Giordania: arte, natura, cultura e gastronomia
Dunque vediamo come’è andata: i primi giorni ad Amman sono stati condizionati dal tempo: una schifezza (freddo e pioggia insoliti anche per gli autoctoni) tanto che ci ha fatto cambiare programma e, dopo aver girato la parte romana di Amman (il foro, teatro e la cittadella) e il mercato che è un’esplosione di colori e folklore, siamo “scappati” verso sud: Madaba (splendidi e ancora integri mosaici bizantini e paese rinomato per i bellissimi tappeti) e Monte Nebo (contemplativo e intimista: Mosé vide dall’alto del monte la terra promessa). Poi direzione mar Morto: troppo freddo per fare immergerci, ma molto suggestivo. Le donne giordane fanno il bagno completamente vestite e i bambini giocano ricoperti del famoso fango del mar Morto. Ogni 100 mc’erano posti di blocco (il mar Morto fa da confine con Israele): oltre i soliti controlli di rito, i militari si scusavano del disagio e ci auguravano una buona permanenza. Ancora a sud in direzione Kerak e visita al suo meraviglioso castello ancora intatto per 6 livelli di profondità: se chiudevi gli occhi ti sembrava di ritornare indietro nel tempo e sentire il rumore degli zoccoli dei cavalli. Ancora sud direzione riserva di Dana: troppo freddo e optiamo di andare direttamente a Petra.
Un giorno dedicato esclusivamente alla visita è troppo poco: Petra è circondata da alte montagne con pareti a picco, tutta plasmata dalla natura e dall’uomo in una stupenda pietra arenaria di colori diversi dal bianco al rosa al rosso, al celeste, al blu, all’indaco, all’ azzurro, al viola. Dei monumenti nebetei e romani non saprei da che parte cominciare: Petra è una città dove la venerazione per i defunti era alla base della cultura nebetea: oggi infatti tutti gli anfratti che si vedono non sono le antiche abitazioni autoctone, ma le tombe: tombe scavate nella roccia a centinaia. Poi sono venuti i romani e hanno cominciato a costruire in base alla loro cultura pagana: anfiteatri, piazze, templi, cardo, colonnati ecc…
Il giorno dopo ci spostiamo ancora a sud: deserto di Wadi Rum: anche qui un po’ di pioggia ma almeno siamo capitati durante l’ inaugurazione di una riserva naturale per l’immissione degli Orici (antilopi del deserto) che sono scomparsi dalla zona da un centinaio d’anni: ne hanno liberate 5 coppie. Il 2002 è l’anno dell’ecoturismo in Giordania. Il deserto cmq è molto affascinante tra graffiti, archi nella roccia, colori rosso vivo, dune, canyon e the nel deserto nella tenda con beduino che parlava inglese meglio di noi: era un ranger della succitata riserva, e abbiamo chiacchierato di politica, dell’Europa, guerra del medio oriente, turismo… Pazzesco e poi li chimano beduini!!!). Dopo il deserto, tre giorni di pausa nel mar rosso e precisamente ad Aqaba: incredibili fondali dì coralli, cernie, pesci colorati, gorgonie murene, tridacne… A 400 m dal confine dell’Arabia Saudita.
Consiglio Aqaba come valida alternativa del mar Rosso, per chi desidera una vacanza in tranquillità, senza sfruttamento commerciale del turismo e a costi contenuti.
Gli ultimi due giorni ritorniamo ad Amman. Visitiamo Jerash, ben conservata e rappresenta il miglior esempio di città della provincia romana del Medio Oriente (solo la piazza ellittica parla da sola).
Una visita anche alla moschea blu di Amman: è immensa e naturalmente, anche se avevamo il foulard per coprirci il capo, ci hanno fatto indossare una tunica nera.
Dappertutto abbiamo trovato una grande disponibilità e il miglior trattamento alberghiero (vedi bassa stagione e guerra nelle vicinanze): il turista è cosa sacra in Giordania! La cucina è squisita (ho messo su + di un kg): soprattutto i felafen (polpette a base di purea di ceci e spezie), hommos (squisita salsa a base sempre di ceci e tahina), e le carni ovine: mi è piaciuto soprattutto il Mansahf: letto di riso con carne di ovino bollita con spezie e crema di joghurt ovino da versarci sopra: una delizia (specialità beduina).
Difficoltà a trovare del vino e birra decente (proibito dalla religione). L’unico liquore è l’Harak a base di anice (come l’Ouzo greco, per intenderci) che andava giù perché non c’erano alternative, eh eh eh! La società è ancora molto maschilista, e la donna è sempre in secondo piano rispetto all’uomo (ce ne siamo accorte anche noi turiste: non girate da sole in costume lungo le spiaggie) e nonostante la Giordania sia un’isola monarchica dove l’islamismo non è assolutamente agli eccessi, le donne hanno ancora molto da conquistare.
Spero di aver fatto una sufficiente panoramica, e consiglio a tutti di visitare la Giordania, per la completezza di una vera vacanza: arte, cultura, natura, religione e gastronomia.
Un saluto a tutti da Giulia.