Attraversando l’ungheria

Quest’estate io e George dovevamo attraversare l’Ungheria per raggiungere la Romania (vedi il diario “Romania, Paese di contrasti, Paese d’altri tempi”), ma abbiamo pensato che valesse la pena fermarsi lungo la strada e fare qualche deviazione in questo Paese. E avevamo ragione: l’Ungheria è un Paese molto bello, che offre una gran...
Scritto da: michelerai
attraversando l’ungheria
Partenza il: 05/08/2006
Ritorno il: 25/08/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Quest’estate io e George dovevamo attraversare l’Ungheria per raggiungere la Romania (vedi il diario “Romania, Paese di contrasti, Paese d’altri tempi”), ma abbiamo pensato che valesse la pena fermarsi lungo la strada e fare qualche deviazione in questo Paese. E avevamo ragione: l’Ungheria è un Paese molto bello, che offre una gran varietà di attrattive: non solo Budapest, ma anche l’ansa del Danubio, il lago Balaton, le città barocche di Veszprem, Eger e Sopron, e tutto quello che nei nostri 7 giorni di permanenza nel Paese non siamo riusciti a vedere. Le strade sono nel complesso in buono stato. La cucina è, al contrario di quel che si potrebbe pensare, abbastanza varia. E i prezzi sono decisamente convenienti, ancora di più se si paga in valuta locale o con carta di credito: per una camera doppia abbiamo speso da un minimo di 20 euro da un affittacamere con bagno in condivisione fino a un massimo di 35 euro in una pensione tre stelle con bagno privato, mentre per una cena abbiamo speso in media 11 euro a testa. Certo, a Budapest i prezzi sono più alti, ma solo quelli per l’alloggio sono molto più alti! Prima di partire ho trovato molto utile il sito dell’ente del turismo ungherese www.Turismoungherese.It (da cui mi sono anche fatto spedire del materiale cartaceo) oltre che quello del Ministero degli affari Esteri e dell’ACI www.Viaggiaresicuri.Mae.Aci.It. E durante il viaggio mi sono portato dietro la ben fatta guida del Touring Club Italiano, presa a prestito in biblioteca.

1° giorno (5 agosto) – E’ il primo giorno del grande esodo d’agosto, un giorno da bollino rosso, ma tra una cosa e l’altra non riusciamo a partire prima delle 8. L’idea è quella di arrivare già stasera sul lago Balaton, ma il traffico e la stanchezza ci obbligheranno a fermarci prima. Lungo l’autostrada viene segnalata una coda di 18km tra Padova e Mestre e così decidiamo di lasciare l’autostrada a Vicenza per riprenderla a San Donà di Piave, deviazione che però ci porta via 3 ore di tempo! Ormai si è fatta ora di pranzo, ma decidiamo di proseguire finché non avremo imboccato la A23 e lasciato il fiume di auto dirette verso la Slovenia. Ci fermiamo in un’area picnic nei pressi di Udine per mangiarci qualche panino e una fetta di torta che George aveva messo nella borsa-frigo. Entriamo in Austria (bisogna comprare la vignette!) e una nuova coda ci blocca per quasi un’ora: stanno facendo dei lavori e si viaggia su una corsia sola. Lasciamo l’autostrada a Furstenfeld per immetterci sulla E66 in direzione Ungheria. Più ci avviciniamo al confine e più si fanno numerosi gli hotel e le pensioni, ma decidiamo di attraversare la frontiera confidando nel fatto che i prezzi ungheresi saranno più bassi. Anche in territorio ungherese i posti dove dormire non mancano. Ci ispira la “St. Michael” (Vasszentmihaly, Fo utca 48), una pensione molto carina col tetto tutto coperto di paglia: ci accoglie un signore che parlicchia anche l’italiano; ci dice che c’è posto e ci chiede 35 euro per una doppia con bagno. E’ più di quanto ci aspettassimo ma accettiamo: del resto, il posto è davvero molto carino e pulito! La pensione ha anche un ristorante, ma noi abbiamo ancora dei panini e della torta. Al barettino lì accanto ci concediamo una birra e una palinka (grappa alla frutta) per soli 2 euro, facciamo due passi sulla collinetta dietro la pensione, dopodiché andiamo dritti a letto.

2° giorno (6 agosto) – Ci svegliamo col rumore della pioggia. Avevamo capito che nei 35 euro era compresa anche la colazione e invece, al momento di pagare, scopriamo che è esclusa e ci costa qualcosa come 9 euro! Secondo noi il locandiere ha fatto un po’ il furbo, anche perché l’italiano ci sembrava che lo sapesse abbastanza… Va beh, almeno ci siamo trovati bene! Riprendiamo il viaggio lungo la E66 finché non troviamo l’indicazione per il lago Balaton. Lungo la strada ci fermiamo a SUMEG, un paesino che la mia guida segnala come interessante ma che in realtà non ci sembra un granché, forse anche a causa della pioggia. C’è anche un castello che sovrasta l’abitato, ma decidiamo di proseguire. Intanto smette di piovere e il paesaggio si fa sempre più bello: di solito si pensa all’Ungheria come a un’immensa pianura, ma questo è vero solo nella puszta. Qui invece il paesaggio è fatto tutto di colline, verdissime e costellate di graziose casette. Finalmente arriviamo sul lago Balaton, il mare magiaro: qui speravamo di fare un po’ di vita di spiaggia ma, visto il tempo, siamo costretti a cambiare programma. Del resto, il lago Balaton offre innumerevoli attrattive, sia paesaggistiche che culturali, e vale veramente la pena visitarlo. Al bivio ci dirigiamo verso KESZTHELY, all’estremità occidentale del lago, dove facciamo due passi per il centro pedonale e per il parco del castello Festetics, molto carino. Riprendiamo la strada in direzione opposta e facciamo tappa al MONTE BADACSONY, un vulcano spento le cui pendici sono coperte di vigneti. Le indicazioni non sono molto chiare: seguendo il nostro istinto, svoltiamo per una stradina che sale sino a un piccolo spiazzo davanti a un ristorante dove lasciamo l’auto. Di fronte c’è una specie di cantina-museo dove compriamo una bottiglia di vino locale per 900 fiorini. La vista sul lago e sui suoi vigneti è molto bella. Proseguiamo la salita a piedi e scopriamo che c’è un parcheggio dove ha inizio una serie di sentieri che portano sin quasi alla cima del monte (437 metri). Noi ne facciamo solo un breve tratto che ci fa passare per un piccolo belvedere da cui il panorama sul lago è ancora più bello. Riscendendo verso la strada principale vediamo salire a piedi un sacco di gente, che poi scopriamo essere sbarcata da uno dei batteli che fanno scalo al villaggio ai piedi del monte. L’ora di pranzo è passata da un pezzo e noi non abbiamo ancora mangiato. Nella borsa-frigo ci sono ancora dei panini e della torta, così decidiamo di cercarci un bel posticino in riva al lago dove finirli una volta per tutti. Seguiamo un cartello che segnala una zona balneare: siamo curiosi di vedere una delle spiagge per cui il lago è famoso e dove, se il tempo fosse stato dalla nostra parte, ci sarebbe piaciuto prendere un po’ di sole. Ma quel che troviamo non è che una striscia di sabbia rialzata protetta dagli scogli… Anche l’acqua non è per niente invitante, comunque qualcuno che fa il bagno c’è. Adocchiamo una panchina e finalmente svuotiamo la borsa-frigo. Proseguiamo per la penisola di TIHANY, un promontorio di origine vulcanica famoso per la sua abbazia barocca. In realtà, la chiesa non ci sembra niente di speciale. Molto più bello è il panorama che si gode dal belvedere e anche la passeggiata per il villaggio: le case degli abitanti sono state quasi tutte trasformate in negozietti per turisti (ce n’è una con la facciata tutta coperta di peperoncini!) ma il paesino conserva comunque un certo fascino. Al punto che decidiamo di fermarci qui per la notte. Anche se è ancora presto cominciamo a cercarci un posto per dormire: il tempo è migliorato ma preferiamo cercarci una stanza piuttosto che un campeggio. Giriamo in una via poco lontana dal centro dove vediamo un paio di cartelli con la scritta “zimmer frei”. In un posto ci dicono che sono al completo, nel secondo ci propongono per 20 euro una camera doppia col bagno in condivisione, colazione esclusa. Anche se non ci sembra il massimo della pulizia, accettiamo. Prima di prepararci per la sera, scendiamo verso un laghetto che si vedeva dal belvedere dell’abbazia. E’ il lago interno (Belso-to), uno stagno nelle cui acque si specchia il villaggio di Tihany creando un’atmosfera davvero magica. Se venite a Tihany, non perdetevi la passeggiata attorno a questo laghetto! Per cena andiamo al “Gulyasudvar” (Posta Koz 2), un ristorantino molto carino che George aveva notato durante la nostra visita pomeridiana e dove spendiamo 5840 fiorini (22 euro) per una zuppa gulyas, un piatto vegetariano, uno di pesce, una squisita palacinka (crépe) con gelato e frutti di bosco, due birre e una palinka. Questo posto lo consiglio vivamente! 3° giorno (7 agosto) – Il cielo è ancora nuvoloso, così decidiamo di lasciare il lago Balaton. Ma non abbiamo troppi rammarichi: anche se il tempo fosse stato più clemente, fare il bagno in quello che gli ungheresi considerano il loro mare non sarebbe stato molto esaltante. Ma a parte questo, i posti che abbiamo visto lungo il lago sono stati davvero belli! La tappa successiva del nostro viaggio dovrebbe essere Budapest, ma la camera l’abbiamo prenotata per la notte di domani e dopo (anche perché nel weekend del gran premio e fino al 7 agosto i prezzi salivano alle stelle!). Così decidiamo di andare alla famosa ansa del Danubio, che comunque avremmo prima o poi visitato. Prima però deviamo per VESZPREM, una delle più antiche città ungheresi, dove prendiamo un cappuccino e visitiamo il bel var (città fortificata). Dal bastione in fondo alla via che lo attraversa si gode un bel panorama sulla città bassa. Passando dall’altro lato della chiesa, si arriva al piccolo promontorio che si vedeva dal bastione e dal quale si ha una bella vista del castello. Via autostrada (anche qui bisogna munirsi di vignette!) ci dirigiamo verso Budapest. Qui non esiste un raccordo anulare come a Milano o Roma, quindi per andare da una parte all’altra della città bisogna passare per il centro! Fra code e sbagli di strada ci immettiamo sulla strada n° 11 in direzione Szentendre. Non trovando cartelli per il centro della cittadina, proseguiamo e arriviamo a VISEGRAD, un paesino dominato dalle rovine di una fortezza che regala un magnifico panorama sull’ansa del Danubio (mi sembra di ricordare 900 fiorini + parcheggio). Proseguiamo per ESZTERGOM, famosa per la sua cattedrale, la più grande del Paese. Però, nonostante le sue dimensioni, non ne rimaniamo entusiasti. Anche oggi l’ora di pranzo è passata da un pezzo. Mangiamo un hot dog in un barettino lungo il fiume, dopodiché facciamo una passeggiata sul ponte che unisce l’Ungheria alla Slovacchia (non ci sono controlli!), da dove si ha una bella vista sulla collina su cui sorge la cattedrale. Per una strada interna torniamo a SZENTENDRE, dove la mattina non ci eravamo fermati. Szentendre è forse il luogo più turistico dell’ansa del Danubio, data anche la sua vicinanza a Budapest. Ma quando arriviamo, il centro sembra si stia svuotando: i negozietti stanno chiudendo e non c’è in giro molta gente. Probabilmente viene visitato durante il giorno e sono in pochi a fermarsi la sera. E forse è proprio per questo che nella sua piazzetta e nelle sue viettine troviamo un’atmosfera molto rilassante. Chiediamo se hanno una camera in un paio di pensioni del centro ma ci chiedono un prezzo un po’ altino (la sera prima abbiamo speso solo 20 euro!). E così decidiamo di cercare un po’ più fuori, lungo la strada principale, dove la mattina ci sembrava di aver visto diversi cartelli. In realtà non sono così tanti. Seguiamo quello che indica la “Erika Vendeghaz” (Levendula utca 7), dove ci chiedono 27 euro per una bella camera col bagno, colazione esclusa. Accettiamo. La sera torniamo in centro, giriamo ancora un po’ e ci cerchiamo un ristorante. Alla fine optiamo per il “Rab Raby”, dove per una cena buona ma non eccezionale spendiamo 5536 fiorini (21 euro).

4° giorno (8 agosto) – Finalmente c’è il sole! Torniamo in centro e cerchiamo un posto dove fare colazione. Ritrovo il Nostalgia, un caffé-pasticceria dove sono stato qualche hanno fa e che mi ricordo essere molto carino, ma apre alle 10 e così ci sediamo in un bar all’aperto sul lungofiume. Ordiniamo un cappuccino e una palacinka ciascuno, ma, non si capisce perché, ci dicono che la palacinka non la fanno. Così anche oggi la nostra colazione consiste solo in un cappuccino! La sera prima abbiamo intravisto qualche negozietto carino, ma sono ancora tutti chiusi. Troviamo aperta una cioccolateria che vende un sacco di animaletti di marzapane: sono carinissimi!!! Ne prendiamo qualcuno per i nipotini e figli di amici di George, dopodiché ripartiamo per Budapest. Anche se la nostra camera non sarà ancora pronta, decidiamo di andare comunque in hotel a lasciare la macchina. Una settimana prima di partire abbiamo prenotato una camera al “Leslie Apartments” (www.Leslie-apartments.Com), un hotel che abbiamo trovato sul sito www.Booking.Hu, che a sua volta abbiamo trovato sul sito dell’ufficio turistico ungherese. Costo: 59 euro a notte per una doppia col bagno, inclusa la colazione. L’hotel ha anche un piccolo parcheggio, dove ci fanno lasciare la macchina a 10 euro per entrambi i giorni. L’hotel si trova a Pest, a est dell’Isola Margherita, a due passi dalla fermata di Lehel ter della linea 3 (blu) della metropolitana, a sole tre fermate dal centro (Deak ter). Nonostante l’ottima posizione, però, non mi sento di consigliarlo: la palazzina, dal look decisamente sovietico, avrebbe bisogno di una bella ristrutturazione all’esterno e soprattutto negli ambienti comuni. Più tardi scopriremo che invece la camera è stata rimessa a posto, però non è molto pulita… Comunque quando arriviamo la stanza non è ancora pronta, così lasciamo i bagagli nel deposito dell’hotel e prendiamo la metropolitana per andare in centro – il biglietto per una corsa singola costa 185 fiorini. Io sono già stato a Budapest qualche anno fa e so che non è bella come Praga o altre capitali europee, ma è comunque una meta molto interessante. Facciamo un giro per VOROSMARTY TER, la piazza più famosa della città, dove si trova la più famosa pasticceria di Budapest, la Gerbeaud. Dopo aver ammirato la collina della fortezza dal lungofiume, proseguiamo il nostro giro per la VACI UTCA, la via pedonale e commerciale più importante della capitale. La percorriamo tutta e arriviamo fino al VASARCSARNOK, il più grande mercato coperto della città, davvero imponente. Qui ci sono negozi di ogni tipo, raggruppati per genere: al pian terreno ci sono carni, formaggi, frutta, ecc; al piano superiore troviamo tessuti, souvenir, e diversi chioschi che offrono un’ampia scelta di snack e piatti tipici ungheresi. E, visto che si è fatta ora di pranzo, decidiamo di fermarci, così almeno oggi riusciamo a pranzare a un’ora decente: George prende un hot dog, io una specie di frittella con qualcosa di salato sopra. Buono! Dopo pranzo decidiamo di tornare in hotel. Riprendiamo la metropolitana in Kalvin ter, dove scopriamo che il biglietto va timbrato… Arrivati in hotel, prendiamo possesso della nostra camera e ci muniamo di costume e ciabatte per provare quella che è un’esperienza imperdibile per chi si reca a Budapest: un bagno alle terme (Intanto, tornati alla metropolitana, realizziamo che ci conviene fare il biglietto giornaliero, che costa 1150 fiorini). Budapest è piena di bagni termali. Noi andiamo ai BAGNI KIRALY, a Buda (Fo utca 82-86), che leggiamo essere tra i più interessanti della città (attenzione: questi bagni sono aperti a giorni alterni per uomini e per donne! costo: 1100 fiorini per un’ora e mezza). Tuttavia restiamo un po’ delusi: la sala più bella, risalente all’epoca turca, è particolare e interessante, ma non ha niente a che vedere con lo sfarzo delle terme che abbiamo visto in alcune foto (tipo Szechenyi, Gellert, ecc.). Usciti dalle terme, facciamo una passaggetta sul lungofiume, che ci regala una bellissima vista sul Parlamento. Saliamo su un tram e scendiamo alla piazza da cui parte la funicolare che sale al VARHEGY (collina della fortezza), ma scopriamo che sulla funicolare il biglietto giornaliero non è valido. Decidiamo allora di salire a piedi, percorrendo una rampa che passa sopra la funicolare e da cui comincia a vedersi un bel panorama su Pest. Dal piazzale a cui arriva la funicolare il panorama è ancora più bello e ampio. Ci addentriamo nel quartiere della fortezza, dove si trovano dei bei palazzi barocchi e la più antica pasticceria della città, la Ruszwurm. Arriviamo alla CHIESA DI MATTIA, che deve il nome al famoso re Mattia Corvino, che qui si sposò per ben due volte! Purtroppo la chiesa chiude alle 17, così non possiamo visitare l’interno. Facciamo un giro per i BASTIONI DEI PESCATORI (il livello superiore è a pagamento!), da cui ammiriamo uno splendido panorama sulla città illuminata dal sole. Scendiamo dalla collina e rientriamo in hotel. La sera torniamo in Vaci utca e andiamo a cena al “Fatal” (al n° 67), consigliato sia dalla mia guida che da turisti per caso, e ci troviamo benissimo! Per due abbondantissimi piatti di carne, mezzo litro di vino e una minerale spendiamo 7320 fiorini (28 euro) e, assieme al conto, ci portano una simpatica cartolina del locale che, in italiano, dice: “non è fatale, anzi…”. In effetti abbiamo mangiato molto bene! Dopo cena facciamo due passi sul lungo fiume e ci fermiamo a bere qualcosa al “Café Mylord” (Belgrad rakpart 3), dove si ha una bella vista sul palazzo reale illuminato e dove conosciamo un simpatico ragazzo ungherese che parla l’italiano perché è stato in Italia e lavora in un ristorante.

5° giorno (9 agosto) – George (che la sera prima ha mangiato troppo!) si alza presto per andare a correre sull’ISOLA MARGHERITA mentre io continuo a dormire. Quando torna è entusiasta: mi racconta che l’isola, lunga 2,5 km e larga 500 metri, è un enorme parco che ospita impianti sportivi, giardini, alberghi, ecc. E che ha visto un sacco di gente fare jogging. Dopo la colazione, rifacciamo il biglietto giornaliero per i mezzi pubblici e andiamo sul ponte margherita a fare alcune foto della fortezza, dopodiché ci dirigiamo verso HOSOK TERE (piazza degli Eroi). Ci arriviamo prendendo la linea 1 (gialla) della metropolitana, la più antica metropolitana d’Europa, ultimata del 1896 in occasione del millesimo anniversario della conquista della patria: le stazioni sono piccolissime e si trovano appena sotto il livello della strada, e i treni hanno pochissime carrozze! La piazza degli Eroi è dominata dal scenografico monumento del Millennio, anch’esso costruito per celebrare i mille anni dalla conquista della patria. Dietro la piazza ha inizio il VAROSLIGET (parco civico), uno dei luoghi più frequentati dai budapestini e dai turisti. Quando sono stato qualche anno prima c’era un laghetto (che, essendo inverno, fungeva da pista di pattinaggio!) ma al momento è quasi tutto asciutto per via di alcuni lavori. Facciamo due passi attorno al CASTELLO DI VAJDAHUNYAD, costruito all’inizio del XX secolo per riunire in un unico edificio i principali stili architettonici ungheresi. Fra l’altro, lo stile gotico è rappresentato dalla copia di una porzione del castello di Hunedoara, che visiteremo fra qualche giorno in Romania. Dall’altra parte del castello il laghetto è pieno d’acqua e il castello ci si specchia sopra: è un angolo davvero incantevole, così ci sediamo su una delle panchine che ci sono attorno al laghetto per goderci il bellissimo posto e il sole, che oggi è davvero caldo. Volendo, si può anche noleggiare una barca a remi. Dopo un po’ proseguiamo il giro e attraversiamo una zona del parco dove qualcuno ha pensato di parcheggiare l’auto ma avrà un’amara sorpresa: gli hanno messo le ganasce e la multa sembra piuttosto salata! Dall’altro lato del parco c’è molta più confusione e ci sono code lunghissime per entrare allo zoo. Noi tiriamo dritto e diamo una sbirciatina ai BAGNI SZECHENYI: sia dentro che fuori sono tutta un’altra cosa rispetto a quelle dove siamo stati noi… E’ ora di pranzo: prendiamo una specie di brezel al formaggio ad una delle numerose bancarelle lungo la strada e torniamo dall’altra parte del parco, decisamente più tranquilla, e ci stendiamo un po’ sull’erba. Più tardi torniamo in centro a fare un altro giro: tra l’altro torniamo al mercato coperto a comprare una bottiglia di liquore della principessa Sissi, non testato ma intrigante. Finora abbiamo visto tante pasticcerie ma non ne abbiamo ancora provata una. Un opuscolo dell’ufficio del turismo segnala, fra le altre, la “Auguszt Cukraszda” (Kossuth Lajos utca 14-16) descrivendolo come un “delizioso piccolo caffè all’interno di un cortile, ideale per incontri romantici, la cui specialità della casa è una torta chiamata E-80”. Incuriositi, lo cerchiamo e non ne restiamo delusi, anche se è più buona la torta che ha preso George rispetto alla decantata E-80 che ho preso io… Ancora un giro e torniamo in hotel. Per cena andiamo alla “Taverna Dyoniso” (Belgrad rakpart 16), un ristorante greco molto carino che abbiamo visto la sera prima sul lungofiume e che ci ha ricordato la nostra vacanza dell’anno scorso in Grecia. Per chi, una sera, desidera mangiare qualcosa di diverso è senz’altro una buona scelta, anche se ha prezzi un po’ più alti di un ristorante tradizionale – noi spendiamo 9170 fiorini (34 euro) per un antipasto in due, due secondi di pesce, mezzo litro di vino e due piccole minerali). Dopo cena torniamo al “Mylord” e poi facciamo quattro salti al “Café Capella” (Belgrad rakpart 23), dove a mezzanotte e alle due c’è anche un simpatico spettacolo di drag-queen (ingresso 500 fiorini, consumazione inclusa!). In hotel torniamo in taxi perché verso le 23-23.30 i mezzi smettono di funzionare.

6° giorno (10 agosto) – Fatta colazione, prendiamo l’autostrada diretti verso la Romania. Qui il paesaggio è molto diverso da quello collinoso del lago Balaton e dell’ansa del Danubio: è un’immensa pianura dall’orizzonte infinito. L’autostrada finisce un po’ di chilometri prima di Debrecen, anche se lungo la statale hanno già messo le indicazioni per gli ingressi al tratto che stanno costruendo…

(per gli interessati rimando al diario “Romania, Paese di contrasti, Paese d’altri tempi”; per gli altri, il nostro viaggio in Ungheria riprende subito sotto).

19° giorno (23 agosto) – Perso un sacco di tempo sulle strade rumene e alla frontiera ungherese, rientriamo in Ungheria che è quasi sera. Per fortuna guadagniamo un’ora grazie alla differenza di fuso. Superata Debrecen, cominciamo a cercare un posto per dormire: ci fermiamo in una pensione molto carina ma ci dicono che è al completo e non ne incontriamo altre lungo la strada. Così arriviamo all’inizio dell’autostrada e, anche se è già tardino, decidiamo di proseguire fino a EGER, dove non dovremmo avere problemi a trovare un letto, trattandosi di una località abbastanza turistica. Usciamo dall’autostrada che ormai è buio. Vediamo l’indicazione per una pensione a 2,5km e andiamo a vedere. E’ enorme ma sembra deserta. Invece la reception è aperta. Entriamo e scopriamo che in realtà si tratta di una cantina dove è possibile anche dormire. Si chiama “Egri Korona Borhaz” e si trova a Demjen. Ci chiedono 11000 fiorini (42 euro) per una doppia, non proprio a buon mercato ma il posto sembra molto bello e sono quasi le 21… Solo che il ristorante è già chiuso (alle 21 è già chiuso???) e ci dicono che per trovarne uno aperto dobbiamo andare fino in città. A questo punto decidiamo di non prendere la camera e di cercarne una in città. E già in periferia abbondano i cartelli che segnalano hotel e pensioni. Noi ne seguiamo uno e arriviamo alla “Fekete Lo Fogado” (Hadnagy utca 10), dove ci chiedono 6000 fiorini (23 euro) per una doppia col bagno al piano, colazione esclusa. Accettiamo subito, e la camera è carina e pulita. Andiamo in centro e ci fermiamo al primo ristorante che incontriamo: in realtà è una pizzeria (“Capri”) ma è molto carina, ha anche un bel portico con appeso qualche poster delle regioni italiane. Sarà di un italiano e farà una pizza quantomeno decente, pensiamo noi. E invece no! Va beh! Facciamo un giro per il centro: è molto carino ma siamo stanchi, così torniamo alla pensione a andiamo subito a dormire.

20° giorno (24 agosto) – La mattina torniamo in centro e saliamo alla fortezza, vero e proprio baluardo della resistenza contro i turchi (ingresso: 1000 fiorini). Molto bello è il giro delle mura, da cui si ha un bel panorama sulla piazza principale e sulla città. Da qui, tra l’altro, si vede bene il minareto, che è tutto ciò che resta di un’antica moschea e che ha le sembianze di un missile, così alto e sottile com’è! Usciti dalla fortezza ci fermiamo al “Pallas”, un barettino ricavato in un cortiletto molto carino e romantico, dove ordiniamo uno squisito frappè greco. Oltre che per essere una delle più belle città ungheresi, Eger è famosa anche per i suoi vini, trovandosi in una regione che – a detta della mia guida – produce vini di fama internazionale: in particolare il Bikaver (sangue di toro), il Medoc e il Lyanika. E i negozi che li vendono non mancano. Ne giriamo tre e alla fine compriamo qualche bottiglia in un’enoteca vicino alla piazza principale. Pensando di spuntare prezzi più bassi, torniamo anche alla cantina-pensione dove eravamo capitati la sera prima e, in effetti, qui le bottiglie costano meno, così ne prendiamo qualcun’altra. Tra l’altro, scopriamo che questa cantina-pensione si trova in un posto molto bello, in mezzo a delle collinette tutte coperte di vigneti. Riprendiamo l’autostrada in direzione ovest. Esattamente come all’andata, siamo costretti ad attraversare Budapest per riprendere l’autostrada dall’altra parte, e così perdiamo quasi un’ora. Ci fermiamo in un’area pic-nic a mangiare dei tramezzini comprati la mattina in una stazione di servizio, e proseguiamo verso Sopron, bellissima cittadina quasi al confine con l’Austria. Prima di arrivare a Sopron, facciamo una piccola deviazione per FERTOD, dove sorge il castello Eszterhazy, il più bel palazzo barocco del Paese, definito addirittura la Versailles ungherese. In effetti il palazzo è bello, ma da come viene definito ci aspettavamo qualcosa di molto più grandioso. E’ possibile anche visitarlo all’interno, ma preferiamo fare solo un giro per il parco, grande ma, anche qui, niente a che vedere con i giardini e le fontane di Versailles. Al parcheggio, pieno di bancarelle, compro due zucche dalla forma strana per la mia mamma. Arrivati a SOPRON, ci cerchiamo subito una pensione. Ne giriamo due che ci chiedono attorno ai 40 euro. Una terza ci chiede più o meno la stessa cifra, e decidiamo di fermarci qui. Si chiama “Atrium Panzio” (Koszegi utca 3) e sembra essere stata appena aperta o ristrutturata. La camera è carina e molto pulita. Volendo, ha anche un centro di saune e massaggi. Ci riposiamo un po’ e andiamo in centro. Fatichiamo un po’ a trovarlo, non ci sono tante indicazioni. Ma quando superiamo la porta della fedeltà, sotto la Torre del Fuoco, ci ritroviamo in una piazza splendida! Facciamo un giro per le viette del centro e torniamo alla piazza, dove ci sediamo alla “Gambrinus Taverna”, alle spalle della chiesa. Qui, a parte la zuppa alla birra, abbiamo mangiato benissimo e tantissimo per soli 5840 (22 euro). Tra le altre cose, vi segnalo la zuppa all’aglio, servita in una pagnotta svuotata della mollica e con la calotta leggermente abbrustolita e ricoperta di formaggio, e la palacinka alla Gundel, ripiena di ricotta e noci e farcita con cioccolata calda. Due bontà! Intanto il sole è tramontato e la piazza si è piano piano tutta illuminata: uno spettacolo! 21° giorno (25 agosto) – L’ultimo giorno piove, e ciò ci rende ancora più tristi. Ci mettiamo in viaggio subito dopo la colazione: la strada è lunga ma per fortuna non troviamo tanto traffico, e alle 19 arriviamo a casa.

Michele



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