Uzbekistan e Turkmenistan

Una bellissima anche se faticosa vacanza sulla "via della seta". Una favolosa indigestione di cultura ma anche di contatti umani con una ospitalità innata
Scritto da: Lucy05
uzbekistan e turkmenistan
Partenza il: 07/08/2014
Ritorno il: 17/09/2014
Viaggiatori: 15
Spesa: 3000 €

Giovedì 7 agosto

Il volo doveva partire alle 18e40 dalla Malpensa ma causa grandine ad Istanbul, siamo partiti con circa 2 ore di ritardo. Stavolta non è un viaggio fai da te, come siamo soliti fare, ma ci siamo appoggiati alla www.viaggiogiovani.it con Jvonne come capo gruppo, la quale si è rivelata veramente in gamba e più che all’altezza del compito, mentre i compagni di viaggio decisamente fantastici. La parte uzbeka di questo tour è stato organizzato da ‘Sarbon Tour s.r.l. -st-italia@sarbon-tour.com.

Venerdì 8 agosto

Atterriamo all’aeroporto di Tashkent a mezzogiorno passato. Ad attenderci Faruh, la nostra guida parlante italiano. Saliamo sul pullman con aria condizionata, qui fa piuttosto caldo. Arriviamo dall’Italia che, nonostante l’estate sia sul finire, di caldo non ne ha fatto per niente, almeno al nord e noi siamo quasi tutti del nord, e venire in Uzbekistan e trovare questo caldo non ci sembra neanche vero, tanto che dell’aria condizionata quasi quasi ne faremmo anche a meno.

In totale, compresa la guida, siamo in 16 ma il pullman è di quelli grandi e ci chiediamo il perché di tanto spreco. Capiremo poi che i pulmini, che farebbero al caso nostro, sono fabbricati in loco e sono di tipo sovietico, sono perciò spartani e privi di aria condizionata.

Nonostante si arrivi alle 13,15, l’albergo “Golden Valley” ha preparato per noi la colazione. Non ci si scappa la prenotazione è -pernottamento e prima colazione -e sono stati così gentili di aspettarci. Prima di metterci a tavola la guida ci cambia gli euro in sum, consigliandoci un tetto massimo di € 50 a testa, in fondo i negozianti preferiscono la moneta straniera e il cibo costa poco. Non c’è tempo per riposare e poco dopo partiamo alla conquista di Taskent. La capitale è pressoché tutta nuova, c’è poco da visitare ma sufficiente per darci un assaggio di ciò che vedremo nel corso del nostro viaggio. Intanto visitiamo la nostra prima Madrassa e ce la godiamo fino in fondo. Ne vedremo a centinaia di scuole coraniche dopo di questa, ma questa ci serve per capire bene il funzionamento. Vediamo poi la Moschea Tilla Sheykh famosa perché al suo interno è custodito il Corano più antico esistente ( Sacro Corano ). Questo Sacro libro è macchiato del sangue del Califfo Osman assassinato nel 656 proprio mentre stava leggendo il Sacro testo. Visitiamo in fine la moschea cattedrale ma solo dall’esterno, dove il venerdì la piazza si dovrebbe riempire di fedeli per la preghiera del giorno di festa. Il condizionale è d’obbligo in quanto , nonostante siano per la grande maggioranza musulmani, in realtà solo il 3% di loro sono praticanti. Il fatto della laicità degli Uzbeki è dovuto al dominio sovietico dal quale l’Uzbekistan si è reso indipendente nel 1991. Di originale è rimasto poco ma è stato ristrutturato fedelmente. Tutto il complesso visitato si chiama Khast Imam ( Imam Santo ). Imam è il apo di una moschea. Poco lontano scorgiamo la moschea bianca, chiamata così perché è proprio una costruzione di colore bianco. Lasciamo l’Imam Santo per portarci alla seconda madrassa quella di

Kukeldash, più piccola ma anche questa molto bella e interessante. Siamo nei pressi del famoso bazar Chorsu e una visita è doverosa. E’ il più grande mercato di Taskent e si trova di tutto. Siamo in anticipo sulla tabella di marcia così la nostra guida ci propone un giro in metropolitana a visitare le stazioni più interessanti. Mi ricorda un po’ quella di Mosca, davvero carina. Qui non si possono fare foto, ad ogni fermata c’è un poliziotto. All’uscita ci dirigiamo alla piazza dell’Indipendenza, grandissima immensa con tanto verde e fontane zampillanti. In fondo ad un viale c’è un monumento, e prima di avvicinarci la nostra guida ci avvisa che in basso vedremo raffigurata una mamma con in braccio il bambino che significa il futuro e la fertilità, da non confondere assolutamente con la madonna e Gesù Bambino. Son così orgogliosi gli Uzbeki dell’indipendenza conquistata!!! E come dar loro torto? Quando ne parla a Faruh gli si illuminano gli occhi. Diamo le spalle alla gloriosa piazza e ci dirigiamo verso un’ altra piazza quella di Tamerlano ( grande emiro dal 1370 al 1405 ) passando davanti alla dimora dei Romanov alla quale la nostra guida non da importanza. Entriamo in un parco e sulla nostra destra vediamo la caserma dei militari. Ci fermiamo un attimo a chiacchierare e due ragazzi ci avvicinano per chiederci se per cortesia possiamo posare per una foto che servirà da pubblicità per una promozione di una nuova tariffa di una agenzia di telecomunicazioni. E perché no! Finiamo la giornata in un tipico ristorante dove mangeremo antipasto di diversi tipi di verdure in insalata, brodino con carne, tre tipi di carne alla brace e frutta fresca di stagione quale melone bianco e anguria, il tutto condito con musica dal vivo.

9 agosto

Sveglia alle 7,30 alle 8 colazione e 8,30 via verso Samarcanda. La strada presenta delle imperfezioni o per dirla meglio è piuttosto sconnessa quindi dobbiamo prendercela con calma. Dopo un paio d’ore ci fermiamo per i bisogni fisiologici. Per raggiungere i servizi bisogna attraversare l’autostrada e lo facciamo sulle strisce pedonali. In effetti il traffico non è paragonabile al nostro. Ma quello che ci diverte molto sono i bagni. Ci sembra di ritornare all’asilo perché la parete che separa una turca dall’altra è alta poco più di un metro.

Lungo la strada ci fermiamo in un ristorante per il pranzo. Il loro pasto tipico di mezzogiorno sono gli spiedini ma ne servono uno solo a testa a meno che tu non glielo dica prima. Mirella ed io preferiamo mangiare solo frutta e un pezzo di quel buonissimo grosso pane che c’è in tavola. C’è solo anguria e dobbiamo prenderla tutta intera, siamo in 16, non ci son problemi. Riprendiamo il viaggio e dal finestrino del pullman si vedono scorrere campi di cotone di angurie e di meloni.

A Samarcanda arriviamo alle 15.30 visitiamo il piccolo museo Afrosiyob e poi all’albergo Diyora.

Usciamo poco dopo a piedi per raggiungere il bazar coperto. Ci attardiamo un po’ a curiosare e fotografare e poi si torna per preparaci per la cena. La nostra guida puntuale come sempre ci accompagna al ristorante dove come secondo mangeremo anche una fetta di pizza. Al ritorno chiediamo di scendere un po’ lontano dall’albergo in modo di fare due passi e vedere un po’ di gente locale. Il pullman si ferma alla “fontana di Trevi” come simpaticamente la chiama la nostra guida. È una bella serata c’è la luna piena e di gente ce n’è tanta. Ci incamminiamo verso l’hotel facendo attenzione a non cadere nelle tante buche e fossati che si trovano lungo il percorso. Gianni, molto previdente ha con se la torcia. Lungo il marciapiede troviamo delle donne sedute sulle sedie fuori dalla propria abitazione. La porta è aperta e Gianni, rivolto alle signore ma guardando oltre l’uscio, in perfetto italiano dice:” Mi sembra di sentire odore di vino”. Subito le donne si alzano in piedi e con un largo sorriso quasi completamente d’oro ci invitano ad entrare. “ Tratta l’ospite come tratti tuo padre “è un famoso detto Uzbeko. Pensava il nostro compagno d’avventura di aver fatto colpo sulle dame… All’interno c’è un cortile, un tavolo e sopra sono posate delle grosse tavole di legno. L’odore arriva proprio dal legno. Ci guardiamo un po’ in giro chiacchieriamo fra di noi scambiamo sorrisi con i nostri ospiti e poi salutiamo. Ma poco più in là, sempre nello stesso caseggiato, si spalanca un’altra porta ed esce una donna la quale ci invita ad entrare. È la nuora di una delle signore di prima. Ci offre fette d’anguria e albicocche essiccate. Cerchiamo di intrattenere un discorso con la donna e un pochino ce la facciamo. No in Italia non riusciamo più ad essere così ospitali. Si conclude così questa giornata che, nonostante il lungo trasferimento si è rivelata interessante.

10 Agosto

Oggi si gira Samarcanda a piedi. A proposito, adesso arriva una leggenda. Pare che Samarkand si chiami così perché in Illo tempore una principessa di nome Samar amava ricambiata un ragazzo povero di nome Khan ma i genitori di lei non erano ovviamente d’accordo. Nonostante tutto però, quando i due morirono, furono seppelliti insieme. Decisero così di unire i nomi degli innamorati e dare il nome alla città. Tutto chiaro? Bene adesso incominciamo il giro della città.

Visitiamo innanzi tutto la più grande moschea di tutta l’Asia Centrale, si chiama Bibi-Khanum, è imponente e al suo interno si vede ancora il segno della galleria dell’accesso invernale alla moschea.

Poi arriviamo alla maestosa piazza Registan dove ci sono tre stupende madrasse di Tilla-Kori, di UlugBeg e di Sher Dor di cui due speculari( Kosh) e una centrale dove all’interno si possono ammirare intere pareti decorate color oro.

Anduma è ora di pranzo, si compra pane, acqua e coca cola e si va a consumare il pasto in un locale ( dietro piccolo compenso) dove si può ordinare anche qualcosa di caldo, qualcuno di noi ha preso ravioli. Non c’è tempo da perdere così si parte alla volta dell’osservatorio dove non è stato possibile scattare delle foto e di seguito al mausoleo di S. Daniele la cui bara è lunga m.18.

Shah-i Zinda letteralmente” Re vivente “ è un complesso di moschee e mausolei di antichi re e nobili che è stato costruito dal 1370 al 1449. Pare ci sia anche la tomba di un cugino di Maometto, venuto a predicare l’Islam nel 640, dal quale prende il nome la necropoli. Sono delle costruzioni alte, ricche di decorazioni in maiolica e mosaici che fiancheggiano una stretta via. Sono 11 mausolei in tutto. È chiamata anche “ la città dei morti “ e per raggiungerla bisogna salire 36 gradini. Adesso arriva un’altra leggenda. “ Se conti i gradini quando sali e li riconti quando scendi e il numero è uguale sei senza peccati altrimenti no.” Nessuno di noi ci ha provato. In fondo a questa viuzza c’è uno slargo e poi una breve scala in cima alla quale incomincia il cimitero islamico. È piuttosto impressionante vedere stampate sulle lapidi le gigantografie in bianco e nero dei defunti, ma così si usa adesso. Lasciamo questo allegro luogo per ammirare un altro mausoleo ma stavolta è quello di Tamerlano “Gur e Amir “ ( Tomba del RE ) che pare sia stato usato come modello per la costruzioni di 2 altri famosi mausolei uno a Delhi e l’altro addirittura il Taj Mahal di Agra circa due secoli dopo. Tamerlano non riposa da solo con lui ci sono due suoi figli e due nipoti più il suo maestro. L’interno è decorato in oro e blu.

Evviva per oggi la lezione è finita, sono le 18 basta cultura pensiamo allo svago. Faruh arriva con una sorpresa:” stasera si cena a casa di mia suocera”, ma subito dopo aggiunge che è una famiglia che organizza delle cene con piatti tipici Uzbeki e viene affettuosamente chiamata “ Da mia suocera”. Dice anche di prepararci perché ci sarà la vodka, molto utile per neutralizzare la diarrea del viaggiatore che di solito si presenta al terzo giorno dall’arrivo. Scoppio di ilarità ma Dio solo sa quanto abbia ragione e ne sappiamo qualcosa più o meno tutti, specialmente Fabrizio che, durante il trasferimento per Kiva, ha dovuto fermare il pullman in mezzo al nulla. Entriamo nell’abitazione della suocera e ci troviamo in un vasto cortile parzialmente coperto da una tettoia, di fronte c’è una scala bianca che sale al primo piano e arriva ad un terrazzino. Sotto, al piano terra, la cucina e tutto intorno porte che entrano in chissà quale locale e di chi. Sì perché in Uzbekistan in una casa, che di solito è grande, vive più di una famiglia, nel senso che anche i figli, una volta sposati, vivono ancora lì con coniuge e figli. Come dicevo il cortile è grande e oltre al lungo tavolo ci sono anche diversi “ TAPCHAN ”. “Non sei un Uzbeko se non hai in casa almeno un tapchan”. Un altro detto. Questo mobile mi ha incuriosito già da subito e alla mia domanda -a cosa servisse -mi è stato risposto- per tutto-. Si presenta come un letto da una piazza e mezza circa ma in più ha anche una sponda su un lato. Qui ci dormono, si riposano e , aggiungendo un piccolo tavolo, ci mangiano. Troviamo la tavola imbandita con frutta , verdura, verdure in insalata e l’immancabile grosso pane. Abbiamo cenato molto bene, come sempre del resto. Io odio le cipolle e loro ne fanno un largo uso, basta lasciarle indietro. Arriva la vodka, cin cin e Silvia la ingolla tutta d’un fiato. Tutti che si meravigliano ma poi tutti a copiarla e insistono affinché lo faccia anch’io. Ora, io non reggo l’alcool, ma in compagnia questo ed altro. Mi son trovata così sul pullman a cantare al microfono una poesia in francese. Alla piazza Registan siamo scesi per fare una passeggiata fino all’albergo. Qualcuno si è fermato a comprare l’acqua per la notte e Domingo ha preso una bottiglia di vodka. Abbiamo ritrovato le signore che così generosamente la sera prima ci hanno aperto la porta della loro casa, ci siamo salutati e di nuovo ci hanno mostrato i loro sorrisi d’oro. Negli anni passati, per i sovietici, i denti d’oro era sinonimo di ricchezza. Adesso non si usano più. Nella hall dell’Hotel ci riuniamo per brindare di nuovo con la vodka di Domingo. Io passo, grazie ho già dato.

11 Agosto

Dopo colazione alle 8.30 partiamo alla volta di SHAKHRISABZ, la città natale di Tamerlano. Sono circa km. 90 di percorso, c’è un passo da fare, ma purtroppo il pullman è troppo grosso e le strette e tortuose strade non gli consentono l’accesso, gioco forza aggirare la montagna allungando così di un pochino la strada. L’Uzbekistan vive per lo più di agricoltura è naturale quindi veder scorrere campi di grano, allevamenti di polli, vigneti e un gran numero di asinelli. Si vedono anche le case di quelli che una volta erano nomadi. Il governo non vuole più nomadismo così le persone che lo praticavano si sono ritrovate a doversi fermare e costruirsi una casa. Le loro abitazioni si differenziano dalle altre per la loro semplicità ed essenzialità.

Da visitare ci sono i resti di quella che fu la residenza estiva di Tamerlano, “ Il palazzo Bianco “.

Per raggiungerli si passa davanti ad una grande statua raffigurante Tamerlano e si attraversa una enorme piazza che però stanno pavimentando. Usano eternit, il governo lo sconsiglia ma non lo proibisce. Come sempre ci sono anche delle bancarelle con i loro manufatti. Proseguiamo poi a vedere il mausoleo del primo figlio di Tamerlano morto in giovane età, quindi una moschea di fronte alla quale c’è il mausoleo di suo padre. All’uscita la guida ci consiglia di comprare al bazar acqua, pane e frutta in modo che durante il tragitto ci si ferma a pranzare. Infatti dopo circa un quarto d’ora di pullman scendiamo ed entriamo in un “ ristorante “ all’aperto. La più parte di noi preferisce prendere posto sul tapchan, tiriamo fuori le nostre provviste e chi vuole ordina gli spiedini. Prima di arrivare a Bukara sosta fisiologica, io prendo un caffè al bar. È pieno di mosche e sul tavolino vicino al bancone è appoggiato un foglio di carta appiccicoso dove ce ne sono imprigionate una bella quantità. A Bukara arriviamo alle 19, l’Hotel scelto si chiama Sacha & Son, è la residenza di un ebreo che è andato ad abitare in Israele ed ha espresso il desiderio che la sua abitazione diventasse un B&B e così è stato. Purtroppo quando arriviamo manca la luce però è ancora chiaro e tutto sommato non abbiamo problemi ad accomodarci nelle nostre stanze, l’importante che torni anche per poterci connettere con il WI FI dell’hotel. Ci siamo preparati per la cena che consumiamo a poca distanza da lì su una terrazza panoramica. Prima di rientrare facciamo una passeggiata lungo la zona pedonale contrattando con i vari negozianti. Al rientro è tornata la luce. Buonanotte a tutti.

12 agosto

Alle 8.30 colazione e alle 9 alla conquista di Bukhara. A piedi raggiungiamo e visitiamo la piccola madrassa Chor Minor con quattro minareti. Ci fermiamo al parco giochi ( prima era un cimitero ) perché al suo interno c’è il mausoleo dei Salmanidi e visitiamo la tomba di Ismoil Samoniy costruito a cavallo fra il IXe i X secolo. All’interno si trova la sorgente di Giobbe e i credenti prendono l’acqua santa da bere. Poco lontano visitiamo un altro mausoleo Chashma- Ayyub poi prendiamo una pausa facendo un giro nel grande bazar dove io comprerò il miele da portare a mia mamma. Ma riprendiamo subito il giro perché sono tante le cose da vedere. La moschea Bolo- Kauz con il porticato in legno sostenuto da colonne anch’esse in legno con capitelli decorati. Intorno al 1700 ai senza tetto veniva offerto loro la possibilità di dormire all’interno gratuitamente. Di fronte alla moschea una grande vasca piena d’acqua. Dal 1500 in avanti chiunque volesse costruire un monumento doveva prima scavare e trovare l’acqua. Entriamo adesso nella cittadella circondata da alte mura merlettate e visitiamo una piccola moschea sconsacrata. Dopo di che chiediamo la pausa pranzo che, con poco entusiasmo, la guida ci concede. E a base di cosa sarà il nostro lauto pranzo? Entriamo in un negozietto alimentare prendiamo 2 pani e un’anguria che mi faccio tagliare a metà e poi a pezzi. Ce n’è per tutti. Simona e Domingo copiano il brevetto e si fanno tagliare così un melone. Ci mettiamo seduti tutti in fila sul marciapiedi di una strada pedonale e…. buon appetito! Dura poco la pausa, ma quel che ci aspetta è fantastico. Kalon, minareto e moschea. Il minareto è alto m.47 e la grandissima moschea contiene fino a 10.000 fedeli. Jvonne e Simona sono in pantaloncini corti e non possono entrare e allora vien dato loro un pezzo di stoffa blu che si legano a mo’ di gonnellone. Sono circa le tre del pomeriggio e ci sono 42°, non c’è in giro anima viva. La piazza naturalmente è enorme ed è uno spettacolo, ottimo posto per la foto di gruppo. Come non riuscire bene? Questo è il più bel monumento di tutta la regione di Bukara.

Nonostante il caldo proseguiamo il nostro programma istruttivo. Dietro questa meraviglia ci sono altre 2 madrasse speculari ( sempre kosh). Intervallo prosaico ai banchetti dove, detto dalla guida, vendono sciarpine in seta. Entro in un negozietto con Mirella. La signora mi sequestra letteralmente e chiude la porta. Mi mostra una serie di sciarpine in seta indiana scadente e colorata tie-die che a me non piace per niente. Insiste molto e Mirella ed io molto sospettose prendiamo una scusa e ce ne andiamo. È un grosso bazar pieno di banchetti e piccoli negozi in una struttura coperta, ci perderei volentieri un’oretta ma ormai è ora di andare, ci stanno aspettando. Finalmente un caravanserraglio, sarà contenta Maria Angela che è da Samarcanda che li nomina, certo di cavalli non se ne vedono più ma di commercianti non ne mancano. Segue poi la visita di un’ ennesima madrassa però piccola sul lato di una piscina, a seguire un’altra più grande e più bella. Entriamo e c’è un grande cortile, questa sera alle 19 si verrà per assistere ad uno spettacolo di danze folcloristiche e sfilata di moda. Fine della giornata culturale. Alle 20 cena al “Teatro ristorante” dove assistiamo ad uno spettacolo in costume e qualcuno guarda le signorine con “ sguardo sessuale”. Passeggiata in zona pedonale.

13 Agosto

Ore 8.30 tutti pronti per il trasferimento a Kiva. Poco dopo ci fermiamo al bazar per far rifornimento di cibo per il pranzo che consumeremo lungo il tragitto. Prendiamo il solito pane e l’acqua ma manca la frutta, non ce n’è proprio. Ci guardiamo in giro e vediamo un signore che arriva con un secchio piene di piccole pesche, le guardiamo e lui ci chiede se ne vogliamo, certo che si. Ne scelgo sei, ne scarto una perché ammaccata , il signore mi guarda contrariato e non capisco il perché. Soddisfatta del mio acquisto guardo Silvia affinchè paghi, ma il signore se ne va e noi rimaniamo a bocca aperta a guardarlo. Che figura! Non era un venditore ma uno qualunque che molto generosamente ci ha regalato le sue pesche. Ci avviciniamo al pullman e vediamo Fabrizio intento a gustare del pesce fritto offerto in assaggio da un cuoco di una bancarella. Attento Fabrizio che il pesce fritto fa brutti scherzi!!! Ripartiamo. Il paesaggio non cambia molto, tranne che per qualche tratto di steppa e poi di deserto. La pausa pranzo ci sconvolge un po’ per il caldo esagerato che troviamo e sinceramente non vediamo l’ora di risalire sul pullman per l’aria condizionata. Arriviamo a Kiva in prima serata e alloggiamo dentro le mura della cittadella in una spettacolare madrassa. Oggi è il compleanno di Vanni e lo festeggiamo alla grande. Infatti ristorante all’aperto, grande tavolata come solito, ottima cena e poi …. Si spengono le luci e arriva una fantastica torta con candeline…. Auguri Vanni!

14 Agosto

Oggi si visita il centro storico di Khiva. Siamo dentro le mura ed è bello camminare indisturbati dal traffico. Partiamo dal nostro albergo il quale è un monumento storico. Era la madrassa del governatore ( XIX secolo ) e constava di 125 stanze per un totale di 250 studenti. Appena fuori, il minareto incompiuto, lasciato così perché il suo ideatore morì prima di ultimarlo. Il ristorante dove prendiamo la colazione era la madrassa del primo ministro. Ovunque ti giri ci sono monumenti. Arriviamo ad una grande piazza, piazza Registan ( piazza principale ). Entriamo nella vecchia cittadella. A fianco all’entrata ci sono le prigioni. Sono poche stanze, all’epoca ( 1800 ) se ne facevano pochi di prigionieri, preferivano giustiziarli subito. Chi parlava male del governo gli veniva tagliata la testa. Vicino c’è la zecca e fuori la moschea estiva ICHAN KALA ( fine 1700 inizio 1800 ) a fianco quella invernale alle cui pareti interne vi sono raffigurati, in rilievo, i volti di 4 famosi scienziati. Arriviamo poi ad una grande piazza, Piazza dell’Indipendenza, al cui centro si trova un pozzo. Al momento ci sono in corso prove di danza per la prossima festa dell’indipendenza appunto. Visitiamo adesso la residenza del governatore che, dall’esterno, assomiglia alla moschea estiva. All’interno, il salone delle feste dove di fronte alla porta, in fondo alla stanza, si può ammirare il trono in argento. Ma nessuno poteva guardare dritto negli occhi il governatore e allora, per evitare che ciò accadesse, all’entrata misero un paravento impedendo così ai partecipanti di avere il capo di stato subito di fronte. C’è poi anche la stanza degli scrivani con calamai e penne. All’uscita del palazzo prendiamo per una scaletta che sale su su fino ad una torretta che domina la città. Qui ogni giorno l’Emiro veniva per tenere sotto controllo il suo corpo militare e il territorio tutto. Lasciamo la cittadella antica per ritornare in quella più nuova. Subito entriamo in una madrassa museo dove nel cortile stanno allestendo uno spettacolo di funambolismo e poi seguono altre sempre adibite a museo, quello per la musica, l’artigianato, le arti applicate, fotografia e storia e in fine quella per la seta dove fanno anche i tappeti con i telai. Molto interessante è la Moschea Cattedrale che al suo interno conta 218 colonne in legno tutte decorate una diversa dall’altra. Questa è una moschea invernale. Adesso visitiamo il mausoleo del Santo. Attraversiamo un cortile , togliamo le scarpe per entrare nella sala della preghiera. L’interno è tutto ricoperto di maioliche. Nella stanza accanto una spalletta in legno traforato, che arriva all’altezza del petto, separa i fedeli dalla bara di maiolica blu del Santo. È frequente vedere le spose che vengono a chiedere la benedizione. Infatti noi siamo fortunati perché all’uscita ne incontriamo una. La coppia è musulmana ma lo stesso la sposa è vestita con un romanticissimo abito lungo bianco all’europea. Indipendentemente dalla religione tutte, il giorno del matrimonio, vestono l’abito bianco. La visita successiva è per il palazzo del governatore che consta di 150 stanze e 7 cortili. Sul cortile rettangolare molto grande si affacciano le stanze delle concubine, separate fra loro da una parete, in modo che il Governatore potesse far visita alla prescelta ed assicurarsi la privacy. La sua stanza si trova all’entrata del cortile sulla sinistra e il suo letto è di diverse piazze. Naturalmente la residenza dell’Emiro o Governatore prima si trovava nella vecchia cittadella. Anche qui come dappertutto ci sono bancarelle dove vendono tessuti e sciarpine. Poco lontano ci aspettano le ultime due madrasse, manco a dirlo…kosh.

Oggi ci è andata benissimo. Verso l’una ci siamo fermati per la pausa pranzo e siamo andati al ristorante e qualcuno ha ordinato il piatto tipico, il” Plov” ovvero riso con carne o verdura. La nostra guida non ha proferito parola. Poi verso le quattro abbiamo finito il giro istruttivo e la nostra guida, con uno zaino pieno di cipolle, ci ha salutati. È stata proprio brava. Abbastanza brillante tanto da riuscire a rendere interessante la storia con le sue tante date e dinastie. E bravi noi che, nonostante a volte un po’ giocherelloni, siamo un gruppo serio. Ma bando alle lacrime, il tempo di una coca in una madrassa bar e poi ritorniamo alla torretta del Governatore dentro la cittadella antica. Stamattina le foto non sono venute bene perché la luce non era quella giusta, adesso è perfetta. Passeggiamo poi lungo le stradine fra le bancarelle che fra l’altro vendono anche colbacchi ( che i locali usano anche d’estate ) e sciarpe di visone. Maria Angela li prova tutti e due, mentre Elisabetta compra il cappellino di visone per andare a sciare. Piano piano arriviamo al minareto più alto della regione. Arranchiamo su per una sgangherata scala a chiocciola fatta di ben 123 gradini, a volte al buio, ma la salita non è niente, è la discesa che mi complica la vita perché i gradini sono corti e alti. La missione è stata piuttosto deludente in quanto la vista, in cima al minareto, non è niente di eccezionale, molto meglio la torretta del Governatore. Facciamo un altro giretto poi a cena. Oggi è l’ultimo giorno in Uzbekistan, l’ho trovato molto più bello e interessante di quanto mi aspettassi, domani ….Turkmenistan.

15 Agosto

Alle 7.30 lasciamo la bella Kiva e l’Uzbekistan per andare in Turkmenistan. L’autobus ci lascia a pochi passi dalla dogana e se ne va. Per uscire dall’Uzbekistan non abbiamo problemi se non quello di aspettare un po’ in quanto davanti a noi ci sono due Uzbeke che vengono controllate per benino. Per entrare in quella Turkmena la cosa si complica un po’. Entriamo in una stanza e sulla destra c’è un grande tavolo in legno sul quale sono appoggiati dei moduli. Capiamo che ne dobbiamo compilare uno a testa, nessun problema se non che sono tutti scritti nella loro lingua e in quella russa. Nessuno ci capisce niente e qui incominciano le interpretazioni personali. C’è anche un modello scocciato sul tavolo ma serve solo a confonderci le idee. Quando finalmente siamo arrivati a capo di qualcosa arriva un militare che, accorgendosi del probema, ci porta quelli scritti in inglese. Troppo tardi, ormai abbiamo fatto, quello che è è. Jvonne raccoglie tutti i passaporti e con il visto collettivo va allo sportello per il controllo. Ci illudiamo che tempo un quarto d’ora tutto sia risolto. Niente da fare, dopo un’ora e mezza di inutile attesa, arriva un’infermiera che ad uno ad uno ci chiama nella stanza accanto, adibita ad infermeria, e ci misura la febbre. Meglio non correre rischi… finalmente dopo un’altra mezz’ora possiamo passare la dogana. Fuori ad aspettarci 5 jeep con aria condizionata. Partiamo per fermarci subito dopo per il pranzo. Ci avvisano che i pranzi saranno a carico loro in quanto il campo che verrà allestito per la prossima notte sarà molto più che spartano, sarà proprio ” into the wild “. Ci fermiamo un’oretta e poi partiamo alla volta di Kunya Urgench. Qui visitiamo tre principali mausolei di cui due originali del XII secolo, l’altro, rifatto nel 1990, di Shelkh Seyld Akhmad un santo morto nel 1307. Qui infatti troviamo un gruppo di fedeli che pregano. Di originale c’è anche un minareto del XIV secolo che con i suoi m.60 è il minareto più alto di tutta l’Asia centrale. Alle 4 torniamo indietro, dobbiamo fare km. 400 per arrivare a Darvaza, di cui 80 su una strada dissestata. Arriviamo a destinazione alle 8 di sera e tutti rimaniamo sorpresi nel vedere quello che si presenta ai nostri occhi. Nessuno si immaginava che il cratere potesse essere così. Siamo proprio in pieno deserto, non è sabbia è terreno duro e grigio, non è ancora buio quindi non si può godere dell’effetto delle fiammelle accese. L’enorme buco, che ha lasciato la bomba, si trova sul piano. Non è come una caldera di un vulcano come era facile immaginare, ma un semplice grande buco. Si capisce che non è una cosa naturale. Stando vicino si sente l’odore del gas, ma è al buio che diventa uno spettacolo e noi ce lo godremo fino a tardi. Intanto, con i nostri autisti, incominciamo a montare le tende. Sono le canadesi biposto e ognuno si prende poi un sacco a pelo e un materassino. La cena viene preparata dai drivers tuttofare, accendono il fuoco e preparano hamburger, pollo e verdura alla brace. Stendono una tovaglia per terra, ci appoggiano pane, piatti, posate e il cibo e noi tutti intorno a mangiare, qualcuno in ginocchio altri a gambe incrociate, insomma ci si arrangia come si può, ma il cibo è squisito e l’atmosfera surreale. Dopo tanta cultura una giornata e una nottata” into the wild “ci voleva proprio. Finita la cena ci mettiamo supini a guardare le stelle e fare a gara a chi vedrà quelle cadenti. Personalmente ne vedrò due. Ancora un giro intorno al cratere in fiamme, qualche foto molto suggestive e poi tutti nella propria tenda a dormire, tutti tranne Gianni che alla tenda preferisce l’aria aperta che gli consente di guardare le stelle. Buonanotte a tutti.

16 Agosto

Ore 6 sveglia, si smontano le tende, si fa colazione, un’ultima occhiata al cratere e poi si parte per Ashgabat, la capitale del Turkmenistan. Lungo la strada però ci fermiamo a vedere altri due piccoli crateri, creatisi nello stesso modo. Uno ha una pozza d’acqua che bolle e tutto intorno fiammelle, l’altra ha soltanto l’acqua che gorgoglia. Lasciamo il selvaggio deserto per tornare alla civiltà, se così si può chiamare… Infatti la prossima fermata è per visitare una gigantesca, stupenda quanto inutile moschea in marmo bianco di Carrara. È stata ideata dal precedente presidente infatti, a fianco, c’è il suo mausoleo nello stesso stile. Anche qui come in Uzbekistan la religione non viene praticata, quindi a chi può servire tutto questo? Non è forse uno spreco e un offesa per il suo popolo che avrebbe preferito vedere quei soldi spesi meglio? L’immortalità! Ecco cosa cercano questi potenti! che il loro nome venga ricordato possibilmente in eterno. Segue poi la visita ai resti dell’antica capitale Nesa del II secolo AC. Gli scavi hanno riportato alla luce l’antica città che si trovava in collina. C’è anche la televisione nazionale che riprende tutto, noi in particolare e alla fine il giornalista ci chiede se vogliamo rilasciare un’intervista parlando in italiano, in studio tradurranno. Alla fine accettano Federica e Fabrizio. Bravi ragazzi così si fa!

Riprendiamo il nostro viaggio verso Ashgabat. Ma all’entrata della città le nostre macchine si fermano e un tizio, arrivato da chissà dove, passa a ritirarci il passaporto e dice che lo potremo riavere in albergo. Abbastanza allibiti ci guardiamo ma non c’è niente da fare in Turkmenistan si usa così. Ci fermiamo a pranzo poi salutiamo la nostra guida parlante inglese e noi ci incamminiamo verso il centro della città. Non si possono fare foto, ci sono poliziotti dappertutto. Ci fermiamo davanti ad un palazzo governativo per leggere la targa ma arriva subito un militare e ci fa allontanare. Facciamo un giro nel grande magazzino del centro e poi per il bazar a curiosare un po’. Qualcuno è stanco rientra, altri proseguono e al ritorno faranno un tuffo in piscina. Si conclude qui la nostra bella vacanza in Uzbekistan e Turkmenistan, domani prestissimo si ritorna in Italia.



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche