Sri Lanka 2

Sri Lanka, ex Ceylon Lo Sri Lanka è un’isola che si trova a sud-est dell’India, e solo da poco (1948) costituisce una repubblica indipendente del Commonwealth britannico. Purtroppo quest’isola è perseguitata da una guerra interna iniziata nel 1983 e ancora non finita. Per questi motivi alcune zone sono impossibili da...
Scritto da: Silvia Nicolini 1
sri lanka 2
Ascolta i podcast
 
Sri Lanka, ex Ceylon Lo Sri Lanka è un’isola che si trova a sud-est dell’India, e solo da poco (1948) costituisce una repubblica indipendente del Commonwealth britannico.

Purtroppo quest’isola è perseguitata da una guerra interna iniziata nel 1983 e ancora non finita. Per questi motivi alcune zone sono impossibili da visitare, (Jaffna e tutto il nord dell’isola) e altre sono presidiate da militari che compiono perquisizioni prima dell’ingresso a certi luoghi sacri.

In ogni caso non è affatto pericoloso visitare quest’isola, soprattutto se ci s’informa prima di partire, se si evitano le zone più pericolose e se ci si affida ad un percorso organizzato dall’Italia o direttamente in Sri Lanka.

Il nome significa “Isola splendente”. Dalla capitale, Colombo, si può prenotare il giro dell’isola direttamente in aeroporto.

Arriviamo il giorno 19/12/1998. Usciti dall’aeroporto subito veniamo fermati dai procacciatori. Contrattato il prezzo (cosa da fare per ogni spesa) si esce dall’aeroporto con l’autista del taxi o del pulmino. Noi siamo in cinque, e ci assegnano un bel pulmino bianco. Ci presentano il nostro autista, si chiama Upul (pronuncia Opul) e sarà in nostra compagnia per i prossimi sette giorni.

Partiamo subito verso nord per Anuradhapura, non prima però di essere passati dal villaggio del nostro autista. Deve prendere i vestiti ed avvisare sua moglie. Arrivati al villaggio scendiamo dal pulmino e ci aggiriamo per le capanne. Dapprincipio sembra deserto, poi vediamo sbucare un bimbo da una capanna, subito seguito da sua madre. Ci sorride prendendolo in braccio. Noi ci avviciniamo e chiediamo se possiamo fotografare. Senza smettere di sorridere si mette in posa. Dopo pochi minuti dalle altre capanne escono i bambini, e le donne. Sono incuriositi, non si avvicinano, ma quando siamo noi ad avvicinarci sorridono senza essere intimoriti. Si lasciano fotografare senza problemi, anzi sembrano essere orgogliosi di essere guardati. Scambiamo qualche parola con le donne, e offriamo delle caramelle ai bambini, ma è già ora di andare.

Lungo la strada ci fermiamo spesso a fotografare le donne che si lavano nelle pozze. E’ uno spettacolo stupendo che si ripeterà per tutto il viaggio, infatti ad ogni fiume, laghetto o pozza d’acqua, si radunano donne, ragazze e bambini per lavarsi e lavare i vestiti.

Il nostro itinerario comprende il cosiddetto “Triangolo Culturale” che è rappresentato dalle tre ex capitali: Kandy, Anuradhapura e Polonnaruwa. A parte queste città andremo anche a Dambulla e Sigiryia. Dopo quattro ore di pulmino arriviamo alla prima città, Anuradhapura. Arriviamo nel pomeriggio tardo e resta solo il tempo di acquistare il biglietto cumulativo per l’ingresso di tutti i templi e i siti archeologici, e trovare un albergo per il pernottamento. Un consiglio: guardare sempre prima le stanze, i bagni e la pulizia dei posti, è un vostro diritto anche per gli alberghi in Italia.

^20/12/98. Cominciamo la visita col più antico Dagoba (tempio a forma di campana) chiamato Thuparama. Prima di entrare ci avvicinano delle donne con in mano i fior di loto che loro usano per le preghiere. Ce ne consegnano alcuni senza pretendere neanche un soldo. Arriviamo al tempio e dopo la perquisizione entriamo. Il tempio è di un bianco sfolgorante, e rimango impressionata dal grosso numero di singalesi al suo interno. Chiedo chiarimento ad Upul che mi dice che è periodo di vacanze, e molte famiglie, durante questo periodo, visitano tutti i luoghi più sacri. Dentro il Dagoba si possono vedere i monaci buddisti, nelle loro sfolgoranti vesti arancio, pregare.

Proseguiamo la visita a piedi, e ci portiamo lungo un sentiero dove pascolano le famose vacche sacre e si aggirano le scimmie dei templi (vale a dire dei macachi). Lungo la via incontriamo dei venditori ambulanti di yogurt. Proviamo per curiosità ad assaggiarlo, e dopo averne mangiato una mezza noce di cocco con una foglia per cucchiaino ne prendiamo uno a testa. Il sapore è indescrivibile: denso e dolcissimo! Assolutamente da provare.

Proseguiamo lungo il sentiero ed incrociamo l’incantatore di serpenti con un cobra davanti che ondeggia seguendo i movimenti del flauto. Arriviamo al Ruvanvelisaya Dagoba uno stupendo tempio bianco protetto da un muro con centinaia di elefanti disposti spalla a spalla. Le pietre di luna sono delle strutture ricorrenti situate alla base di scalinate o all’ingresso dei templi. Sono delle strutture semicircolari che rappresentano la nascita, la vita, la morte e infine l’illuminazione. Arriviamo a quello che è definito il centro spirituale di Anuradhapura, il sacro albero del BO o Sri Maha Bodhi. Quest’albero è cresciuto da una piantina portata dalla principessa Sangamitta che ha introdotto il buddismo in Sri Lanka. Qui assistiamo ad una cerimonia religiosa in mezzo ai profumi di incenso e a una miriade di fior di loto.

Torniamo al pulmino e ci trasferiamo ad un’altra zona della città a visitare le cisterne. Queste hanno l’aspetto di laghetti ma sono artificiali e pieni di vita. Ripartiamo per lo Jetavanarama Dagoba, un’immensa cupola che sorge in una radura dell’altezza di 70 metri, in restauro.

E’ tempo di partire per Polonnaruwa dove arriviamo alla sera e alloggiamo in un alberghetto. Prima di andare a dormire ci facciamo portare da Upul in un ristorante per mangiare qualche cosa di tipico. La cucina singalese è basata sul riso. Ordiniamo il piatto tipico: “rice and curry”. Arriva un piatto pieno di riso bianco e scondito, lo accompagnano varie ciotole con verdure, carni e legumi tutti immersi in un sughetto a base di curry, spezia che può essere più o meno piccante (di solito più). Il “rice and curry” è quindi il piatto che abbiamo mangiato più spesso per tutto il viaggio.

21/12/1998: Arriviamo a Polonnaruwa. Visitiamo il palazzo di Parakramabahu che sembra avesse sette piani di cui se ne vedono solo le rovine con i muri spessi tre metri. Passiamo alla sala delle udienze con scolpiti vari elefanti e leoni. Poi arriviamo al quadrangolo chiamato così perché racchiude varie rovine interessanti: il Vatadage o tempio circolare con quattro ingressi ognuno controllato da un Buddha di pietra con al centro un Dagoba (cupola); il Gal Pota o libro di pietra, un enorme parallelepipedo di pietra con scritture che celebrano le virtù di un re. Alcuni tempi con camere reliquiarie per il dente del Buddha e anche un tempio induista, Siva Devale. Visitato altri dagoba arriviamo al Gal Vihara, un gruppo di quattro statue di Buddha che lo celebrano nelle tre posizioni simboliche: in piedi che benedice, coricato nella posizione del nirvana e due nella posizione del loto (a gambe incrociate). Andiamo a visitare anche lo stagno del loto, una piscina a forma di fior di loto. Ci aggiriamo ora per banchi di frutta esotica, e Upul ci compra dei frutti tipici. Vedo che li condisce con sale e altre spezie. Incuriosita gli chiedo com’è e lui assaggiandolo dice che è buono e me ne offre un po’. Sconsiglio vivamente di provare questa specialità, scopro troppo tardi che è piccantissimo e sputo tutto. Upul divertito mi dice che questa specialità è spesso richiesta per togliere le voglie alle donne incinte, ma neanche a lui piace. Dopo questo scherzetto la nostra amicizia con lui si fa più salda, e scopriremo alla fine un ragazzo buono e simpaticissimo col quale tuttora siamo in contatto. Grazie per tutto Upul. ^22/12/1998: Partiamo per Sigirya, la fortezza edificata dal figlio illegittimo che usurpò il trono del figlio del re Kasyapa, e doveva servire per impedire gli attacchi del legittimo sovrano. In cima alla rocca si estendeva il palazzo.

La rocca è alta 200 metri e a circa metà percorso si possono vedere gli affreschi delle cortigiane del palazzo. Questi dipinti senza veli sono l’unico esempio di dipinti non religiosi in Sri Lanka.

Dopo queste pitture, ci si trova davanti ad un muro pieno di commenti in antico singalese risalenti al periodo intorno al VII secolo d.C. Arriviamo alla piattaforma del leone di cui restano solo le zampe, ma si crede che un tempo ci fosse anche la testa come ingresso del palazzo. Arrivati alla sommità si gode di un magnifico panorama sulle colline circostanti. Nel pomeriggio arriviamo a Dambulla e saliamo verso il tempio rupestre dove purtroppo non abbiamo il permesso di usare né macchine fotografiche né telecamere. Questo tempio è formato da cinque grotte con gli interni affrescati da molte immagini del Buddha decorate da vivaci colori. Ora non ci resta che raggiungere Kandy. Per la strada ci fermiamo in un negozio dove ci spiegano la tecnica per fare i Batik: prima viene fatto il tratto del disegno con un lapis, poi vengono riempiti di cera le zone che non devono colorare. Ora comincia la colorazione. Dopo averlo bagnato con una sostanza che chiamano il chimico (credo un fissante del colore) lo immergono nel colore. Una volta colorato il batik viene messo in acqua bollente per togliere la cera. Colore per colore vengono riempite tutte le zone fino a completare il batik.

23/12/98: La prima cosa da visitare a Kandy è l’Elephant Orphanage, l’orfanotrofio degli elefanti dove vengono raccolti numerosi elefanti indiani e addestrati per le processioni. Assolutamente tenero è il pasto degli elefantini cui viene data la poppata giornaliera con un enorme biberon. Alla fine si assiste al bagno degli elefanti nel fiume vicino. La cosa è molto bella ma anche molto turistica. Nel pomeriggio visitiamo prima l’orto botanico di Peradeniya, uno stupendo parco che raccoglie una grossa collezione di orchidee e un fico dell’estensione di 1600 metri quadrati, oltre ad una vasta quantità di altre piante.

24/12/98: Visitiamo il tempio del dente. Questo tempio è in rovina perché due anni prima è stato fatto esplodere da un Tamil suicida. Il tempio è stupendo, nonostante sia pieno di persone che martellano e ristrutturano. Questo tempio racchiude il dente di Buddha, e tutte le pitture ricordano come ci è arrivato. Mi incuriosisce il fatto che un gattino sia dentro all’altare senza che nessuno lo scacci. Il rispetto per il mondo animale e per la vita in genere di questo popolo mi impressiona. All’uscita troviamo anche delle scimmie che abitano fra le mura del tempio. Andiamo a fare visita ad un gioielliere che ci presenta le varie pietre preziose e semipreziose dello Sri Lanka. Ci spiega come avviene la raccolta e il taglio delle varie pietre. Nel pomeriggio andiamo a visitare un mercato tipico. Tra frutti, batik e parei facciamo le nostre compere di souvenir a prezzi bassissimi. Alla sera assistiamo ad uno spettacolo di danzatori con finale la danza del fuoco.

^25/12/1998: Partiamo per la zona collinare dell’isola dove la principale o meglio l’esclusiva attività è la coltivazione e la raccolta del the. Il the di Ceylon è il the più buono e più famoso del mondo. Io non sono una grande esperta di the, ma devo ammettere che l’aroma di questo the è veramente unica. Proseguiamo per delle colline fra cascate e piante di the. I colori delle piante vengono spezzati qua e la dai vivacissimi colori delle vesti delle raccoglitrici. Arriviamo ad una fabbrica di the, dove le foglie (solo i germogli) vengono essiccate e tostate. Arriviamo a Nuawara Elya un piccolo paesino di montagna, dove pernottiamo e festeggiamo il Natale. Abbiamo incontrato quattro ragazzi italiani, e improvvisiamo una festa con cassette di musica latina e di musica singalese. Balliamo e cantiamo come pazzi osservati da un gruppo di singalesi divertiti e affascinati da questi italiani un po’ pazzi. Notiamo che il nostro pubblico continua ad aumentare e scopriamo che, in effetti, tutto il paese si sta svegliando per vederci. Divertiti da tanto clamore ci mettiamo a cantare i repertori più classici delle gite. Che bel Natale! 26/12/1998: Dobbiamo ora lasciare la zona collinare per raggiungere il parco Yala sulla costa a sud ovest. Questo è l’ultimo luogo da visitare. La scelta non è stata delle migliori, anche se è il parco più famoso dello Sri Lanka. Il paesaggio è stupendo, e ad ogni angolo si possono vedere elefanti pascolare, ma questi sono gli unici mammiferi che vediamo. Incontriamo molti uccelli e un coccodrillo lontano. Non riusciamo neanche a capire se è vivo o imbalsamato. Forse sono prevenuta per il fatto di aver fatto un safari in Tanzania tre anni fa, ma proprio non vale la pena di spendere tutti quei soldi (US$15 a persona più US$35 per la guida più altri 30 per l’assicurazione) per visitare un parco con elefanti (per altro visti più da vicino all’orfanotrofio degli elefanti). Era molto meglio aver deciso di saltare il safari e scalare il picco di Adamo, una montagna sacra da scalare di notte per vedere il sole che sorge e che disegna un triangolo nei prati sottostanti. Uno spettacolo, a detta di italiani incontrati dopo, assolutamente magnifico. Non si può sempre fare le scelte giuste! E’ quasi giunto il momento di farci portare alle spiagge e di salutare il nostro amico Upul. Prima però di accompagnarci a Matara dove vive un amico italiano di nostri amici in Italia, Upul ci accompagna in una capanna vicino a Buttala dove vive una sua amica. Scopro che questa sua amica, una signora di 35 anni, a già una figlia di nome Lily e di 16 anni, una bellissima ragazza. La madre è una dottoressa di medicina ayurvedica e ci prepara un the versandolo in tazze sbeccate e spaiate. La capanna in cui vivono le due donne è piccola ma accogliente. Accettiamo la loro ospitalità. Nonostante non abbiano molto sono felici di dividerlo con noi. Scopriamo che la donna è divorziata, e che vive grazie alla sua medicina e alla vendita di vaniglia e legumi che coltivano in un piccolo orticello. Il tasso di divorzio in Sri Lanka è molto alto, ma il senso di famiglia è molto sentito. Decidiamo di lasciare qualche dollaro e regaliamo alla ragazza dei rossetti e degli altri trucchi. Ci salutano felici, mandandoci auguri di buon viaggio.

Arriviamo a Matala, e raggiungiamo l’albergo dell’italiano di cui non scrivo il nome per motivi di privacy. L’idea che ci facciamo di questa persona non è delle migliori. Upul ci ha accompagnato fino a qui, e noi ormai lo consideriamo un nostro amico, ma questo italiano lo guarda come si guarderebbe un ladro o un imbroglione. Quando chiediamo a Upul di sedersi con noi per prendere il the l’”amico” italiano si scoccia. Comunque ormai è tardi e decidiamo di dormire qui (il posto è pulito ed elegante), salutiamo Upul e ci scambiamo gli indirizzi, poi lui ci chiama da parte e ci consiglia di andare a Unawatuna, una stupenda spiaggia poco lontano da lì, anzi ci dice che siccome deve tornare a Colombo ci passerà di sicuro e si offre di accompagnarci. Ma oramai siamo in parola con l’”amico”, come fare? Aspettiamo a vedere come si mette il giorno dopo. La sera a cena arrivano altri italiani, anche loro conoscono l’albergatore, e ci raccontano che lui ci può organizzare varie gite in barca, o quello che vogliamo. Ci sentiamo quasi costretti a farci organizzare il resto del viaggio da questa persona. Quando poi vado a fare un giro a piedi per Matara mi si avvicina un ragazzino in bicicletta che con un sorriso mi chiede di dove sono, dove sto andando e se mi piacerebbe fare un giro in barca. Io rispondo a tutte le sue domande, ma quando mi chiede dove sto andando e gli dico il nome dell’albergatore, sparisce immediatamente il suo sorriso, mi saluta sbrigativamente e allunga il passo.

E’ la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. Decidiamo all’istante che il giorno dopo si prenderà l’autobus per andare a Unawatuna, e al diavolo tutto! 27/12/98: Arriviamo a Unawatuna e subito scopriamo che la spiaggia è stupenda. La particolarità delle spiagge singalesi sono gli “uomini corvo”, pescatori il cui nome deriva dal fatto di appollaiarsi su un trampolo in mezzo al mare che li rende simili a dei corvi. Troviamo l’alloggio per i prossimi quattro giorni e prenotiamo anche il pulmino che ci accompagnerà il 31/12 a Colombo per prendere l’aereo di ritorno. Il viaggio è oramai finito e questi ultimi giorni ci servono per riposarci ed abbronzarci. Sono contenta di aver incontrato Upul e Lily, e sua madre. Sono contenta di questo viaggio che mi ha lasciato nel cuore tanti bei ricordi di luoghi stupendi e di persone bellissime, ma soprattutto gentili, ospitali e cordiali.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche