Ricordi ungheresi

Due amici, tanto freddo e tante risate, un po' di cultura, chili di dolci e chilometri a piedi
Scritto da: micheledemo
ricordi ungheresi
Partenza il: 29/11/2016
Ritorno il: 03/12/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ho indugiato troppo prima di cominciare a scrivere il resoconto di questa ennesima esperienza europea. Forse perchè troppo preso da mille impegni quotidiani o forse perchè ho volutamente lasciato depositare in me solo i momenti e le impressioni migliori di cinque bellissime giornate di freddo e risate, scaldate dalle mille calorie ingurgitate grazie ai capolavori della più raffinata arte pasticceria mittleuropea.

Da parecchio io e il mio amico Daniele parlavamo di un viaggio da fare insieme e finalmente questa ultima parte del 2016 ci dà l’occasione di cinque giorni liberi combacianti per entrambi. Sognavamo mete esotiche o mediorientali…ma alla fine il biglietto ultra-economico che stacchiamo ci porta a Budapest, una città sicuramente affascinante, ma a cui non avevo ancora pensato con vero interesse. Come al solito, mi assumo la gratificante responsabilità della programmazione di tutto e prenoto l’albergo (l’Ibis City Budapest, in Akacfa utca 1 – 3), un ottimo tre stelle appena fuori dal centro storico, ma posizionato strategicamente a cento metri da una stazione della metro rossa (Blaha Lujza tèr) nel quartiere ebraico, che oggi è il quartiere della vita notturna, ricco di pub e locali di ogni genere.

Una curiosità: appena due settimane prima, nello stesso albergo avevano soggiornato Aurora (mia moglie) e sua mamma, che avevano deciso di farsi una vacanza insieme… bene, alla reception scopro che dormirò nella stessa camera, la 110! Appena entro in stanza, chiamo mia moglie e la informo della coincidenza, che lei interpreta romanticamente…

29/11/16

Si decolla dal caro Orio al Serio, punto di partenza di un sacco di bellissime esperienze e si atterra all’aeroporto di Budapest in perfetto orario. Consiglio per raggiungere la città: appena usciti dall’aerostazione dirigetevi a destra: ci sarà la fermata del bus 200E che porta al capolinea della metro blu (M3) Kobànya – Kispest. Il viaggio dura circa 25 minuti.

Alle macchinette automatiche posizionate al capolinea del bus procuratevi due biglietti (sono a corsa singola: uno lo usate sul bus e uno in metrò). I biglietti costano 350 fiorini (huf), cioè poco più di un euro, dato che un euro vale circa 310 huf. I biglietti acquistati a bordo, invece, costano 450 huf: ma bisogna avere denaro contato, o l’autista vi lancerà occhiatacce terribili. Si possono prendere anche abbonamenti da 24, 48 e 72 ore; noi abbiamo acquistato un carnet da 10 biglietti al costo di 3000 huf. Una volta in metropolitana, poi dovrete individuare la vostra fermata. Noi siamo dovuti arrivare a Deàk Ferenc tèr e poi prendere la metro rossa (dir Ors vezèr tere) per due fermate e scendere a Blaha Lujza tèr. Troviamo l’albergo, sbrighiamo le formalità e lasciamo i bagagli e andiamo a mettere velocemente qualcosa sotto i denti da un triste Mc Donald’ nei paraggi: avevamo una fame boia e non siamo andati tanto per il sottile. Rifocillati e pieni di trigliceridi, prendiamo la metro rossa fino a Kossuth Lajos tèr. L’uscita della stazione ci catapulta in una grandissima e bellissima piazza, forse la più bella della città, e noi rimaniamo a bocca aperta davanti alla maestosità della piazza, delle statue e degli edifici che ospita, primo fra tutti il grandioso palazzo del Parlamento ungherese, inaugurato nel 1902, simbolo e vanto della città e il monumentale palazzo in stile neoclassico del museo etnografico. La piazza fu costruita in seguito all’unificazione delle città di Buda e Pest, come primo passo verso una elegante e nuova espansione edilizia, che desse un’identità alla città e al Paese intero. Ammirare il Parlamento dalla sponda opposta del Danubio è una visione indimenticabile, specie di notte. Ma anche ammirare la collina di Buda da questo lato del fiume è affascinante: un castello, bei palazzi d’epoca e tanti campanili aguzzi si sfidano a protendersi verso il cielo, infiammato adesso da un bellissimo tramonto in questa gelida sera di fine autunno. Il freddo e il vento sono davvero tosti, ma noi li affrontiamo stoicamente, curiosando in ogni angolo di questa piazza, ammirandone tutti i monumenti e poi risalendo a piedi tutto il lungofiume, fino al Ponte Margherita. Lo percorriamo (sembrava corto, ma è lunghissimo!) e siamo tentati di scendere a far due passi anche sulla famosa Isola Margherita, ma il freddo e la pigrizia hanno la meglio. L’isola Margherita prende il nome da una figlia di re Bèla IV (Margit), che su quest’isoletta verde nel mezzo del Danubio trascorse gran parte della sua vita in un convento.

Si dice che, in seguito alla devastazione portata da un’invasione dei Mongoli, il re promise a Dio di consacrargli la vita di sua figlia se questi avessero risparmiato almeno il popolo. Fu così che nel 1251, a soli nove anni, Margherita fece il suo ingresso in convento, per non uscirvi mai più. E i Mongoli risparmiarono le vite della popolazione e non fecero più ritorno. Oggi l’isola è trasformata in un bellissimo parco cittadino. Una tranquilla oasi verde pedonale, dove dedicarsi agli sport all’aria aperta, ai pic-nic o all’avvistamento di graziosi animali come gli scoiattoli. È qui che riposa Margherita (che fu poi santificata). Arriviamo dritti alla parte opposta del ponte e costeggiamo il fiume in direzione contraria, fino a quando davanti a noi si para la meravigliosa visione del Parlamento, ormai illuminato per la sera. E qui le foto e le espressioni di ammirazione si sprecano. Ormai stanchi, ci infiliamo nella stazione della metro rossa di Batthyàny tèr in direzione di Blaha Lujza tèr con una scala mobile abissale, infatti questo tratto di metropolitana passa sotto le acque del grande Danubio. In albergo ci riposiamo un po’ e decidiamo dove trascorrere la serata.

Usciamo a piedi diretti a Vatci utca, la via dello shopping, dei locali e dello struscio per eccellenza di Budapest, ma in quanto a ristoranti non pare offrire granchè; qui ci sembrano un po’ tutti in stile acchiappa-turisti. Stufi di girare ne scegliamo uno a caso; solo dopo un po’ ci rendiamo conto dell’estrema gentilezza del proprietario e delle occhiate di qualche avventore: tutta la clientela è maschile. Crediamo di essere finiti in un ristorante gay, e manco a farlo a posta siamo due ragazzi soli… non sappiamo se ridere o metterci ad urlare. Vabbè, facciamo almeno finta di essere una coppia felice, così smorziamo le attenzioni crescenti dei più ringalluzziti. Ahahahah! Ingurgitiamo in fretta e furia il cibo (niente di eccezionale), chiediamo subito il conto e scappiamo via ridendo imbarazzati. Finiamo subito preda di qualche coppia di “ragazze consumazione”. Le ragazze consumazione sono avvenenti signorine, anche mature all’occorrenza, che si fingono disponibili e desiderose di fare quattro chiacchiere con te in qualche bar di loro gradimento, o se ti vedono con una mappa in mano fingono di essersi perse e ti chiedono informazioni, salvo poi invitarti in un posto lì vicino di loro conoscenza (ma se fino a un attimo fa ti eri persa!!??!!), oppure ti chiederanno se hai da accendere e poi cercheranno di attaccare bottone. Non abboccate, sono solo interessate a portarvi in locali dove cercheranno di farvi spendere in consumazioni, sulle quali ricevono delle percentuali. Il fenomeno è particolarmente diffuso in Vaci Utca e strade limitrofe. Quindi facendo lo slalom tra queste donnine (bellissime a dir la verità, come gran parte delle donne ungheresi – tra le più belle donne d’Europa) arriviamo nelle stradine addobbate a festa, per il Natale alle porte. Budapest è tra le prime città in Europa a imbandire i mercatini natalizi, che qui a fine novembre sono già nel vivo. Tante delizie sulle bancarelle…ci incuriosisce soprattutto un “coso” conico, sembra un dolce…lo assaggeremo più avanti. Sulla via del rientro verso l’hotel facciamo una deviazione in Kazinczy utca 37-41 all’Irish Cat Pub, uno dei migliori bar irlandesi della città, proprio di fronte al Museo Nazionale Ungherese. Qui facciamo un giro di ottima birra scura e poi uno di Unicum, il liquore nazionale. Ormai brilli, barcolliamo fino alla nostra camera, dove io comincerò a russare già prima di toccare il cuscino. Daniele, invece, non chiuderà occhio.

30/11/16

Facciamo un’abbondante colazione al buffet dell’hotel (8 euro a testa), ci rimettiamo in metropolitana gremita di pendolari che vanno al lavoro e andiamo subito al palazzo del parlamento per comprare i biglietti per la visita guidata.

Il meraviglioso edificio del parlamento ungherese è visitabile solo con guida autorizzata. Sono organizzate visite in parecchie lingue, tra cui anche l’italiano.

Le visite sono a numero chiuso e sono sospese nei giorni in cui i parlamentari si riuniscono per lavorare, quindi è bene prenotare prima la propria visita, che costa 2200 huf. Recatevi al ticket office (gli impiegati parlano tantissime lingue) dove troverete dei bagni puliti (a pagamento) e un bar che serve ottimi dolci. Le visite in italiano si tengono tutti i giorni alle 10,15 -13,15 -14,15 e alle 15,30: noi prenotiamo quella delle 15,30 in modo da avere tempo di gironzolare tutta la mattina e di pranzare con calma.

Attraversiamo il Danubio e percorriamo le tranquille stradine di Buda che si inerpicano su per la collina, dove sorgono il palazzo reale e la chiesa di Mattia.

Da quassù si ha una straordinaria veduta sulla città di Pest, sul Danubio e sui tanti ponti monumentali che collegano le due città, un tempo divise. L’affaccio dai balconi e i camminamenti delle fortificazioni della cittadella è di per se stesso affascinante; il Bastione dei Pescatori ne è il pezzo forte.

Il palazzo reale è in realtà un insieme di più edifici, la cui fondazione risale al 1255, ma il cui aspetto attuale è del XVIII secolo, quando fu nuovamente rimaneggiato sotto l’egida di Maria Teresa d’Asburgo, dopo una serie di altri interventi.

Fu danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale: la cupola andò totalmente distrutta.

Oggi è sede di numerosi musei, tra cui il museo nazionale ungherese, che Aurora e sua mamma hanno visitato.

Io e Daniele visitiamo, invece, solo l’affollata, ma bellissima chiesa di Mattia (1700 huf) (orari lun-ven 09,00-17,00 sab 09,00-12,00 dom 13,00-17,00).

L’esterno, di un bianco accecante, attira già l’attenzione e ci si può perdere ad ammirare i mille pinnacoli, lo slanciato campanile, le facciate ornate da rosoni e finestre colorate, le statue, le guglie e le maioliche dei tetti. Ma quando si entra si rimane a bocca aperta.

È inutile descriverla, bisogna entrarci. Le decorazioni sono talmente ricche che nemmeno un centimetro delle pareti ne è sguarnito. Gli interni sono molto spaziosi; notevoli il grande pulpito, l’altare maggiore e il maestoso organo a canne.

La chiesa, rimaneggiata e ricostruita più volte, risulta una miscellanea di stili architettonici tra cui spiccano il gotico e il barocco.

Pranziamo nei paraggi in un grande locale self service stile autogrill, molto apprezzato dai locali.

Troviamo anche una farmacia, dalla quale Daniele mi obbliga a comprare una scatola di cerotti per non russare. Veniamo serviti da una farmacista giapponese che parla italiano (???).

P.s. Inutile dirvi che i cerotti non funzionano…

Scendiamo dalla collina tramite la funicolare storica di Buda (1200 huf) tutta in legno, ma prima passiamo davanti al castello e ne ammiriamo da vicino la facciata e le statue tutt’attorno.

Attraversando il bellissimo Ponte delle Catene (il primo ad essere costruito e oggi il più fotografato ponte della città) ci riportiamo a Pest.

Arriviamo al Parlamento in netto anticipo: ne approfittiamo per scaldarci al bar (fuori si gela) della biglietteria con caffè americano e un paio di indimenticabili fette di torta.

La visita ha inizio e si rimane strabiliati di fronte allo splendore dorato delle sale (691 stanze), dei corridoi e delle scalinate monumentali.

I pezzi forti sono l’Aula dell’Assemblea Nazionale e la Sala della Cupola, che custodisce 16 statue di eroi e sovrani ungheresi e i gioielli della corona, sorvegliati a vista da militari armati. Vietato fotografare!

Alla fine della visita ci si può scattare una foto con la grande stella rossa che troneggiava sulla parte più alta dell’edificio durante l’era comunista, smontata e depositata qui dopo il crollo del totalitarismo.

Usciamo che è già buio, quindi decidiamo di andare un po’ in albergo a riposare.

Per la cena ci imbatteremo in un localino italiano “2 spaghi” (in Kiraly utca 13 presso Gozsdu Court nel quartiere ebraico: una galleria di locali di vario genere, un ambiente giovane e festaiolo) dove mangeremo una vera carbonara, innaffiata però da ottima birra ungherese.

Per smaltire passeggiamo fino a Vatci utca…smaltiremo poco però, perchè ci imbattiamo in Molnar’s KURTOSKALACS, in Vatci utca 31, il posto migliore a Budapest dove assaggiare questa dolce delizia.

Il Kurtoskalac è una sorta di pasta brioches arrotolata su un cilindro, cotta ed esternamente spalmata con miele (o una roba appiccicaticcia simile) a cui vengono fatti aderire a piacere granella di nocciole, scaglie di mandorle, cacao, ecc.

È divino, soprattutto quello con le scaglie di mandorle, soprattutto mangiato caldo.

Torniamo in hotel. Io a russare, Daniele a vegliare.

01/12/16

Dopo la colazione in albergo, la giornata comincia con una passeggiata lungo la vicina Andrassy utca, un’importante arteria stradale cittadina fiancheggiata da alberi che custodisce un’infilata straordinaria di imponenti edifici d’epoca e negozi di classe: è infatti il viale più esclusivo della città.

Curiosità: al numero 60 vi è il quartier generale dell’Àvo, la polizia segreta.

Torniamo a noi…Il più bell’edificio di Andrassy utca è comunque quello del teatro, il Magyar Àllami Operahàz, considerato uno dei più belli e importanti teatri operistici d’Europa. In effetti la facciata è stupenda e maestosa.

Ancora due passi e arriviamo davanti ad un altro edificio simbolo di Budapest, la cui inconfondibile silhouette è visibile da quasi ogni punto della città: la Basilica di Santo Stefano.

La chiesa, a croce greca, fu innalzata nella seconda metà dell’800 e la sua cupola è alta 96 metri, proprio come quella del parlamento (gesto di ossequioso rispetto da parte dei costruttori di quest’ultimo che non vollero superare in altezza questo strepitoso luogo sacro).

La cupola è raggiungibile (a pagamento) tramite scale o ascensore e regala una visione indimenticabile della città. Il campanile nord ospita una campana di 9 tonnellate, donata dai Tedeschi per riparare al furto di quella originale da parte dei nazisti.

All’interno marmi rossi, affreschi e stucchi dorati: mirabili i mosaici della cupola.

Dopo la cultura è il momento dello svago: siamo usciti con lo zaino in spalla con tutto il necessario per una giornata alle terme!

Budapest è ricca di sorgenti termali e questa ricchezza viene sapientemente sfruttata nei diversi complessi, alcuni dei quali ormai sono vere e proprie istituzioni imperdibili, visitate ogni anno da migliaia di turisti, oltre che dagli autoctoni.

Tra tutti, i più famosi sono i Bagni Gellert e i Bagni Szèchenyi, entrambi capolavori di architettura liberty. Noi scegliamo i secondi.

Quindi prendiamo la metro gialla dalla vicina stazione di Bajcsy-Zs. utca e scendiamo alla fermata Szèchenyi furdo, nel bel mezzo di un parco con tanto di castelli e lago ghiacciato dove la gente pattina.

I bagni sono proprio all’uscita della metro, ma prima ci concediamo (sotto una leggera pioggerella) la visita alla poco distante Piazza degli Eroi, un’immensa piazza usata in epoca comunista per le parate militari, al cui centro campeggia il complesso monumentale del millennio.

Basta freddo, entriamo alle terme.

I prezzi delle terme Széchenyi sono variabili in base ai servizi, il giorno e alla durata dell’ingresso. (Date un’occhiata qui: http://www.szechenyibath.hu/prices).

Ci sono vasche indoor e outdoor, calde, tiepide, gelide, ricche di zolfo (verdi e puzzolenti), saune a 90 gradi!!! con tanto di dispenser di ghiaccio da spalmarsi addosso, stanze aromatiche, docce emozionali con cromoterapia, bagni turchi, ecc.

Non aspettatevi però un gran rilassamento…le terme sono invase da visitatori e negli spogliatoi c’è un olezzo di piedi da fare schifo, ma comunque è un’esperienza che non può mancare se si va a Budapest. Per ovvi motivi non ho foto scattate qui, non potevo portarmi dietro la fotocamera o il cellulare; ho fotografato solamente le fumanti piscine esterne. Temperatura dell’acqua 36 gradi, quella dell’aria 4. Spogliarsi all’aperto è un atto di coraggio che verrà generosamente ricompensato una volta immersi!

Portatevi costume da bagno, accappatoi e infradito, altrimenti dovrete noleggiarli a pagamento.

Ne usciamo qualche ora dopo decisamente rigenerati. Ci accorgiamo che proprio di fronte la biglietteria delle terme c’è quella del circo stabile di Budapest…

Non siamo amanti dei circhi con animali, ma questo è un circo stabile…non un tendone, ma un vero e proprio palazzetto! Non abbiamo mai visto un circo simile, e poi gli animali sono meno stressati, non dovendo affrontare continui spostamenti e hanno a disposizione molto spazio, in quanto vengono ospitati nello zoo retrostante.

Consolandoci un pochino così, compriamo i biglietti per lo spettacolo delle 15,00 del giorno dopo (6200 huf per dei posti un po’ più arretrati).

Riprendiamo la metro gialla, scendiamo a Vorosmarty utca e ci immergiamo nel mercatino di natale. Mangiamo in maniera pessima da uno stand e per rifarci la bocca cediamo alla tentazione di una pasticceria su Andrassy utca, la Művész Kávéház, al numero 29, una delle più storiche della capitale mittleuropea. Atmosfera calda ed elegante, personale impeccabile, musica da camera e una pasticceria da capogiro, da accompagnare con vaste selezioni di tè, caffè e cioccolata calda.

Torniamo in camera per riposare un po’ e per la sera scegliamo di cenare a base di pizza in un locale che promette molto bene: “La botte”, in Vatci utca 72.

Incredibile signore e signori, ma la pizza era sì quadrata (???), ma SQUISITA!!! Meglio che nella gran parte delle pizzerie italiane.

Birra ungherese di ottima qualità, un liquore alla crema di nocciola che ancora me lo sogno la notte e un conto decisamente onesto.

Una cosa ci ha stupito: nonostante la pizzeria fosse piena di gente c’era un silenzio assurdo. La gente ai tavoli bisbigliava e non si metteva ad urlare come invece accade sempre da noi. Molto posati questi Ungheresi.

La notte è ancora giovane: ci immergiamo nella vita notturna del quartiere ebraico. Per prima cosa proviamo ad addentrarci in qualche ruin pubs.

I pub in rovina (ruin pubs) sono scantinati, molto spesso sotterranei, adattati a locali notturni mooolto alternativi. Li si trova soprattutto nella zona del quartiere ebraico. Poca igiene, murales, ragnatele, superfici appiccicaticcie, alcol a fiumi, promiscuità, malattie veneree, tatuaggi, piercing e musica tecno sono le costanti di questi posti. La clientela è molto giovane, ma vale la pena andare a curiosare.

Noi però ci sentiamo troppo fuori posto e ce ne andiamo sconvolti in un pub più normale, proprio sotto il nostro albergo. Anche qui la clientela è molto giovane. Le ragazze sono tutte bellissime, ma avranno appena diciotto anni. Noi ci beviamo qualche giro di Unicum, invidiando la platea di prede dei ragazzetti ungheresi, che in realtà sembrano più interessati alla birra, ai cellulari e ai tavoli da biliardio. Mah…!

Per fortuna l’albergo è a due passi: siamo così ciucchi che finalmente dorme anche Daniele.

02/12/16

Stamattina cominciamo con un tocco di classe: colazione al Cafè New York, sorprendentemente a due passi dal nostro hotel, in Erzsèbet krt 9–11.

Molto probabilmente è il Cafè più bello del mondo, un posto regale, elegantissimo, fiabesco, d’altri tempi.

Infatti la sua costruzione risale al 1894 su incarico della Compagnia di Assicurazioni New York.

All’esterno 16 Luciferi in bronzo amplificano l’aspetto eccentrico ed eclettico dell’edificio, mentre all’interno è tutto un tripudio di marmo, bronzo, seta, velluto e affreschi.

È talmente bello e sfarzoso che fu subito paragonato a residenze regali. Divenne subito un caffè letterario.

Oggi è frequentato da uomini d’affari e turisti da tutto il mondo, che chiudono un occhio sul conto salato che si pagherà.

Ma se è una delizia per gli occhi è una super delizia anche per il palato. Il cibo è a dir poco fantastico.

Usciamo da questo mondo dorato per immergerci in un’atmosfera decisamente diversa; andiamo a visitare la Grande Sinagoga (3700 huf per la visita guidata in italiano), la più grande d’Europa (la seconda si trova a Sofia).

La visita si rivela interessantissima e toccante. La guida, oltre a descrivere l’edificio, ripercorre tutte le vicissitudini della sfortunata comunità ebraica dell’Ungheria e nel cortile della sinagoga c’è un memoriale delle vittime ungheresi della shoà: migliaia di nomi.

Per il pranzo e per l’acquisto di qualche souvenir scegliamo il mercato coperto in Vàmhàz krt 1-3, molto caratteristico, ma non imperdibile come alcune guide turistiche fanno intendere.

Ormai è ora di andare al circo. In metropolitana, seduta di fronte a noi, una ragazza stupenda, con un trucco decisamente appariscente, quasi da carnevale. Capiremo poi che è un’artista del circo, un’acrobata.

Fa strano vedere un pendolare così particolare e pensare a quanto diversi siano il suo e il nostro posto di lavoro!

Il circo è quasi al completo; lo spettacolo è veramente coinvolgente e la musica viene suonata da un’orchestra dal vivo. Peccato per l’elefante e i leoni costretti a lavorare…

Ceniamo nuovamente da “La botte”: bissiamo la pizza e prendiamo anche un tiramisù. Mostruosamente buono anche questo.

Chiudiamo la serata e la vacanza al solito pub sotto l’albergo e tra un giro di Unicum e l’altro brindiamo alla bellezza di Budapest e delle sue donne.

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