Suggestioni di sabbia
Sbarchiamo nel caos di Tangeri, ma so come muovermi ormai, e ce la sbrogliamo in fretta. Bastano poche centinaia di metri per imboccare la via d’uscita dalla città ed è subito un’impazzare di colori accecanti: il verde pallido degli uliveti fa da cornice alla terra brulla, arsa dal sole feroce d’Agosto.Pochi viandanti per le vie che salgono verso i valichi del Riff, e mi annego nel silenzio di questi monti ancora a metà strada tra l’Europa e l’Africa vera, con i loro profili così mediterranei, con i loro sapori così intensi eppur ancora privi dell’aura di cumino che tutto ammanta nell’Africa Sahariana…
Oltre il riff la grande piana di Meknes mi accoglie come una fornace, e corro con l’auto tra immensi appezzamenti di grano e miglio. Il vento caldo del sud ne scuote le spighe e sprigiona umori già anni luce lontani dal mio quotidiano di sempre. Il labirinto di Fes, ormai noto, è un colorato preludio al tuffo nel sud,che avviene lungo le piste della Regione dei Cedri, al fresco di queste conifere che sfidano la neve invernale e si vestono di sole durante la stagione estiva… Profumo di resina avvolge ogni cosa, ed ogni mio movimento viene rallentato,come a voler cogliere l’essenza di questo luogo meravigliosa. Kenithra, e le piste per Imilchil, prese da nord… Le mie ruote percorrono sentieri di tipo Alpino,e solo le cime delle montagne, antiche ed erose dal vento, mi fanno capire di stare in Marocco e non tra le mie sterrate piemontesi… Saliamo a più di 2000 metri, ed il vento è feroce. Berberi vestiti di colori sgargianti ci accolgono nei villaggi, con occhi grandi e profondi, colmi dello stupore di incontrarci lì, dove mai nessuno passa. Semplicità ed armonia in antitesi con la durezza della vita in luoghi aspri, dove far crescere un solo filo d’erba è un abattaglia disperata, dove l’acqua è il tesoro più ambito.
Scendiamo dalle gole di Todra, fuggendo dalle orde di turisti che qui arrivano in bus, per immergerci nuovamente nel silenzio, tra i miraggi ed il calore accecante delle piste sconosciute verso Taouz, e da Taouz verso Mahamid, a ridosso del confine Algerino… Pietre, pietre e sabbia e nient’altro, ed il mio cuore che batte a ritmo con i pistoni del motore dell’auto, con i miei occhi accesi di questi colori che sono ormai i colori della mia anima, tesi a catturare ogni angolo, ogni bivio, non per feramre punti di riferimento ma per avere emozioni da ricordare a casa, in Italia…
E poi le dune, le grandi dune a est del Draa, quelle che pochissimi hanno visitato, e mi fermo, scendo dall’auto, corro su e giù per le chine, bambino di 37 anni con la sabbia nel cuore. E mi riempio le mani di questi frammenti microscopici e gialli che un tempo furono grandi montagne, che hanno visto passare fiumi, nascere e morire grandi laghi e stagni, che hanno ospitato la vita ed ora stanno immoti, in grandi colline di sabbia, oceano in burrasca fissato nell’apice della sua furia dalla bacchetta di un mago innominato, con i grandi cavalloni mugghianti bloccati nel momento della caduta, con gli spruzzi fossilizzati sulle antiche scogliere.
Raccolgo un piccolo fossile, una conchiglia di millenni, e l’anima mi vibra come una corda di strumento, il vento amplifica la nota, portandola ancora qui, oggi, dopo anni…
io sono di sabbia, ho il cuore di sabbia… Ed i miei occhi ancora attendono altri sogni, per farmi crescere e rimanere bambino insieme… Ho lasciato le mie tracce in Sahara, ed ancora ne lascerò…
RoboGabr’Aoun