Uzbekistan in due settimane

Alla scoperta del Lago d'Aral, delle città carovaniere e dei villaggi
Scritto da: Anna Caimi
uzbekistan in due settimane
Partenza il: 12/08/2014
Ritorno il: 26/08/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Anna e Simone, Viaggio in Uzbekistan dal 12 al 26 agosto 2014

RIASSUNTO DEL VIAGGIO

12 Agosto: Milano – Tashkent

13 Agosto: Tashkent – Nukus

14 Agosto: Nukus – Lago d’Aral

15 Agosto: Lago d’Aral – Nukus

16 Agosto: Nukus – Khiva

17 Agosto: Khiva – Bukhara

18 Agosto: Bukhara

19 Agosto: Bukhara

20 Agosto: Bukhara – Nurata

21 Agosto: Nurata – Sentiob

22 Agosto: Sentiob – Samarcanda

23 Agosto: Samarcanda

24 Agosto: Samarcanda

25 Agosto: Samarcanda – Tashkent

26 Agosto: Tashkent – Milano

COSTI DEI TRASPORTI (per due persone)

Tashkent – Nukus (aereo) 150 euro

Tour Lago Aral (compreso pasti, noleggio tenda) 400 euro

Nukus – Khiva (taxi) 50.000 sum

Khiva – Urgench (taxi) 39,000 sum

Urgench – Bukhara (aereo) 160 euro

Bukhara – Nurata (taxi) 90000 sum

Nurata – Sentiob (auto privata) 160000 sum

Sentiob – Samarcnda (auto privata) 130000 sum

Samarcanda – Tashkent (treno) 40 euro

PREZZI ALBERGHI (prezzi per la camera doppia)

Nukus – Jipekjoli 55 euro a notte compresa colazione

Khiva – Meros B&B 30 euro a notte compresa colazione

Bukhara – Rustam/Zuxro 50 euro a notte compresa colazione

Nurata – casa privata 40 euro a notte compresa colazione

Sentiob – casa privata 40 euro a notte compresa colazione

Samarcanda – Jahongir 35 euro a notte compresa colazione

Consigli di viaggio

Contrattare su tutto, qualsiasi prezzo proposto è gonfiato portare dollari da casa, accertandosi in banca che non siano troppo vecchi (difficile che vengano accettati), in quanto si possono cambiare e spendere con più facilità rispetto all’euro.

Girare in assoluta tranquillità per godersi al meglio il viaggio, mai riscontrato alcun pericolo fidarsi delle persone che si incontrano e non organizzare tutto da casa, spesso le cose e gli incontri che si fanno casualmente sono quelli che poi si rivelano più belli cercare dove possibile di uscire dai normali percorsi turistici

12 agosto 2014

Ci alziamo di buon mattino, con un po’ di agitazione per il viaggio che ci apprestiamo ad affrontare che almeno per me è il primo in assoluto al di fuori del vecchio continente. Abbiamo comunque il tempo per ultimare i nostri bagagli e per fare i controlli dei documenti, l’unica preoccupazione che rimane è relativa a come raggiungere domani Nukus, città dalla quale partirà il tour che abbiamo già organizzato verso il lago d’Aral, dato che dista 800 km da Tashkent e che la compagnia aerea che effettua il collegamento non ci ha dato disponibilità di posti. A mezzogiorno viene a prederci la sorella di Anna che ci lascia all’entrata del terminal 1 di Malpensa, si parte! Volo Milano – Mosca 3 h circa con due ore di fuso orario rispetto alla partenza Due ore circa di stop a Mosca Volo Mosca – Tashkent 3 h e mezza circa con un’ora di fuso orario rispetto alla partenza

13 agosto 2014

Alle 4 di notte siamo a Tashkent, in una notte piuttosto fresca. Adempiamo alle complicatissime formalità doganali, che consistono nel comilare un modulo in lingua uzbeka, sul quale occorre indicare dati personali, motivo del viaggio, oggetti che si hanno con sè etc etc. Fortunatamente ne esiste anche un’unica copia in inglese, che viene lasciata in consultazione, da cui è possibile capire quali informazioni sono richieste. Usciamo dall’aereporto e ci imbattiamo in una bellissima alba asiatica. Il programma è di andare all’aereporto dei voli nazionali e cercare di raggiungere con un volo interno, la città settentrionale di Nukus. La nostra guida dell’Asia Centrale dice che l’aereporto dovrebbe essere lì attaccato, ma polizia (militja) e tassisti (rigorosamente abusivi) parlano di 5-6 km e ci chiedono 10 dollari, che a Milano sarebbero anche accettabili, ma che qui ci paiono subito spropositati. Ne offriamo quindi 5 e loro accettano subito, capiremo poi che qui i soldi hanno un valore completamente diverso da come siamo abituati. Il tassista inizia a girare per trovare un compare che ci cambi un po’ di euro in moneta locale, ma è l’alba e la città ancora dorme; quindi dopo un po’ di giri davanti all’aereporto nazionale, ci facciamo lasciare all’entrata e andiamo alla ricerca del biglietto. Dopo i controlli di routine di bagali e documenti, che avvengono sempre all’entrata di aereporti e stazioni, ci dirigiamo verso la biglietteria dove ad accoglierci c’è la più classica delle donne sovietiche, che assolutamente non sorride e men che meno parla una parola di qualunque lingua che non sia russo. Dopo alcuni tentativi di parlare a gesti, la simpatica signora va a chiamare un collega poliglotta, che non parla inglese, ma che quantomeno capisce la nostra richiesta a gesti e ci mima che ci sono due posti liberi sull’aereo che parte alle 12,30 per Nukus. Perfetto, paghiamo i nostri biglietti ed usciamo dall’aereoporto dove ad attenderci, c’è un ragazzo che ci fa salire sul suo taxi e si offre di farci un po’ da guida per la città, che sicuramente non potremo visitare, avendo solo poche ore, ma che quantomeno sarà possibile assaporare. Da subito ci porta da un amico cambiavaluta, che capiremo poi è una delle principali attività svolte dalle persone nei luoghi minimamente turistici. Il nostro stupore è che ci viene offerto un cambio di gran luga superiore a quello che avevamo visto essere quello ufficiale; scopriremo che in effetti non c’è assolutamente corrispondenza tra il cambio che viene effettuato dalle banche e quello che invece è contrattato dalla gente sul posto. Lo stupore poi aumenta, quando l’amico ci consegna quasi 200 banconate in cambio di 50 euro, infatti il massimo taglio delle banconate è di 1000 sum che corrispondono a circa 30 centesimi di euro. Scopriremo poi in futuro, quante cose è possibile fare qua con 50 euro. L’amico tassista ci porta quindi a fare colazione in una caffetteria di un suo amico, già brulicante di persone in piena attività. Decidiamo però che girare così con gli occhi gonfi dal sonno non è il massimo per il primo giorno di vacaza e quindi ci facciamo lasciare all’entrata del Parco Navoi (il parco più grande della città dedicato al più importante poeta uzbeko). Giriamo un po’ a caso per il parco, che sembra proprio una struttura rimasta all’epoca socialista e poi ci buttiamo su un prato per un’oretta di sonno. Alle 10 ci rialziamo un po’ sconvolti e sudati per la temperatura che inizia ad essere torrida e ci dirigiamo verso l’aereoporto. Durante il cammino incontriamo due signori anziani che hanno voglia di chiacchierare e cercano con le loro quattro parole di inglese di instaurare una conversazione, ma capiamo solo che ci hanno preso per studenti e che dell’Italia conoscono Venezia e Roma. Prendiamo quindi un autobus, al costo di 1000 sum, in direzione aereoporto. Ora il clima è rovente e il vento caldo che spira peggiora la situazione, la sensazione è quella di essere dentro ad un forno ventilato. Nell’attesa dell’aereo ci prendiamo un caffè e una bottiglietta d’acqua che entrambi costano 1000 sum, ci viene il sospetto che tutto qui per convenzione costi 1000 sum. Volo Tashkent – Nukus 1 h e 40 minuti partenza 12:30 arrivo 14:10. Voliamo con la Uzbekistan Airwais, che sembra di categoria più elevata rispetto alla russa Aerflot, anche se a dire il vero, data la nottata insonne, ci addormentiamo prima del decollo e ci svegliamo ad atterraggio effettuato. All’aereoporto di Nukus, a parte noi, c’è solo un altro straniero, un signore anglossassone che viaggia in solitario.

Usciti dall’aereoporto prendiamo un taxi che ci porta all’albergo già prenotato da casa e che peraltro è anche l’unico in città. Fatta una veloce doccia affrontiamo il forno, qui il clima è davvero caldo e secco, tutto in linea con il clima depresso e austero che si percepisce nel girare la città. Entriamo nel Savisky Museum, unica attrattiva della città, che come già anticipato sulla guida, è un accatastamento infinito di opere russe, esposte in modo confuso e poco segnalato, che sicuramente rendono la visita poco agevole, soprattutto per chi non ha una grande competenza in materia di storia e di arte russa. Sulla via del ritorno, cerchiamo un posto dove bere qualcosa e percepiamo che esiste un’unica via in cui vi è vita sociale, dove siamo attrati da una birreria all’aperto che serve birra alla spina mista acqua, a profusione e a chiunque, anche a bimbi sotto il metro. Evitiamo, almeno il primo giorno di bere acqua alla spina e andiamo in un esclusivo locale chiamato San-Tropez. I ragazzi del locale, che probabilmente non vedono turisti da anni, ci trattano con grande rispetto e ci portano nella sala grande e climatizzata al piano inferiore. Qui vi è un allestimento davvero kitsch messo in piedi per una festa di compleanno che dovrà svolgersi in serata.. I ragazzi ci offrono moltissime pietanze, e alla fine siamo costretti a prendere il plov (piatto nazionale uzbeko) e ovviamente un paio di birrette. Usciamo dal locale quando inizia la festa e attaccano con musica dance russa a livello esagerato. Andiamo in albergo a dormire, per recuperare qualche ora di sonno in vista della sveglia all’alba di domani

14 agosto 2014

Sveglia alle 6,30, abbondante colazione e partenza per un’escursione che abbiamo organizzato dall’Italia e che ci porterà a vedere l’attuale sponda del Lago d’Aral, per poi fermarci al ritorno a Monyaq, città-cimitero di imbarcazioni. Il Lago d’Aral si è (o meglio è stato) ritirato negli ultimi 40/50 anni di circa 200 km, lasciando un deserto e un chiaro esempio di esperimento non proprio riuscito da parte degli scienziati dell’urss. Fuori dall’albergo ci sono tre jeep ad attenderci, una per noi due, una per una coppia di ragazzi francesi e una per Jacqueline, che nel proseguio sarà soprannominata Jacqueline Kennedy. Le guide-autisti, sono tre simpatici personaggi, che riescono a connubiare simpatia e grande professionalità alla guida delle loro jeep che seppur datate, sono molto efficienti. L’escursione prevede alcune tappe prestabilite, dapprima infatti ci fermiamo a visitare un cimitero musulmano, quindi un castello nel deserto (kola), per poi fermarci a pranzare in un ristorante da cerimonia uzbeko, dove incappiamo nei preparativi di un matrimonio. Da qui in poi il paesaggio si fa sempre più brullo e il traffico sempre meno intenso per poi scomparire del tutto finanto che non entriamo effettivamente in una zona desertica, dove piste nella sabbia fanno posto alle strade asfalto, Anche in questo lungo tratto desertico ci sono dei siti, rimasti ancora vivi, in cui fermarsi, quali un ex gulag in cui avveniva la lavorazione del pesce (questo ci ricorda che qui una volta era una zona lacustre) e in cui adesso vivono/sopravvivono ancora due persone e un cane che non capiamo bene, cosa ci facciano li, dato che fuori ci saranno almeno 40 gradi e non c’è ombra di attività lavorativa alcuna. Poi ci imbattiamo in una pista di atterraggio che serve un piccolo villaggio in cui vivono gli addetti della locale industria di estrazione di gas e il pensiero di vivere in posto come quello, ci fa venire i brividi. Il percorso dura ancora un paio di ore in mezzo al deserto fintanto che non arriviamo su di un altopiano da cui si vede il tanto agognato Lago d’Aral o meglio quel poco che ne è rimasto. Scendiamo sino alla spiaggia e tolti maglietta e pantaloni ci immergiamo, in un’acqua molto salata, camminado su un fondale di fango talmente molle che si affonda fino al ginocchio. Poi dopo una sciacquata con un’artigianale doccia (in punta di piedi su un sasso). Al calare del sole le guide preparano il campo sull’altopiano, tende canadesi e fuoco per la cena. Quindi dopo una buona cena e un paio di sorsi di vodka, portata dalla guida russa, ci apprestiamo alla notte. Cielo splendido, stellata mai vista, un’atmosfera lunare e un vento gelido che spira dal lago.

15 agosto 2014

Un clackson ci sveglia verso le 5 e ammiriamo il sole sorgere direttamente dal lago. Facciamo colazione sempre sdraiati su dei bellissimi tappeti che hanno portato le guide e quindi partiamo alla volta di Monyaq. Sulla strada del ci fermiamo per un paio di brevi escursioni in un antico cmitero (occorre sempre tener presente che qui fino a pochi anni si era in riva al lago e quindi c’era una vita movimentata) e ad un canyon. Quindi inizia la discesa verso quello che era il fondo del lago. Tutta la zona è completamente desertica e per 200 km sfrecciamo nella sabbia, è davvero difficile immaginare che 40 anni fa questo era il fondale di un lago. Arriviamo ad un primo insediamento abitato, un piccolo villaggio di lavoratori di un’industria di estrazione e quindi giungiamo dopo circa 3 ore a Monyaq, una volta porto lacustre e ora città da film western. Il deserto, le barche arenate nella sabbia, il caldo torrido e un’ aria pesante rendono il luogo spettrale e inquietante. Ci dirigiamo in un museo in cui è spiegato il disastro ecologico-faunistico etc etc che è stato consumato. Da apprezzare l’obbiettività. Quindi rientro a Nukus, dove ceniamo in un bar frequentato solo da locali, a suon di kepap, birra e vodka.

16 agosto

Ci accordiamo con il ragazzo della reception per prendere un taxi per andare a Khiva. Alle 9 si presenta un tassista già carico di altre due persone, con cui divideremo il viaggio fino a Khiva, circa 4 ore di viaggio. La partenza non è delle migliori, l’auto si spegne praticamente ad ogni semaforo e il tassista deve armeggiare con il rame in continuazione per sistemare un fusibile che non vuol saperne di fare il suo lavoro. Presa l’autostrada però si recupera tutto il tempo perduto e sfrecciando a 140 km si arriva ad Urgench, tra una chiacchiera con i compagni di viaggio e una masticata di tabacco. I nostri compagni scendono qui mentre noi dopo vari litigi con il conducente prendiamo un altro taxi di un suo compare che ci porti sino a Khiva. Qui alloggiamo in fantastico B&B nel centro della città dove ci viene data una camera con balcone direttamente sulle mure antiche ancora in fango.. Arrivati stiamo un po’ con due amici che troviamo li quasi per caso e ci scambiamo le esperienze di viaggio fino ad ora, loro stanno facendo il medesimo giro ma nell’altro verso e quindi hanno visto la parte che ancora dovremo visitare. Dopo un momento di relax inizio la visita di quella che è praticamente una città-museo. Il pomeriggio non è sicuramente il miglior momento per visitare la città, il sole è caldissimo e la luce troppo forte per fare le foto. Fuori dal circuito prettamente turistico, ci immergiamo però in viette strette e pedonali in cui abbiamo la possibilità di vedere il vero modo di vivere delle persone, dalla sinora che fa il pane in particolare forno in fango, ai bambini che dormono all’aperto su particolari letti-tavolo tuttofare. Dopo una cena con vista mozzafiato sulla città dal terrazzo dell’albergo, facciamo una passeggiata notturna dove ammiriamo dei colori completamente diversi rispetto a quelli diurni. Decidiamo per una visita di prima mattina per vedere i colori dell’alba, quindi a dormire perchè ci si sveglia alle 5.

17 agosto 2014

Girare alla mattina presto, con le vie ancora deserte è magnifico e l’alba riflette una luce particolare sulle piastrelle di ceramica installate in gran numero sulle antiche costruzioni.. Dopo la passegguata mattutina facciamo colazione e quindi ci buttiamo nello shopping più sfrenato. Siamo alla ricerca di un suzani, l’arazzo tipico dell’artigianato locale e qui capiamo qcosa vuol dire contrattare.Un’arte che consiste nel partire con cifre assurde per poi arrivare, dopo estenuanti ore di chiacchiere, the’, sigarette, alla cifra che ci si era prefissati dall’inizio e che molte volte coincide per entrambi. A Milano questa sarebbe una chiara perdita di tempo, qui è il sale della vendita. Vaghiamo ancora un po’ per i vicoli residenziali della città e quindi prendiamo un taxi che ci porti all’aereoporto di Urgench

Volo Urgench – Bukhara 1 h 21:10 – 22: 10. Alle 22:50 siamo già nel nostro B&B di Bukhara dove ci accoglie una mamì meravigliosa che ci dà una stanza enorme e ci indica dove possiamo andare per rinfocillarci

18 agosto 2014

Ci alziamo molto presto ed iniziamo a conoscere la città, dapprima visitando i siti più famosi e riportati sulle guide turistiche. Visitiamo la bellissima Kalta Minor (la più grande) e le principali madrasse di cui è costellata la città. Ovviamente in una città-mercato, la visita non può prescindere dallo shopping e quindi ci immergiamo nella confusione e nel colore dei vari bazar che vendono prodotti di ogni genere. Nel pomeriggio andiamo alla ricerca di qualche luogo un po’ più nascosto, come il quartiere ebraico, dove il rabbino ci inviata ad entrare nella sua piccola sinagoga e cerca di darci, in un linguaggio tutto personale, qualche informazione storica sul luogo di culto, prima di tentare la vendita di un cd di musica klezmer, La città è caratterizzata da un continuo susseguirsi di medresse, moschee, bazar e caravanserragli e risulta impossibile visitarli tutti. La giornata finisce con una birra fresca accanto alla fontana simbolo della città, ascoltando una band che propone musica tipica uzbeka, come Toto Cutugno, Ricchi e Poveri e Adriano Celentano.

19 Agosto 2014

Oggi decidiamo per fare un tour dei luoghi più cari al sufismo ed in particolare ci organizziamo per visitare il mausoleo di Nasqbandi e la adiacente necropoli. Entrambi i luoghi sono fuori città e quindi ci affidiamo ad un tassista che ci ha trovato la mami del B&B. Il giro ci tiene impegnati tutta la mattina e ci mostra alcuni luoghi in cui si sono svolti alcuni degli eventi più importanti della storia di questa religione e che sono oggi segnati da monumenti che hanno ora una funzione benaugurante per gli adepti. Rientrati in città, andiamo all’hamam che abbiamo prenotato il giorno prima. Il posto è tutto per noi, no donne uzbeke come dice la proprietaria. La struttura pare molto antica, si parla di 5 secoli circa, e nel completo silenzio e ancora più rilassante e suggestiva. Dopo il trattamento, partiamo alla ricerca del suzani, da portare con noi a casa. La contrattazione è lunghissima ed estenuante ed alla fine la spuntiamo entrambi, lui prende la una cifra che probabilmente è ben al di sopra del reale valore del prodotto, noi riusciamo ad abbassarlo ad un terzo del prezzo iniziale. Facciamo un ultimo e suggestivo giro notturno nella città e quindi rientriamo in albergo, domani ci aspetta un complicato viaggio fino a Nurata.

20 Agosto 2014

Sveglia alle 6,30. Fatta la solita abbondantissima colazione, prendiamo un taxi che ci porta fino alla stazione dei bus diretti a Samarcanda e Nurata. Qui il tassista ha già un socio che si offre di portarci sino a Nurata, e anche qui dopo un’ardua contrattazione sul prezzo, ci accordiamo e saliamo sulla macchina già carica di altri due passeggeri. A Navoi c’è un cambio taxi già tutto organizzato e in meno di tre ore siamo a Nurata che è un’oasi in mezzo al deserto ed è famosa per una fortezza di Alessandro Magno, ma è un buon punto di partenza per fare escursioni nei campi di jurte. La recettività è quindi limitata ad un unico alberghetto vista fortezza, che pare al momento gestito da due ragazzini, ben al i sotto dell’età lavorativa L’albergo è assolutamente trascurato ed in pessime condizioni, e quindi seppur ci venga offerto un prezzo veramente modesto decidiamo di cercare altrove. Appena fuori dall’albergo, ci intercetta un ragazzo, che a gesti ci fa capire che se abbiamo bisogno di un alloggio possiamo andare a casa sua. Arrivati lì, Bathoir ci fa conoscere tutti gli abitanti della casa che sono i suoi 4 figli, la sorella Julia con i suoi 6. Tutti insieme formano una piccola comunità ed ognuno ha un suo compito specifico, chi si occupa della cucina e oltre a preparare i pasti per la famiglia, prepara anche pietanze che poi vengono vendute al mercato locale, chi si occupa di cucire, e chi si occupa, come la bellissima bambina down, di tenere pulita casa e giardino. Solo i due più piccoli di casa non hanno impegni lavorativi e possono quindi godersi tranquillamente le vacanze scolastiche. Anche qui nessuno ovviamente parla una parola di inglese, ma ci si intende benissimo con i gesti e la giornata trascorre vivendo con loro e come loro, quindi dormendo su delle stuoie per terra, utilizzando una latrina e facendo la doccia con un mestolo. La sera non potendo uscire, in quanto Julia ci fa capire che c’è una sorta di coprifuoco non imposto, cioè la città è buia e di abitudine nessuno esce, rimaniamo nella stanza dell tv a discutere con bathoir di economia, religione e a lamentarsi dei rispettivi governi ladri. Si va quindi a dormire un po’ frastornati da tutti gli spunti ricevuti oggi che porteranno ad una notte di sogni strani e molto vividi.

21 Agosto 2014

Sveglia all’alba, abbondante colazione preparata dalla ragazza addetta alla cucina e quindi partenza con Bathoir e un suo amico proprietario di auto e quindi anche tassista, verso il lago Aydarkul, dove ci fermiamo su una spiaggia assolutamente deserta per un bagno rinfrescante. Rimessi i jeans addosso ripartiamo alla volta del villaggio di Sentiob, per un viaggio che dura circa un’ora e mezza. Sentiob è un borgo prettamente contadino, dove alcune famiglie hanno deciso di aprire le loro case a visitatori stranieri, con l’intento, oltre che di aver un secondo guadagno, anche di far conoscere com’è la vita, in un posto come questo, ancora senza acqua corrente. Arrivare a destinazione non è impresa così facile, perchè dalla strada principale si tratta di fare sei chilometri circa di sterrato non facile. Giunti a destinazione sistemiamo le nostre cose e quindi pranziamo tutti insieme, con una zuppa di verdure e carne di montone e quindi adagiati sui nostri cuscini, alla musulmuna maniera, chiacchieriamo o meglio ci proviamo, sorseggiando il thè. Una volta che l’autista e Bathoir ci hanno salutato per tornare a Nurata giriamo per il paese cercando di capire come si svolge la vita nel paese. Il momento più bello è sicuramente il tramonto, quando tutti i bambini vanno alla sorgente sul loro asinello per prendere l’acqua e in un silenzio, a cui sicuramente non si è abituati, si sentono solo le urla delle persone che comunicano tra loro. La sera dopo una cena che a base di plov, assistiamo ad una fantastica stellata e quindi andiamo a dormire.

22 agosto 2014

Ci alziamo all’alba nonostante la sveglia sia puntata alle 7, in quanto qui la vita inizia al canto del gallo. Dopo colazione il bimbo della famiglia, che ha 15 anni, ma che a dire il vero sembra molto più piccolo ci porta con il suo asinello a fare una passeggiata per il paese, durante la quale ci farà conoscere i punti più interessanti del villaggio, la casa della nonna, della zia, il bazar del paese etc etc. Quindi dopo una doccia obbligatoria perchè qui il caldo si fa sentire, in quanto ci saranno almeno 40 gradi, andiamo nel centro del villaggio dove sembra che si sia riunita tutta la comunità del paese e dei borghi vicini, in un’atmosfera che ricorda molto quella della festa dell’Albero degli Zoccoli. In realtà non si tratta di una festa come pensavamo noi, ma bensì di un comizio elettorale, al quale ci invitano anche a parlare. Rinunciamo all’arringa politica, un po’ improbabile in uzbeko e dopo l’ennesimo pasto sostanzioso saltiamo su un pulmino Daewoo (in Uzbekistan tutte le auto sono o Daewoo o Chevrolet) e partiamo per Jizzax. Il viaggio dura circa due ore, comprensivi anche di sosta lunghissima per il rifornimento di metano, e capiamo che tutti i tassisti giustificano il prezzo del trasporto con il caro petrolio, ma poi in realtà tutti vanno a metano. Il gentilissimo tassista e il ragazzo 15enne, che è venuto con noi, ci trovano un taxi condiviso che ci porti a Samarcanda. Qui il viaggio è più spedito e in un’oretta circa su di un’autostrada che praticamente passa a lato di un infinito mercato arriviamo a destinazione. Arrivati alle porte della città, trasbordiamo su un altro taxi che ci porta nella città vecchia dove abbiamo prenotato l’albergo. Lasciate le nostre cose in albergo, verso l’ora del tramonto usciamo per un primo giro della città. In questa parte della città si respira decisamente l’aria di un’altra epoca, ma d’improrovviso sbuchiamo nell’immensa piazza del Registan e qui l’atmosfera di stordimento davanti alla maestosità delle tre medresse illuminate che contornano la piazza, non può non colpire. Facciamo delle foto che paiono sfondi teatrali e quindi ci spostiamo fino al complesso di Bibi Kamun, ma ormai è buio e noi siamo stanchi e quindi chiudiamo la giornata con una cena leggera, se esiste qualcosa di leggero qui, e un’abbondante dormita.

23 agosto 2014

Prima di iniziare il giro della città dobbiamo preoccuparci del denaro, perchè i contanti sono finiti e abbiamo visto che carte di credito e bancomat non sono accettati praticamente da nessuno. Inoltre nella nazione non vi sono sportelli bancomat, se non, ci dicono, qualcuno a tashkent. Le due banche internazionali della città non hanno soldi distribuibili fino a sabato e quindi dobbiamo accontentarci dei pochi contanti rimasti e tramite giri dall’italia pagare albergo e treno con paypal. Prima tappa della visita è ovviamente il Registan, con le sue tre imponenti madresse, ognuna delle quali, nel cortile interno, ha una moschea che può contenere migliaia di fedeli. Le tre moschee provengono da diverse epoche in quanto volute da diversi regnanti, ma sono state tutte ristrutturate in modo impeccabile, dai sovietici nel XX secolo, quando conquistarono la regione. La seconda tappa è invece il mausoleo di BibiKanum, imponente struttura costruita per la moglie del grande capo-eroe-conquistatore del popolo uzbeko, ovvero Tamir, Tamerlano. La terza tappa del nostro tour è il viale dei mausolei. Entriamo dalla parte sbagliata, cioè da un antico cimitero musulmano, ed evitiamo anche di pagare il biglietto di ingresso. Il luogo, che consiste in un viale molto stretto, ai cui lati vi sono le cripte dei personaggi più illustri della nazione, è molto suggestivo. La quarta ed ultiam tappa è il Siob Bazar, che è il mercato principale di Samarcanda, molto colorato, chiassoso e vivace, ma al tempo stesso assolutamente ordinato. Proviamo anche ad addentrarci nella città vecchia attraverso uno dei pochi passaggi lasciati aperti nel muro eretto di recente per isolare questa parte della città, che confina proprio con la zona più turistica. La zona, che non sembra degradata, bensì molto antica e che forse con una ristrutturazione potrebbe diventare anche una zona molto turistica, consiste in un dedalo di viette, molte delle quali chiuse e spesso i bambini che incrociamo ci bloccano indicandoci che la strada non porta da nessuna parte. Presi un po’ dallo sconforto, troviamo un altro portone nel muro e rinunciamo. Rientriamo verso sera e fuori dall’albergo veniamo tampinati da un ragazzo che parla un po’ d’inglese e che insiste per farci andare a mangiare in un ottimo ristorante lì dietro l’angolo, dove ci riserverà un tavolo e ci porterà la birra dal supermarket, per risparmiare. In realtà il ristorante è la rosticceria di suo zio, e il tavolo riservato è anche l’unico tavolo, ma si mangia molto bene lo stesso. Facciamo un ultimo giro notturno fino alla tomba di Tamir e quindi andiamo a dormire .

24 agosto 2014

Sveglia alle 6 per andare a fotografare il Registan con le luci dell’alba. Al’ingresso del sito ancora chiuso, dando qualche sum di mancia agli annoiati poliziotti è possibile salire sul minareto dal quale fare delle bellissime foto della città. Dopo la solita abbondante colazione, andiamo alla scoperta del mausoleo del personaggio storico più importante per la nazione, ovvero Tamerlano. A dire il vero la struttura sembra modesta se paragonata a quelle viste ieri e soprattutto se rapportata alla grandezza del personaggio. Risulta però essere di grn lunga il luogo più turistico e per la prima volta da quando siamo partiti vediamo anche comitive di turisti italiani. Girovaghiamo anche per la parte nuova della città ed in particolare nel navoi park, molto esteso, che però forse complice anche la calda domenica risulta deserto. Sulla strada del ritorno, poco prima di arrivare davanti al Registan, ci fermiamo nella casa museo del poeta, nonchè ex presidente tagiko, Semin. Dopo una breve pausa in centro, prendiamo una strada che porta in direzione opposta rispetto ai circuiti maggiormente turistici e ci addentriamo in un quartiere polveroso e popolare per una camminata di circa mezz’ora fino a raggiungere il complesso di Ishrakmon, dove c’è un musoleo in rovina con abbozzati gli inizi di un lavoro di restauro. Il luogo è interessante perchè ci fa capire come dovevano essere le altre strutture, che orano appaiono in tutto loro splendore, quando sono state trovate dai sovietici conquistatori. onore per tanto ai russi, che forse non hanno fatto un lavoro perfetto, ma sicuramente di grande valore. Gironzoliamo ancora un po’ in questi quartieri popolari, assolutamente dignitosi e per nulla degradati, che sicuramente appaiono più affascinanti delle nostre moderne periferie. Qui veniamo fulminati da una suggestiva immagine, che potrebbe essere associata più di tutte a questa parte dell’asia, uno splendido tramonto sullo sfondo di queste vie affollatissime di gente, e in controluce una spessa polvere che si alza dalla strada. Rientro in albergo e quindi cena, in un ristorante consigliato dalla guida, il legham (piatto tipico locale) centre, dove stasera manca proprio il legham, delusione! Ogni tanto meglio diffidare delle guide, soprattutto se un po’ datate. Ultima passeggiata serale in una città molto animata, con l’ennesima festa di matrimonio, dalla quale viene sparata musica a volume pazzesco che si sente praticamente per tutta la città. Quindi albergo, sonno profondo e ancora sogni molto reali.

25 agosto 2014

Ci alziamo presto e andiamo subito all’Asaka Bank, per ritirare un po’ di contanti per affrontare gli ultimi giorni. Quindi ci dirigiamo alla stazione centrale di Samarcanda per prendere il treno veloce (3 ore e mezzo) che ci porterà alla capitale. Il treno è moderno e veloce, paragonabile ad un intercity italiano, ed in altri orari ci dicono che ci sarebbero anche treni più veloci di questo, che impiegherebbero 2 ore per il tragitto. Arrivati a Tashkent riusciamo a depositare i bagagli nel deposito della stazione, così da poter visitare la città senza ingombro. Decidiamo di spendere questa ultima giornata di viaggio e i nostri ultimi sum alla scoperta di questa città, che la guida descrive come molto grande, ma anche abbastanza anonima. Per prima cosa prendiamo un po’ di gettoni della metro, che essendo suddivisa su tre linee è molto comoda per spostarsi da una parte all’altra della città. Le fermate della metro sono molto belle, con decorazioni alle pareti diverse da fermata a fermata. Come prima tappa ci dirigiamo al Bazar Chorou, un enorme mercato, in parte coperto sotto una gigantesca cupola ed in parte all’aperto, dove vengono venduti, carne, frutta, spezie, dolciumi ed ogni altro genere alimentare e non. Quindi ci spostiamo in una vietta lì adiacente dove ci sono una serie di piccole botteghe artigianali. Nel tardo pomeriggio ci spostiamo quindi in quartiere più popolare, dove ceniamo in un ristorante frequentato esclusivamente da persone locali, dove le porzioni sono veramente impressionanti. Dopo l’abbondante cena ci rechiamo in piazza Amir Tamur, gigantesca piazza sovietica con tanto di albergone ormai in decadenza. Torniamo quindi in stazione dove ci riprendiamo i bagagli e quindi ci dirigiamo in aeroporto per il volo di rientro. Tashket – San Pietroburgo San Pietroburgo – Milano Casa!

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