Mari e monti

Premessa Avevo voglia di vedere qualcosa della Polinesia, che non fosse la stereotipata Thaiti. Avevo quindi preso in considerazione alcuni arcipelaghi: Fiji, Tonga, Cook, Samoa. Le Fiji le avevo scartate perchè volevo qualcosa di piccolo, Tonga perchè il mare non è eccezionale ed è freddo, le Samoa non ricordo più perchè e quindi la mia...
Scritto da: aucat
mari e monti
Partenza il: 03/08/2000
Ritorno il: 13/08/2000
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 3500 €
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Premessa Avevo voglia di vedere qualcosa della Polinesia, che non fosse la stereotipata Thaiti. Avevo quindi preso in considerazione alcuni arcipelaghi: Fiji, Tonga, Cook, Samoa. Le Fiji le avevo scartate perchè volevo qualcosa di piccolo, Tonga perchè il mare non è eccezionale ed è freddo, le Samoa non ricordo più perchè e quindi la mia scelta era caduta sulle Cook. Nelle guide e nei racconti dei conoscenti che c’erano stati (non molti, anzi … Solo uno) c’erano tutte le premesse per una stupenda vacanza. Per il volo avevo deciso che la cosa migliore era acquistare un biglietto per il giro del mondo: il prezzo era uguale se non inferiore, e mi consentiva di vedere anche la Nuova Zelanda e Singapore dove non ero mai stato. Ho quindi acquistato questo biglietto con voli Alitalia (per le tratte: Milano – Losa Angeles e Singapore Milano) e Air New Zealand (per le tratte: Los Angeles – Rarotonga, Rarotonga – Auckland, Auckland – Singapore). Era possibile effettuare il viaggio sostituendo l’Alitalia con la Lufthansa. Ho optato per l’Alitalia perchè il volo Milano-Los Angeles era più agevole, e gli alberghi nelle città di appoggio (Los Angeles, Auckland e Singapore) migliori. Alla fine però è accaduto che l’Alitalia ha cancellato il volo Singapore – Milano, costringendoci ad un volo supplementare a Bankgok.

Il viaggio è durato 28 giorni (tre a Los Angeles, dieci a Rarotonga, dieci in Nuova Zelanda e tre a Singapore, più due notti in volo) e si è svolto tra la fine di luglio e la fine di agosto.

Il diario Il viaggio da Los Angeles alle Hawaii é ottimo, la Air New Zealand non fornisce cose particolari, ma si viaggia comodi ed il cibo non é male. Partiamo da Los Angeles alle 21 ed arriviamo a Honolulu alle 23,30 dopo 5 ore e mezza di volo, ma si deve tirare indietro la lancetta dell’orologio di tre ore (oggi, pertanto, siamo agli esatti antipodi rispetto all’Italia: 12 ore di differenza). Ci si ferma in aeroporto due ore ed alle 01,30 ripartiamo. Arriviamo a Rarotonga dopo altre 6 ore di volo tranquillo. Il cielo é plumbeo e piove. Le pratiche doganali sono veloci. Cambiamo qualche dollaro in dollari neozelandesi, che valgono circa 1000 lire l’uno (non vedremo mai i coloratissimi dollari delle Cook) e ci presentiamo al desk del free transfer al nostro albergo: Pacific Resort and Villas sulla Muri Beach. In 15 minuti siamo dall’aeroporto all’albergo. Prima impressione dell’isola ottima: molto verde con alte cime che si stagliano nel cielo (oggi, però, grigio). All’albergo ci danno la chiave della camera, ma ci avvertono che sarà pronta alle 10 (ora sono le 8,30). Ne approfittiamo per andare a fare le spese alimentari (abbiamo a disposizione la cucina). A due minuti dal complesso c’é un graziosissimo negozio di alimentari che ha un po’ di tutto. Acquistiamo: pomodori, aglio e cipolla (gli spaghetti ce li siamo portati dall’Italia), pane, olio extravergine di oliva (italiano a L. 24.000 al litro), vino e birra neozelandese, formaggio, salame, tonno e altro. La dispensa é ben fornita. Alle 10 puntualissimi ci consegnano la camera, che é deliziosa: é una villetta con due camere da letto, due bagni, una sala con grande e fornita cucina, un bel portico con il tavolo per la cena. Abbelliscono il tutto svariate composizioni floreali sui letti e in sala, belle scatole con saponi, shampoo e altri gadgets, e ci sono pure le collane di conchiglie. Peccato che piova e non faccia caldo (ci sono 20 gradi).

Giornata di “costretto riposo”. Un po’ di giringiro, e di conoscenza delle strutture dell’albergo, compreso un giretto in Internet attraverso il collegamento offerto (a pagamento) agli ospiti: purtroppo la velocità di connessione é terribilmente lenta (il collegamento é offerto dalla locale Telecom ed é l’unico provider per tutta l’isola, ma ha a disposizione soli cinque modem!). Prepariamo un’ottima cena a base di spaghetti conditi con pomodori freschi delle Cook. Crolliamo dal sonno e quindi andiamo a letto presto.

Secondo giorno Alle 7 e mezza é tutto coperto e scuro, dopo mezz’ora si apre un bello squarcio di sole, dopo mezz’ora piove, dopo cinque minuti di nuovo un caldo sole, e … Via così. Alle nove e mezza ci portiamo sulla strada per prendere la “circolare” per andare a Avarua. E’ in effetti una circolare, perché il bus pubblico ogni ora fa il giro completo dell’isola, fermandosi, tra l’altro, proprio davanti al nostro albergo. Ma siamo arrivati in ritardo, il bus é appena passato! Al desk della reception facciamo chiamare un taxi, e scopriamo che spendiamo uguale: il bus costa 4 dollari a testa e il taxi costa per sei persone 25 dollari. Il taxista é un vecchio bianco simpatico che ama parlare della sua isola. Ci lascia dopo dieci minuti di “viaggio” davanti all’ufficio turistico, e ci diamo appuntamento per le tre del pomeriggio. Passeggiamo per la capitale delle Isole Cook, e in effetti bastano poche ore per visitarla tutta. Avarua si stende per circa un chilometro e mezzo tra gli alti picchi (tra i 300 e i 500 metri) ed il mare. Verdissima e tranquilla, é un piacere visitarla. Entriamo innanzitutto nel posto di polizia per acquistare la patente delle Cook, necessaria per noleggiare una macchina o un motorino. Costa 10 dollari neozelandesi ed é molto carina, con tutti i dati ed anche la foto ! Molto fieri dell’acquisto giriamo da un negozietto all’altro, ma non c’é molto da acquistare, a meno che non si voglia “investire” in bellissime perle nere (tipiche delle Cook), che oltretutto non costano neppure molto. Entriamo in un’agenzia di viaggi e prenotiamo per la settimana prossima una escursione di un’intera giornata a Aitutaki; speriamo nel tempo. A proposito del tempo … Il sole e la pioggia si alternano in continuazione e la temperatura non supera i 23/24 gradi. Solo verso l’una il sole vince la lunga battaglia e la temperatura sale. Mangiamo qualcosa in un piccolo ristorante e beviamo la birra delle Cook Islands, ottima e forte. Alle tre, puntualissimo, il taxista ci preleva e ci porta all’interno dell’isola per un tratto. Molto bello. Paesaggio rurale, verdissimo, capre e maialini lungo la strada. Andando verso l’interno le montagne incombono sempre piú: dobbiamo assolutamente organizzare un trekking all’interno. Alle 16 siamo in albergo; tentiamo una sortita in spiaggia, ma il vento ci fa desistere dall’impresa: non é giornata da mare… Speriamo per domani.

Terzo giorno Sono le 7,30 e c’é un sole bellissimo: non c’é una sola nuvola in cielo. Ma l’aria é fredda (20 gradi). Alle 9,30 affittiamo delle biciclette e ci immettiamo sulla strada (l’unica dell’sola) verso ovest. Il traffico é quasi inesistente, la strada é comoda, l’ambiente é bellissimo. Pedaliamo con tranquillità per 10 chilometri fermandoci di tanto in tanto a vedere il mare o le montagne dell’interno. Arriviamo infine ad un supermercato abbastanza fornito, e facciamo qualche spesa per le prossime cene. Al ritorno facciamo una deviazione verso l’interno seguendo la vecchia strada (Ara Metua) che corre a tratti (quelli cioè ancora esistenti) parallela a quella principale. Poche case, alcuni maiali e qualche capra, la strada corre tra il verde e coltivazioni di non so che cosa. Il percorso non é del tutto pianeggiante e spesso siamo costretti a fare qualche bella salitina, lanciandoci subito dopo in discesa per affrontare ancora qualche “asperità”. Dopo qualche chilometro ritorniamo sulla strada principale raggiungendo l’albergo. Dopo un pranzo a base di sandwiches, innaffiati da ottimo Chardonnay neozelandese, mi concedo una buona dormita. Usciamo in bicicletta per raggiungere un locale lungo la strada verso la capitale che offre collegamenti internet per l’invio e il ricevimento della posta elettronica, nella speranza che la connessione sia piú veloce; ma la speranza e’ vana. Alle 18,30 tutti a tavola nel ristorante dell’albergo, per una cenetta con spettacolino. La cena non é stata eccezionale: un buffet (e io odio i buffet) dove si assaggia di tutto e non si apprezza in particolare nulla. In compenso lo spettacolo é stato notevole: danze tipiche di Rarotonga, interpretate da un gruppo di danzatori, la cui età andava dai tre ai dodici anni. Molto bravi, soprattutto le ragazzine. Molto buona anche la musica di accompagnamento: una serata davvero divertente e … Diversa.

Quarto giorno Alle 10, dopo la solita colazione, affittiamo una macchina e facciamo il giro dell’isola. Arriviamo dopo dieci chilometri ad Avarua, e ci rechiamo in banca per cambiare un po’ di soldi. Poco distante, su una piazza, c’é una gara di balli polinesiani: siamo nel pieno di un festival di danze. Sono tutti giovani danzatori e suonatori, appartenenti a diverse scuole ed isole, che si sfidano per una settimana. Spettacolo molto interessante e molto colorato. Entriamo poi in un negozio di perle. I prezzi sono buoni rispetto alle nostre gioiellerie, ed é possibile acquistare anche perle sciolte da far montare in Italia. Il giro dell’isola continua. Dopo l’aeroporto ci fermiamo alla spiaggia denominata “Black Rocks”. L’acqua é bassa, ma ci permette di fare qualche nuotata e di fare incontri con i pesci del reef. Il sole é caldo e si sta bene. Raccogliamo anche qualche conchiglietta per la solita … Collezione. Verso l’una riprendiamo la macchina per fermarci a mangiare qualcosa al Manuia Beach Hotel: molto carino, con un piccolo e grazioso ristorante sulla spiaggia. Mangiamo bene, poi ripartiamo. Andiamo a trenta all’ora per evitare di arrivare subito a destinazione (il circuito completo é di 31 km!). Ogni tanto ci fermiamo a fare qualche foto o a guardare l’oceano e le spiagge. Un’altra fermata al supermercato Wigmore’s Super Store che, al di là dell’altisonanza del nome, offre un po’ di tutto (anzi: poco di tutto). Il ritorno in albergo é per le 15,30. Pomeriggio di riposo sulla spiaggia: anche oggi l’acqua non é propriamente calda. Cena a base di pastasciutta con tonno locale, pomodori, aglio e cipolla, e per secondo patate al forno abbondanti.

Quinto giorno E’ domenica, é il giorno della santa messa per i cristiani (cattolici e protestanti). A 20 minuti a piedi dal nostro albergo c’é la CICC Churchyard nel paese di Ngatangiia: é protestante ed é famosa per i canti maori. Muniti di videocamera entriamo in chiesa e ci sistemiamo sui banchi in fondo. Inizia la Messa ed iniziano subito i canti dei Maori, indubbiamente la stragrande maggioranza dei fedeli. Il prete recita qualche passo della bibbia prima in Maori e poi in Inglese. Dopo mezz’ra usciamo e rientriamo piano piano in albergo. Sulla strada ci fermiamo al Flame Tree Restaurant a prenotare la cena di questa sera. Pomeriggio di riposo: spiaggia finalmente senza vento, bagni, letture intense. Alle otto siamo al ristorante che é una piacevole sorpresa: ottima cena ad un prezzo non eccessivo: 30 dollari neozelandesi a testa per due piatti, birra e dolce.

Sesto giorno Sveglia alle sette e alle otto, dopo colazione, ci facciamo trovare puntuali sulla main street in attesa che ci venga a prendere Pa (una specie di santone locale) per condurci a fare l’ “Across Island Trek”. Dopo aver raccolto altri sventurati (piove a dirotto) ci portano ad Avarua e lungo la valle che sale verso il Needle (l’Ago, perché é la vetta che si staglia sull’isola con la cima a punta). Dopo due o tre chilometri il pulmino ci scarica ed inizia la salita. Il primo tratto é quasi pianeggiante e Pa ci fa vedere qualche pianta o fiore locale, illuminandoci sulle proprietà mediche di quelle piante. Pa, infatti, é una sorta di medico “naturale” la cui scienza risale a generazioni di avi esperti in medicina alternativa. Finalmente si sale, anzi per meglio dire ci si inerpica fino a 400 metri sul livello del mare. La salita é facilitata dalle radici degli alberi che formano gradini naturali. La pioggia é incessante ma non disturba eccessivamente, anche perché si é riparati dalla folta vegetazione. In quaranta minuti si é in cima: da qui alla punta del Neddle ci separano solo pochi metri, ma l’arrampicata é sconsigliata a causa della roccia viscida. Dopo venti minuti di riposo (sotto l’acqua) si riparte e ci gettiamo in una folle discesa verso la parte opposta dell’isola. Il sentiero é pieno di fango e le scivolate sono all’ordine del … Minuto! Anch’io, dopo aver resistito stoicamente in piedi per buona parte della discesa, non posso evitare di scivolare su una maledetta radice; metto a terra la mano sinistra procurandomi una bella “insaccata” al pollice. Per fortuna c’é lí vicino Pa che mi mette sul pollice dolorante qualche goccia di un misterioso intruglio … Speriamo bene (al momento in cui scrivo mi fa ancora un bel male). Ci vuole una ora e mezza di discesa per arrivare al fondo valle: il paesaggio é da piena giungla ma l’attenzione di tutti é soprattutto concentrata a non scivolare. Al termine della passeggiata siamo tutti fradici e soprattutto inzaccherati di fango da far schifo. Però é stata una bella esperienza: certo, con il sole e l’asciutto sarebbe stata tutta un’altra cosa. Naturalmente sulla strada verso l’albergo esce prima un timido sole e poi tutto riluce di un Sunshine incredibile! Siamo in albergo alle 14 e mi concedo una delle docce piú lunghe della mia vita!!! Per il resto riposo, letture e infine la cena.

Settimo giorno Splendido sole mattutino: finalmente sole, caldo e acqua calma. Facciamo un bel bagno con relativa nuotata. Pesci pochi, d’altra parte sotto é tutta sabbia in tutta la laguna. Prendiamo una canoa a due posti (l’albergo fornisce tutta l’attrezzatura “marina” gratis) e vagabondiamo per tutta la laguna, finché approdiamo su una delle isole di fronte, da cui si possono fare ottime riprese della costa e delle montagne dell’interno. Tale meraviglia cessa all’una quando inizia a piovere, come al solito una pioggerellina leggera, ma piove. Mangiamo qualcosa e poi riposo fino a metà pomeriggio quando ci dedichiamo alle letture e al gioco delle carte. Ancora una giornata dai due volti: una prima metà bella e la seconda brutta. Speriamo per domani, perché abbiamo prenotato l’escursione ad Aitutaki.

Ottavo giorno Ci svegliamo alle 6,30, é buio e il cielo non promette nulla di buono. All’atto della prenotazione ci avevano assicurato che in caso di pioggia l’escursione sarebbe stata annullata e i soldi resi: vedremo. Arriviamo in aeroporto alle 7,15 e piove: nessun annullamento ed anzi ci porgono la carta d’imbarco con il sorriso. Ci imbarcano alle 7,45 su un nuovo turbo elica Saab a 30 posti. Si parte alle 8. Il volo é bellissimo sopra le nubi e dura solo 45 minuti. All’arrivo splende il sole su tutta Aitutaki!!!! Ci caricano su un pulmino per un giretto orientativo dell’isola. Siamo solo in sette. L’isola é molto verde e poco abitata. C’é senza dubbio piú povertà che a Rarotonga, ma qui il tempo é piú bello! Ci fanno scendere per un giretto di trenta minuti nella città principale, in cui c’é una chiesa, un piccolo supermercato, qualche casa ed un distributore di carburante; la banca é ospitata in un negozio di alimentari… Altro giro in pulmino fino all’albergo Aitutaki Lagoon Villa, molto bello, situato appena dopo l’aeroporto. Qui saliamo su un comodo catamarano molto grande, e siamo anche qui in pochi: situazione eccezionale! Il tempo si mantiene al bello. Si parte e facendo lo slalom tra gli affioramenti di lingue di sabbia ci dirigiamo verso uno dei tanti Motu (isole) che costellano, o meglio, che contornano la splendida laguna di Aitutaki. Sulle guide quest’isola é definita una delle piú belle del mondo: credo che la definizione sia esatta. Attracchiamo alla spiaggia di una di queste isole disabitate e ci concediamo un primo bagno ristoratore. L’acqua é calda e trasparente. Dopo una mezz’oretta risaliamo e ci dirigiamo verso la barriera corallina. Ci forniscono di maschere, boccaglio, pinne e asciugamano … Tutto insomma. Ci tuffiamo tra i pesci; ne vediamo di diverse specie, alcune abbastanza comuni del reef, altre meno. Vi sono parecchie enormi conchiglie che qui chiamano “Pawa”. Vi é anche una nutrita colonia di tonnetti e una stupenda murena che mette fuori la testa alla nostra vista. A dir la verità la fauna marina qui non é eccezionale, se paragonata a quanto si può vedere, ad esempio, alle Maldive, però l’ambientazione e la vastità della barriera ripaga senza dubbio di qualsiasi possibile delusione. Si riparte con destinazione un’altra isola, il cui nome é “One Foot Island”. E’ molto bella perché circondata da altre isolette e da lingue di sabbia affioranti. Rimaniamo sull’isola due ore; mangiamo a bordo del catamarano, e il pranzo é una piacevole sorpresa: molto ricco, abbondante e squisito. Soprattutto il pesce (tonno) cotto alla brace é veramente eccezionale. Il ritorno dura mezz’ora, ed al nostro arrivo c’é il bus che ci riporta in aeroporto. L’aereo arriva alle 17,30 e dopo 15 minuti riparte subito. Il volo di ritorno é abbastanza buono, se si esclude la discesa su Rarotonga che, essendo avvolta dalle solite nuvole nere che stazionano sulle montagne, si balla un po’. Alle 19 siamo in albergo dove ci aspetta un’ottima, e programmata, spaghettata.

Nono giorno Questa mattina é tutto nuvoloso, ma la nostra esperienza di ben 8 giorni, ci dice che tra poco uscirà il sole. Alle 10,30 chiamiamo il taxi e andiamo ad Avarua per gli ultimi sguardi qua e là. Naturalmente esce il sole, ma scende una leggera pioggerellina … Tutto normale. A Rarotonga non c’é veramente nulla da acquistare, e quindi torniamo in albergo a mani vuote. Nel tardo pomeriggio iniziamo, con molta calma, a fare le valige. Non abbiamo neppure da preoccuparci per la cena, dato che abbiamo prenotato da “Sails” a venti metri di spiaggia dal nostro albergo. Ottima cena a base di carne e pesce, innaffiata da altrettanto ottima Cook’s Lager Beer.

Decimo giorno Oggi é l’ultimo giorno della nostra permanenza a Rarotonga. Il tempo non ci é amico neppure oggi: tutto nuvolo, e tira anche un venticello mica male. E’ una tipica giornata di “attesa” della partenza, che ci si prospetta traumatica. Sveglia alle 01,20 (di notte, ovviamente!); ci vengono a prendere con il bus alle 01,45 e partenza con il volo NZ49 delle 03,25. Addio Isole Cook.



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