Uzbekistan: Samarcanda, Bukhara e Khiva

Abbiamo scelto questo viaggio quasi per caso, sfogliando un catalogo di viaggio sull’Asia Centrale. Non sapevamo quasi dell’esistenza dell’Uzbekistan, ma appena abbiamo visto le foto delle moschee e delle madrasse e abbiamo letto i nomi di città come Samarcanda e Bukhara c’è subito venuta alla mente la celebre “Via della Seta” con i...
Scritto da: nique
uzbekistan: samarcanda, bukhara e khiva
Partenza il: 18/10/2007
Ritorno il: 25/10/2007
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Abbiamo scelto questo viaggio quasi per caso, sfogliando un catalogo di viaggio sull’Asia Centrale. Non sapevamo quasi dell’esistenza dell’Uzbekistan, ma appena abbiamo visto le foto delle moschee e delle madrasse e abbiamo letto i nomi di città come Samarcanda e Bukhara c’è subito venuta alla mente la celebre “Via della Seta” con i suoi villaggi e caravanserragli. Una paese unico, meta da sempre di grandi viaggi, terra ambita dai conquistatori di ogni tempo, punto di incontro fra Oriente ed Occidente.

La stagione era perfetta, eravamo infatti a metà di ottobre e le previsioni parlavano di giornate soleggiate, cieli azzurri e temperature primaverili (almeno di giorno).

Decidiamo per un tour organizzato in quanto il turismo “indipendente” non è ancora molto sviluppato. Ma, nonostante le nostre reticenze iniziali, mai scelta fu più azzeccata. Il viaggio infatti è stato organizzato molto bene e la guida locale si è rilevata molto preparata ed è stata capace di farci cogliere al meglio l’essenza di questo paese così culturalmente eterogeneo. Unica nota dolente di questo viaggio sono gli alberghi e la cucina. Le camere sono spaziose ma arredate in modo abbastanza kitch e tetro. La pulizia è appena sufficiente e anche i bagni necessiterebbero di una buona ristrutturazione. La cucina locale è semplice con piatti a base di riso, zuppe con verdure e carne di manzo o pollo, involtini di carne accompagnati da piatti di verdure e da grandi pani rotondi morbidi. Le guide sconsigliano di mangiare frutta e verdura cruda quindi i pasti diventano abbastanza ripetitivi.

Ma tutto passa in secondo piano rispetto alle bellezze del paese e alla gentilezza di un popolo che sembra molto più aperto di noi sia socialmente che culturalmente. Forse perché hanno cercato di cogliere il meglio da tutti i popoli che sono passati di lì. Sono musulmani moderati, le donne hanno buttato via il velo da molto tempo, a scuola si insegna “storia della religione”… Partiamo da Verona il 18 ottobre alle 8,40 circa con destinazione Samarcanda. Facciamo scalo ad Erevan per fare scendere alcune persone che passeranno invece questa settimana in Armenia. Il viaggio dura in totale dieci ore compreso lo scalo e un’oretta di sorvolata del Mar Caspio in quanto appena lasciata l’Armenia non ci danno subito l’autorizzazione a proseguire il viaggio. Arriviamo a Samarcanda alle 19,30 (più 3 ore rispetto all’Italia) e disbrigate le un po’ lente formalità doganali veniamo accompagnati all’Hotel Afrosiab. Da subito, cogliamo la forte influenza che la Russia ha esercitato in queste zone fino al 1991. Ne risente soprattutto l’urbanistica della parte moderna delle città con edifici in cemento armato, lunghi viali ombrosi e veloci taxi Daewoo che sfrecciano ovunque.

PRIMO GIORNO – SAMARCANDA Ci svegliamo sotto una leggera pioggerellina autunnale…Non era proprio quello che ci aspettavamo! In hotel cambiamo subito qualche euro in sum (la moneta locale). Oltre ad essere comodo per le spese nei bazar è comunque più vantaggioso utilizzare il sum rispetto agli euro e ai dollari. Incomincia la nostra “conquista di Samarcanda” (come dice la nostra guida locale) con l’osservatorio di Ulughbek, il nipote di Tamerlano, di cui rimangono i resti di un immenso astrolabio. Tutto ciò che rimane è la parte ricurva dello strumento. Qui, come poi in tutti gli altri monumenti che visiteremo, si paga per fare le foto. Non è una cifra astronomica… circa 1000/2000 Sum (0,50/1,20 euro). Poiché continua a piovere, decidiamo di proseguire visitando subito i musei della città: il museo di Afrosiab e il museo di Storia di Samarcanda. Il primo mostra gli 11 strati di civiltà diverse che compongono Afrosiab (l’antica Samarcanda), ma la principale attrattiva sono i frammenti di alcuni affreschi che raffigurano scene di caccia, un corteo di ambasciatori e visite di regnati locali. Visto la pioggia, non visitiamo il sito archeologico annesso al museo. Il museo di storia culturale è ospitato in un edificio di chiara matrice sovietica con sale enormi e poco illuminate. Riusciamo a vedere oggetti di arte popolare, vecchie foto dell’Uzbekistan, dipinti moderni e anche la riproduzione di una yurta finché un improvviso black out ci costringe a rinunciare alla visita. Ci spostiamo pertanto alla Moschea Bibi Khanum, che fu una delle più grandi moschee del mondo islamico. Nel corso degli anni si sgretolò e crollò completamente a causa di un terremoto alla fine del 1800. Recenti restauri hanno ripristinato l’ingresso principale e diverse cupole. Sull’altro lato della strada sorge invece il ben conservato mausoleo di Bibi-Khanum.

Torniamo in albergo per il pranzo e alle 15 ripartiamo. Nel frattempo ha smesso di piovere e subito è già sereno. Ne aproffittiamo per visitare il bellissimo Mausoleo di Gur Emir dove è sepolto Tamerlano e la sua dinastia. Come in altri mausolei che vedremo, le lapidi hanno solo una funzione indicativa; le cripte vere e proprie si trovano in una camera sottostante che non si può visitare. Questo è il primo mausoleo di cui visitiamo l’interno e le decorazioni bianche, azzurre e dorate ci lasciano a bocca aperta. Corriamo quindi alla Piazza Registan con le sue caratteristiche Madrassah azzurre per vederla nella bellissima luce del tardo pomeriggio. Facciamo tantissime foto, l’impatto è davvero molto scenografico. Molte stanze interne delle madrasse sono occupate da negozi di oggetti artistici e di souvenir di ogni tipo: bellissimi tappeti, copricapo tradizionali, gioielli, tessuti uzbeki, artigianato in legno, strumenti musicali, ecc.

Dopo cena torneremo in Piazza Registan per fare qualche foto. Infatti la sera di tiene uno spettacolo di suoni e luci per gruppi di turisti, ma tutti ci possono assistere gratuitamente dalla piazza superiore. Finito lo spettacolo, un poliziotto di guardia ci chiede di nascosto se vogliamo visitare la Madrasa di Ulughbek. Per 2000 sum a testa ci apre la Madrasa, accende tutte le luci e ce la lascia visitare per una mezz’oretta.

SECONDO GIORNO – SAMARCANDA Oggi visitiamo il complesso Imam Al Bulhori, a 20 km a nord di Samarcanda. E’ un luogo sacro per l’Islam in cui trovò sepoltura Ismoil Al Bukhori, famoso maestro che raccolse la versione più completa degli scritti del Profeta Maometto. All’uscita ci accoglie una folla di donne con vestiti coloratissimi che vogliono venderci scialli, spezie, accessori per il trucco. Incuriosite, vogliono sapere da dove veniamo, ci sorridono e se ne vanno. Ma il luogo più suggestivo di Samarcanda è la necropoli Shahr-I-Zindah, un viale di tombe destinate ai nobili e ai reggenti della città. Sono tutte realizzate in piastrelle di maiolica e finemente decorate all’interno.

Il pomeriggio è libero e noi decidiamo di farci accompagnare con il pullman al colorato Mercato Siab. Sembra uno spettacolo a cielo aperto di donne con coloratissimi vestiti e scialli, cappelli, verdura, miele a blocchi pieno di api, noccioline, frutta secca, pane dalla forma di una gigantesca ciambella col buco, pesce, maccheroni venduti al chilo, zucche, noccioli di pesca cotti nella cenere, spiedini di carne, ma anche oggetti di ferramenta e attrezzi agricoli. È il primo vero incontro con la popolazione locale che si dimostra ancora una volta cordiale e piena di curiosità verso noi stranieri. Nonostante la povertà che comunque si coglie, la gente è molto dignitosa, nessuno ci chiede l’elemosina, al massimo ci vogliono vendere i lori prodotti, i bambini chiedono caramelle o una foto con le nostre macchine digitali.

TERZO GIORNO Samarcanda/ Shakrisabz / Bukhara Sveglia di buon ora e partenza per Shakrizabz (170 km), città natale di Tamerlano. Visitiamo il Palazzo Ak Saray (palazzo bianco) di cui rimangono solo alcune rovine dell’ingresso alto 40 metri. In quello che era il centro del palazzo sorge una statua di Amir Timur, uno dei luoghi preferiti per scattare le foto durante i matrimoni. Vediamo infatti dopo poco un corteo nuziale con gli sposi vestiti all’europea e gli amici che li accompagnano suonando. Secondo la tradizione la sposa tiene la testa bassa e non può sorridere. La guida ci spiega che i due nuovi sposi hanno appena contratto il matrimonio civile a cui seguirà quello religioso con i vestiti tradizionali. I festeggiamenti vanno avanti quattro giorno. Noi intanto ci spostiamo alla Moschea di Kok Gumbaz, la moschea blu eretta da Ulughbek per il padre. Qui è conservata una pietra tombale che sembra possegga virtù terapeutiche. Infatti nella parte superiore vi è una scanalatura provocata dai visitatori che vi versano l’acqua prima di berla. Da qui un passaggio pedale conduci ai resti di un mausoleo chiamato “Seggio del potere e della forza” e alla Cripta di Tamerlano, scoperta nel 1963.

Proseguiamo il viaggio verso Bukhara (300 km) attraverso uno scenario di rigogliosi paesaggi, cittadine popolose e vive, campi di cotone e zone coltivate a gelsi per l’allevamento dei bachi da seta. Arriviamo verso le 17,30 all’hotel Bukhara Palace. Dopo cena ci avventuriamo (non ci sono quasi luci lungo il passaggio sterrato che dall’hotel conduce al centro) nel cuore della città vecchia costituito da una vasca e dalla piazza Lyabi-Hauz. QUARTO GIORNO Bukhara Come ci sottolinea più volta la nostra guida originaria di Bukhara, questa è la città sacra per eccellenza. Il centro storico sembra rimasto intatto ed è tuttora abitato e pieno di vita. La città ci affascina subito forse anche più di Samarcanda che ci è apparsa a volte un po’ artificiale e “meno umana”. Partiamo la nostra visita dal mausoleo di Ismail Samani interamente costruito in mattoni di terracotta che cambiano gradualmente colore nel corso della giornata man mano che cala il sole. Nelle vicinanze c’è anche il mausoleo Chashma Ayub costruito sopra una sorgente. All’interno vi è un piccolo museo che mostra l’antica rete idrica della città. Passiamo velocemente dalla moschea Bolo-Hauz, luogo ufficiale di culto dell’emiro con il portico dipinto a colori vivaci sostenuto da 20 colonne in legno. Di fronte c’è una torre dell’acqua costruita dai russi per l’approvvigionamento di acqua e oggi in disuso dopo essere stato un bar panoramico per qualche anno. Arriviamo in Piazza del Registan e all’Ark, una città fortezza circondata da alte mura. L’interno è quasi completamente in rovina a parte alcuni appartamenti e musei.

Usciti dall’Ark facciamo pochi passi e entriamo in un quartiere urbano un tempo famoso per la produzione di tessuti. Ci sono ancora alcuni negozi di tessitura e vendita di tappeti. La strada ci porta direttamente alla moschea Kalon usata in epoca sovietica come magazzino e ora riaperta al culto. Nel pomeriggio saliremo anche sul minareto alto 47 metri da dove si gode un ottimo panorama di Bukhara, delle mura dell’Ark e della sottostante moschea il cui tetto ci accorgiamo solo ora è formato da 288 piccole cupole.

Dopo aver pranzato in un ristorante locale, proseguiamo la visita della città con i bazar coperti, un vero e proprio labirinto di vicoli di artigiani, gallerie e bazar i cui tetti sono sormontati da numerose cupole che dovevano servire per convogliare aria fresca all’interno. I bazar coperti sono tre: quello dei cambiavalute, quello dei cappellai e quello dei gioiellieri e tutti sembrano ancora testimoniare la grande ricchezza e tradizione del passato.

Ormai siamo nella parte più centrale di Bukhara e infatti davanti a noi si apre il Lyabi Hauz, una piazza costruita intorno ad una vasca. Qui una volta si incontravano i vecchi per bere il tè o giocare a scacchi. In effetti vediamo ancora qualcuno che gioca sotto la statua di Hoja Nasruddin, un folle saggio che appare in molti racconti uzbeki. Una volta il centro storico della città era pieno di vasche di pietra dove la gente si incontrava, ma dato che l’acqua non veniva cambiata spesso, Bukhara diventò famosa per la peste. I bolscevichi prosciugarono pertanto le vasche che solo oggi vengono pian piano riportate alla luce. Grazie alla presenza di queste vasche piene d’acqua, Bukhara era luogo di nidificazione delle cicogne, ora sono ormai scomparse da qui, di cui rimangono alcune tracce di vecchi nidi sulle torri delle madrase. Il sole sta ormai tramontando e la luce è ideale per fare qualche foto al Char Minar, un edificio formato da quattro minareti che si trova in un labirinto di viuzze sterrate e di case in fango e paglia.

QUINTO GIORNO Bukhara Oggi visitiamo i dintorni di Bukhara. Il Chor-Bakr è una bella necropoli formata da due imponenti edifici, una moschea del venerdì, una vasca e una khanaka. Intorno vi sono semplici tombe di gente comune.

Da qui passiamo al palazzo estivo dell’ultimo emiro di Bukhara. L’edificio è curioso e molto kitch soprattutto all’interno dove le finestre sono a forma di cuore e le pareti interamente dipinte a forti colori. Accanto si trova il vecchio harem, una vasca e un padiglione di legno da cui l’emiro gettava una mela alla prescelta per la notte. L’harem oggi è destinato alla produzione artigianale delle tradizionali stoffe di cotone ricamate in seta (suzani). Sono le più belle che abbiamo visto fino ad ora.

Ci dirigiamo ora al Mausoleo di Bakhautdin Naqshband, uno dei più importanti santuari del sufismo. L’intero complesso è tuttora luogo di pellegrinaggio. I pellegrini si recano ad una tomba nel cortile e ci fanno tre giri intorno in senso antiorario come buon auspicio. Passano poi ad un grosso tronco che si trova in fondo al cortile che doveva essere il bastone di Naqshband trasformato in albero e poi caduto. Le donne ci passano sotto e gli uomini con i denti e le unghie cercano di portarsi via un po’ di corteccia come reliquia santa. Dopo pranzo il pomeriggio è libero. Prendiamo un taxi per avvicinarci al centro (4000 sum, circa 2,4 euro) dove avevamo visto delle belle stampe fatte con il caffè e il tè nero. Ne compriamo un paio e ci dirigiamo per qualche acquisto nella zona dei bazar. Dagli artigiani locali compriamo un piano di forbici, spezie (zafferano e fiori di anice), una scatola portagioielli e un burattino di cartapesta. Rientriamo a piedi in albergo passando attraverso un immenso parco in puro “stile sovietico” e dallo stadio della città.

SESTO GIORNO Bukhara/Urgench (480 Km) Ore 7 partenza per Urgench attraverso il suggestivo deserto del Kyzyl Kum, la via che si snoda ai margini del grande letto del fiume Amu Darja, ormai visibile solo in alcuni punti. La durata del viaggio è di sette ore circa, la strada non è in buone condizioni e il pullman deve andare piano. Lungo la strada non c’è praticamente niente, neanche un bar o un’area di servizio. Arriviamo verso le 14 all’Hotel Khorezm Palace di Urgench, più moderno e confortevole rispetto ai precedenti. Nel pomeriggio facciamo un salto a Khiva per vederla nella luce del tardo pomeriggio visto che domani non ci sarà tempo perché abbiamo il volo di rientro. Mattina e sera si prestano particolarmente per le visite quando le pittoresche mura di fango della città diventano rosa e poi arancione. Domani approfondiremo la nostra visita, ora approffittiamo di questa bella luce per fare alcune foto.

Durante il tragitto abbiamo modo di vedere un po’ di Urgench, una città a griglia con palazzi in stile sovietico in cui non vi è praticamente nulla da vedere tranne un’immensa nuova piazza che stanno costruendo proprio di fianco all’hotel in memoria della Liberazione dai Russi.

SETTIMO GIORNO Khiva Abbiamo già fatto i bagagli, il nostro aereo parte alle 20 e dobbiamo liberare le camere. Alle 9,30 partiamo in pullman per Khiva. Il centro storico è racchiuso da mura secolari ed è rimasto integro. Khiva è la più intatta e remota delle città della Via della Seta in Asia Centrale, perfetta testimonianza della vita di una città medievale. Sembra un museo a cielo aperto. L’ingresso principale è la porta occidentale in mattoni con due torrette. Il primo edificio che si incontra è la Madrasa di Mohammed Amin Khan adesso trasformato in hotel e dove ci fermeremo per pranzare. All’esterno si erge l’immenso Minareto Kalta Minor ricoperto di piastrelle turchesi abbandonato prima di essere ultimato (sembra una grande ciminiera invece che un minareto). Di fronte alla madrasa si trova la fortezza e residenza dei sovrani di Khiva al cui interno si trovano l’harem, la zecca, le scuderie, la moschea e la prigione. Dalla fortezza si accede a un bastione dove si trova un padiglione all’aperto da cui si può ammirare Khiva soprattutto al tramonto.

Visitiamo anche la moschea Juma con le sue 218 colonne di legno che sostengono il tetto quasi completamente ricostruito dopo un devastante incendio. Di fronte alla moschea vi sono alcune madrase e il Caravanserraglio che ospita un bazar pieno di ogni genere di mercanzia: generi alimentari, mobili, vestiti e abiti da sposa, fiori finti, ecc. Passiamo poi al Palazzo Tosh-Khovli (casa di pietra) con più di 150 stanze e alti soffitti progettati per catturare l’aria fresca. Facciamo un salto anche al Khiva Silk Carpet Workshop sponsorizzato dall’Unesco dove assistiamo al processo di tintura e tessitura della seta.

Mi colpisce la bellissima Madrasa Islam Kohja e soprattutto il suo minareto decorato con fasce di piastrelle turchesi e rosse che assomiglia quasi a un faro. Un altro bel luogo della città è il Mausoleo di Pahlavon Mohammed che era un leggendario poeta, filosofo e lottatore diventato il santo patrono di Khiva. La sua tomba è stata requisita da un khan per trasformarla nel mausoleo di famiglia, ma i pellegrini vengono qui per visitare il sarcofago del santo.

Finisce il nostro giro di visite, abbiamo giusto due orette per le ultime foto e gli ultimi acquisti (una cornice fatta dai bambini della scuola di lavorazione del legno) e poi dobbiamo salire in pullman per andare a cena. Alle 18,50 si parte per l’aeroporto.

Salutiamo la nostra guida che ci augura buon viaggio e ci raccomanda di portare con noi un buon ricordo del suo paese.



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