Uzbekistan classico

Khiva e Samarcanda, le città della via della seta
Scritto da: Robert
uzbekistan classico
Partenza il: 05/09/2013
Ritorno il: 12/09/2013
Viaggiatori: due
Spesa: 2000 €
Il primo problema che avete quando scegliete il viaggio in Uzbekistan è spiegarlo agli altri, alla fatidica domanda di colleghi e conoscenti “dove vai in vacanza” alla vostra risposta vedrete in genere facce stupite e un po’ imbambolate, “Uz….che cosa?, dove si trova? Che cos’è? Cosa vai a fare?” in genere se una persona non sa neppure dove si trova il paese è fatica vana cercare di spiegare qualcosa sulla cultura del viaggio e sulla voglia di vedere posti diversi e un po’ fuori dagli schemi tradizionali. Decidiamo con la mia compagna Corina di partire con un tour organizzato dall’agenzia Meta Mondo.

L’Uzbekistan come tutto il territorio dell’Asia centrale si è trovato per secoli, e si trova tuttora, all’incrocio di tre grandi aree economico/culturali la Cina a est l’India a sud e il Medioriente-Europa a ovest questo ha fatto si che nelle sue strade e nelle sue città si sono incontrati (e scontrati) mercanti, viaggiatori, predicatori ed eserciti provenienti da un po’ tutto il mondo a partire dal quasi mitico Alessandro Magno fino alle moderne e tecnologiche armate dei nostri giorni. Questa varietà si ritrova nei lineamenti delle persone e nelle scritte in più alfabeti che caratterizzano le strade del paese. La cosiddetta “Via della Seta” il percorso commerciale via terra che collegava la Cina e il Mediterraneo e che è stata usata, tra periodi di declino e di rinascita, dal II secolo a.c. al XII d.c. attraversava in pieno il territorio dell’odierno Uzbekistan e portava ricchezza, lavoro e prosperità nelle città e nelle oasi. La rotta commerciale fu abbandonata con l’apertura delle vie marittime tra oriente e occidente, l’inaridimento del territorio peggiorò la situazione sparirono mercanti e carovaniere e molte oasi furono abbandonate completamente. Come è noto l’Uzbekistan nel secolo scorso è passato da essere un khanato indipendente al far parte prima dell’impero zarista e poi dell’Unione Sovietica per tornare poi indipendente quando nel 1991 l’Unione si è sfasciata. Si cerca di lanciare il paese come meta turistica internazionale e a questo fine sono stati fatti importanti investimenti in strutture alberghiere e di ristorazione ma certo ci sono ancora diversi punti carenti ed occorre sempre da parte del viaggiatore un certo spirito di adattamento, in compenso il turismo di massa non è ancora arrivato e questo permette di scoprire aspetti originali del paese.

Giovedì 05/09

Voliamo da Fiumicino a Tashkent in circa 6 ore con un Boeing 757 quasi vuoto. All’arrivo l’aeroporto è affollato c’è molta burocrazia per la dogana e il controllo dei documenti, ci sono tre ore di differenza in avanti e circa 10 gradi di temperatura in più rispetto all’Italia, abbiamo solo il tempo di andare in albergo e di provare la prima cena Uzbeka che si concluderà con l’offerta di un the verde. Scopriremo nei giorni seguenti che il the verde è la bevanda nazionale servita in tutte le occasioni e che spesso gli uzbekhi consumano per strada o sul lavoro, ad esempio gli autisti del nostro autobus ne avevano per abitudine una bottiglietta che sorseggiavano durante tutta la giornata.

Venerdì 06/09

Sveglia alle 05,00 torniamo in aeroporto per volare sulla città di Urgench e da qui proseguiamo in autobus per circa 30 km. fino ad arrivare a Khiva. Per molti secoli la città fu al centro di un fiorente mercato degli schiavi e questo la portò ad avere una temibile fama in tutta l’Asia centrale dove veniva ricordata per le carovane di merci umane e i terribili viaggi a cui erano sottoposti. Oggi circondata da frutteti e campi di cotone è una piacevolissima città con un compatto e affascinante centro storico circondato interamente da mura di mattoni di argilla alte dieci-dodici metri e su cui si aprono quattro porte. Nel centro storico sono tutelati dall’Unesco ben 54 monumenti, praticamente impossibile visitarli tutti, da segnalare la moschea Juma molto bella e dotata all’interno di una selva (la guida dice 218) di colonne di legno che la fanno assomigliare a una foresta, i palazzi reali di Kurnha Ark e di Tash Adri questo ultimo dotato di una bella moschea estiva (in pratica con tre lati aperti) e di un harem con un bellissimo cortile su cui si affacciano i balconi delle stanze dove abitavano le donne in attesa delle visite del loro padrone e sovrano, molto particolare il tozzo minareto di Kalta Minor completamente rivestito di piastrelle e maioliche. A Khiva entriamo in contatto per la prima volta con la curiosità della gente verso i turisti occidentali, molti ci chiedono di essere fotografati insieme, vogliono sapere da dove veniamo sono contenti di riuscire a scambiare quattro parole in inglese (qualcuno prova con il russo) con persone al di fuori del loro mondo. Per le strade molte bancarelle vendono dei particolari colbacchi con un gran pelo che sono una caratteristica di Khiva, questo ci ricorda che nonostante i 35 / 40 gradi di temperatura attuale dato il clima continentale e la relativa vicinanza con la Siberia quando è inverno in Uzbekhistan si raggiungono i 10 sottozero e qualche volta anche oltre.

Sabato 07/09

Una giornata di trasferimento, da Khiva partiamo per Bukhara sono 480 km. di una strada in cattive condizioni e occorrono circa 10 ore per percorrerla, la via si snoda in gran parte ai margini del grande fiume Amu Darja che segna il confine con il Turkmenistan tra paesaggi aridi e un po’ monotoni. Si attraversa il deserto di Kizilcum detto di sabbia rossa ma non aspettatevi di vedere colori diversi dalle altre sabbie, i nomi spesso sono immaginifici è un po’ come il Mar Nero o il Mar Rosso le cui acque non sono poi di colori tanto diversi dal nostro mite Mar Adriatico. Arrivati a Bukhara abbiamo la piacevole sorpresa di essere ospiti di un albergo appena al di fuori del centro storico e dotato di una grande terrazza, in cui ceniamo, e da cui si ammira quasi a portata di mano il panorama di tutta la città vecchia su cui spicca e svetta il minareto Kalon (grande) alto 41 metri e decorato con 14 fasce di piastrelle ognuna con un disegno diverso

Domenica 08/09

Visitiamo la città di Bukhara da sempre una delle più importanti dell’Asia centrale, era la capitale di uno dei due emirati in cui si divideva il territorio dell’Uzbekistan prima della conquista russa (l’altro era l’emirato di Samarcanda). Il centro della vita cittadina è la piazza Labi Hauz costruita nel 1620 attorno a una grande vasca rettangolare tuttora esistente e all’ombra di alcuni enormi gelsi secolari (uno secco). Attualmente nella piazza ci sono vari negozietti e un bar ristorante di elite per gli standard uzbekhi, da un lato la grande madrassa di Nadir Divambegi con la parete di ingresso a maioliche colorate, attorno alla piazza tre caratteristici bazar un tempo specializzati ognuno in un ramo commerciale oggi con negozi più che altro per turisti. I prezzi delle merci per chi arriva dall’Italia sono bassi, prodotti di seta, ceramiche decorate, copricapi possono costituire simpatici e convenienti acquisti. Più impegnativa la trattativa per i tappeti detti di “Bukhara” i prezzi sono comunque importanti e penso che occorra essere degli intenditori per capire se l’acquisto sia interessante o una “bufala” per turisti.

Molti i monumenti notevoli nel resto della città tra cui il complesso Poi-Kailan, la moschea Bobo-Hazuz, la fortezza di Ark antica cittadella reale con un ingresso imponente e visitabile all’interno. Davanti alla porta di questa fortezza nel giugno del 1842 furono decapitati due ufficiali inglesi il colonnello Stoddart e il capitano Connoly, condannati a morte con un pretesto (avevano salutato l’emiro senza scendere dal cavallo) facevano parte dei servizi segreti e si erano recati a Bukhara nell’ambito di una missione all’interno del cosiddetto “Grande gioco” la guerra fredda ante litteram che contrapponeva tra la metà del 1800 e l’inizio del 1900 l’impero inglese a quello russo in tutta l’area del Medio oriente e dell’Asia centrale. Il secondo in particolar modo era stato un grande viaggiatore ed esploratore via terra delle regioni asiatiche, dalla loro vicenda si è in parte ispirato lo scrittore Kipling per i suoi libri “L’uomo che volle farsi re” e “Kim”. Leggermente fuori dal centro storico il Char Minar una singolare costruzione che costituiva l’ingresso di una grande madrassa oggi scomparsa. Consta di un vano esagonale coperto da una cupola e con ai lati quattro piccoli minareti, il tutto dà un’impressione fiabesca e spettacolare

Lunedì 09/09

Partiamo per Shakrizabz, la città natale di Timur Lang (italianizzato in Tamerlano) cioè Timur lo zoppo. È l’eroe nazionale dell’Uzbekistan, non è noto se fosse zoppo per un incidente, per una ferita di guerra o per una malattia. Figlio di un capo di una tribù nomade nato nel 1336 riuscì ad unificare varie tribù turco-mongole di fede musulmana e proclamatosi discendente e erede di Gengiz Kan (che era vissuto circa duecento anni prima) conquistò un vasto impero che si estendeva dal Mar Caspio a tutta l’Asia Centrale e all’India, i suoi eserciti arrivarono fino ad Ankara e Smirne. Dopo la sua morte l’impero si frammentò ma restarono vaste influenze culturali e politiche in particolare in India dove i discendenti Moghul governarono fino all’arrivo degli europei nel XVII secolo islamizzando fortemente tutta l’India del nord. Tamerlano rappresenta in occidente un pazzo sanguinario perché spesso le sue conquiste portarono a massacri e deportazioni di intere popolazioni, in Uzbekistan è considerato un eroe nazionale e un padre della patria a cui sono dedicati grandiosi monumenti, specialmente dopo l’indipendenza la sua figura è stata presa e forse imposta dal nuovo regime come punto di riferimento per la nazione uzbekha . Si visita il palazzo di Ark Saray costruito e utilizzato da Tamerlano come residenza estiva ma di cui è rimasto poco alcuni frammenti dell’entrata che doveva essere gigantesca alta forse 40 metri, il mausoleo di Jahangir figlio di Tamerlano premorto al padre doveva contenere anche la tomba di Tamerlano stesso ma poi i suoi discendenti decisero invece di inumare il corpo del grande re nella città di Samarcanda da lui scelta come capitale dell’impero. Proseguiamo attraverso uno scenario di colline, vigneti e campi coltivati e in serata arriviamo a Samarcanda

Martedì 10/09

Visita di Samarcanda la mitica città una delle più antiche del mondo la cui posizione centrale lungo la Via della Seta ha garantito per secoli una grande prosperità. Samarcanda per lungo tempo fece parte dell’impero persiano, conquistata nel 392 a.c. da Alessandro Magno (conosciuto da queste parti come Iskander) insieme a tutta la regione passò poi all’impero Sasanide e quindi a quello arabo che portò il suo alfabeto e la religione islamica. Nel 1370 Tamerlano fece di Samarcanda la capitale del suo vasto regno portando la città al suo massimo splendore architettonico usando artisti e maestranze deportate dalla Siria, dalla Persia e dall’India. Purtroppo proprio oggi anche il primo ministro cinese, in visita ufficiale in Uzbekhistan, ha deciso di dedicare alcune ore al turismo ed è venuto a Samarcanda, strade chiuse e posti di blocco per la sua sicurezza hanno provocato alcuni intoppi al nostro programma comunque la valida guida dell’agenzia è riuscita più o meno con alcuni aggiustamenti a risolvere tutto. Per prima cosa visitiamo il complesso dello Sha-i Zinda, originariamente fu qui sepolto Qsam Abbas un cugino del profeta Maometto, uomo molto pio e ritenuto colui che ha portato l’islam nella regione, Tamerlano decise poi di costruire su questa collinetta le tombe monumentali di alcuni suoi familiari o persone a lui vicine, alcune sono vere opere d’arte decorate all’esterno e all’interno con piastrelle smaltate. Su di un’altra collina è interessante l’osservatorio astronomico di Ulug Beg un nipote di Tamerlano che governò il regno per quarant’anni e, appassionato di scienza, fece costruire questo imponente osservatorio, uno dei più antichi del mondo islamico, di cui restano alcune parti. Ai piedi dell’osservatorio un sito archeologico in fase di scavo cerca di riportare alla luce i resti della città di Marakanda, ovvero la Samarcanda dei tempi dei greci e di Alessandro Magno. La moschea di Bibi Khanum, dal nome della moglie cinese di Tamerlano, era la più grande del mondo islamico crollata in seguito ad un terremoto ne restano alcune parti importanti e comunque molto restaurate che danno un’idea dell’imponenza e della magnificenza che aveva l’edificio che, secondo i diari dei viaggiatori dell’epoca, era considerata il gioiello dell’impero timuride. Nelle vicinanze della moschea il bellissimo e coloratissimo bazar Siab è come un teatro pieno di cose, di merci, di genti diverse, di voci, colori e suoni ci si potrebbe perdere per ore ma il tempo è poco… finalmente arriviamo nella eccezionale piazza Registan con le imponenti madrasse ricoperte di ceramiche colorate che la contornano su tre lati. È uno splendido complesso architettonico su cui spiccano i colori verde, azzurro e oro delle decorazioni e dei mosaici di lapislazzuli una bellezza che lascia grandi impressioni. Infine si visita il mausoleo di Gur Emir, edificio meno grandioso rispetto ad altri è comunque decorato con iscrizioni a caratteri cufici e impreziosito da mattoni invetriati, nella cripta non visitabile in un enorme blocco di giada verde fatta venire apposta dall’India è la tomba di Tamerlano fatta costruire da Ulug Beg.

Mercoledì 11/09

Partenza in bus attraversiamo una vasta pianura per tornare a Tashkent, nel pomeriggio visita della capitale che appare sostanzialmente una città moderna e molto sovietizzata. Oltre due milioni di abitanti fanno di Tashkent non solo la più grande città dell’Uzbekistan ma nell’ex Unione Sovietica era la quarta dopo Mosca, Leningrado e Kiev. Lo sviluppo della Tashkent moderna inizia alla fine del 1800 con la costruzione della ferrovia transcaspiana, durante la seconda guerra mondiale una ulteriore spinta fu data dal trasferimento di molte fabbriche dalla Russia, minacciata dall’invasione nazista, verso Tashkent ritenuta più sicura militarmente e non raggiungibile dai bombardamenti tedeschi. Il 26 aprile del 1966 un devastante terremoto (7,5 scala Richter) distrusse quasi interamente la città, la successiva ricostruzione eseguita secondo il modello sovietico ha dato a Tashkent l’attuale aspetto con grandi viali principali e con il gigantismo di strade e piazze commemorative (molte hanno cambiato nome dopo l’indipendenza). La città è stata anche dotata di una metropolitana anche questa costruita in stile U.R.S.S.S. ricorda molto le analoghe di Mosca e San Pietroburgo. Solo una piccola parte della città vecchia è ancora caratterizzata dagli stretti vicoli, dalle stradine e dai piccoli giardini cinti da mura che ricordano la Tashkent uzbeka.

Giovedì 12/09

Ritorno a Roma con un aereo questa volta affollato, il viaggio ci ha lasciato forti sensazioni di un paese vivo, di persone vere ed ancora aperte alle semplici relazioni e curiosità che da noi si sono perse da molti anni. Sicuramente il turista ha comunque sempre un immagine molto ridotta del paese e della sua realtà, problemi per l’Uzbekhistan non mancano a cominciare dalla sempre aperta questione dell’integralismo islamico, alla identità stessa del paese visto che probabilmente non tutti si riconoscono nel nuovo stato (parte della popolazione non parla la lingua uzbeka. C’è poi il problema di come evolverà la situazione quando l’attuale presidente in carica dal 1991 per motivi anche solo anagrafici lascerà il potere. In questi giorni noi ci siamo sempre mossi in piena tranquillità e mai abbiamo avuto sensazioni di ostilità ma al contrario spesso di accoglienza genuina e sincera. A chi è interessato consigliamo a tutti di andare in questo Paese che spesso regala agli occidentali momenti e impressioni di un mondo veramente diverso e distante.



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