Il paradiso terrestre

Una bellissima luna di miele
Scritto da: quadeb
il paradiso terrestre
Partenza il: 27/07/2009
Ritorno il: 09/08/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Aereoporto Roma Fiumicino, non ci posso ancora credere si parte per la nostra tanto sognata luna di miele!! Avevamo prenotato il viaggio a febbraio scegliendo una meta che ci permettesse di ricaricarci pienamente dalla stanchezza e dallo stress accumulati in un anno di lavori in casa seguiti dai preparativi del matrimonio, e allo stesso tempo ci dava la possibilità di poter conoscere un mondo totalmente diverso dal nostro. La scelta ricade sulla Repubblica Dominicana e precisamente sul Resort Oasis Canoa di Bayahibe, una struttura internazionale mediamente grande al cui interno ci sono degli spazi riservati alla Veratour. Bayahibe è un piccolo villaggio di pescatori che si affaccia sul Mar dei Caraibi circondato da grandi strutture alberghiere tutt’ora in crescita su buona parte della costa, che però almeno per adesso non hanno del tutto deturpato l’ambiente. Al contrario dell’immaginario la costa caraibica è costituita da una spiaggia abbastanza stretta intervallata da tratti di scogliere coralline. Lunedì 27 luglio dopo aver sbrigato tutte le formalità del caso, fortunatamente senza intoppi, ci imbarchiamo sull’aereo della Blu Panorama che ci porta dopo 10 ore di volo, al piccolo aereoporto del La Romana. Bhe devo dire che le ore di volo sono state veramente pesanti, visto che eravamo troppo eccitati per dormire e purtroppo sprovvisti di qualsiasi tipo di passatempo, niente carte, libri e quel che è peggio non funzionavano nemmeno gli auricolari per vedere i film proiettati a bordo. Comunque tutta la stanchezza è svanita appena abbiamo avvistato l’isola delle meraviglie! Atterriamo alle diciotto ora locale, anche se per noi è mezzanotte per adesso il tanto temuto jet lag non si fa sentire; i controlli dei passaporti e delle valige (i controlli dominicani sono molto più scrupolosi di quelli italiani) sono abbastanza veloci e ci ritroviamo sul piazzale dove ci aspetta il pullman che ci porterà alla nostra struttura (attenzione ai facchini sono molto invadenti). Già durante il breve tragitto ci rendiamo conto di aver raggiunto parte del nostro scopo: siamo in un altro mondo, caratterizzato da una natura lussureggiante, ma anche dalla povertà. Appena posate le valige in camera ( la nostra è bellissima ed ha anche una splendida vista sulla piscina) ci dirigiamo immediatamente a vedere quello che è il tanto sognato Mar dei Caraibi… E devo dire che le aspettative sono appieno appagate, vi assicuro che i colori del mare e della vegetazione sono veramente come si vedono nelle cartoline e nei depliants senza alcun fotoritocco!!! La prima settimana ce la prendiamo al massimo del riposo tra bellissimi bagni, lunghe passeggiate e rigeneranti dormite sotto le palme. Proprio quello che ci serviva! La seconda settimana l’avevamo riservata alle tre escursioni di una giornata scelte molto attentamente. Prima di partire mi ero ampiamente documentata su quello che avremmo potuto vistare e sul come fare, scoprendo che ci sono numerose agenzie locali molto fidate (almeno da quello che ho letto su web) che effettuano le stesse escursioni vendute all’interno del Resort a prezzi più bassi e con un rapporto a livello umanistico migliore, ma purtroppo a causa di un marito a volte veramente troppo apprensivo abbiamo optato per la “sicurezza” di quelle consigliate dal villaggio. La visita della città capitale Santo Domingo è stata la nostra prima uscita al di fuori della struttura turistica, dopo un viaggio in pullman di circa due ore su strade non molto confortevoli, visitiamo per prima Los Tres Ojos (i tre occhi), tre bellissime lagune di acque profonde e cristalline situate all’interno di una grande grotta alla quale si accede attraverso una scala che permette di ammirare la rigogliosa vegetazione ed il complesso di stalagmiti. Qui il clima tropicale si fa sentire veramente sentire, l’ altissimo tasso di umidità rende faticosa anche la breve risalita in superficie soprattutto se si è affetti da un raffreddore tremendo accompagnato da qualche linea di febbre risultato dei numerosi sbalzi di temperatura dell’aria condizionata. Dopo ci dirigiamo a vedere il centro storico della città attraversando buona parte della cittadina sempre in pullman. Per chi come noi ha viaggiato pochissimo, quello che ci passa davanti è una realtà abbastanza cruda da digerire, accanto a bellissimi palazzi e case colorate tutte rigorosamente blindate, ci sono rifugi di lamiere nei quali vivono bambini bellissimi e purtroppo poverissimi. Anche quel mare color turchese di Bayahibe, qui si trasforma in un ammasso marrone di latte e bottiglie di plastica. Finalmente scendiamo dal pullman e ci dirigiamo verso la prima chiesa fondata dagli Spagnoli sul territorio Americano, il pomeriggio è dedicato alla visita del Museo dell’Ambra e di altri edifici storici, intervallate da shopping nei negozi caratteristici. Gli acquisti che non ci si possono far sfuggire sono: i bellissimi quadri da portare arrotolati in valigia (ho visto persone girare anche con 10 quadri sotto braccio), la Mamajuana, un infuso di erbe e radici tipico di Santo Domingo (molta attenzione a cosa e dove si compra) e bijoux in ambra e Larimar una pietra azzuarra esclusiva del territorio dominicano. Consigli pratici, per quello che riguarda la moneta è accettato di tutto Dollari, Euro e Pesos Dominicano, per noi è molto più vantaggioso pagare in Pesos rispetto alle altre valute poiché molto spesso i cambi non sono molto regolari. Il secondo consiglio è contrattare sempre e comunque fino allo sfinimento e si faranno affari d’oro. Il viaggio ci ha reso esausti, ma ci ha lasciato con un bel carico di sensazioni. Dopo un giorno di riposo abbiamo affrontato la seconda escursione che è anche quella che più ci è rimasta nel cuore. Il jeep safari. La partenza è al mattino presto, davanti al Resort ci aspetta un camioncino con rimorchio all’aperto adibito a “trasporto persone” cioè sul quale sono montate due panchine, e che sfreccia saltellando nelle strade che dividono le distese a perdita d’occhio di canna da zucchero. Arriviamo un po’ sballonzolati in un piazzale dove ci sono le jeep che dovremo guidare lungo l’ itinerario che attraversa le piantagioni di canna da zucchero, le colline lussoreggianti fino ad arrivare a Punta Cana per osservare l’oceano. Ci uniamo ad un’altra coppia di giovani sposi che diventeranno poi i nostri compagni di vacanza, e partiamo tutti in fila per le strade sterrate. Le jeep non sono proprio il massimo della sicurezza, è inutile anche solo provare ad allacciare le cinture, nel pianale dei sedili anteriori manca totalmente un minimo di tappezzeria e accade dopo un po’ che il calore del motore rende quasi impossibile appoggiarci i piedi, il tutto condito da rumori strani della carrozzeria e del motore. Comunque non ci facciamo scoraggiare sicuri che anche questo faccia parte dell’avventura e partiamo…… Se non chè dopo qualche chilometro nel bel mezzo della piantagione la jeep si ferma, le altre ci sorpassano e rimaniamo soli. Scendiamo dalla “vettura” e possiamo constatare di avere la trasmissione che ciondola in terra! E ORA? Niente panico dopo qualche minuto arrivano i soccorsi, si cambia vettura e si riparte. Dopo poco il paesaggio inizia a cambiare, le strade si fanno più erte e ci addentriamo nelle verdi colline “coltivate” con palme da cocco, banani, alberi di cacao e caffè!!! Alberi che avevo visto solo in TV! La prima sosta la facciamo in un piccolo laboratorio di tabacco, dove ci viene spiegato il processo di produzione della pianta e la fabbricazione dei sigari. Dopo i soliti acquisti ripartiamo, le strade a momenti sono affollate da molti bambini che ti corrono incontro per regalarti fiori in cambio di qualche regalino. Dopo una parte del sentiero veramente accidentato (dove abbiamo pregato che almeno i freni funzionassero al meglio) ci fermiamo in una sorta di azienda agricola dove ci vengono fatte vedere le varie tipi di produzioni caratteristiche della terra: la banana, il cocco,il cacao,il caffè, l’ananas e lo zucchero di canna seguito da un ottimo momento di assaggio di queste prelibatezze. Vi consiglio di comprare il cacao grezzo, la polvere di caffè e lo zucchero di canna, sapori che vi accompagneranno al ritorno dal viaggio per non dimenticare una terra così spettacolare. Riprendiamo a malincuore la jeep per fermarci pochi chilometri dopo in una specie di “agriturismo” per un pranzo a buffet a base di riso, banane fritte, pollo e frutta in quantità. Dopo la siesta ripartiamo alla volta dell’oceano, lasciamo le strade sterrate e attraversiamo piccoli villaggi dove la gente è tranquilla e sorridente. Finalmente l’oceano, la spiaggia in cui ci fermiamo è bellissima, molto più grande e più lunga rispetto a quella di Bayahibe, ma l’acqua risulta molto più insidiosa, infatti la corrente è molto più forte ed il vento si fa veramente sentire. Dopo un’ora di relax riprendiamo la jeep e torniamo stanchi ma molto entusiasti dell’avventura al Resort. Ultima escursione, ma sempre fantastica è quella all’isola di Saona, un isolotto “disabitato” caratterizzato da una specie di laguna azzurra. Partiamo con un grosso catamarano alla volta dell’isola, il tragitto dura circa un ora, (si può anche optare di partire con la lancia, mezzo molto più veloce) ed è allietato dai due motori della vita dominicana la musica e la mitica vitamina R , il Rum. Arrivati all’isola purtroppo per noi c’è stata nella notte una mareggiata che ha lasciato molte alghe, ma non fa niente il posto è meraviglioso comunque. Ci sono dei gazebi in legno per un piccolo buffet, per chi vuole c’è anche la possibilità di mangiare l’aragosta grigliata a buon prezzo. In questa escursione mi ero prefissata uno scopo ben preciso! Erano ormai passati 10 giorni dall’arrivo, ovunque mi girassi vedevo palme da cocco cariche di frutti, sul sentiero del Resort che portava alla spiaggia capitava spesso di vederne alcuni in terra appena caduti, ma in nessuno posto ho trovato il cocco pronto da mangiare!!! Impossibile! Chiedevo in giro spiegazioni plausibili a questa mancanza, ma le risposte erano tutte differenti. Nei ristoranti c’erano a nostra disposizione tutti i frutti caraibici, mango, papaia, ananas, frutto della passione ecc.. ma il cocco continuava ad essere latitante. Intanto mi erano arrivate voci che a Saona il cocco si poteva mangiare e non solo vedere!! Infatti appena sbarcata mi sono quasi fiondata dall’uomo che passava per la spiaggia con una carretta carica di cocchi da bere e da mangiare che ti apriva sul momento con un grosso macete. Finalmente il cocco, questa volta sono stata previdente e ne ho comprati anche per i giorni futuri. Nel pomeriggio prese le lance per il ritorno ci siamo fermati in quelle che chiamano le Piscine Naturali, mai nome fu così azzeccato, per osservare le famose stelle marine che tanto fanno pensare i turisti: sono finte? Il tutto accompagnato sempre dalla immancabile vitamina R! Purtroppo gli ultimi giorni sono passati troppo in fretta e il momento di ripartire è arrivato, il volo questa volto notturno è durato “solo” nove ore passate a sonnecchiare. Questa è la nostra Repubblica Dominicana, avremmo molto ancora da raccontare.. Dei granchi bianchi piccoli e veloci, di quelli grossi notturni, delle lucertole con la coda arricciata, dei coralli e ancora delle sfumature del mare e tante altre cose che se non le vedete con i vostri occhi è veramente difficile da credere.


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