Los Roques 2

Los Roques (Venezuela) – 26/04 al 4/05 2008 Costo medio giornaliero a persona: 82€ Questa quota include tutte le spese eccetto i voli: alloggio, vitto, nolo barche, 1 immersione, consumazioni bar, pranzi sulle isole, tasse ingresso parco, acquisti supermercato, no souvenir perché non ne prendiamo mai. Cambio: al cambio non ufficiale,...
Scritto da: Tommix
los roques 2
Partenza il: 25/04/2008
Ritorno il: 04/05/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 2000 €
Los Roques (Venezuela) – 26/04 al 4/05 2008 Costo medio giornaliero a persona: 82€ Questa quota include tutte le spese eccetto i voli: alloggio, vitto, nolo barche, 1 immersione, consumazioni bar, pranzi sulle isole, tasse ingresso parco, acquisti supermercato, no souvenir perché non ne prendiamo mai. Cambio: al cambio non ufficiale, offerto un po’ dovunque aeroporto incluso, si riesce ad arrivare a cambiare a 4.8 Bolivars per 1€. A 4.5 ci si arriva senza troppi problemi di contrattazione. Quello praticato dalle banche, alla data, era di 3.3. Alcuni italiani, che si trovavano a Caracas per lavoro, ci hanno detto di essere riusciti a cambiare anche a 5. Arriviamo venerdì 25 aprile con arrivo all’aeroporto di Caracas alle 16:30 con volo Alitalia da Roma, purtroppo quello diretto da Milano era stato cancellato giusto qualche mese prima. A quest’ora del pomeriggio non ci sono più voli per l’arcipelago. E’ necessario passare una notte a Caracas o meglio, per evitare lunghi tempi di percorrenza, nei dintorni dell’aeroporto. Noi ci siamo affidati ad un agenzia locale, contattata e prenotata dall’Italia, che ha mandato un incaricato a prelevarci alla gate di arrivo evitandoci cosi di districarci tra i vari personaggi, più o meno affidabili, che attendono i turisti per proporre i loro servizi. Meta del nostro trasferimento è la posada “il Prezzano” a circa 5Km in linea d’aria all’aeroporto e a poca distanza dalla costa. Il primo impatto con la posada, e la zona in cui è situata, è stato abbastanza scioccante. Ma in fin dei conti ci dobbiamo stare solo una notte. L’importante è avere un letto e un tetto dove riposare. L’ingresso, chiuso la notte dalla solita, e solida, grata in ferro dà su un piccolo corridoio che porta alla reception composta da un piccolo tavolino e null’altro! Il primo piano era in ristrutturazione, o forse iniziato e mai finito. Per un attimo ci siamo spaventati pensando che le nostre camere fossero li. Saliamo invece al secondo dove la situazione è decisamente migliore. Le camere sono spartane ma pulite; adeguate allo scopo di passare la notte del transito. Peccato manchi l’acqua calda. Non c’è problema, salto la doccia. Meglio al gusto “de omo selvaggio”, che congelato. Purtroppo la notte non sarà una tranquilla notte di riposo. In strada c’è un via vai di persone che brindano e ballano con la musica a palla che esce dagli stereo dei vari automezzi parcheggiati. Per non parlare delle urla che ad un certo punto, e con un po’ di spavento, abbiamo udito nei corridoi. Probabilmente solo gente del posto che prendeva possesso delle loro camere. Paese che vai usanze che trovi! Qualcuno del gruppo che, come il sottoscritto, non soffre il fuso orario ma la fame, decide di cenare al ristorante della stessa proprietà della posada. Decisione forzata perché in quella zona non ci sono alternative se non spostarsi con un taxi. Mangiamo del buon pollo, patate e avocado. Il menu offriva anche pesce ma, vista la scarsa affluenza di commensali, abbiamo avuto qualche dubbio sulla freschezza. La prima sorpresa del Venezuela è arrivata con il conto, non siamo a livelli italiani ma nemmeno alla convenienza dei paesi orientali. Mi ero fatto l’idea che il Venezuela fosse più a buon mercato, ma anche i giorni successivi a Los Roques ho avuto la conferma che cosi non è. La mattina successiva, alle 6:00, complice il fuso orario e il non aver praticamente dormito, eravamo fuori dalla posada in attesa che aprisse l’unico bar/super – mercatino dove poter far colazione. Finalmente alle 6:30 le possenti griglie di protezione si sono aperte e, zizzagando tra bottiglie e lattine di birra, residui dei festeggiamenti rumorosi della notte precedente, riusciamo a prendere delle simil brioche, buone, e un ottimo caffè fatto con una macchina espresso italiana. Terminata la colazione ci ritroviamo con la nostra guida che, con i tipici veicoli scassati e fumanti, ci riporta all’aeroporto dove ci attende il volo per Los Roques. L’aereo che ci porta all’arcipelago è un vecchio ma solido, scaramantica convinzione nostra, quadrielica della Aerotuy LTA. E’ il velivolo più grosso che atterra sulla pista di Gran Roque. Lo vedremo spesso nei giorni successivi. Fa più volte al giorno la spola tra il continente e l’arcipelago. L’aeroporto di arrivo è nulla più che una corta pista asfaltata, l’unico asfalto di tutta l’isola di Gran Roque e dell’arcipelago, con una torre di controllo montata sopra un camion e un gabbiotto adibito a ufficio controllo passaporti. Passate le formalità troviamo ad attenderci un ragazzo con il cartello Posada Eva, che avevamo prenoto dall’Italia, per portarci ai nostri alloggi.

Sull’isola non ci sono alberghi, solo posade. Alcune molto carine lussuose e care, altre, come la nostra molto spartane ma ad un prezzo più conveniente. La mia opinione è che un alloggio di lusso serve per gratificarti se sei in un posto brutto, ma qui il paradiso è fuori! Posada Eva si trova alla fine del paese, se cosi possiamo chiamarlo, di Gran Roque; direttamente sulla spiaggia a ridosso del gazebo dei pescatori locali. Il primo impatto non è stato fonte di grande euforia. Lungo uno spazioso corridoio si affacciano 5 camere. Abbiamo scoperto successivamente che le più carine sono quelle sulla sinistra che hanno la zanzariera sopra il letto, ma al nostro arrivo erano già prese. Il nostro “alloggio” era composto da un camera da letto minuta, e senza finestre, con annesso un piccolo bagno separato solo da una tenda di plastica. Per chi necessità di privacy, in certi momenti, non è certo il massimo. Ma fortunatamente la vita scorre all’esterno delle camere: due passi in spiaggia o semplicemente seduti ai deliziosi tavolini esterni, sotto l’ombra degli alberi, leggendo un libro mentre si ammirano le evoluzioni dei pellicani. Già al secondo giorno ci eravamo abituati alla nostra piccola cameretta, anche perché a parte dormire, non l’abbiamo mai utilizzata. . L’isola di Gran Roque non offre spiagge balneabili, ma è punto di partenza obbligato per le escursioni giornaliere alla altre isole dell’arcipelago le cui dimensioni sono circa 38 x 27 Km. L’isola più vicina la si raggiunge in 7 minuti di barca mentre la più lontana in circa 1 ora. Per i tragitti in barca io vi consiglio di portarvi sempre un giubbotto leggero, ma impermeabile e anti-vento, che in quella zona soffia sempre. Vi servirà a proteggervi dagli inevitabili spruzzi creati dai salti tra le onde nei tratti di mare aperto. Spesso alte anche più di 1 metro. Se arriva un acquazzone improvviso benedirete l’averlo portato e gli altri viaggiatori vi guarderanno con invidia mentre si inzuppano e gelano per il vento. Le coperture centrali dei battelli coprono solo dal sole. Le isole: tutte molto belle, quelle che abbiamo visto, ma selvagge ! Non c’è nulla se non, in alcune, un ristorantino. Le barche che portano i turisti provvedono anche a fornire, al momento dello sbarco, ombrelloni e sedie e, se lo avete ordinato, il contenitore frigo con le provviste. Il mio consiglio è di fare più isole in una giornata o unire un giro per snorkeling/immersione. Stare dalle 10:00 alle 18:00 su una spiaggia, per quanto stupenda, può essere troppo. Considerate che siete a 11 gradi sopra l’equatore. Li il sole martella alla grande. Esagerate con le creme protettive, vi abbronzerete lo stesso ma almeno senza rovinarvi la vacanza a causa delle scottature. I ristorantini sulle isole, dove presenti, sono molto spartani ma deliziosi. Dal 1 ottobre al 1 maggio è possibile mangiare l’aragosta, a volte solo quella, alla piastra o bollita (scelta che io consiglio sempre). Il costo è circa sui 20€ al chilo (considerando il cambio non ufficiale di 1 a 4.5). Vita sull’isola di Gran Roque. Come già detto, non ci sono strade asfaltate, l’unica è la pista dell’aeroporto. Il resto è tutta sabbia. Se avete un po’ di callo sotto i piedi potete fare anche a meno delle ciabatte. Io in una settimana ho usato solo un paio di pantaloncini e, a volte, una maglietta. Non portatevi abbigliamento da serata di gala pensando di trovare un ambiente tipo villaggio Valtur! Il paese è composto da 4 vie parallele. Ci trovate dei supermercatini che vendono più o meno le stesse cose. Informazione essenziale: l’unico che ha la Nutella si trova nella vietta che dalla piazza (l’unica) va verso il mare. C’è un internet point, non provato, per chi ha bisogno del mondo virtuale anche in uno reale di simile bellezza! Un panettiere, che fa anche delle ottime frittelle fritte ripiene di formaggio, pollo o carne. Non preoccupatevi, lontani dallo stress, dal lavoro e dal grigio dell’asfalto della tangenziale le digerite più facilmente della pastina in brodo che vi danno in clinica. Un altro posto dove le potete trovare è il piccolo baracchino in legno vicino alla scuola del paese.

Gran Roque offre anche due alture servite da comodi sentieri da cui potete godere la vista dell’isola e di quelle vicine.

Sono un ottima meta se la mattina uscite a fare jogging. L’anello intorno all’abitato lo percorrete, di corsa, in 15 minuti. Il sole sorge prima delle 6:00 e tramonta verso le 18:00. Siamo all’equatore qui giorno e notte sono di uguale durata. Per vedere l’alba dovete essere sulla cima verso le 5:40. Una cima ospita una vecchia torre del faro in disuso e l’altra una croce. Non pensate che essere in piedi alle 5:30 sia poi cosi difficile. La vita sull’isola è molto spartana semplice e regolata dalla luce solare, non è difficile essere già a letto alle 21:30.

Lungo la spiaggia, in prossimità dell’aeroporto, ci sono due simpatici bar dove sorseggiare un drink sulla spiaggia seduti su un cuscino o una poltroncina a pochi metri dal mare. Costo di un cocktail tipo Negroni, circa 4 euro.

Vitto. Noi avevamo la mezza pensione alla posada Eva e quindi non abbiamo mai avuto modo di provare le offerte dei pochi ristorantini presenti sull’isola. Il cibo preparato alla nostra posada era ottimo. Certo che se siete della categoria dei turisti da pastasciutta e bistecca alla milanese, questa meta non è per voi. La colazione la mattina era abbondante con molta frutta e delle frittelle calde (arepas) di farina di mais. Che io ovviamente, da nutella dipendente quale sono, farcivo ben bene prima di addentarle.

Avevamo caffè, tea, succo d’arancia, affettati, burro salato e marmellata. La sera sempre cena abbondante a base principalmente di “pescado” (il pesce pescato), zuppa, frittelle, verdure e/o riso e un dolce. Il tutto cucinato al momento e molto buono. Pur essendo essenziale, la sistemazione alla posada Eva non ci ha fatto mancare nulla e ci siamo trovati molto bene. Ha l’innegabile vantaggio di dare sul mare. Se potete fatevi dare una camera con la zanzariera sopra il letto, che per mia esperienza, è la miglior arma contro anche una singola zanzara. Io comunque di zanzare non ne ho viste e non mi hanno mai punto (sono indigesto mi dicono). Una nostra amica ha invece accusato un po’ di gibolli post puntura. Il problema è che ne bastano una o due in camera per rovinarti la notte.

Gite in barca. La vacanza a Los Roques non può prescindere dall’uso delle barche taxi per visitare ogni giorno una o più isole dell’arcipelago. Noi abbiamo usato la barca del proprietario della posada per raggiungere le isole vicine, mentre per quelle più lontane lui stesso ci ha prenotato una più “carrozzata” di cavalli per affrontare le onde del mare aperto. La barca che utilizzavamo era la Papagui che consiglio vivamente. Due potenti motori da 200CV l’uno (che per sulle saltare sulle onde servono tutti), sedili ottimamente imbottiti, musica e, molto importante, molto più spazio a disposizione per ogni passeggero rispetto ad altre barche che vedevamo partire.

Le isole, che noi abbiamo fatto sono: Francisqui, Madrizqui, Noronquises, Crasaqui, Augustin, Espenqui, Cayo de Agua. Tutte belle. Una menzione particolare all’isola Augustin dove si trova una piccolo locale in legno con una grossa pelle essicata di squalo appesa al soffitto. Alla nostra richiesta se era possibile mangiare qualcosa ci è stato risposto “certo, appena rientra mio padre che sta pescando”. Infatti, poco dopo abbiamo visto il pescatore sbarcare due secchi colmi di pesci ancora mezzi vivi e un barracuda. Il tutto pulito in spiaggia e sciacquato in mare. Non c’è disponibilità di acqua ne altre, almeno cosi era il giorno che ci abbiamo mangiato noi, ma il pesce era qualcosa di spettacolare. Vuoi la bellezza del posto, vuoi che era freschissimo. Non lo so. Ma so che è stato un pranzo favoloso su un tavolino in spiaggia in compagnia di due simpatici cani che si trovano un po’ dappertutto. Tutti innocui. Giudizio. Vacanza da fare e rifare!! Molto meglio di altre sistemazioni dei caraibi, se amate i posti ancora naturali e spartani. Se cercate l’animazione, il buffet etc etc lasciate perdere.



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