Le farfalle del Makong

Le farfalle del Mekong Viaggio in Vietnam dal Sud verso il Nord d’Antonio Molari e Ivana Carnera 26 gennaio /16 febbraio Perché dopo qualche viaggio nell’America del Sud , abbiamo scelto di fare un viaggio in Vietnam? Uno dei motivi è certamente la curiosità di iniziare un contatto con dei popoli orientali che avevano in comune qualche...
Scritto da: Antonio Molari
le farfalle del makong
Partenza il: 26/01/2008
Ritorno il: 16/02/2008
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
Le farfalle del Mekong Viaggio in Vietnam dal Sud verso il Nord d’Antonio Molari e Ivana Carnera 26 gennaio /16 febbraio Perché dopo qualche viaggio nell’America del Sud , abbiamo scelto di fare un viaggio in Vietnam? Uno dei motivi è certamente la curiosità di iniziare un contatto con dei popoli orientali che avevano in comune qualche cosa con la nostra storia e con la nostra formazione.

Certamente hanno influenzato il tutto i contatti periodici che per motivi di lavoro ho con Luciano Sossai (Presidente dell’associazione Italia – Vietnam cui aderisco da qualche anno).

I suoi racconti su questo paese, iniziano sempre da quella nave d’aiuti da lui coordinata, partita da Genova e accompagnata sino al golfo del Tonchino, nel cuore della guerra.

Poi la narrazione continua, si arricchisce con il sentiero Ho Chi Minh, i tunnel della guerriglia, i contatti periodici con i testimoni di quella storia di guerra e di difesa infinita e……. Ci porta sino ai giorni nostri con i rapporti con le autorità governative.

Una testimonianza che Luciano racconta con la sua caratteristica lucidità ed enfasi che ti coinvolge e sempre ti entusiasma.

Inoltre a ciò, per noi prevaleva la voglia di visitare una nazione che ha fatto parte della storia nostra e di tanti altri giovani.

Una storia fatta di tante manifestazioni con tanti giovani che gridavano “Vietnam yenkee go home “oppure da “Ho Ho Ho Chi Minh…Ho Ho Ho Ho Chi Minh ” e ricordando quella canzone censurata” C’era un ragazzo”.

(in un primo tempo alla canzone cantata da Gianni Morandi erano state censurate le parole Vietnam e vietcong).

Vietcong era il termine come gli americani chiamavano i resistenti del FNL che significava “Viet rossi” In quelle piazze di tutto il mondo e soprattutto comprese quelle statunitensi si sono definite le sorti di quella guerra.

Raccontava una guida che dopo alcuni anni un generale Americano ritornato in Vietnam, parlando con un alto ufficiale Vietnamita ricordava che gli americani in Vietnam non avevano mai perso una battaglia e l’ufficiale Vietnamita rispondeva “ questo è stato del tutto ininfluente perché la guerra l’avete persa” Tutto questo ci ha spinto a fare una programmazione di un viaggio in questa parte del mondo importante per la nostra cultura ed appartenenza. La programmazione ci ha creato qualche problematicità.

Il primo problema era la scarsa conoscenza delle lingue parlate in quell’area geografica per via delle occupazioni (inglese e francese).

Il secondo problema era il contatto per noi ancora misterioso con la cultura orientale.

Luciano per tranquillizzarci ci ha fornito biglietti da visita e fotografie dove era ripreso con diverse autorità, documenti che avrebbero potuto essere utili. Tra queste foto in una è ripreso con il novantenne e sempre lucido Generale Giap.

Internet con i racconti di viaggio e la pubblicazione turistica della lonely planet con le indicazioni su che cosa leggere e quali film vedere, ci hanno aiutato arricchire la nostra conoscenza ed entrare nella cultura e nell’atmosfera di questo mondo, Così leggemmo i racconti “ le farfalle del Mekong” e “il poeta e la principessa ” e “in Vietnam si piange” visto i film “ Apocalysse nown, Platoon, were the soldiers, il profumo della papaia verde, tra cielo e terra, l’amante, Cyclo”.

Tra una lettura e la visione di un film e l’altro contemporaneamente organizzavamo il nostro viaggio.

La verifica sui periodi temporali e sui possibili voli “ low cost “e la necessità di arrivare a nord del Vietnam ed il trasferimento graduale al sud, per poi ripartire dal sud per il rientro in Italia, nonostante la ricerca meticolosa, i costi per noi diventavano troppo elevati.

Alla fine navigando in internet, abbiamo trovato un tour operator specializzato in viaggi costruiti con l’obiettivo di contenere la spesa che aveva nei suoi programmi un itinerario simile per quanto riguarda i voli, pernottamenti e i trasferimenti interni.

Non nascondiamo le perplessità ed i dubbi sul fare un viaggio in comitiva che sì auto -organizzava in corso d’opera.

L’esperienza fatta nel passato, nei viaggi fatti con dei gruppi, anche quando il programma era organizzato nei minimi dettagli non è stata del tutto soddisfacente.

C’era sempre qualche persona che lavorava per rovinare la serenità ed il viaggio agli altri.

Per questo dopo alcune esperienze di quel genere abbiamo sempre scelto di viaggiare con il “ fai da te” da soli.

Inoltre ritenevamo che per la nostra età (media dei sessanta), potessimo essere da ostacolo o rallentamento del gruppo.

Nonostante ciò abbiamo deciso di tentare, pensando, che nel caso fossero nate difficoltà di rinunciare ad una parte del programma.

Il programma proposto era solo indicativo, il gruppo era nelle condizioni di modificare sia itinerario sia i tempi di permanenza Il gruppo che si è formato era un gruppo numericamente abbastanza elevato (17 persone compreso il coordinatore) eterogeneo sia per età, per scolarizzazione e per formazione culturale e anche politica.

Nonostante ciò la compagnia ha interagito bene ed ha retto sino in fondo.

Il viaggio è stato caratterizzato da una condizione meteorologica inclemente; al Sud temperature elevate con cielo di solito coperto, al nord temperature tipicamente invernali alle latitudini europee del quarantacinquesimo parallelo.

L’unica variante è che eravamo attorno (al drammaticamente famoso) diciassettesimo parallelo dell’emisfero boreale.

Raggiunta la città di Hoi An, l’ufficio meteo del Vietnam trasmetteva nevicate a Hanoi con una temperatura di -6 C° e noi stavamo salendo preoccupati verso il nord per poi portarci a quota 1600 metri.

Per entrare nel merito del viaggio e della sua programmazione riteniamo che il periodo di venti giorni per visitare tutto il Vietnam sia insufficiente. Sarebbe opportuno utilizzare un tempo più lungo oppure spezzare il viaggio.

Un viaggio farlo tutto al sud e uno per il nord.

Il Vietnam ha una storia millenaria importante ma purtroppo non è ricco di siti archeologici testimoni di questa storia. La occupazione da parte dei cinesi, francesi e americani hanno non solo colonizzato la loro terra ma anche tentato di annullare la loro cultura e distrutto quanto potesse far parte di un patrimonio culturale, storico e architettonico di un popolo.

Il sito di My Song (riconosciuto patrimonio dell’umanità) che forse è l’unico da noi visitato che rappresenta una testimonianza della storia antica, della cultura e della religiosità Champa in parte fu distrutto nell’ultima guerra dalle bombe americane.

Questo avvenne nonostante la lettera inviata dal Presidente della Repubblica francese a Nixon che lo invitava a salvare questo importante sito. La lettera forse arrivò troppo tardi e il bombardamento “fu ingiustificato” dal fatto che quegli obiettivi furono colpiti perché si ritenevano fossero abitazioni civili.(così ha riferito la guida) L’alternativa ad un viaggio fatto in due tempi, potrebbe essere quella di dedicare un periodo maggiore al Sud al delta del Mekong, al golfo del Siam al sud ovest ai confini con la Cambogia.

Una tappa obbligata a Hoi An che è la cittadina più bella e interessante, una puntata frettolosa a Huè e una navigazione nella baia di Halong e poi al nord ovest, ai confini con la Cina ed infine a Hanoi senza perdere il Mausoleo e il museo dello Zio Ho Chi Minh.

Il periodo in cui siamo partiti comprendeva le festività per il Tet (Capodanno Vietnamita) un momento che la gente si trasferisce da una parte all’altra del paese e dove diventa difficile trovare voli e altri mezzi di trasporto. Pertanto è importante prenotare i trasferimenti in tempo utile, non utilizzare i pullman per i lunghi trasferimenti (sempre che non siano forniti di cuccette) sapendo che nonostante la guida spregiudicata degli autisti, il limite di velocità è attorno ai cinquanta Km/h.

Per noi il trasferimento da Ho Chi Minh City a Hoi An ha significato un viaggio massacrante di ventiquattro ore. E’ certamente preferibile spendere qualche cosa in più e risparmiare tempo ed energie e prendendo l’aereo.

Le cose positive di questo viaggio sono l’incontro con questa popolazione laboriosa che lotta ancora contro questa globalizzazione, che passa attraverso la competitività delle merci prodotte su un libero mercato che punta ad escludere o sottomettere i paesi più poveri.

Lo scontro non è tutto ideologico o politico, lo scontro lo troviamo nella forzatura che con gradualità questo paese vuole realizzare per contare di più sulla scena internazionale e per non essere messo ancora una volta in ginocchio. Una crescita del pil annua dell’8 % soltanto seconda al 10% della Cina è un elemento significativo.

Alcune frasi di Ho Chi Minh riportate in alcuni cartelloni nel museo di Hanoi indicano come i rappresentanti del partito e del Governo debbano operare per dare al popolo una condizione di benessere e opulenza. (cose che conosciamo) onestà, dedizione, coerenza.

Frasi che hanno un forte significato e un’attualità non solo per la situazione Vietnamita. Il vietnamita è un popolo seduto sui talloni che vuole rialzarsi.

Se andrete in Vietnam (noi riteniamo che sia un viaggio interessante) Fateci caso … spesso i Vietnamiti aspettano seduti sui talloni, cuciono, cucinano e fanno altri lavori sempre seduti sui talloni.

Guardate il movimento delle città, inizia freneticamente nella prima mattinata e finisce a sera tardi.

I commerci sono i più diversi. Spesso viene da chiedersi ma a chi vendono? Solo al turista? A Hanoi le vie sono caratterizzate da insediamenti commerciali delle stesse merci, c’è la via della seta, delle calzature, dei lattonieri, degli addobbi e così via.

I mercati sono grandissimi e affollatissimi, i piano terra dei palazzi (i fondi) sono tutti adibiti ad uso commerciale ed i marciapiedi sono occupati da motorini o bancarelle alimentari o punti di ristorazione.

Comprano e mangiano le loro zuppe con i noodle (specie di tagliatelle di riso) a tutte le ore. Il traffico cittadino è esagerato, senza regole “ un manicomio dice un compagno di viaggio”.

Un pedone in Italia con un traffico di quel genere per attraversare da un marciapiede all’altro impiegherebbe forse alcune ore, ma qui è sufficiente attraversare lentamente anche quando il fronte di veicoli è compatto, saranno loro ad evitarti, anche se faranno di tutto per non lasciarti il passo.

Un traffico dove in motorino o in bicicletta avvengono i trasporti più disparati. Di questi trasporti sono in vendita dei gruppi di cartoline. Vedendole pensavamo a fatti folcklorici da guinness dei primati invece fotografano momenti di vita quotidiana. Abbiamo visto trasportare in motorino due maiali di 90 / 100 Kg, un armadio a due ante, una gabbia con una ventina di galline, uno specchio da un metro di base per un metro e mezzo in altezza, appoggiato sulle ginocchia e tenuto fermo con le mani del secondo passeggero mentre un fatto normale è vedere circolare in motorino con tre o quattro persone a bordo anche se tutte con il casco. I mercati sono ricchi di vegetali e frutta a noi del tutto sconosciuta e d’altri prodotti commestibili che non fanno parte della nostra dieta alimentare tradizionale. Dalle istruzioni che sono indicate nelle guide Turistiche specializzate, è rilevato che i Vietnamiti mangiano tutte le cose che si muovono sulla terra, in aria e in acqua.

Per questo motivo vi risparmio e non elencherò quello che abbiamo visto nei mercati tantomeno negli stand gastronomici installati sul percorso per andare alla pagoda dei profumi.

Perché il titolo “le farfalle del Mekong”? Corrado Ruggieri nel libro che ha lo stesso titolo, in alcuni passaggi racconta delle attività d’uomini e di donne del sud Vietnam avute nella guerra civile, ” una leggenda afferma che le ragazze della guerriglia uccise mentre combattevano nel loro costume nero tradizionale hanno messo le ali e si sono trasformate nelle multicolori farfalle del fiume Mekong”.

E sul mekong si vedono tante donne all’opera , quelle stesse donne che con il loro costume tradizionale (che in quella zona ho visto anche di colore bianco) composto di calzoni ricoperti da una tunica con gli spacchi laterali che dalla vita cade sino alle caviglie, erano attive nelle azioni di guerriglia per poi tornare alle lente attività quotidiane. Un vestito che risalendo verso il nord abbiamo visto di colori diversi.

Lì sul Mekong,lì sul fiume dei profumi, sono sempre loro, con il loro costume, con il loro cappello a cono, con la loro mascherina per proteggersi non so se dal sole o dallo smog, Donne che escono dalle scuole o dalle fabbriche a frotte; sono loro a spingere i remi nell’acqua per far muovere le canoe che trasportano turisti o merci, sono sempre loro nei campi chine per la piantagione del riso, sono loro che trasportano le bilance con le ceste appese alle estremità con dentro frutta od ortaggi.

Quelle bilance che loro portano con estrema facilità, sono pesanti e chi ha provato a caricarsele sulle spalle ha potuto accertare che non sono poi così stabili come sembrano. Il movimento di beccheggio e di rollio dei piatti, per non far rovesciare la merce, necessita una tecnica ben precisa. La popolazione maschile è meno visibile ed è moto giovane.

Ecco nonostante i nostri movimenti che si sono sempre caratterizzati in visite che escludevano i luoghi che ricordavano la guerra, quella si riaffacciava sempre nella nostra memoria.

Questi sono i fotogrammi che ci sono rimasti impressi, con le bandiere e i simboli di una repubblica socialista e con un eroe padre indiscusso della patria. In alcune quadri dietro la testa mi è parso di vedere rappresentato un alone.

D’altronde se nel tempio caodaista” luogo elevato” ( religione nata dalla fusione del Confucianesimo,Buddismo,Taoismo e Cristianesimo)tra i grandi profeti delle religioni era ritratto con tanto d’alone come profeta della religione cristiana Victor Hugo, è comprensibile che questa venerazione possa essere riconosciuta anche ad un padre della patria come Ho Chi Minh.

Le nostre compagne e i nostri compagni di viaggio, certamente avranno visto cose e percepito sensazioni diverse.

Questo è quello che hanno voluto vedere i nostri occhi e così lo abbiamo raccontato.

E’ chiaro che nel rapporto con il turista alcuni problemi sono nati. Questi fatti che non c’interessa raccontare fanno parte di quelle cose che succedono in tutte le parti del mondo.

Le guide turistiche in diversi casi danno indicazioni su alcuni atteggiamenti furbeschi e come prevenirli La cosa che serve è l’attenzione: concordare o contrattare i prezzi prima dell’acquisto del prodotto o del servizio. Un suggerimento, la contrattazione che in genere è fatta da tutti, per noi deve avere un preciso obiettivo/limite.

Quando per una T-Shirt mi è stato chiesto un dollaro e mezzo l’equivalente d’Euro e qualche cent. Quale sconto posso chiedere? Un Viaggio in Vietnam merita e noi nonostante le condizioni meteo anomale per questo periodo, portiamo a casa un bel ricordo, con bellezze naturali indescrivibili. E soprattutto il ricordo di un gruppo che nel tempo si è affiatato. Pensate se avessimo avuto anche il bel tempo! Nel caso ci fosse interesse per un maggior dettaglio è possibile avere risposta inviando una nota alla mail antoniomolari@libero.It



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