Guadalupa

Le vacanze in GUADALUPA di Marzia e Alessio Febbraio 2000 Si parte!!!!!!!!!! Sveglia all’alba. In bus fino all’aeroporto C. Colombo. Due ore di volo e siamo a Parigi. Tra quattro ore abbiamo il volo per Pointe a Pitre: il tempo sembra non passare mai! L’aeroporto di Parigi è enorme e quasi ci perdiamo. Fortuna che abbiamo...
Scritto da: Alessio Menegatti
guadalupa
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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Le vacanze in GUADALUPA di Marzia e Alessio Febbraio 2000 Si parte!!!!!!!!!! Sveglia all’alba. In bus fino all’aeroporto C. Colombo. Due ore di volo e siamo a Parigi. Tra quattro ore abbiamo il volo per Pointe a Pitre: il tempo sembra non passare mai! L’aeroporto di Parigi è enorme e quasi ci perdiamo. Fortuna che abbiamo chiesto informazioni. Alle 16.30 saliamo finalmente sull’aereo e comincia la nostra tortura: nove ore di volo sono proprio una dura prova.

Finalmente alle sette di sera arriviamo a Pointe a Pitre. L’aeroporto è piccolo ma moderno ed attrezzato. Purtroppo però ci aspetta una brutta sorpresa: lo zaino di Alessio è rimasto a Parigi. Fortuna che l’indispensabile lo avevamo portato nel bagaglio a mano. Air France ci assicura che riceveremo il nostro bagaglio domani sera, direttamente in albergo. Ci consoliamo solo quando ci avvertono che possiamo spendere 750FF (250.000 lire) in abiti e beni di prima necessità a carico della compagnia aerea! Il trasferimento in albergo è comodo e piacevole (i vantaggi dei viaggi semi-organizzati). In poco tempo raggiungiamo Saint Francois. L’albergo è molto bello: quasi di lusso per i nostri standard! La camera è grande e con due letti matrimoniali ed ha un bel terrazzino che da’ sul porticciolo . Il giorno dopo ci svegliamo presto nonostante la stanchezza. Dopo una abbondante colazione facciamo un giro per Saint Francois. Il paese è piccolo: visitiamo il mercatino e scopriamo il supermercato che fornirà i nostri prossimi pranzi.

Nel pomeriggio decidiamo di andare in spiaggia. Qui abbiamo una piccola delusione: S. Francois è la seconda attrazione turistica di Guadaloupe e dispone di ben tre spiagge. La prima e quella dei pescatori: un fazzoletto di spiaggia sporco e puzzolente. La seconda è la spiaggetta di un albergo: molto carina, ma molto piccola e sovraffollata. La terza è bella, grande, con alberi ombrosi e dista circa 20 minuti a piedi. In ogni caso non sono le tipiche grandi spiagge caraibiche che avevamo immaginato. Ci sono poche palme! E soprattutto l’acqua è un po’ freddina. Ahimè! Certo il tempo non aiuta: il cielo è coperto da grosse nuvole minacciose. La sera compriamo delle provviste che divoriamo sul nostro terrazzino. Ed eccoci alla seconda brutta sorpresa: la vita notturna è inesistente! La popolazione locale va a dormire alle otto di sera (sono abituati a svegliarsi all’alba) ed i pochi turisti sono costretti ad adeguarsi. Qualche ristorante si azzarda a tenere aperto fino alle dieci! Non esistono locali per ascoltare musica, solo ristorantini e bar, peraltro semideserti.

La domenica mattina abbiamo appuntamento con due ragazzi di Imperia appena conosciuti che hanno noleggiato la macchina: dividiamo le spese e giriamo la Grande Terre.

La prima tappa è Pointe de Chatoux , la punta estrema dell’isola di Grande Terre con una veduta panoramica mozzafiato. Saliamo in cima alla collina ed il panorama è davvero suggestivo: da un lato la scogliera e dall’altro la spiaggia di sabbia corallina. Ci fermiamo un po’ in spiaggia ma presto ci sorprende la pioggia. Troviamo riparo sotto una baracca. La spiaggia è bella ma la vegetazione è bassa e non offre ripari dal sole.

Riprendiamo il cammino per Le Moule e ci fermiamo in una bella spiaggia di alberi di palme da cocco. Finalmente esce il sole!!! Breve sosta per fotografare il cimitero di Le Moule e poi proseguiamo per Morne a l’Eau e per Petit Canal, un piccolissimo canale rinverdito dalle mangrovie. Torniamo indietro per puntare su Ponte a Pietre ma non ci sembra valga la pena di fermarsi e proseguiamo. … Le mangrovie: Ci fermiamo a Gosier che è il primo resort della Guadalupa. Effettivamente è molto meglio di quanto visitato finora. Sembra proprio un paesino turistico, con tanto di passeggiata a mare pavimentata (anche se brevissima) e giardinetti pubblici. Anche le spiagge sembrano belle. Decidiamo di tornarci la prossima settimana.

Proseguiamo per St. Anne, del tutto simile a Gosier, ma forse più piccolina. Vale la pena di passare la giornata nella spiaggia del Club Med, che è comunque accessibile a tutti. Il giorno seguente, dopo un breve giretto al mercatino e la chiesa di Saint Francois ci fiondiamo nella spiaggia di Le Raisins Clairs. Nonostante il tempo nuvoloso e qualche acquazzone resistiamo in spiaggia fino alle quattro. Solito giro per il paesino. Cerchiamo di prenotare una stanza per la settimana successiva tramite l’ufficio di informazioni turistiche ma è impossibile: non possono fare telefonate per i turisti! La sera ceniamo assieme ai ragazzi imperiesi conosciuti i giorni scorsi: Fabrizio e Mirella e le due amiche romane Stefania e Marina. La serata è molto piacevole: sono tutti simpatici. La sera qui non c’è altro da fare che cenare a la metà dei ristoranti è chiusa, l’altra metà e praticamente vuota. In giro ci sono solo quattro anime: la popolazione locale sta chiusa in casa (va a dormire molto presto) ed i pochi turisti – prevalentemente francesi anziani – non desiderano divertirsi.

Il martedì riesco a trascinare Alessio in una gita organizzata. Del resto per visitare l’isola in poco tempo, non c’era molta scelta. Anche se affittare una macchina è economico, Alessio non vuole guidare ed andare con i mezzi pubblici è un po’ più scomodo. La sveglia è all’alba, l’appuntamento è alle sette, ma il pullman arriva mezz’ora dopo: come inizio non è male! Fortunatamente ci sono anche le due ragazze romane. Gli altri turisti sono tutti vecchi e obesi, italiani e francesi. La guida è una ragazza locale di poche parole e soprattutto spiega poco in italiano. La raccolta dei vari partecipanti nei vari alberghi porta via una buona oretta. Finalmente poi inizia l’escursione. Attraversiamo il fiume di acqua salata che divide l’isola a metà e passiamo in Basse Terre e ci dirigiamo verso la Route de la Traversè, la strada che attraversa la foresta pluviale da est a ovest: è un vero spettacolo.

Arriviamo alle Cascade aux Ecrevisses – le cascate dei gamberetti. La passeggiata è breve ma fangosa. Il tempo di fare un paio di foto e si deve ripartire. I tempi devono essere rigorosamente rispettati! Prossima tappa è la distilleria di Ruhm Domain de Severin dove ci spiegano tutti i segreti della produzione del rum e soprattutto ci fanno gustare la loro produzione. Alessio riesce a tracannare ben venticinque bicchierini tra rum giovane, medio, invecchiato e punch (rum aromatizzato alla frutta)!!! Finalmente ora Alessio riesce a sopportare meglio i disagi della gita organizzata: i tempi ristretti, la comitiva un po’ “stagionata”, la guida idiota, etc. Etc.

Cascade aux Ecrevisses: La terza tappa è un bagno a Deshaies, nel mar dei Caraibi. Purtroppo è nuvolo ed il mare è un po’ freddo come al solito: io mi butto in acqua lo stesso. Dopo il bagno ci portano a pranzare in un tipico ristorante creolo immerso nel verde. Pranziamo nella veranda, immersa nel verde e circondati dai colibrì che addirittura si avvicinano al tovolo per mangiare le nostre briciole.

Dopo pranzo ci portano a Pointe Noire, dove ci imbarchiamo su un battello dal fondo trasparente per ammirare i fondali della riserva marina di Jacques Costeau. La gita dura un paio di ore, e raggiungiamo in breve tempo i due isolotti di fronte a Pointe Noire. Lì fermano la barca e possiamo ammirare i pesci e i fondali corallini. Gli organizzatori ci forniscono di maschere e tutti ci immergiamo in acqua, circondati dai pesci colorati. Al ritorno dalla gita in barca ci permettono di prendere il sole per mezz’ora sdraiati sulla sabbia nera vulcanica di Pointe Noire.

Riprendiamo la via del ritorno attraversando tutta la Rue de la Traversè , ammirando le piante della foresta pluviale, le vette de Le Mamelles, (monti «gemelli» che ricordano il seno femminile) e la cima de Le Soufiere, il vulcano dell’isola. Verso le sei siamo di ritorno in albergo; ceniamo con le ragazze romane in una creperie vicino al molo.

Mercoledì: finalmente il sole! Dopo quattro giorni di nuvole e pioggia. Colazione e subito in spiaggia a La Plage des Raisins Clairs: ci arrostiamo fino alle due, poi ci arrendiamo al vento che non dà tregua (gli Alisei!). Giovedì: la bella vita dell’albergo di lusso (tre stelle) è finita! Ora dobbiamo trovare una sistemazione più economica: faccio qualche telefonata. Dopo la colazione prendiamo un bus per Gosier. Siamo ottimisti: ci dicono che Gosier è il primo centro turistico della Guadalupa. Arriviamo all’albergo: le pratiche di registrazione si protraggono quasi per un’ora. L’incaricato sembra proprio stordito: è incapace e lentissimo, ma è molto gentile e non ci incazziamo. Alla fine, esausti, lasciamo gli zaini nella stanza non ancora pronta ed andiamo in spiaggia. Tutta la vita ed i turisti che ci era parso di vedere qualche giorno prima sono svaniti: sarà perché è ora di pranzo?! Ci sistemiamo in spiaggia, all’ombra delle piante. Davanti a noi c’è l’isola di Gosier. La sera (si fa per dire – sono le sette) tentiamo una passeggiata: è il deserto. Non c’è un’anima per strada, ne turisti né locali. Passiamo una notte insonne … e non è per il sesso! Siamo letteralmente assaliti dalle zanzare: la stanza è piccola e umidissima, con due finestrelle poste in alto e con tanto di grate: sembra la cella di una prigione! Naturalmente la stanza è anche sporca: ecco perché l’albergo si chiama «La formula economique»! Dopo una notte passata a cacciare zanzare, decidiamo di cercare una sistemazione migliore per i prossimi giorni: purtroppo però abbiamo già pagato per due notti! Il venerdì passiamo la mattinata in missione, a caccia di una sistemazione decente. Ci avventuriamo fino alla zona degli alberghi, alla periferia di Gosier. Speriamo di trovare qualche turista, ma niente, nonostante i parcheggi siano al completo. Ma dove sono i turisti? Fa molto caldo, e Alessio ha un leggero malore. Ci riposiamo un po’ all’ombra e andiamo a fare un bagno per rinfrescarci. Oziamo in spiaggia tutto il pomeriggio.

Verso sera torniamo a caccia di una sistemazione: la troviamo al Residence Pergola. Trattiamo con il proprietario e riusciamo a spuntare 400 FF a notte (contro i 600 iniziali!) per la stanza con cucino e ci accordiamo per il giorno seguente. Torniamo al nostro gité e ci prepariamo per la notte: questa volta chiudiamo tutti gli spifferi, ci spalmiamo di crema repellente e, a costo di morire di caldo, chiudiamo le due finestrelle. Questa volta va meglio, ma al mattino siamo felici di lasciare questo tugurio.

Il sabato mattino presto ci sistemiamo al Residence Pergola: una serie di piccole casette a due piani, con terrazzini e giardini che si affacciano sulla spiaggia. I giardini sono ben curati e con tante, tante, adorate palme. Le giornate volano oziando al sole o leggendo all’ombra delle palme nel nostro comodo terrazzino. La sera ceniamo spesso con pesce o carne alla brace ed una porzione di patatine fritte cucinate da «Titti il Negro»: lo consigliamo a tutti! Punta di Grande Vigie (non ci siamo stati, ma è molto bella!): Purtroppo è arrivato il momento di ripartire.

Al mattino, dopo colazione andiamo ancora un po’ in spiaggia. Salutiamo il nostro nuovo amico, un simpatico cucciolo randagio che da qualche giorno non ci molla un attimo.

Vero le due ci mettiamo in viaggio: in bus fino a Pointe a Pitre. Lasciamo gli zaini in un deposito e facciamo un breve giro per la città. Non è proprio granchè: e più trafficata e caotica rispetto alle altre cittadine, ma è anche più sporca e degradata. Visitiamo il mercatino e le viuzze del centro. Ma per fortuna ci fermiamo solo un paio d’ore.

Riprendiamo il bus per l’aeroporto. Alle undici di sera, prendiamo il volo di ritorno.

* * * * La vacanza nel complesso è stata molto piacevole. Io forse io l’ho apprezzata più di Alessio, in quanto sentivo maggiormente il bisogno di allontanarmi dalla solita routine e di riposare il fisico e la mente. Purtroppo sono mancate le “notti selvagge”, e questo è decisamente pesato più ad Alessio che a me, perché da buon appassionato di musica dal vivo, sperava di poter ballare al suono di qualche reggae or rock band creola.

Abbiamo trovato la Guadalupa talmente piacevole e rilassante che pensiamo di ovviare al problema della “vita notturna” tentando di aprire in proprio un piccolo rock-n-roll cafè.

Dimenticavamo di dirvi che in Guadalupa la delinquenza praticamente non esiste, la popolazione locale e gli europei sembrano pacificamente integrati, i creoli sono persone molto tranquille e socievoli e … i ragazzi e le ragazze molto, molto carini. In questo angolo tropicale di Francia i servizi sono di standard europeo: non abbiamo mai avuto problemi igienici e sanitari. Si può persino bere l’acqua dal rubinetto !!! Saremmo grati a chiunque volesse scriverci per qualche prezioso consiglio o indirizzo di persone che già vivono in Guadalupa o semplicemente per scambiare le impressioni di viaggio.



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