Los Roques e I. Margarita: qualche mito da sfatare

Leggo frequentemente i racconti di viaggio postati in questo sito, con particolare interesse quelli di Paesi da me visitati in un passato più o meno recente. Trovo sia un modo per mantenere vivo il ricordo di quanto vissuto, arricchendolo allo stesso tempo con impressioni talvolta diverse dalle mie. Rispetto al Venezuela e a Los Roques in...
Scritto da: fedina
los roques e i. margarita: qualche mito da sfatare
Partenza il: 20/11/2005
Ritorno il: 08/12/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Leggo frequentemente i racconti di viaggio postati in questo sito, con particolare interesse quelli di Paesi da me visitati in un passato più o meno recente. Trovo sia un modo per mantenere vivo il ricordo di quanto vissuto, arricchendolo allo stesso tempo con impressioni talvolta diverse dalle mie. Rispetto al Venezuela e a Los Roques in particolare, le mie impressioni ed i ricordi si discostano in parte da quella che sembra essere l’opinione generale. Anche se la nostra vacanza risale ormai al Dicembre del 2005, credo però che ci siano diversi miti da sfatare, precisando che si tratta sempre di opinioni personali, legate a quella esperienza, in quel particolare periodo. Abbiamo trascorso la prima settimana a Isla de Margarita, da noi avvicinata con qualche diffidenza a causa dei commenti letti e sentiti su questa località: isola molto sfruttata, confusione, cementificazione e quant’altro. In realtà si è trattato di una piacevole sorpresa, Isla Margarita è ormai uscita dai canonici circuiti del turismo internazionale per cui, complice anche la bassa stagione abbiamo trovato pochissima gente. Frequentemente si tratta di venezuelani che vengono qui a trascorrere il fine settimana attirati anche dalla possibilità di fare shopping detassato nei grandi centri commerciali. Dal punto di vista fiscale Isla Margarita credo che possa definirsi un porto franco. Alloggiavamo all’Hotel Flamenco sulla spiaggia di Playa el Agua, la struttura è semplice e molto colorata, la cucina non è il suo punto di forza, io riuscivo a mangiare comunque ma abbiamo visto più di un Italiano letteralmente disperato. La spiaggia è molto lunga è ombreggiata da palme, il mare è azzurro ma agitato da continui cavalloni spumosi.

L’isola può essere girata tranquillamente in autonomia, noi abbiamo conosciuto un simpaticissimo taxista abusivo che avrebbe potuto essere un personaggio di un film di Almodovar e che ci ha amabilmente intrattenuto con i suoi racconti di vita vissuta.

Le spiagge sono quasi deserte e diverse strutture alberghiere ormai abbandonate, come a Playa Manzanillo. Insomma, contrariamente a quanto credevo Isla Margarita si è rivelato un luogo tranquillo capace di offrire ancora un poco di autenticità anche se decadente, e di contatto con i venezuelani. Da Margarita siamo volati a Gran Roque via Caracas, perdendo un giorno intero fra i vari aeroporti e ben sapendo che esisteva il collegamento diretto fra le due isole. Questo punto è stato motivo di contestazione con l’agenzia italiana cui ci eravamo appoggiati, ma come si sa “chi fa se…Fa per tre”, ed infatti da allora tutti i nostri viaggi itineranti sono stati organizzati in autonomia.

Così abbiamo avuto modo di conoscere questo arcipelago composto da una quarantina di isole prevalentemente disabitate, parco nazionale che il governo venezuelano cerca di preservare con una rigida regolamentazione per quanto riguarda le costruzioni. Sul fronte rifiuti il parco è invece meno tutelato, si trovano nascosti un po’ dovunque sulle isole, ma su questo argomento gli Italiani hanno perso da tempo il diritto di parola.

Ho cercato di raccogliere i ricordi dei sette giorni trascorsi a Los Roques in questi punti.

· I colori della natura di questo arcipelago sono veramente unici, chi ha visto le nostre foto ci ha chiesto se fossero state ritoccate nei colori, nessun ritocco, alcuni scenari sono assolutamente eccezionali. Le sue spiagge, secondo una classifica inglese, sono fra le prime cinque tra le più belle del mondo.

· Non è vero che non piove mai. Nel mese di Dicembre, ci siamo persi con il barchino in mezzo al mare, poiché la pioggia scendeva talmente forte da non permettere la visibilità. La sera si camminava per le strade con l’acqua fino alle ginocchia ed il maltempo ci ha dato noia anche nei giorni seguenti.

· Per raggiungere le varie isole, non si parte mai prima delle 10.00 e si ritorna indietro intorno alle 16.00. Come è noto, questi corrispondono agli orari migliori in cui stare in spiaggia. E chi preferisce stare al sole nelle ore più salutari? Si attacca, oppure deve accontentarsi di Gran Roque, che non è proprio il luogo migliore per la balneazione.

· Sorrido quando leggo che qualcuno sceglie questa destinazione per andare all’avventura. Bene, le uscite in barca seguono itinerari fissi ed orari prestabiliti. Generalmente qualcuno dei marinai provvede a disporre le sedie e gli ombrelloni per voi e vi porta la “cava” con il pranzo e le bevande all’orario prestabilito. Nulla da dire, a me andava benissimo ma non chiamiamola avventura! · In barca, la navigazione a vista allora era la regola, i telefonini non avevano campo ed il marinaio era partito il mattino rollandosi una canna, se poi ci si perde tornando da Cayo de Agua (a un’ora di navigazione da Gran Roque) mentre sta facendo buio e finendo la benzina… In questo devo riconoscere che un po’ di avventura l’abbiamo avuta. La barca si chiamava Madrugada, subito ribattezzata mac’drugada, siete avvisati.

· Veniamo al mito del contatto con la gente del posto e la fiaba del villaggio di pescatori. Una volta era così, ora quasi tutte le Pousadas sono gestite da stranieri, fra i quali molti italiani. I loro dipendenti provengono dalla capitale o addirittura da Isla Margarita, che dopo essere uscita dai circuiti turistici più modaioli è caduta in disgrazia e chi lavorava lì ha dovuto cercare di sopravvivere altrove. La mattina venivo svegliata da conversazioni dallo spiccato accento milanese provenienti dalla strada su cui dava la finestra della nostra stanza. Los Roques si appresta a diventare la Sharm el Sheik dei Carabi.

· Nessun commento sui collegamenti aerei Caracas-Gran Roque, la tragedia di questo inverno purtroppo parla da sola. La Transaven, con cui anche noi abbiamo volato, era già nota come una delle peggiori compagnie del mondo.

· I turisti arrivano da tutto il mondo, noi siamo incappati spesso in yatcht colombiani che mandavano musica a palla, mentre i proprietari ballavano in acqua senza mai mollare la loro bottiglia di superalcolico. Non è mia intenzione fare del moralismo, ma semplicemente l’immagine non corrisponde alla mia idea di paradiso terrestre.

· Il confort degli alloggi e l’organizzazione in genere sono più che discreti, ma si pagano anche profumatamente. Soprattutto se facciamo il paragone con luoghi altrettanto idilliaci magari in estremo oriente. Abbiamo alloggiato come tutti del resto, in Posada. La Posada Tropicana era di dimensioni modeste (con 4 o 5 camere), l’ambiente è carino e c’era anche un bellissimo terrazzo. La cucina eccellente e quasi fin troppo ricercata per come siamo abituati noi. Non avevamo però l’acqua calda, questo particolare potrebbe sembrare secondario nelle calde giornate di sole, vi assicuro che non lo è dopo diverse ore passate su un barchino scoperto in mezzo al mare sotto una pioggia battente. Preciso che non sono a favore dell’impiego di energie non rinnovabili, anche se il Venezuela è ricchissimo di petrolio, basterebbe utilizzare l’energia solare o eolica. Il vento non manca mai su queste isole ed il sole quando c’è, scalda davvero molto. Insomma mi può anche stare bene lo doccia fredda nella guest house a 30 $ a notte, mi piacerebbe un bel pannello solare quando ne pago più di 100 a notte.

· La gentilezza e disponibilità dei venezuelani di Los Roques è stata probabilmente messa a dura prova dall’esplosione turistica che ha travolto questi luoghi. Sono riservati, poco amabili e talvolta palesemente scortesi. Un esempio su tutti: a causa di un improvviso temporale sulla spiaggia di Francisqui, alcuni turisti; fra i quali noi, si sono recati all’unico locale pubblico aperto sull’isola, con la esplicita intenzione di consumare e non di approfittare gratuitamente di un riparo. Per tutta risposta, il proprietario ha tirato una grossa catena sull’ingresso, negandoci la possibilità di entrare e lasciandoci sotto la pioggia. Forse avevano già lavorato abbastanza per quel giorno, ma credereste possibile un episodio simile in Thailandia? In conclusione, i colori del mare e del cielo di Los Roques sono assolutamente da sogno. I fondali, ad eccezione di qualche sito particolare (Boca di Sebastopol), non offrono moltissimo se confrontati con altre note destinazioni. L’atmosfera che si respira, è quella del villaggio all inclusive mascherato da villaggio di pescatori, ma almeno non ci sono gli animatori. Mi è pesata la scarsa libertà di spostamento individuale se non a costi notevoli, altrimenti si è costretti a muoversi in gruppo intruppati nelle uscite organizzate. Questa è stata la nostra esperienza, probabilmente inficiata dal fatto che il mare venezuelano è stato una soluzione di ripiego dell’ultimo momento; abituati alla spiritualità e alla gentilezza dell’oriente, nell’arcipelago caraibico ci siamo trovati un poco spiazzati.

Buon viaggio a tutti.

F & M.



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