Vietnam & Cambogia: profumi e sapori d’oriente

Un viaggio intenso di tre settimane dal Sud al Nord del Vietnam e qualche giorno in Cambogia alla scoperta di Angkor Wat
Scritto da: mariapaola79
vietnam & cambogia: profumi e sapori d'oriente
Partenza il: 05/08/2016
Ritorno il: 27/08/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €

Il Vietnam sta diventando una meta sempre più ambita dai viaggiatori di tutto il mondo. Dopo un passato difficile e doloroso, ora è un paese tranquillo e aperto al turismo. Un paese che ha molto da offrire e con una personalità unica.

Tanti viaggi in un solo viaggio. È la definizione migliore che mi viene in mente per spiegare queste settimane appena trascorse. La varietà di luoghi, persone, esperienze è quello che più mi ha colpito.

Ho costruito un itinerario che ci ha dato la possibilità di scoprire tanto e che, idealmente, ho suddiviso in tre tappe: Sud, Centro e Nord, seguendo un percorso circolare.

Il viaggio è iniziato e terminato a Ho Chi Minh City, nel sud del Vietnam, toccando poi il Delta del Mekong, le città storiche di Hoi An e Hué nel Centro del paese, la capitale Hanoi, nel Nord e i meravigliosi siti naturalistici come la Baia di Halong e Sapa. Prima di ridiscendere al Sud abbiamo fatto una capatina in Cambogia per visitare i famosi templi di Angkor Wat. Un viaggio organizzato interamente in autonomia, come piace a me, ad eccezione di alcune tappe per le quali ci siamo avvalsi del supporto di una validissima agenzia locale, la Tonkin Travel.

Il Vietnam è un paese meno battuto rispetto ad altre mete asiatiche più gettonate. Conosciuto ai più (me inclusa) per il sanguinoso conflitto contro gli Stati Uniti, durato oltre quindici anni, il Vietnam ha dovuto combattere per ottenere l’unione e l’indipendenza. Un conflitto che segna ancora la popolazione e il territorio.

A distanza di quarant’anni da quei tragici eventi, il Vietnam è oggi un paese che, pur tra mille contraddizioni, sta promuovendo riforme atte a favorire l’economia e il turismo, e punta a diventare la nuova meta di riferimento tra le destinazioni del Sudest asiatico. Un processo di modernizzazione che non ha ancora scalfito il carattere profondamente orientale del paese ed è proprio questa mescolanza tra modernità e tradizione che lo rende diverso da altre nazioni dell’Estremo Oriente come Thailandia e Malesia, dove il grado di occidentalizzazione ha già in parte intaccato l’autentica indole asiatica.

Dopo aver visitato diversi paesi del Sud Est Asiatico pensavo di essere ormai vaccinata al caldo tropicale tipico di queste zone ma il tasso di umidità che ha contraddistinto questo viaggio ha raggiunto livelli veramente insopportabili. Al caldo va aggiunto il caos disordinato che regna per le strade, lo smog dei milioni di scooter che popolano le strade delle città e la pioggia, che puntuale ci è venuta a salutare quasi tutti i giorni. Un viaggio insomma che richiede uno spirito di adattamento particolarmente spiccato ma che consiglio a tutti.

Per altro per andare in Vietnam non esiste un periodo migliore di un altro. Infatti, quando una regione è troppo piovosa o fredda, o incredibilmente afosa, c’è sempre un’altra zona in cui il tempo è sereno e si sta bene. Andiamo dunque! Assicuratevi di avere a portata di mano: macchina fotografica, scarpe comode e il giusto spirito di adattamento.

Partiamo il 05 Agosto da Milano Malpensa con un volo Emirates, la 5 stelle dei cieli. Il volo è stata decisamente la parte più cara del viaggio, ho monitorato a lungo le tratte delle diverse compagnie aeree ma non ho trovato nulla di più economico e per paura che i costi aumentassero a fine febbraio ci siamo decisi. La stessa tratta si poteva spuntare a meno ma le ore di attesa a Dubai aumentavano esponenzialmente. Abbiamo preferito spendere qualche centinaio d’euro in più ed evitarci un’attesa di 8 ore e passa. A Dubai c’è un caldo mai sentito, credo il termometro superi abbondantemente i 40 gradi ed essere stipati come sardine sulla navetta che ci porta al terminal ha smesso quasi subito di essere divertente.

Giusto il tempo di un caffè e si riparte. Il tempo di attesa era 3 ore ma 2 le abbiamo praticamente passate sulla navetta! Ci attendono altre 7 ore di volo.

Alle 20,15 ora locale del 6 Agosto siamo finalmente arrivati a destinazione! Siamo in Vietnam! Cerco di sbirciare fuori dal finestrino dell’aeromobile nella vaga speranza di intravedere qualcosa che mi permetta di realizzare che sono effettivamente in Vietnam ma è troppo buio.

Ci mettiamo in coda per espletare le formalità doganali e ottenere il visto.

Prima di tutto consegnate il foglio giallo che vi hanno dato in aereo, un autocertificazione sul vostro stato di salute. Poi serve ottenere la visa on arrival.

Da luglio 2015 il governo vietnamita ha adottato nuove norme relative al visto di entrata per alcuni paesi europei tra cui l’Italia, abolendolo per i soggiorni inferiori a 15 giorni. Noi ci tratteniamo più a lungo e viaggiando anche in Cambogia necessitiamo di un visto multiplo.

Recatevi all’apposito sportello, consegnate i documenti tra cui la lettera di invito, il vostro prezioso passaporto e poi attendete pazienti di essere chiamati. Lettera di invito da parte di un’agenzia accreditata vietnamita è servizio che fanno quasi tutte le agenzie a pagamento oppure gratis compreso nei pacchetti.

È’ un servizio offerto anche da molti Hotel di HCM e Hanoi.

Il visto è valido 30 giorni e calcolate almeno un’oretta di tempo per sbrigare tutte le procedure. Spesso c’è la fila e sono lentissimi. Una volta ottenuto il visto (e SOLO ora) potete recarvi al controllo passaporti. Non fate come noi, che siamo stati inutilmente in coda mezz’ora al controllo passaporti pensando di facesse tutto lì! La lettera di invito va esibita anche in Italia al check in. Se non l’avete potrebbero non autorizzarvi a prendere il volo, quindi ATTENZIONE!

Ad attenderci ci aspetta il servizio di pick up del nostro albergo, il Liberty Central River Side, prenotato su booking, in pieno centro, un po’ più caro della media ma volevamo partire in grande e si rivelerà il migliore di tutta la vacanza.

Uscendo dall’aeroporto riconosco la tipica aria asiatica carica di umidità ma pensavo peggio. Certo, il sole è calato da un pezzo, forse meglio aspettare domani per i bilanci (in effetti ancora non sapevo cosa ci avrebbero riservato i giorni a venire) Anche il traffico, di cui avevo letto cose inenarrabili sembra al momento “gestibile” ma anche su questo punto meglio sentenziare domani (e anche qui dovrò ricredermi)! Ho lo sguardo incollato al finestrino, cerco di memorizzare più immagini possibili. Vecchi case e botteghe al momento chiuse si alternano a ristoranti, hotel e negozi moderni ma è chiaro fin da subito che la vita vera scorre in strada. Noto un numero imprecisato di baracchini con vietnamiti intenti a mangiare zuppette fumanti, chiacchierare, riposarsi dopo una giornata di lavoro. Non vedo l’ora che sia domani per vedere tutto alla luce del sole. Depositiamo le valigie e nonostante la stanchezza per il lungo viaggio ci concediamo una birretta al Roof bar dell’Hotel. Un piccolo ma curato e accogliente bar al 25esimo piano con piscina e vista fiume, che domina la città, illuminata con un albero di Natale. Assaporo l’atmosfera quella sensazione di leggerezza tipica delle ferie!

Domenica 07 Agosto

Sono appena le 7,00 di mattina ma la città è già in fermento. Una miriade di motorini anima la strada sottostante L’Hotel, sul fiume dalle acque fangose scorrono lente barconi e chiatte, alcune barche trasposto addirittura container. Dedichiamo la giornata alla visita della città.

Ho Chi Minh city, con i suoi 8 milioni di abitanti, è la più popolosa città del Vietnam; si trova sulla sponda occidentale del fiume Saigon, un fiume che scorre nel Sud della nazione. In origine era un villaggio di pescatori, e veniva chiamata Sai Gong; molte persone ancora oggi usano questo nome per indicarla. Successivamente, nel 1975, il fronte comunista che vinse la Guerra del Vietnam la ribattezzò Ho Chi Minh in onore del padre fondatore del Vietnam socialista.

Ma vediamo come visitare questa splendida città

Dei 24 Distretti in cui è divisa la città quello che racchiude i luoghi di maggiore interesse turistico è il Distretto 1, ovvero la zona che corrisponde grosso modo al centro cittadino. Seguiamo l’itinerario a piedi consigliato dalla Lonely planet. Il nostro hotel si trova esattamente a metà del percorso. Il cuore del Distretto 1 è la piazza su cui affaccia il Palazzo del Comitato del Popolo che all’epoca della colonizzazione francese era L’Hotel de Ville (Municipio) e al cui centro troneggia la statua di Ho Chi Minh. È proprio da qui che decidiamo di iniziare la visita. Di fronte la statua di HCM diparte il grande viale pedonale Nguyen Hue dove la sera si riversano locali e turisti e diventa la zona più animata della città, con spettacoli improvvisati da artisti di strada, bambini che giocano e tante famiglie a passeggio.

A pochi metri di distanza si trova l’Opera House, costruito nel 1897; è un altro splendido esempio dello stile coloniale francese. Attualmente l’Opera dispone di 500 posti a sedere ed è usato per ospitare grandi eventi e rappresentazioni artistiche. Accanto al teatro si ergono altri edifici di stampo europeo che ospitano storici hotel di lusso, come il Continental e il Caravelle hotel. Quest’ultimo durante la Guerra del Vietnam era il preferito dei giornalisti stranieri.

Proseguiamo con la visita del Mercato di Ben Thanh, uno stretto groviglio di corsie divise a seconda della tipologia di prodotti. Se siete alla ricerca di souvenir qui avrete l’imbarazzo della scelta. I prezzi non sono bassissimi ma potete sempre contrattare. Alle spalle del complesso trovate un mercato di prodotti freschi. Carne, pesce, verdura…di tutto un pò.

Passeggiando per le vie del centro appare evidente fin da subito che il codice della strada non è uguale al nostro. Migliaia di motorini sfrecciano in ogni direzione, è lecito imboccare corsie in senso contrario alla direzione di marcia o tagliare trasversalmente una strada percorsa da migliaia di mezzi. Il clacson suona ogni due secondi, ma solo per segnalare agli altri la propria presenza, nessuna polemica. A un occhio poco avvezzo la scena appare surreale. In questo marasma attraversare la strada diventa un’impresa epica. Iniziate a camminare, lentamente, e continuate ad andare dritto davanti a voi mantenendo lo stesso ritmo e la stessa velocità. Saranno i motorini a schivarvi e la strada come per magia, al vostro passaggio apparirà sgombra come se lo fosse sempre stata. In poche parole, dovete fidarvi di loro!

Superato l’impatto iniziale, ho imparato ad apprezzare la vitalità scoppiettante di questa città.

Imperdibile la Posta Centrale, perla dell’architettura coloniale francese, dotata di una grande struttura metallica opera di Gustav Eiffel. L’elegante edificio giallo con rifiniture in ferro battuto verdi ospita al suo interno un grandioso atrio coperto da un tetto a volta. Alle pareti laterali sono esposte mappe storiche del Vietnam mentre sul fondo spicca un enorme ritratto di “zio Ho” che con un caldo sorriso sorveglia le panchine e i tavolini della sala d‘aspetto.

Proprio di fianco trovate la cattedrale di Notre Dame, che con le sue due guglie gemelle è stata per anni uno dei punti di riferimento di Saigon. È un grazioso edificio di mattoni rossi costruito nel costruita nel 1877 con materiali importati dalla Francia. Nel piccolo parco di fronte alla cattedrale si erge la statua della Vergine Maria. Dopo pranzo ci dirigiamo al Museo dei residuati bellici. Pannelli descrittivi e foto ricordano il tragico evento, che ha segnato indelebilmente la storia di questo paese. Tutti noi occidentali abbiamo sentito parlare della Guerra del Vietnam, ma in genere dalla prospettiva americana: le numerose perdite e le difficoltà psicologiche che dovettero affrontare i veterani al ritorno in patria, dilaniati dai ricordi di un conflitto così sanguinoso. Il Museo racconta cosa significò la guerra per le popolazioni del Vietnam del Sud, colpite da bombe, attacchi e dal famigerato agente Orange. Durante un viaggio in Vietnam questa è una tappa obbligata, per meglio capire il passato ed il presente della nazione. Nel cortile esterno sono esposti vari reperti di guerra come carri armati, elicotteri, aerei e altri mezzi militari. Molti sono i turisti che si fanno fotografare sorridenti di fronte queste cimeli, personalmente l’ho trovato assurdo e di cattivo gusto ma non abbiamo tutti la stessa sensibilità.

Per finire la giornata, visitiamo la Pagoda dell’Imperatore di Giada, il più antico tempio della città, costruito attorno al 1900 dalla comunità cantonese. Alla destra del cortile esterno c’è uno stagno popolato da tartarughe, da cui deriva il nomignolo del tempio, pagoda delle tartarughe. Sull’altare della sala centrale troneggia una statua dell’imperatore di Giada con un paio di baffi impressionanti. Una traballante scala sulla destra conduce ad una balconata che si affaccia sull’elaborato tetto della pagoda. Se avete poco tempo o non volete visitare troppi templi vi consiglio questo.

E’ tempo di riposare, domani ci aspetta il tour sul delta del Mekong.

Lunedì 08 Agosto – Delta del Mekong

Oggi è il nostro primo giorno di tour, lasciamo il traffico di HCM per immergerci nelle zone rurali del Delta del Mekong, la regione al sud ovest del Vietnam e al confine con la Cambogia dove si produce la maggior parte di riso rispetto tutto il resto del paese grazie alla incredibile fertilità del terreno.

L’agenzia ci viene a recuperare puntualissima in Hotel, Randy sarà la nostra guida per i prossimi 3 giorni.

A questo proposito ci tengo a fare una precisazione. Molte escursioni (come appunto il Delta del Mekong, La Baia di Halong, il trekking a Sapa, per citarne alcuni) è necessario prenotarle con un agenzia.

A voi poi la scelta di farlo prima di partire o direttamente sul posto. Io avevo richiesto preventivi a diverse agenzie locali, i programmi sono più o meno simili, la differenza la fa certamente un tour di gruppo o un tour privato. Ovviamente il costo di un’escursione privata è differente da quelle di gruppo, ma neanche di tanto e credo fermamente che il gioco valga la candela.

La gita sul Mekong comprende solitamente, a prescindere dall’agenzia a cui deciderete di affidarvi, una serie di attività interessanti (anche se un po’ troppo turistiche) per capire come vivono e come hanno vissuto le popolazioni di queste zone. La prima tappa è Ben Tre, distante circa 2 ore di macchina da HCM.

Arriviamo a Ben Tre verso le 10.00, nel frattempo si è purtroppo messo a piovere forte e noi dobbiamo solo che andare a fare una gita in barca. “It’s reaning season” ci dice Randy serafico.

Per prima cosa visitiamo una fabbrica di mattoni fabbricati con l’argilla del Mekong. Ci viene spiegato il processo e le varie fasi di produzione, che dopo tutto sono uguali alle nostre, qui però è tutto manuale. È una delle ultime fabbriche che rimangono a conduzione famigliare e che stanno scomparendo a causa dell’industrializzazione. È finalmente tempo di salire sulla barca. L’acqua del fiume è di un colore marrone, molto poco invitante ma è a causa della natura argillosa del terreno. La gita è piacevole e rilassante. Le sponde sono contornate da immense piantagioni di cocco. Facciamo tappa in uno piccolo negozietto dove ci spiegano la lavorazione del cocco.

Proseguiamo il giro in barca lungo i labirintici canali, difficili da contare e capirne la topografia. Pranziamo in un tipico e turistico ristorante su un’isola all’interno del Mekong, ci viene servito del buon pesce, tanto brutto quanto buono, tra cui i gamberi del Mekong, immancabili noodles e involtini con carta di riso da fabbricarci noi stessi. Dopo pranzo saliamo a bordo di un imbarcazione più piccola a remi, che ci porta nei canali più stretti ed interni per farci assaporare la vita rurale e più vera del Mekong. La parte più autentica, che più ci è piaciuta. La giornata è stata utile per capire l’importanza dell’agricoltura per questa popolazione. Ognuno vende al mercato quello che produce e lo scambia con altri prodotti. È una grande comunità, che vive di scambi commerciali, i turisti possono facilitare e portare più benessere alla loro vita, ancora molto semplice e genuina. Con la barchetta facciamo ritorno a Ben Tre e nuovamente in auto ci trasferiamo a Can Tho.

Dal finestrino osservo la campagna verdissima e rigogliosa dove le donne sono chine sui campi di riso non alzano mai lo sguardo da sotto il loro cappello a cono.

Can Tho è la cittadina più importante del delta del Mekong, molto più caotica di quanto ci aspettassimo. Soggiorniamo all’ Hotel Iris prenotato dall’agenzia perché incluso nel pacchetto.

Per cena, dall’Hotel raggiungiamo a piedi il Pier e il night market. Sono circa 2 km ma con il caldo umido mi sembrano almeno 8!! Dopo cena siamo curiosi di provare il tanto acclamato caffè vietnamita. Qui si produce una delle miscele più pregiate al mondo. Forse in pochi sanno che il Vietnam è il secondo esportatore mondiale, dopo il Brasile. Ma la cosa che più ci ha stupito del caffè vietnamita è che va preparato e gustato lentamente, molto lentamente, in attesa che la tazzina si riempia goccia dopo goccia.

Il sapore può risultare molto forte a chi non è abituato, ma potete rimediare immergendo un cubetto di ghiaccio oppure aggiungendo del latte, che da queste parti troverete praticamente solo condensato.

Non inorridite, anzi, è il mix che preferisco in assoluto: oltre ad addolcirsi un po’ sarà ancora più consistente e denso. Una bevanda dissetante e dal gusto intenso ma piacevole.

Martedì 09 Agosto

Oggi la sveglia suona implacabile alle 6,00.

Dopo una veloce colazione prendiamo la barca che ci porterà al mercato galleggiante di Can To.

Dopo 30 minuti di barca il fiume si anima di pittoresche imbarcazioni di tutte le dimensioni e che vendono colorata frutta e verdura locale. Ci sono anche barchette più piccole che vendono panini, caffè e noodles, delle piccole cucine natanti insomma. Alcuni venditori su queste barche ci vivono proprio, infatti non è strano vedere a bordo intere famiglie con bambini piccoli, amache, panni stesi e così via.

Non è un mercato turistico, anche se di turisti ovviamente se ne vedono parecchi. È un mercato di scambio per i locali che agilmente saltato da una barchetta all’altra per vendere i loro prodotti, niente a che vedere con i colorati e ormai troppo turistici mercati galleggianti tailandesi.

E’ stato un vero e proprio spettacolo vedere un fiume che si anima di tutte queste imbarcazioni cariche di frutti e verdura tropicale.

Successivamente ci rechiamo in un laboratorio familiare dove possiamo vedere con i nostri occhi il processo di preparazione dei noodles di riso. Ritorniamo quindi a Can Tho, recuperiamo i bagagli e partiamo. Pranziamo presso un allevamento di coccodrilli (Crocodile Farm)! In realtà non ci sono coccodrilli in Vietnam. Vengono appositamente importanti e allevati per la carne e la pelle! Ora ci aspettano circa 2 ore di macchina prima di arrivare a Chau Doc. Pomeriggio di riposo nello splendido Victoria Lodge, ai piedi del monte sacro. Sarebbe un perfetto pomeriggio per rilassarsi in piscina ma il forte vento fa quasi dubitare di essere in Vietnam. E pensare che siamo invece quasi al confine con la Cambogia.

Mercoledì 10 Agosto

Oggi ci va di lusso, il pick up è previsto per le 10,00!

Mattinata dedicata alla visita della foresta di Tra Sun, una piccola oasi di paradiso. La foresta è nata dall’opera di bonificazione e costruzioni di importanti dighe che hanno reso coltivabili queste zone, evitando nella stagione delle piogge lo straripamento del Mekong, con conseguenti allagamenti.

Dal 2007 la foresta è stata aperta ai turisti e si sono inventati queste visite guidate. Con una barca a motore percorriamo il canale più ampio, osservando l’avifauna locale. Poi con una imbarcazione a remi più piccola navighiamo lenti tra canali più stretti. Sembra quasi che la foresta di apra al nostro passaggio. Purtroppo il giro non è lungo come vorrei ma al termine ci concediamo un momento di relax sulle tipiche amache sorseggiando una bevanda fatta con zucchero di palma (sugar Palm trees) tipiche di questa zona. Le amache sono di una comodità estrema, passerei qui tutta la giornata ma purtroppo è già tempo di andare, ci aspetta un lungo tragitto per rientrare ad HCM dove andremo dritti in aeroporto per spostarci al centro del paese, Da Nang. Il volo interno è stato acquistato direttamente sul sito della compagnia low cost Vietjet.

Il viaggio in macchina dura più di 6 ore, un eternità. Il traffico è intenso e non si può pretendere di andare più veloci visto la tipologia di strade. Passiamo in mezzo a villaggi che non mi stancherei mai di guardare. Tutte queste donnine con i loro vestiti a fiori simili a pigiamini, i loro cappelli a cono calati in testa, che spingono o pedalano sulle loro biciclette, sarà una delle immagini del Vietnam che ricorderò con più piacere.

Arriviamo finalmente a Da Nang dove ci attende il transfer organizzato con l’Hotel, Il Sun Boat, che ci porterà ad Hoi An. Finalmente dopo una doccia ristoratrice possiamo andare a dormire!

Giovedi 11 Agosto

Forse alla fine della vacanza avrò capito dove sono, continuo a dire Ha Noi, ma siamo ad Hoi An! Credo di non essere la prima e nemmeno l’ultima ad essere caduta in questo tranello linguistico. L’ Hotel si affaccia sul lungo fiume, in una posizione molto tranquilla a 10 minuti di bici dal centro storico. Facciamo colazione nel piccolo giardinetto del ‘Hotel prima di metterci in moto. Il noleggio bici è gratuito.

Pedaliamo sul lungo fiume tra galline e oche che scorrazzano liberamente nella strada mentre piccole imbarcazioni scorrono sulle placide acque. È davvero un’altro mondo qui! Alla fine del lungo fiume giriamo a destra e ci troviamo sulla strada principale che ci condurrà al mercato centrale. Una babilonia di suoni, odori, colori! Gente da tutte le parti, verdura, pesce, polli, galline, frutta… I venditori strillano e contrattano tra di loro. Procediamo con la visita della Città Vecchia. Con i suoi edifici coloniali, i suoi musei e il suo passato di grande porto commerciale si è guadagnata nel 1999 il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco; tutti ne decantano il fascino, tutti ne restano rapiti ed hanno ragione: è una delle città più suggestive di tutto il paese. La piccola cittadina di Hoi An è una tappa immancabile in ogni itinerario di viaggio in Vietnam. Il centro cittadino è chiuso al traffico e questa è una grande notizia! Si può girare solo a piedi o in bicicletta. Il centro inoltre è davvero piccolino, non vi servirà una guida, è sufficiente la piccola mappa presente sulla vostra guida cartacea oppure quella fornita in genere dagli hotel. Per visitare le attrazioni del centro storico occorre acquistare un biglietto al costo di 120.000 dong (circa 5 euro) che consente di visitare cinque edifici storici a scelta tra vecchie case-bottega, templi, pagode e musei. Gli edifici visitabili sono molti di più quindi è necessario fare una scelta (in base ai propri gusti personali) oppure acquistare più biglietti di ingresso (ma il prezzo sale). Un suggerimento: iniziate la visita dal famoso ponte coperto della città, il Ponte Giapponese che un tempo divideva il distretto giapponese da quello cinese. Di fronte trovate un ufficio del turismo dove potrete acquistare il vostro carnet di biglietti. Il Ponte, costruito nel 1600 dai giapponesi, è il simbolo della città; Qui la gente fa la fila per farsi immortalare e non a torto, è davvero molto suggestivo. Hoi An è anche conosciuta come la città delle lanterne. Sono ovunque, appese a fili invisibili che attraversano le vie, tra una casa e l’altra o esposte nelle botteghe. Quando la sera vengono accese e scaldano l’ambiente circostante, la città è al massimo del suo splendore, si respira un atmosfera magica e inesorabilmente romantica.

Non dimenticate che Hoi An è tagliata in due dal fiume, assicuratevi di percorrete entrambe le sponde per assaporarne le diversità. E se vi avanza un po’ di tempo potete pensare di farvi fare un abito su misura!

Hoi An è famosa per la qualità della sua seta e per i prezzi molto competitivi dei sarti ma attenti a non farvi fregare. Chiedete consiglio in Hotel a chi rivolgervi.

Ma ora viene il rovescio della medaglia. Hoi An è bella, bellissima, una bomboniera ma molto “costruita a misura di turista”. Nonostante tutto riesce perfettamente nel suo scopo: ammaliare e affascinare il visitatore. Hoi An è molto fotogenica. Chi ama fotografare, come me, qui ha da sbizzarrirsi.

Venerdi 12 Agosto

Hoi An si trova a circa 30 km a sud di Da Nang, una moderna città costiera che sta rapidamente trasformandosi nel nuovo centro del turismo balneare vietnamita. Qui troverete ampie spiagge orlate di palme e un lungomare punteggiato da lussuosi resort.

Visto che il riposo in questa vacanza non era contemplato, oggi abbiamo optato per una gita di tutt’altra natura, la piccola isola di Cam Kim, dall’altra parte del fiume. L’isola si può raggiungere con il traghetto che parte dal molo del mercato centrale ed offre uno spaccato di Vietnam rurale autentico. In sella alle nostre biciclette scopriamo con un’altra Hoi An, dove la vita scorre tranquilla tra piccole ed umili case e verdi risaie, dove qui e là vedrete spuntare donnine con i loro tipici cappelli a cono intente nella raccolta del riso o a pascolare il bestiame. Noi ci siamo mossi in autonomia, in alternativa potete partecipare a gite gratuite organizzate da studenti del posto.

Sabato 13 Agosto

Oggi ci spostiamo verso la cittadina di Hué attraverso il Hai Van Pass. Il mezzo prescelto è la moto! Si, si avete capito bene: in moto! L’agenzia a cui ci siamo appoggiati per alcune escursioni ci ha segnalato questa alternativa e non potevamo rifiutare. La valigia verrà legata sul portapacchi dietro e lo zaino legato sul cofano. Dov’è il problema?

Durante il tragitto faremo varie soste.

Attraversiamo la cittadina di Da Nang, la Milano Marittima vietnamita. Un esteso lungo mare contornato da palme e hotel extra lusso. Ci fermiamo a fare una foto alla spiaggia, l’unica che, ahimé vedremo in tutta la vacanza. Appena fuori Da Nang facciamo visita alla grotta Marble Mountain.

Per fare visita alla grotta ci aspetta una bella salita! Il posto è comunque molto affascinante e merita una tappa. Il nostro tour prosegue. In lontananza si vedono le montagne che di a poco raggiungeremo e attraverseremo. Iniziano una serie di curve e tornanti che vengono affrontati ad una velocità molto ridotta, questo ci permette di assaporare a pieno il paesaggio.

Da Nang è ormai lontana, ne intravediamo solo il profilo, stiamo lentamente risalendo la montagna.

Arriviamo al punto più alto, dove si trovano dei chioschetti e si può ammirare un bellissimo panorama.

Dopo questo valico la strada è tutta in discesa. Per pranzo ci fermeremo in una laguna, in un tipico ristorante di pesce. Girare in moto mi piace un sacco ma ammetto che la mia schiena e le mie gambe ringraziano per la sosta. Prima di arrivare ad Hué e ci aspetta ancora un tappa.

Visitiamo le Elephant Springs rock pools una specie di Acquafan naturale. Tante piscine naturali collegate tra loro da passerelle di legno dove intere famiglie locali cercano refrigerio alla calura pomeridiana.

Troviamo anche qualche turista, che come noi, si limita a pocciare i piedi e fare qualche foto davanti ad una curiosa conformazione rocciosa dalla forma inequivocabile di elefante.

Ancora una mezz’oretta e saremo arrivati a destinazione. L’ultimo pezzo è il più faticoso

Il traffico si è intensificato, stiamo percorrendo una moderna superstrada e di conseguenza il paesaggio ha smesso di essere interessante già da un pò. Quando finalmente arriviamo ad Hué mi sembra di essere in viaggio da giorni. L’Hotel prescelto per la nostra permanenza è L’Alba Spa, un hotel nuovo ed elegante; arrivare in moto tutti impolverati e visivamente distrutti è stato abbastanza bizzarro.

Domenica 14 Agosto

La giornata inizia con la visita della cittadella imperiale, che raggiungiamo a piedi. Non è distante ma la strada per arrivare alla cittadella è un caos. Marciapiedi sconnessi, lavori in corso, cantieri, motorini che suonano all’impazzata. Tutto come di norma insomma. Dopo aver attraversato il Fiume dei Profumi, entrerete nella Città Imperiale utilizzando la maestosa Porta Ngo Mon, di fronte alla torre della bandiera.

La cittàdella imperiale di Hué è grandiosa ed imponente, per un attimo vi sembrerà di essere stati improvvisamente catapultati, con le dovute proporzioni, nella città proibita di Pechino, un tempo destinata all’imperatore. La cittadella è piuttosto vasta e dotata di una pianta rettangolare.

Gli edifici sono tutti visitabili ma i più suggestivi e meglio conservati sono, il Palazzo dell’Armonia Suprema (Palazzo di Thai Hoa) utilizzato per i ricevimenti ufficiali e le cerimonie importanti. Le sale dei mandarini, usate dai mandarini come uffici e per prepararsi alle cerimonie di corte. Le Nove Urne Dinastiche, dedicate ai 9 imperatori della dinastia Nguyen, giganteschi vasi in bronzo, alti 2 metri e dal peso di 20 quintali ciascuno, lavorati con assoluta maestria e finezza. Alcune aree verdi sembrano tuttavia lasciate all’abbandono. Immergetevi in questo complesso in totale tranquillità, cercando di non essere pressati dall’orologio, trovando così il tempo di scovare suggestivi scorci per belle foto. Noi abbiamo dedicato alla cittadella un intera mattinata. Potete richiedere una visita guidata ma credo sia più piacevole assaporarla da soli, sarete voi a scandire i tempi e soffermarvi dove più vi aggrada.

Per pranzo ci fermiamo in un “ristorante” se così si può definire che era tutto un programma. Il titolare pur non parlando una parola di inglese si è dimostrato da subito molto simpatico e forse è uno dei posti dove ho mangiato meglio fino ad ora! Pancake, zuppa di noodles con gamberi. In cucina si destreggiava tra due fornelli una donnina che cucinava su alte zeppe e con la borsetta a tracolla! Della serie, al look non rinuncio!

Ma il momento clou arriva quando il proprietario che ripeto, non parlava una parola di inglese riesce a venderci solo mimando e aiutandosi con un pezzo di carta un tour in scooter dalle 3 alle 18 alle Tombe Nguyen e la pagoda di Thien Mu. Che il tour si sviluppava in scooter era chiaro dal disegnino di 2 ruote, un omino che guidava e il fumo che usciva..!!! Sulla mappa ci ha indicato dove ci saremmo fermati e fare foto e dove no perché non ne valeva la pena. Sono rimasta talmente incantata dalla fatto che era la persona che ho capito meglio da quando sono arrivata che non ho saputo dirgli di no! Contrattiamo il prezzo e partiamo. Sfrecciamo nel traffico senza regole di Hué, dirigendoci verso la foresta. Mi rendo conto solo ora che la città è circondata da dolci e verdi montagne che rendono il paesaggio molto rilassante.

Le tombe sono in totale 7, costruite fra il 1814 e il 1931, ognuna è espressione della personalità unica del re a cui è dedicata. Veniva progettata nei minimi dettagli durante la vita del sovrano, e si sarebbe trasformata in palazzo reale al sopraggiungere della sua morte. Assieme alla città imperiale sono i monumenti più belli di tutta Hué. Noi visitiamo solo due le più importanti: Tu Duc e Khai Dinh, l’ingresso è a pagamento per entrambe. E per finire facciamo visita alla pagoda Thien Mu, nota anche come Linh Mu (pagoda della donna celeste) qui l’ingresso è gratuito. Una torre alta ventuno metri dalla pianta ottagonale vi darà il benvenuto per la visita di uno dei principali centri culturali e religiosi del Paese. La pagoda diventò tristemente famosa nel 1963 quando, il monaco Thich Quang Duc, lascio Thien Mu a bordo della sua Austin azzurra e a Saigon si diede fuoco in segno di protesta contro il regime sud vietnamita che opprimeva il buddhismo. L’eco mondiale fu enorme ma nulla cambiò per molti anni ancora. L’auto del monaco è custodita qui, proprio dietro l’edifico principale. La stessa gita infatti poteva essere fatta prendendo parte ad un’escursione in battello di mezza giornata lungo il fiume sul fiume dei Profumi. Oppure con un tour con macchina privata, acquistabile direttamente in hotel o come abbiamo fatto noi, nei caffè frequentati da viaggiatori.

Lunedì 15 Agosto

Con un altro volo interno, questa volta della Vietnam Airlines ci spostiamo ad Ha Noi, nel Nord del Vietnam. Anche questo volo è stato acquistato direttamente sul sito della compagnia. Il centro città dista 45 minuti, ad attenderci il transfer dell’Hotel, il Centre Point Hotel, centralissimo, ma la camera si rivela essere quattro pareti tirate su attorno al letto, non c’è nemmeno lo spazio per muoversi! Per fortuna ci staremo poche notti, stasera abbiamo il treno notturno per Sapa. Per un graduale approccio alla città, e visto la vicinanza al nostro Hotel iniziamo con una passeggiata lungo le sponde del lago Hoan Kiem (o Lago della Spada Restituita) in una atmosfera gradevole e rilassante nonostante il frastuono del traffico e i numerosi venditori ambulanti, abbastanza insistenti. Un ponte di legno rosso porta ad una minuscola isoletta al centro del lago, che ospita la Pagoda della Tartaruga divenuta un po’ il simbolo della città. Proseguiamo ora verso il Quartiere Vecchio: il brulicante centro di Hanoi, un via vai continuo di gente e motorini scoppiettanti, strade stipate all’inverosimile, venditori ambulanti con ceste cariche di frutta e fiori, bancarelle fumanti che servono noodles, negozietti simili alle vecchie botteghe di paese con l’anziano proprietario seduto fuori a leggere il giornale in attesa dei clienti. Se pensavo che HCM fosse una città incasinata non avevo ancora visto nulla!

Cerchiamo di raccapezzarci tra le labirintiche vie del Quartiere Vecchio, l’idea era seguire l’itinerario a piedi consigliato sulla nostra Lonely Planet ma capiamo ben presto che si tratta di un’impresa impossibile.

Avanzare per le vie non è facile, uno slalom continuo tra mezzi e gente in movimento, ognuno ad un passo diverso: risciò che si muovono al rallentatore, motorini che guizzano simili a pesci dentro e fuori dal flusso del traffico, biciclette cariche all’inverosimile sospinte da personaggi alquanto bizzarri.

Un consiglio, non intestarditevi a voler capire dove siete, non ha importanza. Seguite l’istinto, vagate senza meta, non vi perderete e se capitasse sarebbe solo una fortuna. Tanto girovagare mette appetito.

Dopo pranzo facciamo rientro in Hotel, alle 22,00 abbiamo il treno notturno per Sapa, dobbiamo preparare lo zaino (la valigia la molliamo in Hotel) e spossati dal caldo e dalla confusione abbiamo bisogno di un break.

Chiamiamo un taxi per raggiungere la stazione dei treni, che dista solo 10 minuti dal centro. Il treno notturno è un’esperienza da fare, certo non si arriva molto riposati ma è più comodo di quello che pensavo. Ne esistono di 3 categorie diverse ( low cost, media e di lusso), ed è meglio non avere troppo le braccine corte. Noi abbiamo optato per il Chapa Express (media categoria) e ci siamo trovati molto bene. Abbiamo prenotato una cabina da 4 ad uso esclusivo, tanto per non avere brutte sorprese, ci accomodiamo nei nostri lettini e mentre il treno abbandona la stazione ci addormentiamo con la testa già in mezzo alle verdi risaie di Sapa. Ricordatevi di portare una felpa o una giacca un pò pesante, l’aria condizionata in cabina è veramente fredda e non regolabile.

Martedì 16 Agosto

Alle 6,00 del mattino successivo siamo a Lao Cai.

In stazione ci attende la nostra guida e l’autista, ci aspetta un trasferimento di un’oretta per raggiungere Sapa. Non so perché ma nella mia immaginazione Sapa doveva essere un piccolo paesino di montagna fatto di due o tre piccole strade e poco più. In realtà si tratta di un paese tutt’altro che piccolo, con numerose strade, piazze, negozi e soprattutto Hotel. E incredibile è il numero di Hotel in costruzione! È chiaro che oggi Sapa non è più quella di 20 ani fa e tra 10 sarà ancora peggio, molto peggio. La prima impressione non appena si arriva a Sapa è di stordimento. La triste constatazione che è il luogo ormai è stato totalmente invaso dal turismo. Scendiamo dall’auto e veniamo circondati da donnine e bambini che cercano di venderci braccialetti, borse, cartoline. Questa è sicuramente una nota negativa ma in parte inevitabile.

Veniamo portati in un ristorante vicino alla piazzetta principale dove possiamo fare colazione prima di iniziare il nostro trekking. L’agenzia ci ha proposto un trekking esclusivo di due giorni e una notte con guida, attraverso itinerari meno battuti dalle altre agenzia operanti in loco. Questo trekking ci porterà alla scoperta di una vallata più tranquilla e meno turistica rispetto alla conosciuta Ta Phin o Muong Hoa Vlley, dove invece le popolazioni sono molto più influenzate dal turismo massivo degli ultimi anni. Partiamo in auto in direzione Nord e passiamo di fianco alla funivia che porta al Monte Fansipan, purtroppo avvolto da uno spesso strato di nubi e sarà così anche il giorno seguente. Nel frattempo inizia a piovere, e pure forte. La guida mi rincuora dicendo che nelle ultime 6 settimane ha piovuto quasi tutti i giorni! A beh, allora…

Ci fermiamo per la visita villaggio di Ban Khoang, abitato dalla tribù dei Red Zao, facilmente distinguibili dal resto dei gruppi etnici per gli elaborati copricapo rossi, talvolta decorati con lunghe file di monete e la testa completamente rasata. Incontriamo subito una donnina che ci accoglie con un largo sorriso e ci conduce a casa sua dove abbiamo modo di vedere con i nostri occhi come vivono le tribù del luogo.

Lasciamo il villaggio e il nostro trekking continua nella vallata Ta Giang Phin abitata dai Black Hmong che vivono in piccoli villaggi sulle rive di un suggestivo corso d’acqua che contribuisce a rendere l’atmosfera ancora più magica e pacifica. Nonostante la pioggia il paesaggio è incantevole.

La camminata finisce a metà pomeriggio, veniamo portati in Hotel che purtroppo si rivela una forte delusione. In camera c’è talmente umidità che nel corso della notte si bagnano anche le poche cose asciutte che ci sono rimaste. Nel pomeriggio, seguiamo il consiglio della guida, e in autonomia facciamo visita al Villaggio Cat Cat. Raggiungerlo è molto semplice, si percorre una lunga strada asfaltata di 3 km in discesa che parte a sinistra della piazzetta principale di Sapa, la Fansipan street.

Si deve pagare l’ingresso e se non fosse che non ho nessuna voglia di farmi subito 3 km in salita mi verrebbe da girare i tacchi e andarmene. Un pò contrariati facciamo il biglietto ed entriamo. Il villaggio non ha nulla del villaggio, sembra piuttosto una mini Gardaland in miniatura. La case sono state trasformate in negozi di souvenir, in alcune è possibile entrate per vedere come sono costruite e osservare le differenti lavorazioni come quella dei tessuti. Alla fine del villaggio si arriva ad una cascata ed un centrale idroelettrica. Per evitare di risalire a piedi contrattiamo due ragazzi con lo scooter e ci facciamo portare in Hotel.

E’ evidente che non ho amato questa visita, ma quanti di voi l’avrebbero apprezzata?

Mercoledì 17 Agosto

Dopo colazione inizia il nostro secondo trekking. Attraversiamo la Muong Hoa valley, a detta della guida una delle zone più belle di Sapa. Sarà! La prima parte del percorso non mi entusiasma per niente, potremmo essere ovunque nel mondo. Sono consapevole di essere a Sapa solo grazie alla presenza di una sorridente donna appartenente alla tribù dei Black H’mong che ci pedina in compagnia di due bellissime bambine. Attraversiamo alcune case, in una di queste una donna stava tinteggiando della stoffa secondo i metodi tradizionali. Una pianta locale viene usata per ottenere il tipico colore indigo, la cui tintura viene raccolta all’interno di grossi recipienti di legno ed una volta pronta viene utilizzata per immergervi i tessuti affinché prendano la colorazione. I tessuti una volta colorati verranno usati per confezionare gli abiti tradizionali dell’etnia Hmong. Il sentiero in alcuni punti diventa molto scivoloso. In effetti il terreno ha un fondo molto duro e sembra non drenare l’acqua, che quindi resta in superficie formando un insidioso strato di fanghiglia e dopo l’acquazzone di ieri i tratti in discesa non sono per niente semplici da affrontare. Io, pur avendo delle scarpe da trekking con suola in Vibram con cui fino ad ora ho percorso senza difficoltà ogni tipo di sentiero, rischio più volte di cadere. Anche la guida che ha sicuramente più famigliarità con il terreno rischia di finire a terra un paio di volte. La donnina dei Black H’mong invece procede a passo sicuro con le sue ciabattine di plastica che qui vedo indossare da tutti. Forse è questo il segreto? Ogni volta che le rivolgo uno sguardo lei ricambia con il suo largo sorriso. Da metà percorso in poi il paesaggio si fa nettamente più interessante. I terrazzamenti sono dappertutto, interrotti qua e là da stradine, sentieri, alberi, qualche casetta sperduta, qualche pilastro per i cavi dell’alta tensione. Siamo purtroppo giunti alla fine del nostro giro. Arriviamo ad un baracchino dove pranziamo. Attorno a noi ci sono numerosi i turisti di tutte le nazionalità: americani, spagnoli, francesi. E poi ci sono sempre loro, le donnine delle diverse tribù che con i loro cestini carichi di souvenir di ogni tipo cercano intonano la ormai arcinota filastrocca: Buy from me..only one dollar please…buy from me…one dollar for a picture…buy from me..” Quello che più mi dispiace è vedere come strumentalizzano i bambini, per altro bellissimi per intenerire il turista e invogliarlo a comprare qualsiasi cosa. Veniamo riportati a Sapa dove abbiamo ancora un pò di tempo per girovagare nel centro cittadino prima di partire. Molto diffusi sono i capi d’abbigliamento sportivo del noto marchio The North Face. I prezzi sono particolarmente bassi rispetto a quelli europei, ma osservando bene la realizzazione dei capi è facile concludere che molti articoli sono contraffatti. Certo la The North Face produce in Vietnam, quindi non è da escludere la possibilità di trovare qualcosa che sia allo stesso tempo di buona qualità e conveniente, ma controllate bene l’etichetta speciale che viene cucita sui capi originali. Alle 15,30 facciamo ritorno in Hotel dove verrà a recuperarci il taxi collettivo che ci riporterà a Ha Noi.

Giovedì 18 Agosto

Iniziamo la giornata andando subito ad acquistare i biglietti per lo spettacolo delle marionette sull’acqua per la sera. Mi hanno consigliato di prenderli con un po’ di anticipo e non voglio assolutamente perdermi questa esperienza. Contrattiamo poi un tuk tuk e ci facciamo portare al Tempio della Letteratura, troppo caldo per farcela tutta a piedi! Il complesso, costruito nel 1076 in onore di Confucio, fu sede per oltre ottocento anni della prima Università del Vietnam dove studiavano i figli dell’imperatore ed i mandarini di corte. Varchiamo l’ingresso e la prima cosa che mi colpisce è il silenzio che regna in questo luogo, a pochi metri dal traffico che abbiamo lasciato fuori. Il complesso è suddiviso in cortili, padiglioni e laghetti separati da porte che solo il re poteva attraversare mentre i dignitari si servivano dei corridoi laterali. Vi consiglio di visitarlo presto la mattina o nelle ore del pranzo per evitare le grosse folle di turisti. Usciamo dal Tempio e troviamo ad attenderci il nostro conducente. Prossima tappa il Museo di Ho Chi Minh e il Mausoleo meta di pellegrinaggio dei devoti, dove sono esposte in una teca refrigerata le spoglie del fondatore della patria vietnamita. Lo “zio Ho”, come viene affettuosamente chiamato dal popolo, è stato imbalsamato nonostante le disposizioni testamentarie dicessero chiaramente che il corpo doveva essere cremato e le ceneri disperse nel nord, centro e sud Vietnam per suggellare la ritrovata unificazione del Paese. I vietnamiti, invece, hanno sempre approvato questa decisione che permette loro di dare ancora un saluto al caro, vecchio zio Ho.

Il Mausoleo è visitabile ad orari un po’ insoliti (8-11 e 13,30-16,30 con chiusura il lunedì e venerdì e tutto ottobre e novembre) ma armatevi di pazienza per sopportare le interminabili code. Noi ci eravamo fidati degli orari indicati sulla nostra guida, evidentemente non aggiornate e troviamo chiuso. Pace, oltre al mausoleo c’è molto da vedere. Raggiungiamo la stilt house, una casa su palafitta, in legno e in perfetto stile tradizionale vietnamita, dove si dice che Ho Chi Minh abbia abitato tra il 1958 e il 1969.

Lì vicino c’è il Palazzo Presidenziale, un palazzo in stile coloniale costruito nel 1906, che stona totalmente con la semplicità della stilt house. La visita termina con la Pagoda su una sola colonna (Chua Mot Cot) così chiamata in quanto la pagoda in legno poggia su una sola colonna di pietra per dare la sensazione di un fiore di loto, uno dei monumenti-simbolo di Hanoi. Con il nostro fidato tuk tuk rientriamo verso il quartiere vecchio ma ci facciamo lasciare sui binari della ferrovia. Un altro posto a mio avviso molto interessante, forse non dal punto di vista turistico ma sicuramente da quello fotografico. Non potevamo non andare! Ha Noi ospita due stazioni poco distanti tra loro, in una zona relativamente centrale, ma i binari che conducono fuori città attraversano letteralmente le case, passando a pochi metri (forse sarebbe meglio dire centimetri) dalle abitazioni in cui la vita si svolge tranquillamente come se nulla fosse. Evidentemente gli orari dei treni devono essere ben noti a chi vive lungo la ferrovia.

Dopo pranzo urge un caffè e Ha Noi è il posto giusto, qui il caffè è considerato un’arte; non parlo delle nuove e moderne caffetterie all’occidentale ma dei caffè tradizionali vietnamiti, che profumano di caffè tostato e di spezie. A volte per raggiungerle bisogna arrampicarsi lungo ripide scale in legno che si inerpicano tra i piani delle vecchie case, magari superando negozi stipati di sete e gioielli, per poi sbucare in ambienti caldi e accoglienti, spesso con piccole terrazze da cui osservare il brulicare di vita sottostante.

Noi cerchiamo e troviamo, il Cafè Phố Cổ (indirizzo 11 Hang Gai), uno splendido caffè con terrazza panoramica sulla città, dove assaggiamo una delle particolarità di Hanoi: il ca phé trung, il caffè con l’uovo avvertenza: al bar si accede da un minuscolo ingresso accanto a un negozio di abbigliamento e stoffe.

Ovviamente l’avevo letto altrimenti sarei ancora li a cercarlo! Il bar si trova, per altro, vicinissimo al nostro hotel, dove facciamo ritorno per un riposino prima del Teatro. Nel frattempo si è messo a diluviare. La giornata è stata lunga, non resta che attendere l’alba per una nuova partenza alla volta di Tam Coc.

Venerdì 19 Agosto

Oggi abbiamo in programma l’escursione a Tam Coc, la Halong terrestre, la gita che aspettavamo più di tutte dall’inizio della vacanza. Purtroppo al nostro risveglio sta ancora piovendo, piove ininterrottamente da ieri pomeriggio. Attraversando la città notiamo che la tempesta tropicale che ha colpito la città ha fatto grossi danni. Molti alberi sono stati spezzati dal forte vento, alberi con tronchi enormi! I vigili sono ovunque nel tentativo di liberare le strade. Mi ero resa conto che non si trattava di uno soliti temporali da rainy season ma non pensavo la situazione fosse così grave. La guida ci mette in guardia. Purtroppo la citta è stata colpita dal un forte tifone tropicale ma è difficile stabilire quanto potrà durare. In genere durano dai 3 ai 4 giorni, quest’anno ne sono già passati tre, tutti hanno causato parecchi danni come stiamo constatando con i nostri occhi. Ho un brutto presentimento e l’idea di una escursione in barca con questo tempo inizia a sembrarmi assurda. Siamo in fila, sotto la pioggia battente, per iniziare la nostra escursione. Parte una prima barca ma non fa in tempo a sparire dalla nostra vista che arriva un funzionario della polizia locale e decreta che l’escursione non si può fare, è troppo pericoloso! E cosi diciamo addio alla possibilità di vedere Tam Coc, almeno in questo viaggio ma la notizia peggiore ce la deve ancora dare, anche l’escursione di domani alla Baia di Halong è a rischio. Mesti mesti facciamo ritorno in Hotel, forse è la giornata giusta per un riposare, recuperare un pò di energie e al nostro risveglio provare a vedere le cose da un’altra prospettiva.

Sabato 20 Agosto

Durante la notte non ho quasi chiuso occhi. Sentivo la pioggia scendere copiosa e il vento “ululare”. Ho guardato l’orologio ogni 5 minuti per capire quante chance avevamo che smettesse di piovere prima dell’alba. Alle 8,30, puntuale come sempre, il servizio di pick up ci viene a recuperare in Hotel, siamo fortunati, la gita è stata confermata! La Baia di Halong dista 4 ore di macchina da Hanoi. La soluzione migliore è quella di affidarsi a una agenzia locale. Hanoi è il punto di partenza classico e il pacchetto comprende il pick-up dal vostro hotel e crociera di durata variabile. La formula classica dura circa una giornata, con notte a bordo, ma esistono anche crociere di più giorni. Le agenzie che organizzano questi tour sono tantissime ma la qualità e il livello delle escursioni differisce di molto, andando dalle giunche più basic alle super lusso, quindi la scelta non è facile ma in questo caso vi consiglio di non fare troppa economia. Personalmente vi posso consigliare la La Fairy Cruise che ha una flotta di giunche di ottimo livello ed offre un servizio puntuale e affidabile, prenotata sempre attraverso la Tonkin Travel. Abbiamo scelto la Fairy perché proponeva un programma leggermente diverso dalle altre compagnie di pari livello ma più o meno le attività sono le stesse: pesca, gite in kayak e ad alcune delle numerose grotte presenti sulle isole, lezioni di Tai Chi e di cucina vietnamita

E’ difficile rendere a parole quello che suscita la vista dell’incantevole Baia di Halong. Halong significa “dove il drago si inabissa nelle acque”. La leggenda narra che un giorno un grande drago scese dalle montagne correndo verso la costa. Nella sua corsa creò con la sua coda gole e crepacci che poi, quando si immerse in mare, si riempirono d’acqua. Così si sarebbero formate le 3.000 isole della Baia di Halong. Leggenda o non leggenda, resta il fatto che la Baia di Halong ha un fascino indiscutibile, di fronte al quale è impossibile non restare a bocca aperta. Se avete poco tempo e dovete sacrificare qualche tappa durante il vostro viaggio in Vietnam, fate in modo che non sia Halong Bay. Sarebbe un sacrilegio! Qualcuno può obbiettare che una crociera nella Baia di Halong sia troppo turistica. Niente di più vero. Sarete circondati da una miriade di altre navi e da gruppi di turisti, tutti partecipanti alla classica crociera di due giorni e una notte nella Baia. Ma questo non è un valido motivo per rinunciare, la bellezza struggente del panorama merita di essere vista con i propri occhi.

Domenica 21 Agosto

Un transfer privato ci viene a recuperare allo sbarco per portarci in aeroporto dove ci aspetta il volo per la Cambogia. Ogni compagnia in genere garantisce il transfer già incluso nel prezzo ma avendo noi i minuti contati abbiamo preferito essere autonomi. Il volo è alle 18,00, ci vogliono 3 ore e mezza circa per arrivare all’aeroporto di Noi Bai, per fortuna non dobbiamo più passare dal centro città, grazie ad una nuova superstrada che lo taglia fuori.

Anche questa volta voliamo con la Vietnam Airlines, il volo dura un’oretta e mezzo circa.

L’aeroporto di Siem Reap mi stupisce per la sua modernità. Anche qui dobbiamo espletare le pratiche del visto, per fortuna molto più veloci che in Vietnam e aiuta il fatto che siamo solo una decina di persone.

Serve semplicemente una fototessera, il modulo compilato che avrete ricevuto in aereo, usd 30 in contanti e ovviamente il passaporto con validità residua di 6 mesi. Consegnate il tutto ad uno sportello e verrete richiamati dopo 15 minuti. Ad attenderci troviamo il transfer organizzato con l’Hotel, alloggeremo al La Niche D’Angkor, un Boutique Hotel, che dalle foto sembrava molto carino, e cosa fondamentale, è dotato di piscina. Datemi retta, dopo una giornata intera a visitare templi la piscina è di vitale importanza.

Cambiamo un pò di soldi in valuta locale (Riel) ma ci renderemo ben presto conto che qui si paga tutto in dollari. Tutti i prezzi sono espressi in dollari e se pagate in questa valuta quasi sempre vi verrà dato il resto con la stessa moneta. Ovviamente ai cambogiani conviene farvi pagare in dollari perché aumentano un po’ i prezzi e anche perché la moneta locale vale veramente pochissimo. Il consiglio quindi è, non cambiate i soldi in valuta locale e usate i dollari. La strada conduce verso il centro è costeggiata da hotel faraonici, uno più scintillante dell’altro, ci sono poi diversi locali e ristoranti molto moderni, non me l’aspettavo così la Cambogia! È chiaro che è stato tutto costruito in funzione del turismo di massa ma l’impressione è molto positiva. Il nostro Hotel, per fortuna, non ha nulla a che vedere con le mega strutture viste poco fa.

È molto più modesto ma è carinissimo, approfittiamo subito della piscina togliergli la stanchezza del viaggio di dosso. Domani dobbiamo essere in forma, andremo alla scoperta del mitico Angor Wat. Ancora non ci credo!

22 -23- 24 Agosto

La Cambogia è stata davvero una piacevole scoperta, dedichiamo tre giorni pieni alla visita dell’Angor wat e il quarto giorno organizziamo una gita al villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap. Quello che viene comunemente chiamato Angkor è in realtà un complesso di templi disseminati all’interno di un parco archeologico vasto circa 400km quadrati, dal 1992 patrimonio dell’UNESCO. Il tempio più famoso è sicuramente Angkor wat (wat in khmer significa proprio tempio), ma ve ne sono moltissimi altri che meritano la vostra visita, alcuni maestosi altri quasi diroccati, ma tutti immersi nella giungla.

È stata un esperienza difficile da descrivere, sono luoghi da vedere, vivere in prima persona. È proprio qui, tra la fitta foresta cambogiana e i vecchi templi di pietra, che storia, natura e culture millenarie si mescolano tra loro creando un luogo ricco di fascino e mistero. Non vi fornirò una descrizione accurata di ogni tempio che ho visto. Le possibilità che offre questo parco sono davvero tante, qui di seguito vi suggerisco le principali informazioni utili per organizzare al meglio la vostra visita.

Per entrare nel parco di Angkor bisogna prima fare il biglietto, che vi verrà controllato all’ingresso di ogni tempio e vi permetterà di utilizzare i bagni del parco gratuitamente. Esistono varie tipologie di biglietto: giornaliero ( 20 usd), di 3 giorni (40 usd) , settimanale (60 usd). Il costo del biglietto può sembrare eccessivo ma vi assicuro che ne vale assolutamente la pena, è inaccettabile andare in Cambogia senza passare di qui.

La biglietteria si trova all’ingresso del parco, a qualche chilometro dal centro di Siem Reap, il biglietto è nominale e con tanto di foto fatta al momento con una webcam.

Noi abbiamo dedicato tre giorni molto concitati alla visita del complesso che è enorme e non sarebbe bastata una settimana per vedere tutto. Ci sono più di 48 templi accessibili, va da sé che una cernita è doverosa, a meno che non siate degli esperti archeologi. Viceversa, se siete dei “normali” viaggiatori, credo che una visita di tre giorni sia il giusto compromesso, una settimana potrebbe essere eccessiva, per quanto bello ed affascinante possa essere Angkor Wat, le rovine tendono ad essere ripetitive.

La formula che abbiamo scelto e che consiglio a tutti quelli che si apprestano a visitare quanto più possibile in pochi giorni è ingaggiare un tuk tuk o un moto-risciò con autista e guida e concordare il giro in anticipo. Ho visto diverse persone in bicicletta e qualche temerario a piedi ma sappiate che le distanze tra i templi non sono brevi, ci sono varie salite e perdere alcune meraviglie sarebbe imperdonabile.

Quindi, dopo esservi documentati e aver deciso cosa vi interessa vedere, concordate il giro con la vostra guida. Nel parco non è difficile orientarsi, ma certamente con la guida si va a colpo sicuro, e considerate le distanze questo fa risparmiare molto tempo. Inoltre, la guida racconta piccoli aneddoti che non è facile trovare su carta.

Normalmente le visite turistiche sono divise in piccolo e grande circuito. Il primo, a volte molto affollato, prevede la visita ai templi principali tra cui Angkor wat, il Bayon ed il Ta Phrom, quest’ultimo tra i templi più celebri e fotografati. Il grande circuito è invece più ampio è comprende altri templi tra cui il Pre Rup, il Preah Khan ed il Neak Pean. Tuttavia, al di fuori dei due circuiti ci sono numerosissimi altri luoghi da vedere, ognuno potrà creare il proprio percorso in base al mezzo utilizzato ed ai gusti personali. I templi di Angkor sono tutti molto belli, ognuno con le sue caratteristiche che lo rendono unico, scegliere è davvero difficile, ma se proprio dovessi stilare una classifica dei tre templi che più mi hanno emozionato direi il Bayon, con i suoi volti enigmatici, il Ta Prohm, un perfetto esempio di come la natura abbia avuto il sopravvento sull’ architettura, reso anche celebre da Lara Croft in Tomb Raider e il Bantey Srei, vero gioiello al di fuori dei circuiti più turistici, si trova a circa 40km di distanza da Angkor wat, peculiare per il colore rosa della sua pietra.

A volte il sole in Cambogia è implacabile quindi viaggiate muniti di una grande scorta d’acqua, perché l’umidità è tanta, fa caldo e si suda moltissimo. Per evitare scottature ricordatevi di portare con voi crema solare e uno spray anti Insetti tropicali.

Ogni sito ha il suo stuolo di venditori ambulanti che proveranno a vendervi di tutto: guide improvvisate, cd musicali, statuine, cartoline, alimenti e bibite. Spesso saranno i bambini ad avvicinarvi, e sarà davvero impossibile accontentare tutti.

In alcuni templi è possibile fare delle offerte a monaci e monache buddhisti che pregheranno per voi e vi daranno degli incensi da offrire a bellissime statue di Buddha. E’ un rituale, non importa se siate buddhisti o meno, se volete immergervi in questa esperienza, imitare la gestualità dei nostri ospiti è un atto di cortesia e rispetto che non guasta mai. La cosa certa è che non si commette nessun sacrilegio, né verso la loro né verso la vostra fede.

Giovedì 25 Agosto

Ultimo giorno in Cambogia e purtroppo siamo quasi alla fine del nostro viaggio.

Dedichiamo la mattina alla visita Chong Kneas, i villaggi galleggianti che sorge sul grande lago Tonle Sap, il più grande bacino artificiale dell’Asia. L’escursione vi permetterà di osservare la vita quotidiana dei pescatori, dei barcaioli e di tutte le persone che vivono in questo ambiente particolare.

Nel tardo pomeriggio un volo della Vietnam Airlines ci riporterà HCM.

Per questa ultima tappa abbiamo prenotato l’Hotel Elios, più economico del primo in cui abbiamo soggiornato al nostro arrivo; avendo il volo alle 00,25 abbiamo pagato una notte extra per poter sfruttare la camera fino all’ultimo.

Venerdì 26 Agosto

Un’escursione che non potete perdere durante la vostra permanenza a HCM è sicuramente quella a Cu Chi, un distretto fuori Ho Chi Minh City dove sono visitabili alcuni dei tunnel scavati dai soldati durante la Guerra del Vietnam. La visita di Cu Chi si svolge all’interno di un bosco dove, oltre alle gallerie che hanno permesso alla popolazione di vivere inosservati durante tutta la durata del conflitto, avrete la possibilità di conoscere i vari escamotage usati dai Vietcong per intrappolare i soldati americani. Trucchi di una semplicità imbarazzante ma tremendamente efficaci. Troverete anche un poligono di tiro, dove acquistare le pallottole e sparare con alcune delle armi originali usate nel conflitto. Ho trovato la cosa un po’ raccapricciante, ma mi fermo qua nell’esprimere il mio giudizio Di certo, gli spari che provengono dal poligono mi fanno rabbrividire mentre cerco di capire come deve essere stata la vita dei vietnamiti durante il periodo del conflitto.

Vorrei poter continuare il racconto ma il nostro itinerario si conclude qua. Questo viaggio mi ha riempito così tanto che per la prima volta non mi sono intristita per il rientro, sentivo il bisogno di tornare a casa a metabolizzare, a far sedimentare le emozioni e i ricordi per non lasciarli andare via. Ora sarei pronta per ripartire subito, nonostante un mondo intero ancora tutto da scoprire…l’Asia ancora una volta mi ha folgorato. Per maggiori informazioni sul mio itinerario e per vedere le fotografie del viaggio, vi invito a visitare il mio blog personale http://civediamoquandotorno.blogspot.de

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