Vai dove ti porta il vento
Ci troviamo in questo arcipelago formato da 18 isole, le Faroe, situate esattamente a meta’ strada tra la Scozia e l’Islanda, in mezzo all’oceano Atlantico e accanto alle piu’ celebri isole Shetland (quelle famose per la lana per intenderci ).
Siamo atterrati in maniera incredibile, dopo aver attraversato una coltre di nuvole, poi un’altra e un’altra ancora, sembrava non finissero mai e non avevamo la piu’ vaga idea di a che altezza fossimo o dove si trovasse la pista d’atterraggio finche’ davanti a noi, pochi metri piu’ giu’ si e’ materializzata una scogliera e siamo scesi blandamente sulla pista, tra l’altro cortissima. L’aeroporto si trova sull’isola di Vagar, all’estremita’ occidentale dell’arcipelago, scesi dall’aereo non sembrava tanto freddo, un raggio di sole sbucava pallido a tratti donando al paesaggio tante sfumature di verde intenso, ci siamo immessi sull’unica strada che attraversa l’isola passando da Sandavagur e la sua bellissima chiesetta bianca. Da Oyrargjogv abbiamo traghettato a Vestmanna sull’isola di Streymoy e di li’ tirato dritto a sud fino a Torshavn, la capitale, unica citta’ vera e propria con 16 mila abitanti, ristoranti e pubs, un paio di hotel cari come il fuoco e tre ostelli cari come…Hotel. Abbiamo girato un po’ prima di trovare il “Undir Fjalli”, una casa per studenti in un edificio fatiscente e, nei mesi estivi, affittacamere, la doppia con colazione ci e’ costata 490dkk (66euro). Fortunatamente la stanza era dotata di un termosifone altrimenti sarei congelata viva tanto forte e tagliente era il vento fuori, pensare che una ragazza del luogo mi ha spiegato che normalmente il clima e’ molto peggio, adesso e’ estate! Parlo di corone danesi perche’ tecnicamente le Faroe appartengono alla Danimarca, tuttavia hanno un proprio parlamento, una bandiera e una valuta che viene cambiata 1 a 1 con quella danese ma mentre la moneta e’ la stessa, la carta e’ differente e non viene accettata in Danimarca.
A pochi chilometri si trova Kirkjubour e le rovine di una cattedrale gotica del XIII secolo con un tetro cimitero attiguo, lungo la strada, che alcuni intrepidi e sprezzanti del freddo percorrono a piedi, incontriamo cavalli da tiro e pecoroni a cui invidio il pelo caldo e folto che li ricopre. Abbiamo tirato sera girando a piedi per il vecchio centro della citta’, fermandoci a riscaldarci con un te’ caldo in un localino e mangiandoci delle tacos con formaggio e birra al “Cafe’ Natur” . Alle 7 di sera era ancora chiaro, siamo tornati alla nostra dimora, con l’intenzione di uscire piu’ tardi, io sono crollata come un sasso con addosso il pile e Gianni poco dopo di me, ci siamo risvegliati alle 7 del mattino dopo, terribilmente affamati abbiamo preso d’assalto il tavolo della colazione come delle cavallette, abbuffandoci di pane ai cereali con formaggio, prosciutto e marmellata, caffe’ e succo d’arancia. Il secondo giorno e’ stato il piu’ intenso, abbiamo girato in lungo e in largo seguendo i suggerimenti di una rivista turistica trovata in un locale, il vento a volte era cosi’ forte da sballottare la nostra Mazda ma la strada era bella, ben asfaltata e decisamente poco trafficata, salvo incontri sporadici con pecore e montoni.
Saksum e’ al nord dell’isola ed e’ uno splendido villaggio adagiato su una piccola insenatura, formato da poche casette con il tetto di torba e ricoperto di erba, caratteristico di queste isole, ci sono addirittura dei bagni pubblici pulitissimi e la solita superba chiesetta bianca che dona quel tocco fiabesco al paesaggio. Per andare a Tjornuvik siamo dovuti tornare indietro di un bel pezzo e girare attorno alle montagne verdissime piene di insenature dove si aprono piccoli canyon e cascate o ruscelli. Non vediamo piante, alberi, ne’ alcun genere di coltivazione; una media di 8-10 gradi d’estate –5-0 in inverno non sarebbe poi cosi’ tragica se non fosse per il vento freddo e forte che non concede tregua e impedisce la crescita di qualunque cosa non sia erba e prati.
I nostri unici acquisti in queste isole consistono in tre corna di montone da regalare come porta candele o contenitore per fiori, tutto il resto e’ improponibile, persino due panini con una coca cola ci costano la bellezza di 15euro! Parliamo poi del salmone: le acque costiere ne sono colme, vediamo un sacco di “allevamenti” dove i pesci guizzano e saltano nelle reti, quando cerchi pero’ nei supermercati non ne vedi nemmeno l’ombra, da nessuna parte, ristoranti compresi.
Pare infatti che l’esportazione del salmone sia la principale se non unica fonte di reddito e sussistenza degli abitanti di queste isole percio’ viene automaticamente pescato, congelato, spedito e il solo modo per assaporarlo in loco e’ di conoscere bene qualche pescatore e contrattare. Non siamo mai andati a cena in un ristorante di cucina Faroense per il fatto che non ci andava di spendere troppo, negli unici due Hotel di Torshvan veniva offerto il pranzo a buffet ad un prezzo piu’ abbordabile ma non abbiamo avuto l’occasione di provarlo essendo gia’ tardi quando siamo arrivati in citta’. Il piatto forte e’ la carne stufata di pulcinelle di mare, uccellini con il becco arancione simbolo di queste isole, presentata insieme a patate arrosto o lessate, oppure carne di montone. Per il resto e’ tutto importato dall’Inghilterra, dai Wuster, ai salumi, le salse, i formaggi tipo Cheddar, i dolci super burrosi, per questa ragione i prezzi sono alti, quanto a frutta e verdura ne abbiamo vista ben poca, sempre importata e con un aspetto ben poco “naturale”.
Giunti sull’isola di Eysturoy attraversando un ponte ci siamo recati a Eioi, adagiato su una striscia di terra bagnata dall’oceano su ambo i lati, il vento e’ tanto forte da sollevarci da terra, non c’e’ in giro anima viva, cosi’ proseguiamo per Gjogv e scendiamo fino a Funningur. Il paesaggio e’ incantevole, le casette colorate e con il tetto che si confonde con il prato, i fiordi, i faraglioni che troneggiano accanto alle scogliere, peccato solo per la pioggerella continua e il cielo che non lascia molto spazio al sole. Secondo la nostra mini-guida dovrebbero esserci dei resti di tombe vichinghe che noi interpretiamo essere dei cumuli di rocce ai bordi della strada. A Runavik troviamo una banca e una posta, a Gota non c’e’ nemmeno un bar o una caffetteria, a Flugafjorourd finalmente un supermercato dove ci compriamo dei biscotti e una sprite. In quest’ultimo villaggio si svolge spesso la mattanza delle balene, grazie al cielo non abbiamo avuto questa spiacevole vista. Lungo la strada, sempre seguendo le indicazioni della nostra rivista, dovremmo incontrare una sorgente di acqua calda, tipo bagni termali chiamata Varmekelda ma c’e’ solo il cartello, per il resto neanche l’ombra, chissa’. Traghettiamo a Nordoyar e paghiamo i soliti 120dkk per una mezz’oretta di navigazione, arriviamo a Klaksvik e l’ufficio del turismo ci trova un bed&breakfast a 390dkk. La signora Olga e’ gentilissima, parla un discreto inglese a differenza di altra gente che abbiamo incontrato, ci da qualche dritta su cosa vedere nei dintorni.
Dalla collina sopra il paese si gode un’ottima vista, il tramonto a Kunoy e’ splendido ma noi ce lo siamo perso perche’ pensavamo fosse troppo nuvoloso per vedere qualcosa, percio’ siamo tornati indietro. Grave errore, verso le 22.00 il cielo si e’ arrossato e se solo fossimo stati la’ ancora…
Siamo invece andati a Vioareioi, attraversando un paio di gallerie scavate nella roccia, prive di illuminazione e ad una sola corsia, ogni 20 metri c’e’ una rientranza segnalata con un cartello a forma di M, per cui la macchina che viene da quel lato deve spostarsi per permettere all’altra vettura di passare, lo trovo divertente, quando ci sono piu’ auto in fila sembra di giocare a staffetta. Questo penso sia il villaggio piu’ bello che abbiamo visto alle Faroe, anch’esso costruito su un lembo di terra circondato da montagne verdi imponenti che terminano nell’oceano e mitigano la forza del vento creando un microclima piacevole. La strada a un certo punto si divide e da un lato termina in un porticciolo fantasma, dall’altro si inoltra nel villaggio fino a raggiungere la chiesetta bianca a picco sul mare, che meraviglia, le isole del nord sono quelle che ci stanno offrendo piu’ emozioni in questo viaggio. Prima di risalire ci fermiamo lungo la strada a fare una foto, Gianni scende dall’auto, io vedo dallo specchietto retrovisore un montone gigantesco che ci punto con aria ostile, lo obbligo a risalire e partiamo in sgommata! Quanto a klaksvisk e’ la seconda citta’ piu’ grande delle Faroe e decisamente piu’ bella di Torshvan, un po’ per il clima piu’ mite, per le casette piu’ colorate e per le colline che la circondano. Ceniamo in una pizzeria dove lavora un ragazzo napoletano con il quale vorremmo scambiare qualche parola, per capire meglio la vita da queste parti ma pare che lui non ci tenga molto, forse ha acquisito anche lui la stessa “freddezza” degli abitanti locali!! Sarebbe stato bello accompagnare una birra alla pizza ma la scelta era solo tra acqua e bibite, idem nei supermercati e nell’unico bar del paese. Probabilmente e’ stato il Governo ad imporre severe limitazioni nella vendita di alcolici in seguito al forte tasso di alcolismo diffusosi tra la popolazione soprattutto nei mesi invernali, quando le ore di luce sono pochissime e gli svaghi praticamente nulli. Ci sono solamente pochissime rivendite d’alcool autorizzate, per lo piu’ a Torsvhan, aperte solamente fino alle 5 del pomeriggio in modo tale che chi vuole bere lo puo’ fare, ma a casa propria anzicche’ creare problemi nei locali, malgrado cio’ abbiamo visto un ragazzo traballare per strada completamente ubriaco. Devo ammettere che questi paesi non offrono molto soprattutto ai giovani, non credo ci siano molti sbocchi professionali a parte la pesca e l’allevamento di ovini. Il paesaggio e’ favoloso, idilliaco per un paio di giorni, una settimana anche un mese di ferie , ma penso che nemmeno io resisterei oltre senza finire alcolizzata!! La mattina seguente vediamo sfumare i nostri piani, il vento si e’ placato e le nuvole si sono fermate esattamente sopra di noi, il cielo e’ grigio, piove. Volevamo prendere il postale a Depil perche’ ci portasse sulle altre due isole Svinoy e Fugloy dove finalmente avremmo visto le pulcinelle di mare, ma con questo tempo non ne vale proprio la pena.
Proviamo a fare una corsa a Vestmanna, speriamo che il tempo sia migliore ma non cambia nulla, questo vento cosi’ freddo era l’unico a tenere lontana la pioggia, quasi mi pento di averlo tanto odiato!! Siamo qua’, in macchina, fermi, a pensare che cosa fare e intanto ripercorriamo le tappe di questi due giorni, certo che siamo stati sfortunati, se solo oggi il tempo non fosse cosi’, se non piovesse, potremmo visitare qualche altra isola, magari Mikines, ma le barche non operano perche’ il mare e’ mosso. E’ stato magnifico ma adesso che cosa facciamo? Torniamo in aeroporto, dai, cerchiamo di imbarcarci su un volo per Copenhagen, magari fa piu’ caldo, ecco il traghetto, andiamo.