Il paradiso dei botanici
Mi chiamo Giovanni Signorini, sono laureato in Agricoltura Tropicale e Subtropicale all' Università di Firenze ed ho una grande passione per la botanica. E' da molti anni che desideravo visitare quel paradiso botanico chiamato Ile de la Réunion, dove la vegetazione naturale è stata pochissimo disturbata, finché un bel giorno ho preso...
Mi chiamo Giovanni Signorini, sono laureato in Agricoltura Tropicale e Subtropicale all’ Università di Firenze ed ho una grande passione per la botanica. E’ da molti anni che desideravo visitare quel paradiso botanico chiamato Ile de la Réunion, dove la vegetazione naturale è stata pochissimo disturbata, finché un bel giorno ho preso l’iniziativa e sono partito assieme con mia madre alla volta della agognata isoletta… È stata forse la migliore vacanza della mia vita! abbiamo preso un auto a noleggio ed abbiamo fatto il giro dell’isola dormendo negli alberghi che trovavamo lungo il tragitto. I primi due giorni li abbiamo passati a St. Denis, piccola “capitale” dell’ isola. Di questa ho visitato l’orto botanico, ricco di piante assai interessanti ma un po maltenuto e quasi privo degli utili cartellini di identificazione delle specie. Partendo da St. Denis ho visitato il Cirque de Salazie, bellissima valle circolare ricca di densa vegetazione lussureggiante grazie alle abbondanti precipitazioni, grondante di stupende cascate e nella quale si concentra buona parte della coltivazione di frutta dell’isola. Sempre nella metà piu piovosa dell’isola (quella orientale)quel giorno abbiamo visitato la cooperativa della vaniglia di Bras Panon, dove questa orchidea rampicante viene coltivata per produrre la preziosa spezia. Qui abbiamo potuto osservare la procedura della impollinazione artificiale del fiore, senza la quale non si ottiene il frutto, e tutte le complesse fasi che permettono di far scaturire il meraviglioso profumo dagli inizialmente insipidi baccelli verdi. Dopo la permanenza a St.Denis ci siamo spostati verso il secondo albergo, posto sulla parte piu alta della Plaine des Caffres, un altopiano nebbioso, freddino e assai malinconico che, tuttavia dà accesso all’ interessantissimo Piton de la Fournaise, enorme vulcano attivissimo dell’isola. Durante il trasferimento da St.Denis all’altopiano abbiamo visitato la Maison de la Vanille di St. André (o era St. Benoit? Boh!), la stretta, impervia e piovosissima valle di Takamaka, ricoperta da una foresta impenetrabile. Qui, tuttavia, non siamo riusciti a scorgere la leggendaria cascata proveniente dal Plateau de Bélouve. In seguito siamo andati a vedere il Grand Etang, unico lago dell’isola, dall’aspetto, però, di una triste palude. Dopo questa tappa siamo saliti alla bellissima Plaine des Palmistes, ricca di una lussureggiante vegetazione, costituita per lo piu da palme ‘palmiste’ decimate in passato per ottenere il ‘cuore di palma’ da insalata. Da questa bella piana ci siamo ‘inerpicati’ fino alla meno allegra Plaine des Cafres, passando in mezzo a meravigliosi boschi montani densi di felci arboree e muschi. Dalla nostra base sulla Plaine des Cafres abbiamo potuto visitare il già citato Piton de la Fournaise. La strada per raggiungere il vulcano è assai lunga e di enorme valore paesaggistico: si possono ammirare paesaggi di rara bellezza tra cui profondi canyon ricoperti di vegetazione ed addirittura anche una piccola zona desertica: la Plaine des Sables, tuttavia, se intendete visitare la cima del vulcano sappiate che per poterla vedere bene occorre partire la mattina mooooolto presto per evitare le fastidiose nebbie che già dal mattino ammantano la cima: noi siamo arrivati in cima alle 10 del mattino e già non si vedeva ad un palmo dal naso! Sulla plaine des caffres si trova, inoltre, il museo del vulcano, veramente bellissimo e meritevole senz’altro di una visita attenta. Dopo la permanenza sulla Plaine des Caffres ci siamo diretti verso St. Pierre, popoloso e rumoroso paese della costa sudoccidentale, posto sulla metà ‘secca’ dell’isola (dove piove assai meno). Da qui abbiamo visitato la verde e bellissima costa meridionale dell’isola, quella, cioè, ai piedi del vulcano attivo, ed abbiamo toccato i paesi di St. Joseph, St. Philippe (dove abbiamo fatto un’escursione in una stupenda foresta tropicale protetta e -incredibile! – con i cartellini di riconoscimento sulle piante principali!), abbiamo attraversato l’ ampia zona (Grand Brulé) che viene periodicamente investita dalle colate laviche del vulcano, siamo scesi alla incantevole Anse des Cascades (si chiamava cosi?), una caletta ombreggiata da cocchi e palmistes circondata da cascatelle; e ci siamo infine spinti fino al grazioso paese di S.Te Rose dove un antico ponte sospeso di acciaio ricorda il breve passato coloniale inglese dell’isola. Dal paese di St. Pierre ci siamo spostati il giorno seguente verso il Cirque de Cilaos, siccitosa depressione circolare incisa da profondissime forre dalle pareti assai acclivi, di difficile accesso reso possibile solo da una stretta stradina che si fa strada con infinite tornanti lungo i fianchi praticamente verticali delle profonde valli… Una vera impresa impossibile per chi soffre di vertigini! La vertiginosa stradina conduce al suo termine al bel paesino di Cilaos, vero nido d’aquila aggrappato in alto ad uno dei pochissimi luoghi pianeggianti all’interno del cirque. Da lassù si gode di un panorama veramente mozzafiato sull’intero cirque e sul monte piu alto dell’isola: il Piton des Neiges, cima che supera i 3000 m e che viene occasionalmente spolverata di neve (da cui il nome) durante l’inverno australe. Insomma,Cilaos merita veramente una visita nonostante l’avventuroso e lungo viaggio per raggiungerla. Dopo aver passato una notte all’hotel di Cilaos siamo ripartiti alla volta della arida costa occidentale. Qui siamo passati per i vari paesini costieri senza soffermarsi fino alla nostra tappa finale: St. Gilles Les Bains, località balneare di scarso interesse (la Reunion non ha, ahimé, belle spiagge)dove abbiamo deciso di passare gli ultimi giorni in riposo totale, a parte una visita al vicino Conservatoire Botanique National de Mascarin, centro di protezione e studio della flora endemica dell’isola dotato di un interessantisimo giardino botanico che abbiamo visitato con l’aiuto di una guida esperta.
I luoghi che ho piu apprezzato dell’isola sono, in ordine decrescente: il Cirque de Salazie, la costa meridionale tra St. Joseph e St. Bénoit, il Cirque de Cilaos, la Plaine des Palmistes, la regione del Piton de la Fournaise, la vale di Takamaka.
I luoghi che rimpiango veramente molto di non aver potuto visitare sono il Plateau de Bélouve, il Cirque de Mafate, il Maido (cima dal panorama unico protesa tra il Cirque de Mafate ed il Cirque de Cilaos) e la vetta del Piton de la Fournaise senza nebbia. Rimpiango molto, inoltre, di non aver fatto un bel giro panoramico in elicottero per ammirare l’isola dall’alto ed andare a scovare le cascate più nascoste, affogate nel folto della vegetazione, come il Trou de Fer.
Insomma, la Réunion è veramente l’isola ideale per l’appassionato di botanica che ama il trekking ma, come me, che non và assolutamente in cerca delle belle spiagge! Temo di essermi dilungato un po troppo nella descrizione, tuttavia mi auguro che questo mio racconto stimoli qualcuno a partire per questa bellissima isola.
Ciao, Giovanni