Brasile e Fernando de Noronha
Il clima al nord è equatoriale a differenza del sud in cui, nel periodo invernale, può esserci freddo. In Brasile vivono miscugli di tante razze: indios americani, neri africani, polacchi, tedeschi, olandesi ed italiani. Tutte queste razze hanno dato origine ad un fenomeno sociale che si chiama “mistura”. In tutto il Sud America solo in Brasile si parla il portoghese E’ stato Alessandro VI, padre di Lucrezia, a convocare gli ambasciatori di Spagna e Portogallo a Las Tordesillas (si trova al nordovest della Spagna) nel 1494 perché i due paesi litigavano per le sfere di influenza e, senza sapere quanto grande ed esteso fosse l’insieme delle terre ‘scoperte’ da Colombo, lo stesso papa, il 7/6/1494, tirò una linea a 370 leghe a ovest delle isole di Cabo Verde, stabilendo che a est dominassero i portoghesi e a ovest gli spagnoli. Nel 1500 Pedre Alvares Cabral, con una flotta corposa e diretto in India, probabilmente per un errore o per uno spostamento dovuto al maltempo (qualcuno teorizza, invece, volutamente) sbarcò in una terra sconosciuta. Si rese conto che apparteneva all’area portoghese e così chiamò quella zona ‘ Ilha (=isola) de Vera Cruz’ perché si pensava fosse un’isola. Solamente Amerigo Vespucci nel 1502 s’accorse che si trattava di un continente, per cui lo chiamò ‘Terra de Vera Cruz’ e poi furono i cartografi olandesi, in suo onore, a chiamare America il continente. Era il 22/4/1500 (501anni e 2 giorni fa). Fece dire una messa sul posto (è l’attuale Cabralia) ne prese possesso e se ne andò in India, lasciando che altre spedizioni allargassero il dominio. Praticamente lo sbarco avvenne nei pressi di Porto Seguro (circa 700 km a sud di Salvador). Fra l’altro uno dei commercianti portoghesi che si incaricò dello sfruttamento del territorio fu Fernando de Noronha. Salvador, invece, fu fondata nel 1549 quando Tomé de Sousa fu incaricato di mettere ‘ordine’ e organizzare la colonia. Il viaggio Ho visitato Salvador de Bahia, i suoi dintorni e l’arcipelago di Fernando De Noronha.
E’ la prima volta che mi muovo da sola in un viaggio. La cosa, inizialmente, mi ha fatto un po’ paura ma poi mi sono resa conto che le mie ansie erano infondate. Sia a Salvador, dove ho avuto un solido appoggio dal mio amico Graziano che lavora all’università come docente, sia nell’isola, ho trovato gente ospitale ed onesta. Naturalmente, come in tutte le grandi città, si dice che ci sia parecchia delinquenza ma io, fortunatamente, non ne sono mai stata coinvolta pur girando da sola e con denaro in tasca. (l’importante è non ostentarlo) Salvador de Bahia è tutta da vedere, la si può girare molto comodamente con gli Ônibus (autobus). Il centro storico è interessante perché ripropone la storia della città. La piazza del Pelourinho è bellissima. I suoi abitanti sono stati fatti sgomberare nel 72, in modo poco ortodosso, dalle autorità locali, per fare una ristrutturazione a favore dei turisti. In questa piazza, all’epoca della colonizzazione, gli schiavi ribelli venivano incatenati e frustati davanti a tutti come esempio di sottomissione. Non ci sono però musei in cui si ricordi la loro terribile storia. Credo sia perché si voglia rimuovere il fastidioso e scomodo ricordo. Ci sono però musei come quello di Carlos Costa Pinto che era un industriale (appartenente ad una ricchissima famiglia di schiavisti) il quale mise a disposizione del pubblico il patrimonio della famiglia. No comment.
La casa di Jorge Amado, poeta nato a Bahia nel 1922, la chiesa di São Francisco, il museo Afro brasilero, il museo delle pietre, il Solar de Unhao Enjenho, dove il sabato sera Ivan Huol organizza concerti jazz meravigliosi con i migliori percussionisti del Brasile, la penisola di Bonfin con la sua splendida chiesa (Senior Du Bonfin) ed infine le isole nella baia Todos Os Santos, Itaparica e Dos Frades, sono tutti posti che vi consiglio di visitare perché ne vale la pena.
Sono stata anche a Mata Escura dove si trova l’associazione italiana per l’adozione di bambini a distanza, Agata e Smeralda.
Ho avuto l’occasione di visitare il penitenziario femminile e di parlare con una carcerata, la mamma di un bambino di nome Lucas, di quattro anni. Ho capito quanto sia dura la vita a Bahia, quante poche opportunità possa avere una persona che ha avuto la sfortuna di nascere povera. Spesso, in mancanza di lavoro, e con tanti figli piccoli da mantenere, le donne si ritrovano nel giro dello spaccio di droga.
Sono uscita con un nodo alla gola e mi sentivo impotente di fronte a tanta ingiustizia. Avrei voluto aiutarla ma, in quel momento, non ne avevo la possibilità.
Mi diceva:
La fortuna di questo popolo è la musica. Nei posti più impensabili si può ascoltare musica, la MPB, musica popolare brasiliana. Bambini e bambine si fermano per la strada e iniziano a ballare in un modo spettacolare, ragazzi che suonano il Berimbao o strumenti di ogni tipo. Lo spettacolo dei Capoeira lo si può vedere ogni mattina verso le 10/11 al Mercato Modelo. Questa danza mista ad arti marziali è stata inventata dai neri provenienti dell’Angola. All’epoca le arti marziali erano proibite dagli schiavisti e così gli schiavi nascondevano, attraverso movimenti simili ad una danza, questo genere di autodifesa.
A Pelourinho si chiude il 28 marzo una manifestazione veramente interessante: il ritmo de Pelò.
Bambini ed adulti battono tamburi e percussioni di ogni tipo, camminando attraverso i vicoli adiacenti la piazza e seguiti da una processione di gente che balla scatenata al ritmo di una musica assordante ma piena di significato.
La religione in Brasile è Cattolica ma influenzata da riti animisti africani. Da qui è nato il Candomblè. Durante questo rito la gente cade in trance, in particolare il medium che viene posseduto da un essere demoniaco. Alla fine della processione si salutano le divinità precedentemente invocate.
Le composizioni, fatte con piastrelle bianche o colorate che notate sui muri di Salvador sono state fatte dall’artista Beel Borba.
Iemanjà è la dea del mare, raffigurata come una sirena. Viene invocata spesso dai pescatori e a Rio Vermelho potete trovare la casa costruita in suo onore.
Ogni tanto si sente qualcuno che, durante una giornata di pioggia invoca:
Fernando De Norohna Sono partita con tutta la mia attrezzatura subacquea da Recife con un bagaglio di circa 27 kg e, all’imbarco, non mi hanno creato nessun problema, l’importante è avere solo un pezzo.
L’arcipelago è formato da 21 isole ed è un parco naturale. La maggiore è lunga 27 km.
Appena arrivata ho dovuto pagare una tassa di circa 20.000 £ al giorno.
Un tassista mi ha proposto di vedere la sua pousada, Verdes Mares nella quale poi ho scelto di rimanere per tutta la durata della mia vacanza. La sera stessa mi sono fatta portare al diving Atlantis che si trova nel centro del paese, vicino al Banco do Real, per prenotare una serie di immersioni che avevo deciso di fare giornalmente.
Alla mattina, verso le 7.30, arrivava il camion del diving a prendermi e mi conduceva, con tutta la comitiva degli altri subacquei, al Porto dove ci aspettava un magnifico e ben attrezzato catamarano.
Le immersioni sono state splendide: nella Caverna Sapata, nella Cotdilheira, a Pedras Secas, al Buraco de Inferno, a Sela Pineta ho visto tanti squali, testuggini, coralli e pesci di ogni tipo e colore. A Cagahos Funda non ho visto quasi nulla di interessante. A Ilha do Frade invece abbiamo incontrato tantissimi delfini ed una razza gigante.
Ho conosciuto tanta gente al diving center e, con la stessa, partivo il pomeriggio, quasi sempre verso le 13.30, per esplorare l’isola. Ci portava Divino, il proprietario della mia pousada, fino al punto da noi richiesto, con la sua dune buggy e poi, con lo zaino in spalla, camminavo anche per parecchi chilometri. L’isola è splendida ed il soprannome, smeraldo dell’Atlantico, è proprio indovinato. Si passa dalla montagna vera e propria (il punto più alto è Morro do Pico), ricca di vegetazione su roccia quasi sempre vulcanica, a spiagge rosse o bianchissime dove il mare è azzurro e pulitissimo e dove è un piacere immergersi anche per chi fa solo snorkelling perché ci sono dei veri e propri acquari naturali dove ci si può sbizzarrire osservando pesci di tutti i tipi e di tutti i colori.
Vi consiglio una camminata che parte da praia do Sanchos, dove ci si arriva attraverso un passaggio (una scala a pioli) all’interno della roccia e quindi si passa attraverso Praia dos Porcos fino a Cacimba do Padre. Con i piedi in acqua si possono vedere un’infinità di granchi neri, piccoli e grandi.
Altra camminata molto bella è nella parte sud est dell’isola. Si parte da Caida e si arriva fino a Pietra Alta attraverso le montagne, dove si possono incontrare greggi di pecore e mucche al pascolo, in un verde altopiano che si sporge in un precipizio altissimo dove nidificano molte specie di uccelli tra cui l’uccello del paradiso, quindi da Ponthinha giù fino ad Atalaia dove c’è una bellissima piscina naturale. Si prosegue fino a Morro do Frade dove, di fronte, si trova l’omonima isola.
Alla spiaggia Do Leao ho assistito alla schiusura, da parte di un biologo, delle uova di tartarughe.
E’ una sensazione unica vedere tante piccole tartarughe uscire dal loro guscio e prendere la strada verso il mare.
Molte arrivavano esauste ma non ci era permesso di aiutarle.
Dicono che solo un quarto di esse riesce a sopravvivere perchè le insidie sono tante ed immaginabili.
Alla baia Dos Golfinhos si possono incontrare i delfini alle 5 di mattina circa o alle 17 di sera.
Non ho elencato naturalmente tutti i posti che ho visitato ma, con la mappa, potete farvi un’idea dell’isola e, con l’aiuto di qualche abitante del posto, visitarla in lungo ed in largo perché è tutta bella e tutta da scoprire.
Un giorno, di sicuro, ci tornerò.