Uscire dal mondo per scoprirne uno tutto nuovo…
Incredibile come un paese e la sua cultura, storia e vita possa subito rapirti senza lasciartene una libera scelta! Prima di partire avevo letto veramente tanto sulla storia degli antichi egizi, tanto da credere di esserci quasi già stata o di aver vissuto proprio a quell’epoca! Ritrovarmi poi tutto davanti agli occhi, poter toccare con mano le tante pagine scritte da tantissimi autori, l’essere rapiti da tanta grandiosità e incredulità, il domandarsi: ma come hanno fatto?!… Sono letteralmente senza parole! Non capisco proprio chi parla della delusione nel vedere le piramidi perché + piccole dell’aspettativa e troppo vicine alla città… Completo stupore, invece, da parte mia! Semplicemente fantastiche, immense ed immortali, nonostante la strada che le costeggia per i pullman di turisti!! Ma vederle dalla parte opposta della città, magari in groppa ad un cammello che ti provoca il mal di stomaco, allora è stupendo veramente! Ma come hanno fatto?!… Per non parlare del museo egizio, il più grande al mondo, il più famoso e sicuramente il più bello, per chi, come me, è innamorato di questa antichissima civiltà! E per proseguire, che dire dei magnifici templi di Karnak e Luxor, nell’omonima città?! Inevitabile sentirsi delle minuscole ed insignificanti formichine, in mezzo alle 134 immense colonne della sala ipostila del primo tempio (il più grande al mondo: grande perchè costituito da 10 templi, tutti consecutivi l’uno all’altro e aggiunti mano mano che al trono arrivava un nuovo faraone!). Ma come hanno fatto?!… E sulla parte occidentale del Nilo, il magnifico e interminabile fiume, fra i più lunghi al mondo, la famosissima Valle dei Re, al di là di un monte rispetto alla Valle delle Regine e al Tempio di Hatchepsut (luogo dove nello scorso 1997 ci fu una strage di turisti, circa 60, tutti svizzeri, morti a causa di una sparatoria da parte di estremisti islamici… E tutto questo spiega la quantità incredibile di polizia in ogni angolo di ogni strada di ogni città d’Egitto, chiamata appunto, Polizia del Turismo, proprio per garantire sicurezza sia col cibo che con la gente, a noi che andiamo là, costituendo la loro principale fonte di guadagno!). E aggiungiamo una pausa a tutta questa frenesia da turista con un paio d’ore a bordo di una magnifica quanto semplice barca a vela: la feluca! Finalmente la pace, il rumore del vento allo scorrere sulle calmissime acque del Nilo… Una visita all’isola delle banane per essere catturati da una natura tipicamente tropicale, gustando piccole bananine o della canna da zucchero! Ma il culmine dell’emozione, fino a provare la famosa sindrome di Stendhal, è stato in profonda Nubia, a sud del Lago Nasser (il lago artificiale più grande al mondo, creato proprio per calibrare bene la quantità di acqua da mantenere nel letto del fiume Nilo, a seconda delle stagioni più o meno secche): di fronte al Tempio di Abu Simbel dedicato al quel grande che fu il faraone Ramsess II, accanto al tempio, più piccolo, che lo stesso ha fatto costruire per la sua bella regina Nefertari (quello sì che era amore!!). Come spiegare la sensazione provata di fronte a quelle 4 statue colossali e maestose, quasi una commozione di felicità… E ancora una volta: ma come hanno fatto?! Per non parlare di ciò che dentro è rimasto, dei colori, dei disegni, dei geroglifici ancora là, intatti, a riportare tante gesta eroiche del grande faraone… Come essere là, a quel tempo… Ma l’egiziano di oggi? Purtroppo non ha imparato dall’egiziano di 5000 o 4000 anni fa! La loro situazione la definirei come di “povertà dignitosa”! Gli egiziani di oggi campano grazie a tutto quello che è stato lasciato loro proprio dagli antichi parenti, grazie al turismo, quindi! Ovunque bisogna essere pronti a dare il “bakschish” (la mancia) ma non si vede un accattone in giro (che sia contrario alla loro religione?), come si avvicina un bambino e ti fa un segno di scrittura con le mani, si deve essere veloci a tirare fuori una penna… Anche se ora non si accontentano più delle vecchie bic: chiedono le penne con lo scatto!! E questi bambini sono tutti belli, con occhi profondi, sorridono, ti stanno intorno fino a chè non dai loro ciò che li aggrada (non si accontentano solo di una penna, provano a chiedere soldi, che siano pounds egiziani, lire italiane o dollari americani, poco importa!), anche le ragazze sono molto belle, ricordano la popolazione indiana, con la pelle nè chiara nè scura (più si scende verso la Nubia e più la pelle si scurisce ma i lineamenti restano gli stessi, uguali ai nostri). Mi sono lasciata affascinare anche dalla loro assurda e incomprensibile lingua, ho imparato a leggere e scrivere… I numeri, nient’altro!! Perfino la loro musica mi ha catturato, ha un ritmo coinvolgente (immancabile l’acquisto di una musicassetta!). Essi vivono, tirano avanti e si accontentano, chi fa il contadino, chi ha una bancarella e gira col suo ciuchino, chi sfrutta il cammello coi turisti, chi fa il tassista (dice che su 18-20 milioni di abitanti de Il Cairo, 4 siano solo tassisti…! Mi sembra un pò incredibile ma ne ho visti veramente tanti!)… Le cose che colpiscono di più sono la confusione, soprattutto a Il Cairo, il traffico, la loro guida (da rincretinire per i peli che si fanno ma non c’è alcuno che non metta la cintura di sicurezza per paura della multa di 300 lire egiziane, ca. 200mila nostre!), i clacson di tutti i tipi, le urla, i passanti che attraversano nell’attimo più inaspettato, le strade polverose e non tutte con l’asfalto, la frutta e la verdura vendute per terra, il pane senza lievito portato su mega ceste piatte e larghe posizionate in equilibrio sulla testa, gli uomini vestiti nelle loro lunghe tuniche di cotone, ottimo cotone, le donne col velo in testa ma liberamente vestite, gli odori di spezie, soprattutto del cumino, tutta questa frenesia come se non ci fosse il tempo di fermarsi un attimo, ma ovunque si vede qualcuno sdraiato, o seduto, in attesa di non si sa cosa, a guardare il mondo che gli passa davanti o ad aspettare un cliente.
Tutti ti invitano a prendere un tè per poi cercare di venderti anche la mamma! E noi il tè lo abbiamo accettato solo una volta, forse la volta peggiore, in quanto a igiene: tè riscaldato su un focherellino all’aperto fatto in un angolino di un cortile pieno di mosche, seduti su un tappeto, accanto alla stalla del cammello Charlie Brown del beduino che ci ha portato a vedere un Egitto che solo nei documentari si vede; è bastato chiudere gli occhi per non guardare quella tazzina di “ferro” pensando che il tè è sicuro perché l’acqua ha bollito!! Uscire dal mondo per scoprirne uno tutto nuovo…