Gioielli veneti: Soave, Vicenza e Padova

Troppo spesso sentendo il nome Veneto si pensa solo a Venezia, eppure questa regione è ricca di città e borghi antichi tutti da scoprire
Scritto da: alvinktm
gioielli veneti: soave, vicenza e padova
Partenza il: 28/10/2016
Ritorno il: 29/10/2016
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
Del piccolo borgo di Soave spicca il castello scaligero sulla sommità di una collina, ben visibile dall’autostrada A4 Milano Venezia, che sovrasta le case dai tetti rossi e i floridi vigneti ricchi di grappoli d’uva dai quali si ricava l’omonimo e famoso vino.

Proprio da qui inizia la nostra breve fuga dalla routine di solo due giorni, eppure ricca di emozioni e posti nuovi da conoscere passo dopo passo, come siamo abituati a fare noi.

Il centro storico di Soave è circondato da alte mura che partono dalla fortezza e scendono lungo il ripido promontorio fino ad abbracciare le abitazioni costruite ai suoi piedi e addossate le une alle altre per proteggersi dall’inclemenza delle stagioni e, in passato, dai violenti invasori. Vale la pena camminare senza fretta per le strade lastricate e fermarsi a sorseggiare un bicchiere di vino, come aperitivo, in una delle diverse locande tipiche. Dopodiché si è pronti per affrontare la salita fino al castello.

Noi abbiamo scelto il sentiero a zig zag nel bosco, al termine del quale si attraversa una bella piantagione di ulivi. In alternativa un tracciato quasi verticale sale direttamente dal cuore del paese. Ovviamente il nostro piccolo Leonardo non ha fatto alcuna fatica e si è goduto l’ascesa comodamente seduto nel marsupio.

Il castello di Soave risale al X secolo e come ogni fortezza che si rispetti la sua lunga storia è stata segnata da continue guerre e diversi passaggi di proprietà. Per esempio i Visconti succedettero alla Signoria Scaligera nel 1387, la dinastia imperiale degli Asburgo subentrò ai veneziani nel 1500 e poi, al termine di una serie di sanguinosi scontri, il maniero tornò alla mercé della Repubblica di Venezia. In seguito conobbe un lungo periodo di abbandono, finché nel 1800 fu acquistato dalla famiglia Camuzzoni la quale tutt’oggi lo conserva con cura consentendone la visita delle sue diverse parti.

L’ingresso principale è munito di un ponte levatoio e si apre all’ombra della torre San Giorgio, ma l’entrata ai turisti è posizionata nella parte opposta, all’inizio di un ripido selciato. Tre cortili si susseguono ciascuno dopo una cinta muraria e, come fosse una matriosca, il mastio spunta da quello più interno e sicuro. Protetta dalle grosse pietre delle mura, impilate a secco le une sopra le altre, se ne sta la bella Casa del Capitano con la grande sala a pianterreno dal soffitto a crociera e le pareti adornate con armi e armature. Pregevole la stanza detta ‘Caminata’, per la presenza appunto di un grande camino, e la sala da pranzo con il candelabro in ferro battuto pendente dal soffitto. Inerpicandosi lungo le scale in sasso e proseguendo sui camminamenti si giunge finalmente in cima al mastio, guadagnandosi così un bellissimo panorama verso la Pianura Padana da un lato e sui Monti Lessini dall’altro. Particolari gli ambienti, se pur semplici e austeri, e incantevole la posizione: il castello di Soave è assolutamente da includere in una vacanza in Veneto (sito internet: http://www.castellodisoave.it/).

Un detto popolare dice ‘Venezia la bella e Padova sua sorella’. Ora, Venezia è unica al mondo, se pure diverse città europee si vantino di somigliarle, e quindi penso sia impossibile paragonarne la bellezza. La vicina Padova è parer mio un altro gioiello, tuttavia diverso dal capoluogo Veneto, anche se le architetture dei palazzi lo ricordano. E’ di certo più vivibile e i suoi cittadini ne vanno fieri, non è soltanto una città abitata, e sfruttata, dai turisti come purtroppo sta diventando Venezia.

Arriviamo a Padova di pomeriggio inoltrato e dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio dell’albergo, il Best Western Premier Hotel Galileo in Via Venezia, partiamo alla sua scoperta. Circa quindici minuti di piacevole passeggiata lungo le rive del fiume Piovego ci separano dall’inizio dell’enorme centro storico. Capiamo subito di trovarci in una città universitaria per eccellenza per via della moltitudine di studenti che invadono le strade, i baretti e affollano gli atri dei grandi padiglioni universitari. Padova è viva, giovane, dinamica e allegra.

Vista la bella giornata e la voglia di rilassarci, decidiamo di non chiuderci nei musei sebbene ce ne siano molti e di importanti. Preferiamo girare senza una meta precisa spingendo ormai l’onnipresente passeggino, percorrendo ogni vicolo del cuore cittadino e stupendoci per le tante abitazioni antiche che s’incontrano dopo ogni angolo o dietro a qualche portone. Senza nemmeno accorgerci sbuchiamo in uno slargo occupato dalle bancarelle, dai tanti tavolini esterni dei bar pieni di clienti e da un lungo edificio ornato dagli alti e larghi portici al pian terreno, dal bel loggiato al livello superiore e dal tetto simile alla carena rovesciata di una nave. Ci troviamo in Piazza della Frutta e quello che vediamo è il Palazzo della Ragione. Ne seguiamo il lato corto mantenendo alla nostra sinistra la Torre degli anziani e facciamo capolino in Piazza delle Erbe. Non la attraversiamo, ma saliamo la ripida scalinata del Palazzo della Ragione per raggiungerne il primo piano ed entrare nel Salone. Niente paura se all’improvviso vi sentite piccoli, perché in un ambiente talmente grande come questo è facile apparire insignificanti. Con i suoi 82 metri di lunghezza e i 27 di larghezza è infatti una fra le aule sospese coperte più ampie d’Europa. Costruito nel 1218 era un tempo la sede dei tribunali. Oggi ospita invece un grande cavallo di legno proveniente da una giostra medievale e la ‘pietra del vituperio’, ovvero la roccia sulla quale i debitori insolventi dovevano battere il nudo fondo schiena tre volte. Da questa punizione è nato il detto ‘restare in braghe di tela’. Ovviamente il Salone è stupendamente affrescato e i soggetti rappresentati sono i mesi, i segni zodiacali e i pianeti. Tutti insieme regalano un effetto meraviglioso (sito internet: http://padovacultura.padovanet.it/it/musei/palazzo-della-ragione).

Torniamo a camminare sui lastroni in sasso dell’esterno e arriviamo fino in Piazza Duomo, occupata su un lato dalla semplice facciata color ocra della Basilica di Santa Maria Assunta, con l’adiacente Battistero, e per il resto circondata da bassi edifici in stile veneziano.

Pochi passi ci dividono poi dall’elegante Piazza dei Signori, animata dal coro di alcuni ragazzi intenti a festeggiare la laurea e con essa il termine di una porzione di vita dedicata allo studio, alle speranze e alla prospettive per il futuro. Quanti bei ricordi, il ripensarci mi emoziona ancora.

Bando ai sentimentalismi e torniamo alla realtà. In Piazza dei Signori oltre agli aristocratici palazzi si distinguono la Loggia del Consiglio e la Colonna Marciana col leone sulla cima, ma sopra tutti spicca l’incantevole Torre dell’Orologio poggiante sull’arco di trionfo e impreziosita dall’orologio astronomico, uno dei primi costruiti in Italia.

Comincia a imbrunire e i nostri stomaci brontolano, così per la cena seguiamo il consiglio di un passante di mangiare al ristorante pizzeria Rossopomodoro in via Santa Lucia, proprio nel cuore di Padova e comodissimo da raggiungere a piedi. La scelta si è rivelata buona, servizio veloce e pizza gustosa se pure il prezzo un tantino elevato. Se siete in coppia di certo potete trovare di meglio ma noi, con un bimbo piccolo al seguito, abbiamo dovuto optare per una cena semplice e veloce (www.rossopomodoro.it/ristoranti/PADOVA/padova).

La mattina seguente la dedichiamo alla restante porzione di centro storico non ancora visitata. Ripercorriamo alcune delle vie conosciute il giorno precedente e ne calpestiamo delle inedite per giungere al grandioso Prato della Valle. Ammetto di non aver mai visto prima d’ora uno spazio simile, non a caso è annoverato fra le più grandi e suggestive piazze d’Europa. La verde isola Memmia centrale prende il nome dal Podestà che ne ordinò i lavori ed è circondata da un canale di forma ellittica, come il resto della piazza, abbellito da robusti basamenti e statue. Ci concediamo tutto il tempo per percorrerne i viali, ammirare la Basilica di Santa Giustina insieme ai palazzi circostanti e sederci a riposare al sole. Essere in vacanza significa anche questo, godersi la rilassatezza dello stare fuori casa senza dover guardare l’orologio e osservare, da seduti, le nuove bellezze intorno a noi.

Ultima tappa in Padova è la maestosa Basilica di San’Antonio in Piazza del Santo. L’esterno ci colpisce grazie ai suoi colori contrastanti: il bianco dei marmi applicati sulla grande facciata principale, l’oro della statua dell’angelo sul cupolone centrale di forma piramidale, il rossiccio dei muri e il grigio tendente al verdognolo delle otto cupole e dei due campanili gemelli. Se l’esterno non lascia certo indifferenti, l’interno è a mio parere ancora più incredibile. Le slanciate colonne, le meravigliose cappelle affrescate, le decorazioni e i bassorilievi, le statue, la magnificenza del presbiterio, l’autentico capolavoro della cappella del santo con i suoi altorilievi in marmo, sono solo alcuni degli elementi che regalano suggestioni forti e indimenticabili. Appena entrati non si sa dove guardare talmente sono le bellezze custodite nella Basilica e bisogna ripetere il percorso di visita almeno due volte per riuscire ad apprezzarle al meglio.

Meritano un giro anche il Chiostro del Noviziato e il Chiostro del Capitolo dai quali si godono degli scorci fascinosi sulla parte superiore della Basilica.

Chissà se il portoghese Fernando dei Buglioni, poi divenuto il semplice frate Antonio sempre caritatevole verso gli umili, i poveri e gli emarginati, avrebbe apprezzato così tanta magnificenza. Infondo questa monumentale costruzione sacra è a lui dedicata e le sue spoglie sono conservate nella Cappella delle Reliquie.

Salutiamo la Basilica e con essa Padova. Alla prossima, bella sorella di Venezia, un’altra città veneta ci attende.

Arriviamo a Vicenza nel primo pomeriggio, dopo nemmeno un’ora di macchina dalla sorella maggiore Padova. Lasciamo l’auto nel centralissimo parcheggio Canove e subito ci concediamo uno spuntino sfizioso in una pizzeria/focacceria take away all’angolo tra via Contrà delle Canove vecchie e Corso Andrea Palladio.

Il piccolo e prezioso scrigno del Teatro Olimpico, il teatro coperto più antico al mondo e inaugurato nel 1585, sorge a pochi passi da lì e attira i visitatori come le api al miele. Varcandone l’ingresso ne capiamo pure noi il motivo. Dalla ripida cavea, ovvero le gradinate dove si siedono gli spettatori, si rimane letteralmente a bocca aperta ammirando le scenografie dotate di un’impressionante visione prospettica, sebbene siano realizzate con materiali poveri come il legno e lo stucco. Grazie alla profondità regalata dalla prospettiva il palcoscenico appare molto più grande di quello che è in realtà e le antiche vie ricostruite sembrano lunghissime (sito internet: www.teatrolimpicovicenza.it).

L’artefice di questa meraviglia è il celebre architetto Andrea Palladio di cui il Veneto ne vanta i natali insieme alla realizzazione di numerosi palazzi e ville.

Molto interessante il museo a lui dedicato allestito nel Palazzo Barbarano in cui le sue più importanti creazioni prendono forma nei dettagliati plastici, anch’essi delle piccole opere d’arte. Davvero interessante la mostra ‘Jefferson e Palladio, come costruire un nuovo mondo’ dove si capisce quanto sia stato d’ispirazione l’italiano Palladio per le architetture degli Stati Uniti d’America grazie al loro terzo presidente, Jefferson, in carica dal 1801 al 1809. Egli è stato il padre della Dichiarazione d’Indipendenza, quindi un uomo pratico e logico, eppure era dotato di un animo intellettuale e artistico a tal punto da lasciarsi conquistare dalle idee del nostro grande architetto.

Gli ingressi al Teatro Olimpico e al Palladium Museum sono compresi nella conveniente museum card, da noi acquistata. Essa include l’acceso alla maggioranza dei musei vicentini, così ne approfittiamo per visitare la Pinacoteca Civica nel recentemente ristrutturato palazzo Chiericati, una dimora aristocratica risalente ai secoli XVI e XVII con le sale vivacizzate dai colori di meravigliosi dipinti. Per concludere il nostro tuffo nell’arte ci addentriamo negli ambienti barocchi di palazzo Leoni Montanari ospitante le Gallerie d’Italia, e quindi altre collezioni di quadri da poter contemplare.

Entrambe le esposizioni sono meritevoli e ben articolate ma noi abbiamo preferito quella della Pinacoteca, semplicemente per preferenze personali.

Dopo tutta questa cultura dobbiamo svagare il cervello passeggiando per i vicoli di Vicenza e osservando, stavolta dall’esterno, edifici e chiese segnalati sulla mappa cittadina. Curiosiamo nelle vetrine dei negozi e ci lasciamo tentare dalle prelibatezze dolci della pasticceria Venezia in Contrà Pescaria.

A un tratto sbuchiamo nell’elegante piazza dei Signori. Qui la Basilica Palladiana impone il suo splendore sull’intera piazza, sui molti turisti dalla testa girata all’insù intenti ad ammirarla e sugli abitanti di Vicenza che ormai abituati alle bellezze cittadine camminano frettolosi senza alzare lo sguardo, sulle altissime semicolonne della Loggia del Capitaniato e sui palazzi tinteggiati con tinte morbide dai piccoli balconcini. Per chi come noi la vede per la prima volta è impossibile non rimanerne affascinati, d’altronde è un monumento talmente importante da essere stato iscritto dall’Unesco fra i beni patrimonio dell’umanità. Sottoposta a un lungo intervento di restauro, ora appare nella sua completa bellezza con la copertura simile alla carena rovesciata di una nave (come il Palazzo della Ragione di Padova) e la doppia serie di logge in marmo bianco impreziosite dalle serliane, ovvero l’elemento architettonico che prevede ai lati dell’arco a tutto sesto due aperture realizzate con colonne e architrave (sito internet: www.museicivicivicenza.it/it/tbc/basilica_palladiana). E’ possibile visitare l’interno della Basilica ma a causa degli stranissimi orari di apertura vi abbiamo dovuto rinunciare.

Purtroppo la nostra due giorni in terra Veneta è già arrivata al termine e il rientro in Valtellina ci attende a malincuore. Persino il piccolo Leonardo sembra dispiaciuto di dover lasciare queste terre ricche di storia, arte, cultura e ovviamente di un’ottima cucina. Torneremo presto, magari solo per trascorrervi un altro week end quando ne sentiremo la nostalgia.

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Piazza dei Signori a Padova

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Prato della valle a Padova

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Piazza delle Erbe a Padova



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