Los roques-venezuela

Los Roques Non è facile descrivere quel mare e quelle isole. Proverò a raccontare le sensa-zioni e le esperienze che vi abbiamo vissuto. Soprattutto voglio comunicare come le si pos-sono vivere in immersione completa nella loro natura, giocando a fare i “Robinson Crusoe”, lasciandosi prendere solo dalla natura, dal...
los roques-venezuela
Partenza il: 01/06/1998
Ritorno il: 15/06/1998
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
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Los Roques Non è facile descrivere quel mare e quelle isole. Proverò a raccontare le sensa-zioni e le esperienze che vi abbiamo vissuto. Soprattutto voglio comunicare come le si pos-sono vivere in immersione completa nella loro natura, giocando a fare i “Robinson Crusoe”, lasciandosi prendere solo dalla natura, dal mare.

Probabilmente qualsiasi altro luogo marino che avrò la fortuna di frequentare in futuro non riuscirà a sopraffare per intensità e bellezza e completezza quello che ci hanno dato queste isole.

Le Los Roques sono una manciata di affio-ramenti corallini nell’arcipelago Caraibico, si trovano al largo della costa venezuelana. Abbastanza recentemente sono diventate parco marino e per questo motivo vi è vietata la pesca professionistica. Le isole non sono a-bitate o poco abitate e l’unico svantaggio è la mancanza di acqua dolce; carenza ormai ri-dotta al minimo in quanto l’acqua vi arriva direttamente dal continente anche se è tutto-ra razionata.

In una radiosa giornata di sole arrivammo a Grand Roque, che è l’isola sicuramente più ampia dove si atterra dopo un volo di quaran-ta minuti da Caracas e dove i visitatori abi-tualmente prendono dimora. Non è un’isola grande ma la ricettività è buona. L’aspetto simpatico del piccolo pueblo con le case dai colori pastello dominato dalla vecchia torre di avvistamento olandese è soltanto il punto di partenza di una vacanza davvero indimenti-cabile.

Sostammo in una coloratissima posada, vecchia casa di pescatori ristrutturata. Vi arrivammo al tramonto inoltrato, poco fu il tempo per familiarizzare con il mare, qui la notte è veramente buia, e ci accontentammo di un bre-ve giro nel pueblo rimandando alla mattina la conoscenza del mare. Il piccolo porticciolo di Grand Roque la mattina presto brulicava di turisti che con impazienza aspettavano di essere trasportati sulle isolette circostanti. Noi scegliemmo Cayo de Agua a circa una ora dalla isola più grande. Dopo essere stati scortati da almeno una cinquantina di delfini finalmente sbar-cammo su una spiaggia bianchissima, il cielo si fondeva con il mare in un acquerello blu .

Il profumo del mare ci avvolgeva completamen-te.

Con piacere immenso dopo un’attenta per-lustrazione ci accorgemmo di essere i soli visitatori di quello splendido atollo. Il so-lo camminare ai bordi del bagnasciuga si ri-levava un’esperienza piacevolmente indimenti-cabile. L’unico movimento o tramestio era da-to dai versi dei pellicani e dai loro tonfi nell’acqua quando si tuffavano alla ricerca di cibo.

Fare lunghe camminate sulla sabbia lungo la riva era, più che un richiamo, una necessità fisica. Cercavamo di vivere inte-riormente le sensazioni che ricevevamo, si cercava di fissare nella mente quelle visioni e quei luoghi come se volessimo portarne via piccole fette con noi. E fu tutti i giorni così, ogni giorno un’isola diversa e ogni giorno sensazioni di-verse. Madrizqui, Francisquises, Dos Mosqui-ses, Norosqui in compagnia del fedelissimo perro Rocky, e del vuelo libro degli uccelli. Grazie, Los Roques.

RINO LIBERATOSCIOLI



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