Safari in Tanzania 4

Grazie alle indicazioni di amici abbiamo organizzato questo viaggio da soli, senza utilizzare agenzie italiane o tours operators, ma via internet. Il viaggio ha inizio il 2 di gennaio dall’aeroporto di Milano Malpensa, dove prendiamo il volo della KLM per Arusha con scalo ad Amsterdam. Per fortuna non abbiamo ritardi di sorta ed atterriamo dopo...
safari in tanzania 4
Partenza il: 01/01/2001
Ritorno il: 09/01/2001
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Grazie alle indicazioni di amici abbiamo organizzato questo viaggio da soli, senza utilizzare agenzie italiane o tours operators, ma via internet. Il viaggio ha inizio il 2 di gennaio dall’aeroporto di Milano Malpensa, dove prendiamo il volo della KLM per Arusha con scalo ad Amsterdam. Per fortuna non abbiamo ritardi di sorta ed atterriamo dopo 9 ore di volo, ore 21 locali, al Kilimanjaro Int. Airport. Miracolosamente i nostri bagagli sono i primi ad essere sbarcati e quindi siamo anche i primi ad uscire dall’aeroporto. In quei pochi minuti contiamo una cinquantina di scarafaggi , ma questo è solo l’inizio! Ci troviamo di fronte una schiera di persone, logicamente tutte di colore, che mostrano i loro cartelli di riconoscimento. Un po’ a fatica riusciamo ad individuare il nostro, il capo dell’agenzia locale, Lazarus, e l’autista, Masai. Ci accompagnano all’ hotel per la nostra prima notte africana e ci scambiamo informazioni sui nostri rispettivi paesi e sullo svolgimento del nostro safari. Siamo stanchi ma felici di essere in Africa. Non fa caldo come ci aspettavamo, però ci dicono che ha piovuto molto e quindi la temperatura, soprattutto di notte, si abbassa. Il giorno seguente, alle 9.30 vengono a prenderci e, dopo aver caricato viveri e cuoco a bordo del nostro 4×4, si parte alla volta del primo parco in programma: il Tarangire Nat. Park. Percorriamo l’unica strada asfaltata della zona per un paio d’ore e ci fermiamo per il pranzo in una “zona attrezzata”: tavoli, sedie di pelle di mucca e un frigorifero per le bibite . Il cuoco provvede a prepararci il tavolo con il set che ci accompagnerà per tutto il viaggio, composto da: piatti,forchetta e coltello, tazze multiuso e tovagliolini di carta. Il pranzo consiste in pane da toast con contorno di verdure crude ben presentate, burro e sale. Ripartiamo e arrivati all’entrata del parco ci accolgono 3 elefanti enormi, che creano in noi un forte entusiasmo, scattiamo subito un mucchio di foto senza pensare che nei giorni seguenti ne avremmo visti di più vicini e in abbondanza. Ci sono baobab giganti dove regnano le scimmie, branchi di impala (antilopi) che ci guardano incuriositi per poi darsi alla fuga, giraffe che con la loro grazia strappano dagli alberi le foglie senza quasi curarsi della nostra presenza. Proseguiamo il nostro tour verso il Lake Manyara Nat. Park percorrendo una cinquantina di Km in due ore a causa della strada piena di buchi. Ci fermiamo per la notte a Mto-Wa-Mbu, nome che significa “fiume degli insetti”, dove alloggiamo nel “miglior albergo della zona”, così recita la guida Edt. Malgrado il nome non è poi così infestato (noi viviamo in pianura padana vicino al Po e siamo quindi abituati alle zanzare) anche se siamo attrezzati con autan estreme e un dispositivo ad ultrasuoni. Ceniamo, sempre grazie al nostro cuoco Buga, con zuppa di verdura, riso pilaf ( scopriamo in seguito che lo coltivano, come da noi!! ) accompagnato da pollo al curry e verdure cotte, anguria e caffè o tè. La sostanza c’è ,sono gli accostamenti che non hanno molto senso, ma va bene così , le usanze non si discutono, fanno fin troppo per abituarsi ai nostri modi di vita! Andiamo a dormire un attimo prima che cominci un temporale che dura tutta la notte. Ci svegliamo alle 7 e scopriamo che non ha ancora smesso di piovere! Facciamo colazione a base di pane tostato sulla brace, marmellata, burro, omelette e frutta. Ci avviamo verso il parco, sempre a bordo della jeep, e attraversiamo il paese molto affollato di gente indaffarata ad allestire i banchi dove vendere poi i prodotti locali: banane, pomodori e poco altro. I bambini ci salutano con la mano e noi rispondiamo, inteneriti dal loro gesto amichevole. Il parco è immerso nella fitta vegetazione e bisogna guardarsi bene intorno per scorgere gli animali più piccoli; infatti scoviamo una famigliola di velvet monkey (scimmie con le palle blu!). Elefanti ci attraversano la strada e scopriamo che tra di loro, molto ben riparato, c’è un piccolino di pochi giorni , poi poco più in là zebre che convivono con branchi di babbuini e giraffe. Ci fermiamo a pranzare al sacco sotto un baobab e ci chiediamo se siamo osservati a nostra insaputa, magari da qualche serpente sopra le nostre teste. Riprendiamo il nostro giro e vediamo un elefante che si bagna nel fiume, rinoceronti e bufali, ma in lontananza e tantissime giraffe. Ritorniamo all’ hotel e pensiamo bene di fermarci al mercato locale per acquistare i souvenir: veniamo assaliti da venditori di ogni sorta, così la nostra guida ci affida a uno di loro che ci fa un po’ da cicerone in questo caos, dove tutti cercano di barattare la propria merce con i vestiti che indossiamo. Decidiamo di comprare dal nostro simpatico accompagnatore qualche oggetto in legno e chiediamo di riaccompagnarci all’ hotel, dove ci attende la cena: zuppa, pasta bianca, (dietro nostra richiesta e al dente!) con contorno di verdure , frutta e caffè. Il 3 gg. La sveglia imperterrita alle 7 ci butta giù dal letto e, dopo la solita colazione, ci avventuriamo in quella che una volta era una strada in salita, adesso è un fiume di fango. Dopo pochi km incontriamo macchine di traverso e camion impantanati, li superiamo grazie all’aiuto di ragazzi del posto che ci spingono, logicamente dietro qualche spicciolo di mancia da parte dell’autista. La strada migliora leggermente e riusciamo, in un paio di ore, a raggiungere l’ingresso del Ngorongoro Conservation Area. Dobbiamo oltrepassare le montagne per raggiungere il Serengeti, il tempo è così basso e uggioso che ci impedisce di vedere il panorama, altrimenti spettacolare, ma torneremo su questa strada… Iniziata la discesa si apre davanti a noi uno scenario degno di un documentario: un’ immensa prateria invasa da gnù, zebre, gazzelle, antilopi. Ci spiega Masai che siamo nel periodo della migrazione in quanto in questa zona è il periodo delle piogge. Masai avvista un gruppo di iene e lascia la strada principale per avvicinarsi. Stanno riposando attorno ad una pozzanghera e ci guardano infastidite, ma non spaventate. Sono proprio brutte e grosse! Ci allontaniamo ed è ora di pranzo al sacco. Così ci fermiamo e scendiamo per gustare le prelibatezze preparate dal nostro Buga, in mezzo alla natura e ai rumori tipici degli animali che ci circondano. Passiamo il confine tra Ngorongoro e Serengeti e come per incanto finisce la distesa di animali improvvisamente, malgrado il paesaggio sia sempre lo stesso. Ci fermiamo per fare i biglietti e Masai si accorge di aver perso un bullone sotto la jeep, dice niente di grave, ma va a cercare qualcuno che gli possa dare una mano, e così è. Curiosità: ci fa strano vedere i guardaparco alle varie entrate controllare con parsimonia i permessi, fatti un’attimo prima. Cambia il panorama, una distesa verde alta 60/70 cm, dove si nascondono e cacciano i felini, gli alberi sono pochi e meta per i leopardi che salgono per riposarsi, per nostra fortuna perché solo così è probabile vederli. Infatti dopo poco c’è qualcosa: un leopardo appisolato, bellissimo. Possiamo andare a riposarci anche noi al nostro primo campeggio: il Dik Dik campsite area. Sembra di rivivere l’atmosfera del film “spiriti nelle tenebre”, ambientato proprio in Africa , e ci sembra di veder spuntare da un momento all’altro un leone dal bel mezzo della fitta vegetazione! Montata la tenda e cenato sotto le stelle , non ci resta che infilarci nella tenda e sperare di dormire un po’. L’atmosfera è magica, pensare di essere nella savana e di non avere recinzioni che ci proteggano dagli animali ancor di più . Forse per questo, forse per gli innumerevoli versi di animali che durante la notte si sentono, dormiamo solo poche ore, per sfinimento. All’alba ci fiondiamo fuori dalla tenda, sopravvissuti ! Scopriamo dopo che nella notte delle iene ci avevano fatto visita, attirate dall’odore degli avanzi della cena. Masai scherza dicendo fossero leoni, ma solo per prenderci in giro, almeno è quello che speriamo. Ripartiamo alla ricerca di qualsiasi animale e giungiamo in un luogo chiamato “piscina degli ippopotami” dove in effetti ce ne sono moltissimi. Scorgiamo in mezzo all’erba un ghepardo accovacciato che, disturbato dal rumore del motore, se ne va lentamente. Così Masai decide di inseguirlo per vederlo più da vicino, e in effetti riusciamo ad avvicinarci parecchio, prima di vederlo scomparire definitivamente. Dietro una curva scorgiamo due bufali vicinissimi alla strada, impressionanti ! Dopo il pranzo continuiamo il nostro safari e vediamo un coccodrillo addormentato, ma ugualmente preoccupante. Lo sciacallo che incontriamo dopo invece ci ricorda una volpe piccola, e fa quasi tenerezza ! Questa sera si dorme in lodge, il Seronera Wildlife , molto caratteristico perché sorge intorno ad un kopje e in parte su di esso. E’ abitato da simpatici animaletti chiamati iraci, simili a grossi topi senza coda, ma più carini ! La temperatura qui è di 15°,freschino!!! Dopo la cena rientriamo in stanza, e dalla nostra finestra, con vista giungla, vediamo a pochi metri una iena che sembra osservarci, ma dopo aver controllato di essere chiusi bene dentro, non ci fa così paura! La mattina seguente si parte per un breve safari nel Serengeti e proseguiamo verso il Ngorongoro Conservation Area, dove arriviamo nel pomeriggio. Incontriamo sulla strada parecchi masai con maschere e colori tipici che si offrono per fotografie a pagamento, ma noi che eravamo già stati avvertiti, non caschiamo in questo tranello. Prima di giungere in cima all cratere, scorgiamo sul ciglio della strada una leonessa coi suoi due cuccioli di qualche mese, bellissimi. La mamma ha un radiocollare, messogli dai guardaparco per seguirne gli spostamenti. Sembra non curarsi della nostra presenza e continua a dormire, con il figlioletto che cerca di giocare inutilmente con lei. Poco più in là, in un crepaccio del terreno, scopriamo 6 leoni accaldati che cercano rinfresco, la tipica “fossa dei leoni” dove sarebbe opportuno non finirci mai ! Arriviamo al lodge , sul ciglio del cratere, da cui si gode una vista strepitosa. Fa sempre più freddo anche se quì siamo a 1500 mt d’altezza. La cena è a buffet e dopo ci viene offerta la visione di una cassetta con la vita degli animali nel cratere, prima e unica tv vista ! Il giorno seguente scendiamo una strada ripidissima per circa un’ora e giungiamo nel cratere, dove si apre davanti a noi uno spettacolo unico al mondo: qui elefanti, leoni, gazzelle, zebre, gnu, rinoceronti, convivono senza mai migrare perché qui trovano da bere e da mangiare tutto l’anno. Sembra veramente di essere nell’arca di Noè. Il lago salato che si trova sul fondo del cratere è completamente coperto da fenicotteri rosa. Il nostro safari fotografico è così completo perché riusciamo a vedere e fotografare i “big five”: leone, bufalo, elefante, rinoceronte e leopardo. Incontriamo leoni assonnati, altri che ci tagliano la strada per poi coricarsi all’ombra della nostra jeep, una mamma con due cucciolini cresciutelli ma bellissimi su un promontorio ad un metro da noi sembrano essere in posa per una delle nostre ultime foto.Scorgiamo 3 ghepardi che si riposano in mezzo all’erba e ci scrutano, un po’ disturbati dal rumore della nostra macchina fotografica. E’ ora di abbandonare il parco e sentiamo già la nostalgia di questi posti favolosi dove la natura è sovrana e per fortuna oggi l’uomo può solo portare via trofei di foto, non più animali, come succedeva invece fino agli anni cinquanta, anche se qualche bracconiere riesce ancora a farla franca. I rinoceronti ne pagano ancora le conseguenze perché stanno rischiando l’estinzione, se ne contano solo 500 in tutto il mondo! Il loro corno è creduto afrodisiaco . Per non parlare dello sterminio degli elefanti per rivendere l’avorio delle loro zanne. Ci attende un lungo viaggio di rientro, circa 6 ore per raggiungere Arusha, e la strada è sempre un disastro ! Ci fermiamo a pranzare in uno dei posti tipici dove si fermano i tour e ci sono baracche con l’ artigianato locale. Una mamma masai allatta il suo bambino di circa 2 anni, ma qui non fa specie niente, almeno il latte lo nutre e lo fa crescere . Gli regaliamo una biro e lui, credendo fosse solo imprestata, ce la vorrebbe rendere, ma gli facciamo capire che è sua. Così, felice, torna dalla mamma. Come comportamento non è poi così diverso da un bambino italiano, anche se di cultura e razza differente. Sembrano essere così sereni che ci viene da chiederci se sia il caso di spiegare loro che esiste un mondo che noi chiamiamo civilizzato e invece è pieno di stress. La nostra guida ci spiega che qui i bambini vanno a scuola obbligatoriamente 7 anni, poi per loro diventa impossibile continuare gli studi, se non si spostano nelle grandi città. Infatti incontriamo molte scuole elementari lungo la strada e molti bambini con la divisa scolastica: pantaloncini bianchi e camicia azzurra, le bambine gonna bianca e camicetta azzurra, tenerissimi ! Raggiungiamo finalmente Arusha e incomincia il traffico che contraddistingue le città. La densità di popolazione è altissima: 500.000 persone concentrate in un’area di pochi km. Masai fa uso del vocabolario che gli abbiamo insegnato noi per mandare a quel paese tutti coloro che gli attraversano la strada o non gli danno la precedenza, naturalmente in italiano, da morir dal ridere !! Siccome mancano ore al nostro volo, Masai decide di portarci a casa sua, dove ci fa conoscere tutta la famiglia e ci porta a visitare le sue coltivazioni . La gentilezza è senza uguali e ne restiamo colpiti favorevolmente ! Ci offre da bere, ci fa vedere le foto del suo matrimonio e qui non resistiamo nel dirgli che assomiglia troppo ad un attore di nome Will Smith. E’ ora di lasciare questa terra e di dirigerci verso l’aeroporto, dove il nostro viaggio di rientro ha inizio, finalmente rivedremo il nostro animale (domestico) che abbandoniamo puntualmente dalla zia per effettuare i nostri viaggi. Fine della magia africana !


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