Heredia. Con le sue rilassanti passeggiate a cavallo, in bagni in jacuzzi e le cene a lume di candela è l’ideale per smaltire il viaggio di andata e prepararsi ad esplorare il Costa Rica.
Mercoledì 7 agosto partiamo per il Tortugero.
Un piccolo bus ci preleva dall’albergo alle 7.30 e iniziamo ad inerpicarci su tortuose stradine di montagna che si fanno largo nella foresta nubosa della Cordillera Central. Siamo costretti a percorrere questa via perchè la strada principale, la numero 32, è interrotta a causa delle piogge; l’inconveniente però ci da la possibilità di entrare nel Costa Rica più vero e selvaggio, meno battuto dai turisti.
Superata la Cordillera, giungiamo ad una pianura collinosa ricca di coltivazioni di banane, ananas e palmito. Dopo cinque ore dalla nostra partenza arriviamo ad un piccolo villaggio caraibico, Freeman, dove ci imbarchiamo su un veloce motoscafo.
In un’atmosfera degna di Apocalypse Now, ci addentriamo tra i fiumi e i canali paludosi immersi nella giungla; due ore dopo, al calar della sera, arriviamo al Tortuga Lodge, un complesso di costruzioni di legno a ridosso dello sbocco nell’oceano del fiume. Abbiamo ancora il tempo per una umidissima e fangosissima camminata nel cuore della foresta, dove scorgiamo le minuscole rane poison arrow, dal colore rosso fuoco.
Il giorno successivo è tempo di escursioni in barca, con avvistamenti di vari tipi di uccelli, tra cui cormorani e tucani, scimmie (howler e spider), iguane, caimani e la curiosa lucertola di Gesù Cristo, che al nostro passaggio fugge correndo sull’acqua.
A fine giornata, dopo una poco fortunata uscita di pesca, siamo pronti per il turtle walk. Alla fioca luce rossastra di una torcia elettrica e dopo una faticosa e rapida marcia sulla spiaggia sabbiosa, la nostra guida silenziosa e misteriosa ci fa assistere all’indimenticabile scena di una tartaruga verde che depone lentamente le sue uova, prima di ricoprirle di sabbia usando un pò goffamente le sue pinne.
Il 9 agosto torniamo a San Jose con un piccolo aereo a 4 posti.
Nella capitale affittiamo un’auto, un piccolo e robusto fuoristrada Daiatsu: si rivelerà l’auto più adatta alle strade sconnesse, impervie e spesso non asfaltate del Costa Rica. La libertà di movimento che ci dà la macchina in affitto è un gran pregio, ma bisogna fare i conti con strade dissestate e segnaletiche carenti, che dilatano a dismisura i tempi di percorrenza.
Giungiamo a Monteverde nel pomeriggio, dopo aver percorso chilometri e chilometri su una tortuosa e pericolosa stradina sterrata di montagna. Visitiamo rapidamente il villaggio e la sua fabbrica di formaggio gestita dai quaccheri, quindi ci rilassiamo nella jacuzzi del Monteverde Lodge.
A Monteverde visitiamo la foresta della Finca Ecologica sia di notte che di giorno, dove osserviamo l’opossum, l’armadillo, il bradipo, l’agouti, una velenosa vipera verde e grosse e pelose tarantole, oltre che a bellissimi e coloratissimi uccelli. Da National Geographic la scena di una grossa vespa che punge e paralizza una tarantola per poi trascinarla nella sua tana e farla diventare cibo per la sua larva.
Sempre a Monteverde ci lanciamo nello sky track: con elmetti, imbragature e pulegge d’acciaio corriamo lungo cavi sospesi sulla foresta ad oltre 100 metri di altezza.
Domenica 11 lasciamo Monteverde: la giornata è nuvolosa, cosa frequente qui nelle montagne, e con qualche spruzzata di pioggia.
Scendiamo dalle montagne e costeggiamo il lago Arenal su una strada disastrosa.
Arriviamo all’Arenal Lodge, un bell’abergo da cui con il bel tempo (quasi mai…) si può godere di una splendida vista del lago e del vulcano che lo sovrasta.
Ci rilassiamo con bagni termali e massaggi alle terme Tabacon, un insieme di pozze e torrenti di acqua bollente.
Il giorno dopo una passeggiata a cavallo tra le nuvole e la visita all’altissima cascata di Fortuna fanno da preludio alla escursione alle pendici del vulcano Arenal, uno dei più attivi del mondo.
Siamo fortunati e le nuvole si aprono per noi, permettendoci di ammirare il suo pennacchio di fumo ed i massi infuocati che di tanto in tanto rotolano giù dalle sue ripide pareti.
Ci godiamo un indimenticabile tramonto sul lago, che tinge di un’irreale luce rossastra il cono del vulcano, che ci tiene compagnia con il suo costante cupo borbottio.
Il 13 agosto ci rimettiamo in viaggio, questa volta diretti a nord, sulla costa pacifica.
Il viaggio è lungo, quasi sei ore, ma Playa Tamarindo, la nostra meta, è un’ottima ricompensa: magnifico il tramonto sull’oceano, con le onde cavalcate da decine di surfisti.
Dormiamo al Jardin del Eden, un albergo in collina con splendide vedute sull’oceano.
Nei giorni successivi ci dedichiamo ad una galoppata sulla spiaggia, ad una visita alle spiagge vicine (magnifiche Playa Conchal, ricoperta di conchiglie, e la vastissima Playa Grande) e ad un’immersione subacquea.
Ci immergiamo vicino alle Islas Catalinas, una manciata di scogli gettati nell’oceano. La visibilità non è ottimale a causa del plancton, ed il fondale è di rocce vulcaniche, con qualche isolato banco di corallo rosso. I pesci, però, sono tantissimi: enormi banchi di pesci angelo e pesci pappagallo, numerose murene e pesci palla e uno squalo pinna bianca di oltre un metro e mezzo. E rientrando verso riva avvistiamo due balene e un banco di delfini.
Venerdì 16 agosto partiamo alla volta di Manuel Antonio. Sulla strada ci affacciamo dal ponte sul fiume Tarcoles, nelle cui acque malmose sono pigramente adagiati diversi coccodrilli.
A Manuel Anotonio alloggiamo al Makanda by the Sea, splendide villette immerse nella giungla tropicale che si affaccia sull’oceano. Dalle acque della piscina, che si confondono con il cielo ed il mare lontani, assistiamo ad uno spettacolare tramonto infuocato.
Il giorno successivo visitiamo in barca le mangrovie delle Islas Damas, dove vediamo il boa arcobaleno, le scimmie cappuccino e un raro e minuscolo formichiere chiamato tapacara.
Il parco di Manuel Antonio è una delusione, con pochi animali e spiagge affollatissime.
Proviamo l’ebrezza di una cavalcata sulle onde su una tavola da surf, prima di essere inondati da un violento acquazzone tropicale.
Il 19 agosto ci congediamo da Manuel Antonio con un fortunato incontro: le rare scimmie scoiattolo, in pericolo di estinzione, che saltellano sugli alberi del Makanda.
Il nostro viaggio sta volgendo al termine e facciamo nuovamente rotta verso San Jose.
Un banale incidente sulla strada davanti a noi ci blocca in un lunga coda, in attesa della polizia che arriva dopo quasi due ore! Giungiamo ad Alajuela al tramonto e alloggiamo al coloratissimo Xandari Plantation, che offre favolose vedute su tutta la piana di San Jose e avventurose camminate alla scoperta di alcune cascate.
Finalmente dedichiamo una giornata alla capitale, che come tutte le grandi città centro americane è caotica, trafficata ed affollata: nulla di più lontano dalla natura che ci ha accompagnato per quindici giorni.
Belle le visite ai musei della giada e national e al teatro national e al mercado central.
L’ultimo giorno del nostro viaggio lo dedichiamo ad un’interessante visita alla fabbrica di caffè Britt, con tanto di spiegazione “teatrale” delle caratteristiche e della storia del caffè e degustazione.
Il 22 agosto è ora di ripartire.
Saliamo sul volo dell’Iberia che ci porterà a casa già con un pò di nostalgia per questo paese allegro, colorato e solare.
Pura vida, Costa Rica!