Vietnam, prima che sia troppo tardi…
e all’alba la cina, le nuvole, il monsone, le pianure, le colline, il mare marrone e verde, Hong Kong. Un’ora di ritardo, il bagaglio ancora a Parigi (vacanza premio di 3 giorni in riva alla Senna…), la corsa verso la coincidenza che, gentile, mi aspettava… E via verso Hanoi, Vietnam Airlines, le hostess piu’ belle del mondo… Un buon preludio alla bellezza di questo paese…
Il congresso scivola via veloce, nessun commento al proposito. Nel frattempo conosco qualche collega (Laura), ritrovo qualche vecchio amico (Zoe, Bobby Brown e Peppino er Consolo) e un pò con loro, un po’ da solo, mi immergo in questo mondo strano, umido e caldo, confuso, dagli odori forti, i colori vivaci, i visi fieri, i suoni decisi, i sapori incredibili della cucina vietnamita…
un bombardamento dei sensi, peggio che essere in sicilia! Conosco anche le hostess del congresso, ed è una di loro che mi porta a scoprire la città di Hanoi, bella, strana, improbabile, con un’eleganza quasi invisibile, ma che si percepisce inconfondibilmente, nonostante il caos che regna… Hoan Kiem è un posto mistico, non basta guardare il lago e fare foto, bisogna entrare nei pensieri della gente, nel significato del mito, nella forza che rievoca; la tartaruga gigante che portava la spada, lei è lì a testimoniarlo. E intorno la città, in un certo senso, è vivace e moderna, i caffè sono affollati, il cibo per strada è squisito, e girare in motorino è un’esperienza mozzafiato! In occasione del congresso, gli ospitali vietnamiti hanno organizzato una cena di gala nel miglior hoel della citta’, un buffet coi fiocchi, musica dal vivo e aria condizionata! Preceduta da una splendida serata a teatro, dove i vari gruppi etnici si sono esibiti nelle loro danze tradizionali. Un sogno da mille ed una notte…
Nguyen, la mia amica hostess, è stata davvero grande: mi ha portato al migliore ristorante di Hanoi (dove si mangia con 5$) e poi a mangiare sul marciapiede, sugli sgabelli dell’asilo, il cibo “vero”, di strada, genuino, ottimo, in mezzo ai vietnamiti, io unico straniero… Uno strano effetto, molto molto divertente! Ah, indispensabile portarsi dietro i propri bastoncini e il proprio cucchiaio…
Ad Hanoi ho avuto l’incontro piu’ emozionante di tutto il viaggio. Una mattina, appena finito il congresso, passeggiavo per la città, un pò senza meta, un pò per guardare i templi e le pagode segnalati dalle guide. Il più antico della città è il Tempio della Letteratura, in realtà la vecchia sede dell’Università di Hanoi, che datando 1076 è più antica di quella di Bologna…
E’ un posto molto rilassante, con dei bei giardini interni, in cui i ragazzi delle scuole vicine vengono a mangiare a pranzo. E infatti c’era, sotto un albero, un gruppetto di 6-7 ragazzini dai 6 ai 12 anni che mangiavano l’anguria. Erano davvero carini, sorridenti, contenti, tanto graziosi che mi sono seduto ad osservarli da lontano. E mi sentivo in pace col mondo. Dopo qualche minuto, pensando di andare dentro il Tempio, decido di fargli una fotografia, per cercare di portarmi a casa un po’ di quella spensieratezza che qui mi sembra ormai così rara… Be’, cerco di fargliela non visto, ma uno di loro mi vede, lo dice agli altri, e i ragazzini fanno un gran sorriso, sghignazzano, e quasi si mettono in posa, contenti di essere fotografati. Gli faccio un cenno di ringraziamento con la mano, al che la bimba piu’ grandicella mi guarda un attimo, si alza, viene saltellando verso di me, la tipica corsa di un bimbo orientale, elegantissima, si avvicina, mi fa un sorriso da paradiso, mi porge con un inchino la sua fetta di anguria, sorride ancora una volta e scappa via, con la stessa eleganza con cui era venuta.
Credo di non avere mai provato una sensazione di questo tipo, misto di gioia e di rabbia, di ammirazione per la bellezza pura, e di sconforto per l’impossibilità di avere questa bellezza qui in occidente…
Ma mi resta dentro il sorriso della ragazzina, e nessuno me lo porterà via.
Escursioni da Hanoi: la baia di Halong. È un posto incantevole, tanto che non credo ci sia bisogno di parlarne… E poi la Pagoda dei Profumi, in mezzo alla foresta pluviale, dopo un tragitto in barca (oddio, barca… Una piroga al pelo dell’acqua! sulle paludi, sotto una leggera pioggerella… Selvaggio, rilassante, mistico e molto molto bello. Come tutto in Vietnam, d’altronde. Prima di partire ho contattato una ragazza di Saigon, conosciuta via internet. Dopo un lungo scambio di e-mail, mi ha promesso che mi farà da guida nella sua città. Poiché non ho molto tempo, prendo l’aereo e volo ad Ho Chi Mihn Ville, perdendomi cosi’ tutto il centro del paese. Ma tornerò…
Il volo non è bello come l’arrivo ad Hong Kong, perché è interamente al di sopra delle nuvole.
Ma Saigon valeva il viaggio. Città selvaggia, raffinata allo stesso tempo, caotica da morire di paura, ma con ampi spazi, strade larghe, fiumi di motorini, cibo, frutta, e un’atmosfera che dice: sei ai tropici, sei in Indocina! Non saprei descrivere la sensazione, ma è tutto così estremo, così particolare, che non credo possa esistere ad alre latitudini (Saigon è a circa 8° sull’Equatore…).
La visita della città è molto interessante, soprattutto se fatta, come nel mio caso, con qualcuno del posto. Chinatown, il museo dei crimini di guerra americani, il centro commerciale della città, i mercati, la parte coloniale, la sponda povera del fiume Saigon con le sue “favelas”, abbastanza spaventose, e ovviamente “proibite” agli stranieri. Io, in buona compagnia, sono riuscito ad infilarmi… Uno shock, povertà incredibile, violenza visibile, ma sempre, sempre, sempre col sorriso sulle labbra. E con la dignità e l’eleganza di questo meraviglioso popolo…
Esperienze che non dimenticherò: Il pranzo a casa di Chi, con il padre ex aviatore (ha fatto la guerra ovviamente, e dalla parte giusta!), il rito del fermentato di riso da bere con lunghe cannucce di bambù ricurvo, la cucina della madre di Chi… Mmmm…
La sala da tè in cui Chi mi ha portato, un tuffo nel passato, eleganza allo stato puro, con band soft-jazz dal vivo, luci soffuse, atmosfera da film di james Bond… Un sogno… (per chi fosse interessato: Temple Club, 29 Ton That Thiep St., Dist. 1 HCMC) Il karaoke con i colleghi di Chi (bancari).
L’addio al celibato con il fidanzato di Chi ed i suoi colleghi (cena assurda, si mangia volpe, lucertola, serpente e roba del genere, pare diano virilità). Le colazioni da Kim…
I giri nel mercato. Raccapricciante e così bello…
La partita Vietnam-Tailandia, vinta da quest’ultima, che esclude il Vietnam dai mondiali… Il calcio è più diffuso che in Italia in questo posto…
E il caffè, il delizioso caffè Vietnamita…
Escursione: classica, il delta del Mekong. 3 giorni, costa poco, nei bar del quartiere dei backpakers dove sono alloggiato. Da Kim, credo.
Bello.
Non ci sono parole, leggete una guida e avrete il resoconto di quello che si vede. Quello che si sente, invece, è la voglia di tornare ai tempi in cui anche noi, forse, vivevamo così, con semplicità, nella natura, col sorriso sulle labbra, in questi posti maestosi…
Il fiume, così presente, così incredibilmente vivo…
Le città, poco più che paesi, con un pub, un caffè, ma tanti mercati, dove mangiare è un privilegio che molti turisti si perdono cercando il ristorantino… E la varietà di cose che si vendono al mercato è così… Bella, da valere da sola un viaggio in Vietnam. Saluto tanto Tiziano, gran personaggio con cui ho condiviso questa escursione, e Teresa, di Malaga, idem. Eravamo 5 in tutto, meno male, meno si è, meglio si gode del posto. E soprattutto senza anglosassoni fra i piedi. C’erano degli inglesi incontrati lì, in un villaggio del delta Chau Doc, al confine con la Birmania, che appena scesi dal bus si sono messi a cercare un pub. L’hanno trovato e hanno passato la serata a bere birra, fra loro, in un angolino del pub. Viva l’inghilterra. Coglioni…
Il viso di una contadinella, una bimba di 8 anni, che ha giocato con me per un pezzo di sentiero fatto assieme, l’ho immortalato ed è adesso appeso nel mio ufficio. Credo che la bellezza vista in quei posti, in tutte le sue espressioni, sia ineguagliabile. La bellezza della natura, la bellezza degli uomini, la bellezza dell’arte, la bellezza delle attività umane, la bellezza di qualsiasi gesto, e la sensazione di essere in un posto dove tutto è bello. Spensieratamente bello. E dove la frutta è deliziosa. E il latte di cocco incredibilmente indispensabile.
E il sudore continuamente appiccicato alla pelle diventa quasi piacevole. E le ragazze uscite da scuola con l’abito tradizionale, bianco, camminando nelle strade polverose sono un castigo per qualsiasi presunzione di eleganza occidentale.
E il profumo e l’incredibile pulizia dei panni lavati e stirati impeccabilmente, a mano, nelle lavanderie dell’hotel…
E le alluvioni per le piogge torrenziali sono accolte con un sorriso…
E le persone povere riescono a donare, per la gioia di farlo…
E dove mi sono sentito lontano, finalmente lontano, dal consumismo…
Tornerò, è promesso.
Grazie Chi! Grazie Nguyen! Grazie Tiziano! Grazie Laura! Grazie Teresa! Grazie per aver condiviso con me alcuni di questi momenti indimenticabili…
Ciao ciao!