Colmar, Foresta Nera, cascate del Reno

Quattro giorni on the road tra Alsazia, Foresta Nera e Svizzera con bimbo di 15 mesi al seguito
Scritto da: GianlucaDeLeo
colmar, foresta nera, cascate del reno
Partenza il: 19/08/2015
Ritorno il: 23/08/2015
Viaggiatori: 3

Cosa occorre fare per riprendersi dopo una settimana di languido e monotono dolce far niente in un bel villaggio italiano all-inclusive a due passi dal mare più blu? Risposta semplice: prenotare un’auto in un aeroporto qualsiasi d’Europa, caricarci sopra moglie e pargolo e iniziare a macinare chilometri come se non ci fosse un domani, per rimettere di nuovo l’adrenalina in circolo. Così ad inizio luglio, appurato il fatto che per la settimana di Ferragosto saremmo stati inchiodati ai lettini di un villaggio, ho preso a studiare un po’ di punti d’interesse sparsi tra Svizzera-Germania e Francia per costruire un piccolo on the road a misura di neonato. Alla fine la scelta è ricaduta su un percorso itinerante che toccava la fiabesca alsaziana Colmar, l’intrigante teutonica Foresta Nera e le agognate Cascate del Reno svizzere. Il tutto evitando come la peste bubbonica il pernottamento in terra elvetica per ovvi motivi economici e cercando di tenere il chilometraggio quotidiano a livelli sopportabili per il bambino.

Partenza

Così il 19 agosto prendiamo, ad ora di pranzo, il volo EasyJet Fiumicino-Basilea. L’aeroporto di arrivo (non a caso chiamato EuroAirport) è molto particolare in quanto sorge completamente in territorio francese, ma è convenzionalmente diviso in una parte svizzera e in una parte transalpina, con tanto di frontiera simbolica che si può attraversare all’interno dell’aeroporto stesso senza alcun tipo di controllo. Chi parte con EasyJet arriva nella parte elvetica dell’aeroporto. Se, come noi, avete la necessità di noleggiare un’auto conviene prenotarla sul lato francese; basta utilizzare nei siti delle compagnie di noleggio come aeroporto d’arrivo Mulhouse (MLH) al posto di Basilea (BSL) e vedrete che risparmierete un bel po’ di quattrini (nel nostro caso con Hertz la differenza era di circa 90€).

Dunque dopo aver ritirato l’auto e montato il sedile infant, affrontiamo i 60 km circa che ci dividono da Colmar, percorsi quasi tutti in autostrada senza pedaggio. L’hotel prescelto, a due passi dalla stazione centrale, è il bel Best Western Grand Hotel Bristol, prenotato direttamente sul sito dell’albergo, usufruendo di una tariffa vantaggiosa che includeva anche una cena di tre portate tipiche alsaziane da consumare presso la Brasserie dell’albergo “Auberge”. Dopo cena, ci rechiamo a piedi verso il centro, dove abbiamo modo di apprezzare il fascino di Colmar e della cosi detta Petite Venice alla tenue luce del tramonto. Dopo una defaticante birra gustata in uno dei numerosi locali del centro storico ritorniamo in albergo con una breve corsa in taxi (disponibili solo dopo apposita richiesta telefonica).

Alla scoperta della città

L’indomani, completiamo la visita della cittadina, prima stazionando un po’ presso Place Rapp e la sua splendida fontana, poi passando per la cattedrale (più bella fuori che dentro) ed infine visitando di nuovo alla luce del giorno sia il centro storico sia la zona dei canali. Ebbene di pseudo venezie sparse per l’Europa ne abbiamo viste tante e spesso, abbiamo appurato, il termine viene utilizzato a sproposito, però il caso di Colmar merita un discorso a parte, in quanto oltre ai romantici canali, oltre alle barchette, oltre ai ponticelli e ai fiori multicolori che si riflettono nelle acque, il tocco magico e fiabesco in più lo danno le case a graticcio in stile alsaziano che rendono i quattro-cinque scorci della Petite Venice effettivamente unici ed indimenticabili.

Dopo esserci riempiti gli occhi con “la piccola bellezza” di Colmar e dopo aver gustato un ottima crepes salata nei pressi della movimentata zona del mercato recuperiamo l’auto e ci dirigiamo verso Friburgo, che si trova a nemmeno un’ora di distanza e dove abbiamo in programma di trascorrere due notti.

L’hotel prescelto è il Mercure Freiburg Am Munster, situato a nemmeno 200 metri dalla piazza della Cattedrale, che si rivelerà da ogni punto di vista una scelta azzeccatissima. Alla visita della città abbiamo dedicato giusto un pomeriggio, lasso di tempo più che sufficiente per vedere quello che Friburgo ha da offrire. Il pezzo forte è sicuramente la splendida cattedrale gotica, il cui maestoso campanile domina il panorama cittadino. Il fascino della costruzione è tuttavia attualmente attenuato dai lavori di restauro in corso sul campanile stesso. Successivamente giriamo per la bella piazza che la ospita, e poi diamo un occhiata al Rathaus e alla vicina chiesa di San Francesco, edifici che non destano in noi particolari emozioni. Curiosa invece è la presenza in tutto il centro città dei bachle, caratteristici canaletti in cui scorrono rivoletti d’acqua in cui i bambini e i turisti si divertono ad immergere i piedi nudi per rinfrescarsi. Completiamo il giro di Friburgo prendendo la funicolare che porta allo Schlossberg, una collinetta che, all’ora del tramonto, permette di avere una visuale del panorama cittadino al meglio delle proprie potenzialità.

L’indomani, dopo aver consumato la fantastica colazione messa a disposizione dall’hotel, partiamo finalmente alla volta della Foresta Nera. Usciti da Friburgo, già dopo un quarto d’oro d’auto ci si addentra in una natura dolce e bellissima, fatta di colline, valli, piccole montagne e soprattutto di immensi spazi verdi con pini e abeti a farla da padrone. Inoltre le strade sono davvero ottime, per cui anche io come guidatore ho avuto la possibilità di godermi appieno i fantastici scorci che si susseguivano.

Dopo una quarantina di chilometri ci fermiamo a Titisee, cittadina fin troppo turistica, dove però si ha modo di ammirare il bel lago omonimo e dove trascorriamo tutta la mattinata. Dopo esserci sfamati, noi e il piccolo, ci spostiamo verso la “strada degli orologi a cucù”, un itinerario di circa 300 chilometri che permette di visitare molte località legate alla produzione del famoso orologio a muro, che è un po’ il simbolo di tutta la Foresta Nera. Da questo itinerario avevo estrapolato due località, non lontane da Titisee, particolarmente interessanti: Triberg, dove oltre al paese, sede dell’incredibile negozio dei mille orologi, si possono ammirare le omonime cascate che si fanno vanto di essere le più alte della Germania ed infine, a breve distanza, Schonach, dove si ha la possibilità di vedere l’orologio a cucù più grande del mondo (la visita e la relative foto di rito sono a pagamento). Al ritorno verso Friburgo, avendo tempo a disposizione, decidiamo di non seguire il percorso principale indicato dal navigatore ma di utilizzare la strada secondaria, quella che permette di passare attraverso i vari paesi. Questa, se non si hanno tempi strettissimi, è una scelta consigliata perché oltre alla possibilità di dare uno sguardo ai meno turistici abitati della Foresta Nera permette di ammirare molto più da dentro i paesaggi della regione. Tornati a Friburgo esausti, decidiamo di cenare (anche abbastanza bene) presso il ristorante dell’albergo.

Il giorno dopo ci aspetta il trasferimento più lungo, quello che ci porterà in un paio d’ore, in territorio svizzero per visitare le Cascate del Reno, le più grandi cascate d’Europa. Vista la presenza del bambino e del suo passeggino, prima della partenza avevo contattato l’info center che mi aveva consigliato di entrare dal lato sud, in quanto praticamente privo di barriere architettoniche. In effetti da quel lato, con ingresso gratuito, c’è la possibilità di passeggiare su un lungo fiume tutto pianeggiante, di fermarsi per una pausa ristoratrice, di comprare qualche (costosissimo) souvenir e, soprattutto, di avere sempre sott’occhio lo spettacolo delle cascate. Inoltre, proprio alla fine della passeggiata, c’è un percorso, in lieve salita, studiato apposta per disabili e famiglie con bambini, che permette l’accesso ai numerosi punti d’osservazione laterali e superiori, da dove si possono scattare tante belle foto. A pagamento, e più complicato data la notevole presenza di scale, è l’ingresso nord, che tuttavia ha le terrazze meglio posizionate. Poco male, la cascata da qualsiasi punto di vista la si guardi è molto bella, non altissima, ma con una portata d’acqua veramente notevole, il cui fascino aumenta ancora di più grazie ad uno sperone di roccia, per certi versi simile ad un faraglione, che la divide perfettamente in due. Ma insomma noi sappiamo per esperienze passate (vedi i miei precedenti diari di viaggio in Argentina e Canada) che una cascata del genere non puoi dire di averla veramente vissuta se almeno non ti bagni un po’. Ragion per cui, nonostante la presenza del marmocchio, ma confortati dalla presenza di un parcheggio per passeggini nella zona imbarchi, decidiamo di salire su uno dei tanti battelli che dal lato sud si dirigono verso la cascata. Ovviamente non vogliamo esagerare e scegliamo quello che fa il percorso più breve, ma i cinque minuti trascorsi a pochi metri dal getto d’acqua si rivelano come sempre adrenalinici. Ci bagniamo poco, ma ci divertiamo tanto.

Terminata la visita alle cascate del Reno, rientriamo in Germania e nella Foresta Nera, e ci dirigiamo verso il lago Schluchsee, dove trascorreremo l’ultima notte del nostra viaggio. Ma non c’è viaggio senza intoppo, ed in questo caso l’intoppo si materializza nelle (assai ampie) vesti di una donna bionda che ci rifiuta il check-in nell’albergo da me prenotato su Booking in quanto per policy non è ammessa la presenza di bambini. In effetti controllo la prenotazione e mi accorgo che nelle condizioni era espressa questa regola, per cui l’errore è tutto mio. Chiedo di fare un’eccezione, adducendo a pretesto la stanchezza di mio figlio, ma di fronte alla fermezza tutta teutonica della proprietaria, capisco di avere con la mia interlocutrice le stesse probabilità di successo che aveva avuto Tsipras con la Merkel nel chiedere la ristrutturazione del debito greco, per cui desisto presto e ripiego verso una più modesta richiesta di accesso alla rete wi-fi dell’albergo, per avere modo di trovare rapidamente un’alternativa via smartphone. L’unica struttura con camera libera in zona si chiama SeeHotel Hubertus, che ha il pregio di essere l’hotel con il punteggio più alto su Tripadvisor, ma il difetto di essere notevolmente caro. Considerata la stanchezza, ed il desiderio di avere assicurato al più presto un tetto sotto cui dormire, prenoto senza indugio e dopo soli cinque minuti d’auto ci troviamo su un altro versante del lago a stropicciarci gli occhi davanti a cotanta bellezza. L’hotel infatti è un piccolo castello sul lago e la magnifica camera a noi riservata gode di una vista indimenticabile. Proprio per questo decidiamo di cenare in hotel e di passare tutto il restante tempo in camera. Infatti tutto quello di cui avevamo bisogno a Schluchsee l’avevamo trovato in quel magnifico affaccio. Al tramonto il lago si tinge di blu, di rosso e di altre bellissime sfumature e tutte le foto scattate sono da cartolina. Uno spettacolo emozionante.

L’indomani, percorriamo gli ultimi 80 km che ci separano dall’Euroairport e dal volo di rientro verso Roma. In aereo al solo pensiero del tran tran quotidiano, del traffico, del lavoro e degli assurdi ritmi che la società impone, un brivido mi percorre tutta la schiena. Ma chiudendo gli occhi, rivedo il lago Schluchsee al tramonto dalla stanza di un castelletto, rivedo mio figlio che strepita agli spruzzi delle cascate del Reno e si stringe gioioso alla madre, rivedo gli scenari verdissimi di una solitaria strada di campagna della Foresta Nera, e mi accorgo di essere (momentaneamente) felice.



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