Va dove ti porta il sogno: a Zanzibar!

Un'isola da sogno, dove c'è anche molto da imparare
Scritto da: robyr1979
va dove ti porta il sogno: a zanzibar!
Partenza il: 10/08/2011
Ritorno il: 17/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Tre anni fa sistemando un cassetto dopo il trasloco, ho trovato un articolo di giornale che avevo ritagliato e riposto qualche anno prima. Questo articolo parlava di un posto dove mi sarebbe piaciuto andare. Lo avevo messo al sicuro quasi a proteggere quel sogno per non farmelo portare via. E adesso che era rispuntato fuori, era arrivato il momento di tirarlo fuori dal cassetto e farlo diventare realtà.

Destinazione: ZANZIBAR!

Si parte nell’ agosto 2011, viaggiamo tutta notte, e dopo 9 ore di volo, finalmente raggiungiamo la nostra meta. Appena atterrati, ci si rende subito conto di essere stati catapultati in un altro mondo, non tanto per il caldo( in fondo siamo in Africa, anche se li è inverno e le temperature sono ottimali e senza il problema zanzare e vaccianzioni), quanto per quello che vedi già in aeroporto. Passiamo la dogana dove si paga il visto di ingresso ( o 50 € o 50$, ma vi consiglio quest’ultima opzione per un discorso di cambio e quindi di guadagno),senza nessun tipo di controllo, e arriviamo in una stanza di 20x 20 per il ritiro bagagli. Non aspettatevi i nostri aeroporti super tecnologici, qui si fa ancora tutto a mano, e se riconoscete la vostra valigia nel mucchio, chiamate il ragazzo di turno che ve la porta..ma non fategli fretta, primo perché loro hanno ritmi mooooolto diversi dai nostri( nella loro lingua, lo swahili si dice POLE POLE ), e secondo perché si fanno pagare.

Finalmente usciamo dall’aeroporto, dove incontriamo la ragazza del tour operator, e dopo circa 40/45 minuti di tragitto, arriviamo al nostro villaggio, il Waridi Beach Resort.

Nel tragitto abbiamo attraversato alcuni villaggi locali, un mercato e incrociato donne, uomini e bambini del posto e già ti rendi conto di quanto sei fortunato.

Sbrighiamo le pratiche di check in e la nostra vacanza può iniziare a tutti gli effetti.

Il Waridi Beach Resort è un villaggio molto carino e molto a misura d’ uomo destinato alle compagnie italiane. Al completo ospiterà non più di 120 persone, quindi alla fine si crea un ambiente dove ci si conosce tutti e si diventa una sorta di famiglia in vacanza.

L’impatto è da togliere il fiato. Ti trovi di fronte quello che sogni guardando le cartoline. Mare di un azzurro fantastico, sabbia bianca come borotalco e palme che costeggiano la lunga lingua di sabbia che costeggia questa zona.

Siamo proprio di fianco ( e quando dico di fianco intendo dire al di la delle mura e della staccionata del nostro villaggio vacanza) al villaggio locale di Pwani Mchangani nella zona nord est dell’isola.

La mattina successiva appena alzati ci troviamo di fronte ad uno spettacolo che sembra surreale. L’oceano indiano si è ritirato, per effetto delle maree, fino alla barriera corallina, lasciando scoperta una distesa infinita di sabbia, alghe, conchiglie, ricci di mare e tutto quello che l’acqua nasconde durante le altre ore del giorno. Ma la cosa che più ti colpisce sono le donne, gli uomini e bambini del luogo che approfittano della bassa marea per coltivare il loro raccolto di alghe, ricci di mare e molluschi, che sono per lo più le fonti di sostentamento. Ci immergiamo in questa realtà toccandola con mano, e ti accorgi che queste persone svolgono queste attività tutti i giorni, con grande dignità e senza provare senso di inferiorità nei confronti di turisti, noi compresi, che arriviamo nella loro terra per fare la vacanza dei sogni e che rispetto a loro viviamo nel lusso più totale. In verità questo sentimento lo proviamo noi, che ci sentiamo stupidi rispetto a loro, perché noi apparentemente abbiamo tutto ma ci manca la cosa più importante. Il saper apprezzare quello che hai, senza lamentarsi mai affrontando le difficoltà senza mai perdersi d’animo. Personalmente non potrò mai dimenticare il sorriso e gli occhi felici di una bimba di non più di 4 anni che ogni giorno della mia vacanza mi ringraziava per avergli regalato un semplice mollettone per capelli. Per me era un oggetto al quale non ho mai dato valore, per lei probabilmente il più bel regalo mai ricevuto.

Vivono in casa fatte di fango, che ogni 5/6 anni le devono rifare, non hanno acqua, luce e gas. Mangiano in tavolate di 10/20 persone con un moccolo di candela accesa, ma quando li vedi, quello che ti colpisce sono le risate e l’allegria che si respira in quelle tavolate. La gioia di stare insieme.

Tenete conto che questa parte di Africa è ancora molto fortunata rispetto a molte che si trovano nel continente. La stagione delle piogge che si verifica da aprile a ottobre, garantisce una flora molto ricca, che permette al loro bestiame di potersi sfamare con continuità, ed essendo un isola comunque la pesca non manca mai.

La prima escursione che facciamo è la visita a Prison Island una stretta striscia lunga 700 e a 5 km da Stone Town, località che raggiungiamo proprio dal li, a bordo dei Dhow, le loro tipiche imbarcazioni. Un’isola anche se piccola offre molte possibilità. Dallo snorkeling, alla visita del parco delle tartarughe giganti che arrivano dalle Seychelles.Un parco che ospita esemplari che hanno anche più di 100 anni.

Il nome dell’isola deriva dal fatto che veniva utilizzata come zona di transito per gli schiavi. Inizialmente doveva essere utilizzata come prigione, ma che in realtà fu utilizzata solo come campo di quarantena per la febbre gialla. Seconda tappa Stone Town, la capitale dell’isola. Giro per le vie della città, non propriamente pulita,ma con un suo fascino. Breve incursione nel mercato della città, ma se volete un consiglio, è adatta solo ai più forti di stomaco.

La gita prevede l’aperitivo all’ Africa House Hotel, dove dalla terrazza panoramica si può ammirare il famoso tramonto africano.

La seconda escursione che vi consiglio è “ il grande blu”. Una giornata intera dedicata alla scoperta delle meraviglie che può nascondere l’oceano indiano. Ci dirigiamo sulla loro imbarcazione di legno verso una lingua di sabbia nel bel mezzo dell’ oceano. Una pezzo di terraferma che si crea con la bassa marea e che poi scompare nel pomeriggio quando il livello del mare si alza. Appena arrivati si sparge la voce dell’ avvistamento non tanto distante di alcune balene, e non ci penso su due volte nel risalire sulla barca con alcuni miei compagni di avventura ( gli altri diffidenti sono rimasti li a prendere il sole), all’inseguimento di questi animali.

Dopo una buona mezz’ora e quando ormai stavano per dare ragione a chi non ci credeva, eccole li. Davanti a noi a meno di trenta metri, tre meravigliose balene che nuotano tranquille. E in quel momento non sai cosa fare,se fare foto, se guardale e basta. L’unica cosa è che in quel momento nessuno di noi parlava. Era troppa l’emozione per essere riusciti a vedere la regina del mare. Un animale così grande, ma così buono e tranquillo. E già questo incontro vale tutta la vacanza. Poi con un colpo di coda ci salutano e vanno verso la loro meta, mentre noi rientriamo a recuperare i “naufraghi” che ormai ci davano per dispersi ( in realtà la marea si stava alzando e la lingua di sabbia stava per scomparire..appena in tempo!!). E nel ritorno abbiamo la seconda botta di fortuna della giornata: un branco di delfini. Per me che amo gli animali era il top. Avevo un sorriso da orecchio a orecchio!. Recuperati gli altri, l’organizzazione prevede il pranzo su un isolotto li vicino. E ti offrono di tutto e di più. Aragoste, cicale di mare, e pesce infinito appena pescato e appena cotto. Da leccarsi i baffi.

Per finire la giornata in bellezza, si ritorna a casa a motori spenti ma a vele spiegate, guidati solo dal vento.

La terza escursione che abbiamo fatto è la mezza giornata dedicata al giro delle spezie. È una visita molto interessante dove si possono imparare veramente un sacco di cose. E la guida è un ragazzo del posto che parla perfettamente italiano

Queste sono le gite che abbiamo fatto durante la vacanza. Noi siamo andate con il tour operator, ma vi posso dire che le stesse cose che abbiamo fatto noi, ve le propongono i famosi beach boys. Vorrei spendere due parole per loro. Quando arrivati, ve li trovate al di là della staccionata dell’albergo ( loro li hanno il divieto di accesso e non lo infrangono). Un muro di una decina di uomini e donne che ti propongono di tutto. All’inizio possono sembrare invadenti perché non vi mollano un secondo. Ma dopo due/tre giorni vi lasceranno stare. Non sono fastidiosi, vogliono solo guadagnare qualcosa. In realtà le loro escursioni solo le stesse che vi propongono i villaggi, ma più convenienti. E parlano perfettamente italiano e inglese, imparato dai turisti. Alla fine della vacanza se volete potete lasciargli qualcosa, come qualche maglietta o ciabatte. Li farete felici. E farete felici anche voi.

Nell’ intermezzo di tutto questo, nel villaggio si è creata una sorta di comunità. Sono nate amicizie importanti che durano tutt’ora , abbiamo giocato, mangiato ( tanto e benissimo. Sempre tutto fresco), riso, scherzato, parlato. E sognato.

Ho avuto la fortuna di girare tanti posti, ma questa è la vacanza più bella mai fatta. Mi sono già soffermata su quello che sono in grado di trasmettervi queste persone e questi posti.

Vi dico solo questo per concludere questo viaggio. La prima cosa che ci hanno detto appena arrivati è stato questo:” non pensate di andare via da qui senza soffrire del mal d’ Africa, perché esiste davvero. Una volta partiti vorrete tornare subito”. Nessuno di noi ci ha creduto.

Non è facile da spiegare questa sensazione se non la vivi di persona, ma vi posso garantire che la nostalgia che avrete una volta tornati alla vostra vita, è che vorrete ripartire subito. Perché il mal d’Africa esiste davvero! E ricordatevi sempre HAKUNA MATATA!

JAMBOOOOOO

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