AOTEAROA e le nuvole
Dopo un lungo viaggio di 26 h. Lasciamo l’Italia, viaggiamo con Korean Air transitiamo a Incheon Int. In Seul, uno degli aeroporti più grandi organizzati e spettacolari dell’oriente (già in fermento per i mondiali del 2002) e arriviamo finalmente ad Auckland, lasciandoci alle spalle ben 12 h. Di fuso orario.
Qui prendiamo un domestic flight, della Qantas, compagnia molto valida e voliamo verso l’isola del sud a Christchurch, appurando con piacere che essendo le stagioni capovolte rispetto a quelle europee,qui è già estate… Il clima è ottimo, abbastanza ventilato con il giusto caldo, che chiedere di più ?? Una raccomandazione per chi vuole andarci, in NZ l’atmosfera è talmente rarefatta e pulita che i raggi del sole arrivano sulla terra non schermati, indi per cui portare sempre occhiali e cappellino, perché il sole può tradire, le creme no! Torniamo a noi, eravamo rimasti a Christchurch, elegante cittadella in tipico stile inglese, bene qui dall’aeroporto ci facciamo accompagnare a ritirare il camper alla United Campervans perché vogliamo godere della più piena libertà e boicottando i classici tour “turistici e banali” proposti dalle agenzie viaggiamo comodamente senza svenarci, e senza avere problemi logistici nell’addentrarci nelle zone anche meno accessibili. (ovviamente si sa che le terre belle sono sempre le più lontane!) E’ una sensazione molto gradevole perché così facendo siamo a diretto contatto con i kiwi, gustiamo la loro mentalità esente da stress e ipocrisie, ascoltiamo tutte le sere i loro racconti suggestivi e le leggende cittadine, ammiriamo il reale contatto con la natura soggiornando nei campeggi, nelle farmstay (simili ai ns. Agriturismi) e assaporiamo le specialità della cucina casalinga.
Dopo un breve ripasso all’itinerario puntiamo verso la costa occidentale, iniziando per scherzo a tenere il conto di quanti N.P. (per comodità National Park) incontriamo (sono tantissimi), il primo in assoluto è l’attraversamento del Arthur Pass NP, un susseguirsi di vette, cascate, fiumi, folti boschi, ma soprattutto vallate intere strapiene di bellissimi fiori gialli, dei quali ancora oggi ignoriamo il nome.
Il 2* invece è il Kahurangi N.P. Il più “giovane” territorio e il più grande per estensione, seguito a ruota dal Nelson Lake NP e dall’Abel Tasman NP .
Qui iniziamo a sospettare che la realtà e il sogno siano la stessa cosa, la bellezza è sconfinata e c’è molto da vedere, da ascoltare e da conservare; la natura è un tesoro prezioso qui manifesta in tutto il suo fascino e carattere.
La West Coast è indubbiamente lussureggiante, e non ci facciamo scappare città come Greymouth, Motueka, Westport con Cape Foulwind dove osserviamo da vicino le foche e le otarie di ogni genere ed età (ahimè alcune ferite e sanguinanti), il Paparoa NP con le Blow Holes , le frizzanti Pancake Rocks , strati di rocce calcaree da dove “zampilla” acqua diretta al cielo formando bizzarri geyser.
Arriviamo a Nelson, nella zona costiera, l’estrema punta nord dell’isola del sud, nel Marlborough Sound Maritime Park, un capolavoro naturale, dove l’acqua la fa davvero da padrona; non solo per le spiagge che sono interminabili e vergini, con la sabbia tuttora incontaminata, ma anche perché nell’entroterra ci sono le più grandi sorgenti di acqua dolce al mondo, le Pupu’s Springs, con una produzione di 13.000 litri di acqua al secondo … spaventevole really!! Qui consigliamo per chi vuole addentrarsi un pochino, di visitare il villaggio (difficilmente segnalato sulle maps) di Marau, e di fare una puntatina al museo del legno, gestito da una comunità di “eccentrici” artisti nonché grandi conoscitori e amanti come noi, di musica celtica, vedi Woody.
Il loro ricordo sarà eterno, l’amicizia anche! Un’ulteriore appunto, questa è la zona famosa per le Arts & Crafts Rail, soprattutto a Nelson, cittadina che riflette l’arte e l’artigianato locale, carinissime le botteghe di vasai, di soffiatori di vetro, intagliatori di giada ( Ivo si sbizzarrisce con i tanti souvenirs) rinomata anche perché c’è il pub più vecchio di tutta la NZ, si chiama Chez Eelco, andateci ne vale la pena.
E’ giunta l’ora di traghettare attraverso le baie dello stretto di Cook, partiamo infatti alla volta di Windy Wellington, la capitale più a sud del mondo, essendo solo a 2000 km. Dall’Antartide e trascorriamo 3 ventilati giorni sufficienti per apprezzare con energia il mix di cultura, di modernità e tradizione della city.
Non ci dilunghiamo a raccontare questa città, vorrebbe dire perdersi nuovamente nel ricordo del Te Papa, nel Civic Centre, gli edifici storici, i musei di arte, moda e musica moderna, insomma bisogna andarci, viverla e basta!! Ma la meta più amata ed apprezzata è senz’altro Roturua, (che significa secondo lago) verso nord, la vera culla dei Maori, dove “Kia ora, we can feel the spirit”.
Rotorua è il centro culturale Maori, il cuore infuocato di tutta la NZ, è la terra delle meraviglie geotermiche, dove l’odore asfissiante di zolfo ti sommerge, dove i geyser e le bolle di fango ti catturano, dove le sorgenti di acqua calda e le vampate di calore ti avvolgono, dove si possono scattare le foto più belle in assoluto di tutto il tour.
Ci sono molti richiami turistici, noi sconsigliamo vivamente gli scavi del Lady Know, (entrata 15 $ una ladrata) spudoratamente costruito e falso, (se volete vi racconteremo in altra sede il perché), e invece ci sentiamo di consigliare il bel villaggio di Whakareiwareiwa, simpaticamente ribattezzato Whaka, l’originale, con il grandioso Pohutu, e la simpatica guida Robert, è tutta un’altra emozione.
Abbiamo avuto la possibilità di assaporare l’hangi con la patata dolce cotta dal vapore termico del suolo, (non è certo cucina francese), ci siamo goduti il concerto hongi nella rossa marae, (with faith, hope & love) assistito alle lezioni di intaglio delle giovani leve, e udite udite, abbiamo imparato, qui è impossibile non farlo, la mitica Haka, (kamate kamate ka ora ka ora …) la danza dei guerrieri Maori! Uno sballo altro che! Da Rotorua al lago Taupo il passo è breve, la zona è da visitare considerato che si estendono i più grandi parchi del nord, il Waikato NP, il Whanganui NP, il Tongariro NP, il parco più vecchio della NZ, regalato 120 anni fa dalla comunità Maori allo Stato perché questo ne salvaguardasse le sacre montagne e i tre vulcani ancora semiattivi.
Si possono intraprendere escursioni sui crateri, trekking di vari percorsi e difficoltà, e soprattutto si può “misurare” come dice Bruce, il grido o il silenzio del vento.
I più pazzoidi praticano lo zorbing, parola a noi fino ad allora sconosciuta, che consiste nell’entrare un una sfera di Pvc di 3 mt., trasformarsi in palla umana e lasciarsi rotolare lungo i pendii del fianco del vulcano, bè, solo a vederli siamo stati male, non so se era maggiore la loro adrenalina o la nostra tremarella.
Ed infine la ciliegina sulla torta, raggiungiamo Auckland, nostra ultima tappa, la città più popolosa e cosmopolita della NZ, rinomata city of Sails, che molti pensano, erroneamente, essere la capitale neozelandese.
Anche qui una grande varietà di escursioni, con i “giretti rilassanti” da fare in barca e in canoa, magari dopo aver contemplato i due golfi con l’affascinante scenario portuale, e da non perdere una salitina sulla Sky Tower per la veduta panoramica della città. Insomma una vera goduria, anche se dopo 3 giorni , di nuovo, bisogna preparare i bagagli, il soggiorno in NZ è agli sgoccioli… Ci spiace molto lasciare questa splendida terra, qui rimangono perse nei panorama le ns. Più sincere emozioni, un senso assoluto di benessere e libertà, il naturale piacere di vivere, perché abbiamo esplorato molto e ci siamo divertiti a farlo.
Dobbiamo dirigerci verso l’aeroporto, adesso come dulcis in fundus ci aspettano le incantevoli isole Fiji, … Ma questa è un’altra storia.
Whiti tera, kia ora di cuore dai maorini Saby & Ivo Motta from Italy*