Figi e Tonga

Il viaggio Io e Cristina avevamo deciso di fare una vacanza lontane dal turismo di massa e così abbiamo scelto Levuka, la vecchia capitale che si trova nell'isola di Ovalau, a est di Viti Levu. Per arrivare alla nostra destinazione, ci sono volute circa altre 12 ore, dopo le 23 trascorse in aereo da Milano. In questa cittadina bucolica,...
figi e tonga
Partenza il: 07/04/2000
Ritorno il: 30/04/2000
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Il viaggio Io e Cristina avevamo deciso di fare una vacanza lontane dal turismo di massa e così abbiamo scelto Levuka, la vecchia capitale che si trova nell’isola di Ovalau, a est di Viti Levu.

Per arrivare alla nostra destinazione, ci sono volute circa altre 12 ore, dopo le 23 trascorse in aereo da Milano. In questa cittadina bucolica, circondata da mare e ricca di vegetazione, vivono circa 2000 persone, sparse in vari villaggi situati all’interno dell’isola. Abbiamo trovato un albergo, il Royal Palace, molto economico, costruito tutto in legno intorno al 1800. Per il cibo ci siamo appoggiate al Whale Tale, un ristorante gestito da un inglese, l’unico posto che ci sembrava abbastanza pulito. Dicono che questa parte dell’isola sia più piovosa ma noi abbiamo appurato che non è del tutto vero. “Sega na Lega” significa “non preoccuparti” ed è proprio questa la filosofia degli abitanti di questo posto. Gli appuntamenti scordateveli! Per le nostre immersioni ci siamo appoggiate ad un diving, Ovalau Water Sport, gestito da una coppia di tedeschi, Andrea e Noby con i quali tutt’ora sto mantenendo contatti. Sono molto professionali ed è un piacere farsi accompagnare sott’acqua da loro.

Wakaya The Wall, Coral Forest, Noloma Loma, De Veta Ni-Kavu sono tutti posti molto belli dove si possono incontrare svariati tipi di pesci, dagli squali, grigio o pinna bianca, ai barracuda, dalle testuggini all’aquila di mare e coralli dagli spendidi colori.

Il posto che mi ha colpita particolarmente é Saxophon: una grotta fatta a forma di sassofono, con pareti ricoperte di coralli color lilla, rosso, giallo e viola, la cui cavità è una finestra circolare che ti permette di uscire nell’azzurro degli abissi. Ho avuto la fortuna di poter fare quest’immersione due volte, di solito non ci si riesce a causa delle forti correnti.

Purtroppo il corallo, in alcuni posti, sta morendo per la temperatura troppo elevata dell’acqua.

A Muturiki, isola abitata solo da uccelli, il mare è splendido e la spiaggia è bianca e rosa perchè, se si osserva attentamente, è piena di pezzettini di corallo rosso. Ci sono inoltre conchiglie introvabili (ne ho raccolto alcune che sembrano finte, di plastica, veramente strane).

Ned (qui usano molto nomi inglesi), l’aiutante di Noby, ci ha fatto assaggiare il Kava, tipica bevanda fijiana.E’ fatta con le radici dell’albero omonimo, tritate e seccate, e con acqua. E’ leggermente alcolica ma l’effetto principale è il sonno. Credo serva per calmare gli animi perchè viene bevuta soprattutto nelle cerimonie importanti.

Ho scoperto che quando un fijiano si sposa, regala, alla famiglia della futura moglie, denti di balena. Se due fijiani litigano, per rappacificarsi, si offrono denti di balena. Se vi può interessare, il Tarot è una pianta con la quale si fa il pane ed il Tamarin è un frutto, a forma di fagiolo, dal gusto di limone, importato, in quest’isola, dagli indiani.

Tonga L’arcipelago di Tonga è formato da 170 isole per la maggior parte non abitate. Il nostro viaggio è iniziato dall’isola principale, Tongatapu. Abbiamo dormito da Tony Guest House, il primo posto economico che abbiamo trovato la sera in cui siamo arrivate stanchissime nella capitale, Nuko’olofa. Avevamo solo una settimana per vedere qualche cosa di interessante ma quello che più ci premeva era poterci immergere in quelle acque incontaminate.

La mattina seguente, in città, abbiamo avuto la fortuna di vedere il Re di Tonga, Taufa’ahau Tupou IV, non più grasso come tutti credono. La sua residenza è molto colorata ma modesta: un grande cancello rosso con lo stemma della monarchia ed una casa, tutta in legno di colore bianco, di fronte al mare.

Le donne e gli uomini indossano le gonne, sono alti e robusti e sempre con il sorriso stampato in volto. Sono molto ospitali e non sfruttano i turisti. Sono rimasta stupita, all’aeroporto di Likufa, quando una donna si è offerta di portarci con la macchina al resort senza voler niente in cambio. Non per nulla questo arcipelago venne soprannominato dal capitano Cook “Friendly Islands”.

Il giorno seguente siamo partite per Ha’apai con un piccolo aereo pilotato da due giovani donne tongane. Qui vige il matriarcato! L’isola si trova a nord-est di Tongatapu ed è poco abitata. In aprile non ci sono turisti o, per lo meno, noi non abbiamo avuto occasione di incontrarne. La vegetazione è lussureggiante: palme altissime che arrivano quasi ai 30 metri di altezza, piante di vaniglia e banani. Si possono incontrare molto facilmente le volpi volanti che svolazzano anche durante il giorno.

Ad Ha’apai e precisamente a Likufa abbiamo pernottato a Niu’Akalo Beach, un resort gestito da un’anziana signora, dai sui figli e nipoti. Questa misteriosa donna mi ha colpita particolarmente perchè mi ricordava le maghe guaritrici africane: di carnagione scura con i capelli bianchissimi, vestita sempre di nero. Una sera, accarezzandomi la testa (sembrava volesse togliermi di dosso gli spiriti maligni), mi ha raccontato tutta la storia della sua famiglia imparentata con il re. Ho scoperto più tardi che poteva essere vero perché il re è nato proprio in quell’isola e la gente che vi abita era ed è veramente poca.

Per le immersioni ci siamo appoggiate al diving di Roland che si trova all’interno del resort. La nostra residenza era una casetta di legno azzurra composta da una piccola entrata, da una camera e da un bagno con doccia fredda naturalmente, di fronte alla spiaggia. (quella che vedete qui a lato) In questo arcipelago il corallo cresce rigoglioso ma purtroppo, anche qui, ci sono dei posti in cui lo si trova morto (Coral Garden-Rat Passage) a causa della temperatura dell’acqua troppo elevata (30°). Le immersioni sono state incantevoli e varie in quanto ci spostavamo anche di parecchi chilometri con il motoscafo. Qui, per gli appassionati di diving, c’è da sbizzarrirsi! Il primo incontro ravvicinato che abbiamo avuto è stato con uno squalo grigio di due metri e mezzo circa, con una testuggine e con miriadi di pesci di tutti i colori tra cui il classico pappagallo e i carangidi. Durante i nostri spostamenti in barca, Roland ha pescato due enormi tonni che ha regalato ad una famiglia di Likufa.

Un’immersione da non perdere è Iolanis Labyrint. Si entra e si esce da un labirinto formato da grotte le cui pareti sono completamente ricoperte di coralli dei più svariati colori. Ogni giorno qualcosa di nuovo e di stupefacente! Tanti squali e muri viventi di barracuda per chi ne avesse la passione, ma ciò che mi ha stupita maggiormente sono stati i colori forti di questo splendido mare.

Un posto che vi consiglio è il Kelety Beach a 6 km circa da Noko’olofa, dove abbiamo pernottato gli ultimi due giorni della nostra vacanza. E’ gestito da Mirella, una signora italiana molto gentile.

La vista qui è magnifica. Le onde dell’oceano sono altissime ma non creano problemi perché, a 50 metri circa dalla spiaggia, ci sono delle rocce coralline, tutte in fila come degli scudi, a forma di cilindro, che le bloccano e davanti alla bellissima spiaggia si forma una specie di piscina naturale dove si può nuotare senza essere risucchiati dalla micidiale forza del mare.

La sabbia è bianchissima e la baia è circondata da rocce piene di vegetazione. Devo ammettere che un posto così bello e particolare non l’avevo mai visto in tutta la mia vita.

Se vi può interessare, lo jami jami (spero si scriva così) è una specie di ornamento di paglia che indossano le donne sopra la gonna. Se vedete qualche tongano (sia uomo o donna) con una specie di tappeto di paglia arrotolato intorno ai fianchi, che parte dal petto e finisce alle caviglie, significa che è in lutto.



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