TIRADENTES – dal diario di viaggio
Gente paesana, sanno loro di Ulisse? Cosa ne so io? Cosa io di loro? Vedo, trafitto dai colori e suoni di Tiradentes, l’autenticità di un carretto passare sulla strada in pietra, e bambini che urlano e giocano all’unica scuola del paese. Chi mi è rimasto? Foglie, foglie son cadute, in questo aprile d’autunno, caduti gli uccelli, da quel cielo che oggi sorvoliamo, rendendo le nuvole alla terra.
Accadrà lo stesso alle stelle? Stelle, stelle son cadute, in questo autunno estivo, caduto io, da quel cielo che un tempo sorvolavo, rendendo l’amore al mondo.
Foglie cadono da alberi mai spogli, come stelle cadono da cieli eterni.
Questi gli alberi e i cieli di Tiradentes.
Un ponte in pietra, che da solo rallegra ogni distanza percorsa, rasserena ogni nostalgia di sponde lontane, segnate da un fluire di acqua che accarezza un sole al tramonto, che l’acqua trasforma in uno scintillio eterno, quasi racchiudesse costellazioni. Questa la magia di Tiradentes.
Ma la mia anima è d’una nostalgia indicibile, e m’assale il ricordo delle serate spese al caffè di Taormina, e quando scrissi della mia visione, che “quel” chiaro di luna mi rimembra, che neanche Tiradentes può nulla di fronte alla mia gioia di farvi ritorno. Mi spiace Tiradentes, ma è il mio ultimo giorno che posso dedicarti, Taormina m’attende, me, ansioso.