Un viaggio, un sogno realizzato

Il viaggio, effettuato dal 10 al 13 ottobre 2008, è stato preceduto da una lunga pianificazione in quanto avendo a disposizione soli pochi giorni si rendeva necessaria un’ottimizzazione dei tempi per vedere il maggior numero di cose possibili. Compagni di viaggio mia moglie Enza e una coppia di amici: Giuseppe e Tina. Fonte di ispirazione la...
Scritto da: brunocia
un viaggio, un sogno realizzato
Partenza il: 10/10/2008
Ritorno il: 13/10/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Il viaggio, effettuato dal 10 al 13 ottobre 2008, è stato preceduto da una lunga pianificazione in quanto avendo a disposizione soli pochi giorni si rendeva necessaria un’ottimizzazione dei tempi per vedere il maggior numero di cose possibili.

Compagni di viaggio mia moglie Enza e una coppia di amici: Giuseppe e Tina.

Fonte di ispirazione la Loney Planet ma soprattutto le decine e decine di recensioni di altri viaggiatori che hanno lasciato i commenti sui vari siti sul web.

Volo aereo (con Alitalia: tutto andato alla perfezione) e hotel prenotati direttamente mediante internet.

PRIMO GIORNO: venerdì pomeriggio Il programma prevedeva, dopo la sistemazione all’hotel, una visita al Gran Bazar, la visita al Kariye muzesi e infine assistere alla cerimonia dei Dervisci.

Arriviamo all’aeroporto puntuali alle 13.30, ritiriamo i bagagli e ci apprestiamo alle formalità doganali (sufficiente la carta di identità, non si paga alcun visto, viene fornito un talloncino con un visto di ingresso da rilasciare all’uscita).

All’uscita, così come previsto dall’offerta alberghiera, troviamo un giovane ragazzo ad attenderci che ci conduce direttamente all’hotel.

Il viaggio dall’aeroporto all’hotel è durato circa 40 minuti (traffico notevole). Notiamo subito, lungo il tragitto, una grande cura nella tenuta dei parchi e degli stessi spartitraffico ricchissimi di fiori e con erbetta molto curata.

L’hotel Alkay, così come il volo aereo, era stato prenotato due mesi prima dopo aver valutato un mare di possibilità offerte da internet. La scelta di questo hotel era stato influenzata dalle referenze lasciate da altri viaggiatori, dalla sua collocazione nel cuore di Sultanahmet, e dall’ottimo prezzo.

Giunti all’hotel prima sorpresa: la mia prenotazione era in overbooking, non ho neanche il tempo di mostrarmi contrariato che mi garantiscono una sistemazione addirittura migliore.

In effetti l’ERBOY l’hotel dove abbiamo soggiornato, a pochi metri dal quello prenotato, si sarebbe rivelata un’ottima sistemazione, forse con le stanze un po’ piccole ma pulitissime, dotate di televisore (nessun canale italiano) ma senza cassaforte. L’hotel, collocato nel cuore di Sulthanament dista di soli pochi metri da tutte le principali attrattive, la Moschea Blu, Santa Sofia, palazzo Topkapi, stazione di Siderki, ponte di Galata, gran bazar, bazar delle spezie son facilmente raggiungibili a piedi.

Abbiamo pagato circa 53 euro a notte, quota comprensiva di colazione (ottima e variegata) e del transfer dall’aeroporto all’hotel (la quota non prevedeva invece il transfer dall’hotel all’aeroporto).

Il personale si è rivelato cortesissimo e in particolare il manager, una giovane ragazza di nome Ayşe, che, cosa di non poco conto, parla anche italiano e che si sarebbe rivelata utilissima per le informazioni e consigli sul nostro soggiorno ad Istanbul. Prima di uscire ed immergerci nel gran bazar acquistiamo i biglietti (costo circa 20 euro a persona) per la cerimonia dei dervisci direttamente in albergo. Andiamo, come programmato, al gran bazar dove avremmo anche dovuto pranzare al tanto reclamizzato ristorante Havuziu situato proprio dentro il bazar. Nei pressi del gran bazar troviamo un ufficio del cambio (si chiamano DOVIZ, ve ne sono diversi in tutta la città e uno anche nel gran bazar), il cambio si rivela ottimo e non applicano commissione. Per la strada ci avvolge il canto dei muezzin che invitano alla preghiera e ci introducono al gran bazar.

Nonostante eravamo ben preparati il primo impatto è stato shockante (eppure pochi mesi prima ero stato alla medina di Tunisi!): alle 15.30 il gran bazar si presentava solo come un gran casino. Decine e decine di negozi affastellati con venditori che cercavano di attirare l’attenzione sulla propria mercanzia e soprattutto un fiume in piena di gente che rendeva impossibile persino di vedere i prodotti esposti nei negozi.

Dopo aver faticato non poco a trovare il ristorante scopriamo che dalle 16.00 servivano solo da bere e non era più possibile pranzare. Ma come in uno dei posti più affollati di Istanbul dopo le 16.00 non si può più mangiare? Bah!.

Sconsolati e molto delusi decidiamo di uscire dal Gran Casino e ci dirigiamo per una strada alberata chiusa al traffico molto bella e tranquilla (Nuruosmaniye Caddesi) piena di negozi.

Scendendo verso il mare ci fermiamo in un locale, l’equivalente di una nostra trattoria, di cui purtroppo non ricordo il nome, dove mangiamo molto bene e a un prezzo decisamente contenuto. A questo punto ci rendiamo conto che per poter assistere alla cerimonia dei dervisci dovevamo rinunciare la visita della Chiesa di cora (Kariye muzesi) e rimandarla a domani.

La cerimonia dei dervisci si teneva presso un salone della stazione ferroviaria di Siderki. Entrati nella stazione notiamo sulla sinistra un ufficio informazioni con un addetto dai tempi medio-orientali che dopo aver sbrigato tutte le sue faccende personali decide di rivolgerci le sue attenzioni vanificate dalla sua incapacità di capire non solo l’italiano, nessuno lo può pretendere, ma neppure una parola di inglese.

Riusciamo a farci indicare dove si sarebbe tenuta la cerimonia dei dervisci e ci dirigiamo in quella direzione.

La sala della cerimonia si trova sulla sinistra una volta entrati nella stazione, davanti alla sala vi è una biglietteria dove si possono acquistare i biglietti.

I dervisci si esibiscono mercoledì, venerdì e domenica alle 19.30. Lo spettacolo dura un’ora.

Vi consiglio caldamente di presentarvi almeno 30-45′ prima dell’inizio dello spettacolo perchè si crea rapidamente una fila enorme.

Appena entrate nella sala vedrete delle sedie disposte ad U, cercate di sedervi nella prima fila evitando i posti laterali. L’esibizione è stata bellissima e per certi versi anche emozionante.

Si possono fare tranquillamente riprese cine/foto ma non usate il flash.

Dopo lo spettacolo ci dirigiamo verso il ponte di Galata. Non appena ci avviciniamo avvertiamo l’odore del pesce arrostito e notiamo moltissime persone che pescano nonostante sia già buio. Sotto il ponte ci sono numerosissimi ristoranti molto affollati.

Al ritorno decidiamo di mangiare un kebab presso un venditore ambulante. Pessima scelta.

Il consiglio, maturato dall’esperienza fatte nei giorni seguenti, è quello di evitare gli ambulanti e di affidarsi ai numerosi locali o chioschi ben attrezzati disseminati per tutta la città.

Dopo aver curiosato per qualche negozio ci portiamo verso la zona della moschea blu e di santa Sofia per una rapida ricognizione di quello che sarà il nostro territorio di esplorazione dell’indomani.

Consigli: non effettuate cambio moneta all’aeroporto dove è praticata una commissione del 4%, se proprio dovete cambiate una piccola cifra giusto il necessario per raggiungere la città. Grosso modo una lira turca corrisponde a circa 50 centesimi di euro..

Se decidete di prender il taxi per farvi condurre in città il costo è di circa 30 lire.

Se pensate di andare al gran bazar vi consiglio caldamente di andare di mattina il prima possibile (il gran bazar apre alle nove e chiude alle 19.00: attenzione è chiudo la domenica!); secondo la nostra esperienza a partire dalle 11.00 il gran bazar è solo un gran casino. Se volete assistere alla cerimonia dei dervisci comprate i biglietti appena arrivate in quanto essi vanno ad esaurimento e rischiate di non trovare più posto. I biglietti si possono acquistare presso gli alberghi o direttamente alla biglietteria situata davanti alla sala della cerimonia, ma anche da biglietterie volanti in varie parti della città (c’è n’era una anche davanti alla moschea blu).

Ultimo consiglio: presentatevi alla stazione almeno 30-45′ prima dello spettacolo per potervi sedere in prima fila e godere pienamente dello spettacolo.

SECONDO GIORNO: sabato Il programma, molto ambizioso, prevedeva: visita a Santa Sofia, Moschea blu, Cisterna basilica, bazar delle spezie, palazzo topkapi (sic!). Ovviamente il programma sarà largamente rimaneggiato.

La giornata non inizia bene, piove, il cielo è grigio e il mio umore vira verso lo stesso colore.

Il mio primo impatto con Istanbul era stato deludente; la città mi appariva diversa dall’immagine che mi ero creata di essa: troppo turistica, troppo occidentale, non vedevo niente di orientale, delle due anime descritte di Istanbul vedevo solo quella europea.

Fingo un improbabile entusiamo e cerco di contagiare la compagnia.

Ci dirigiamo diritti a Santa sofia.

Dall’esterno non ci fa una buona impressione, molto più bella la dirimpettaia moschea blu.

Dopo aver fatto il biglietto (costo 20 lire) entriamo.

Troviamo una guida che però non parla italiano, non vi sono audioguide.

Il grigio del cielo non rischiara di molto l’interno che appare piuttosto buio. L’interno dà subito un’idea di grandezza nonostante sulla sinistra vi sia una grossa impalcatura. Sento che sta profilandosi un’altra delusione (l’interno è enorme ma non così bello come avevo letto): La delusione dura pochi minuti, giusto il tempo perché gli occhi si adattino all’oscurità e rivelare tutta la bellezza di Santa Sofia.

La parte più bella la scopriremo nella galleria a cui si accede sulla sinistra dell’ingresso.

Raggiunta la galleria ci portiamo sulla sinistra e lì godiamo appieno dei magnifici mosaici molti dei quali ben conservati.

Per gli appassionati dell’arte bizantina garantisco un piacere senza eguali. La rappresentazione della Deesis mi rapisce.

Per la visita impieghiamo circa 60 minuti.

Usciamo da Santa Sofia e ci dirigiamo rapidamente verso la moschea blu che si trova proprio di fronte. Dall’ingresso principale ci fanno fare un lungo giro per entrare da un’entrata secondaria dove si trovano dei dispenser di buste in cui mettere le scarpe che vanno tolte prima di entrare nella moschea (non lasciate le scarpe all’ingresso perchè l’uscita si effettua da un altro lato della moschea).

La moschea blu è, a mio avviso, molto più bella fuori che dentro. Certo l’interno è maestoso ma fondamentalmente è come tutte le moschee.

Per le donne non occorre coprire la testa, si possono tranquillamente fare foto anche con il flash.

Per la visita sono sufficienti 30 minuti.

Usciti dalla moschea blu veniamo assaliti dai venditori ambulanti che cercano di propinare di tutto.

Siamo interessati a dei berretti tipici orientali; da quel momento apprendiamo l’arte degli acquisti ad Istanbul: trattare senza pietà, il prezzo finale è quasi sempre la metà di quello iniziale, a volte anche di meno.

Dopo aver attraversato il giardino che separa Santa Sofia e Moschea Blu (un po’ perplesso per il tipo di giardino che contrasta con le architetture vicine) ci indirizziamo veloci verso la cisterna basilica che dista solo poche decine di metri.

All’ingresso troviamo una fila enorme e inizio a temere per il rispetto del fitto programma della giornata.

Tina a un certo punto ha l’intuizione che quello che si trova davanti a noi è un gruppo organizzato e che i singoli visitatori possono scavalcare la fila.

Intuizione corretta: guadagniamo rapidamente la biglietteria ed entriamo (costo 10 lire). L’interno è molto suggestivo. Anche qui vi risparmio note storiche che potete reperire sulle guide. Tempo stimato per la visita 30-40 minuti.

A questo punto ci dirigiamo, sempre a piedi, al bazar delle spezie.

E’ un posto veramente affascinante e divertente, facciamo qualche foto con alcuni venditori dallo spirito goliardico e facciamo qualche acquisto (ma solo dopo lunghe ed estenuanti, ma in fondo divertenti, trattative). Ci appare evidente che non riusciremo a visitare il Palazzo Topkapi in quanto per la sua visita sono previste almeno 4 ore e per giunta l’harem chiude alle 16.00.

Decidiamo di stravolgere il programma: rimandare la visita del palazzo Topkapi a domani, recuperare la visita al Kariye muzesi di ieri, anticipare la visita alla torre di Galata prevista per domani.

Al bazar delle spezie chiediamo informazioni ad un venditore di come arrivare al Kariye muzesi e sull’orario di chiusura. Il venditore, gentilissimo, senza pensarci su due volte telefona al museo. Ci conferma che il museo chiude alle 16.00 e ci sconsiglia di prendere i mezzi pubblici in quanto il museo è situato nella parte nord della città ed è piuttosto lontano.

La soluzione è il taxi e ci suggerisce anche il prezzo da offrire al tassista (non più di 10 lire).

Usciamo dal bazar e andiamo dall’altro lato della strada (ci troviamo proprio di fronte al porto di Eminonu) per prendere il taxi. Compriamo da un ambulante una sorta di pizza lunga che viene tagliata in due e mangiata come un panino (costo irrisorio di una lira), mentre mangiamo “la cosa” veniamo investiti dall’odore di pesce arrostito: io e Giuseppe non resistiamo alla tentazione e compriamo due panini con pesce arrostito.

Devo dire veramente gustoso (prezzo circa 4 lire) Prendiamo il taxi; il tassista voleva inserire il tassamentro ma concludiamo per 10 lire (furbi noi!) e raggiungiamo Kariye muzesi.

Il museo è lontano dal circuito turistico di massa essendo un punto di interesse più di nicchia.

Per me, appassionato di iconografia bizantina, la sola visita a Kariye ha giustificato il viaggio ad Istanbul, trovarsi a contemplare de visu dipinti e mosaici che avevo visto solo su album fotografici mi ha procurato emozioni indescrivibili.

Costo dell’ingresso 15 lire All’uscita si pone il problema del ritorno. Non ci sono né taxi, né mezzi pubblici. Raggiungiamo una strada a circa 300 metri di distanza che intuiamo essere un’arteria importante. Il traffico è come impazzito, riusciamo a fermare al volo due taxi che decidono di accompagnarci in albergho solo con tassametro, ma visto il traffico enorme non accettiamo. Alla fine troviamo un tassista che accetta di trasportarci a 10 lire.

Il viaggio con il tassista, giovane e simpaticissimo, che non capiva una parola di italiano né di inglese è stato surreale.

Definire i sorpassi azzardati è limitativo: mai vista una guida così “elastica” e spericolata. Ci facciamo scendere nei pressi del ponte Galata e da qui ci dirigiamo verso la torre omonima.

Dopo il ponte, sempre affollatissimo di pescatori, percorriamo una strada in salita piuttosto ripida, dopo 10 minuti raggiungiamo la torre. Con l’ascensore raggiungiamo la cima da cui si gode un panorama veramente bello e si riesce ad avere un’idea complessiva della città (costo del biglietto 10 lire).

A questo punto decidiamo di ritornare in albergo, sempre a piedi, e prendere il necessario per concederci un buon bagno turco. Su suggerimento di Ayşe, il manager dell’albergo, optiamo per il Cemberlitas, il più antico bagno di Istanbul e anche più economico rispetto all’altrettanto famoso Cagaloglu.

Il bagno offre diversi trattamenti: optiamo per quello completo: lavaggio, massaggio e massaggio con olio al costo di circa 40 euro.

Io e Giuseppe abbiamo avuto l’impressione di essere stati “arronzati” almeno nel massaggio dopo il lavaggio con il guanto, le ragazze invece pare siano state trattate con maggiore attenzione.

Il bagno turco è un luogo per turisti. Il manager dell’albergo ci diceva che i turchi non frequentano il bagni se non molto raramente.

E’ un’esperienza simpatica, molto gradevole dopo aver camminato per una giornata intera.

Dopo il bagno ci rechiamo presso un locale vicinissimo dove mangiamo specialità ottomane a prezzi molto contenuti. Il locale, in cui non si servono bevande alcoliche, ci incuriosiva perché in vetrina c’era una donna che in abiti tradizionali preparava delle focacce che poi venivano servite ai clienti. Se volete provare il locale si chiama Safran.

Dopo la cena ci dirigiamo verso l’albergo e ci fermiamo presso un piccolo locale il cui esterno era attrezzato con cuscini e tappeti su cui sedersi e fumare il narghilè. Ovviamente non ci perdiamo neanche questa esperienza e intrecciamo una simpatica amicizia con il proprietario, Tugrul, del locale veramente molto simpatico. Scopriamo che in questo locale si può anche mangiare ma non posso darvi consigli in merito perché abbiamo ordinato solo del tè.

E’ un posto molto tranquillo, mai affollato, situato in una stradina secondaria. Il locale, che si chiama new class cafè bar, è situato a pochi metri dall’hotel Erboy, Consigli: prima di fare acquisti al gran bazar visitate i vari espositori perchè nel giro di pochi metri lo stesso articolo lo trovate a prezzo diverso. Una volta trovato l’articolo più economico trattate il prezzo, se il vostro prezzo è sensibilmente al di sotto del costo effettivo sarà lo stesso venditore a rifiutare di vedervi la merce, voi invece di rilanciare andate da un altro e cercate di ottenere lo stesso articolo con un prezzo leggermente superiore.

Nel bagno turco potete accedere completamente nudi (obbligo per i maschi di indossare sempre il telo che offrono all’ingresso), gli addetti garantiscono la massima tutela della riservatezza, chi desidera può tranquillamente indossare un costume, se volete rimanere con lo slip portate un ricambio. Non occorrono le pantofole (le trovate nella cabina in cui vi spoglierete e dove potete lasciare i vostri oggetti personali (togliete anche gli orologi). Vi daranno una chiave da portare con voi. Portatevi spazzola e un phon per chi ha i capelli lunghi.

TERZO GIORNO: domenica Il programma originario prevedeva una crociera sul Bosforo di 5 ore, visita alla torre di Galata per una visione panoramica della città e per avere quindi un’idea d’insieme e infine prendere un bus turistico per il giro della città.

Il problema più grosso era conciliare la visita al palazzo Topkapi (durata stimata di 4 ore con chiusura dell’Harem alle 16) con la crociera sul Bosforo.

Per la crociera era prevista la partenza dal molo 3 di Emonou alle 10.25 e il ritorno alle 14.20-15.00 (il viaggio di andata, fino ai confini con il mar nero, e di ritorno duravano entrambi un’ora circa ma il battello ripartiva dopo tre ore di sosta).

Decidiamo di iniziare la mattinata con la visita al palazzo e nel pomeriggio di fare una minicrociera, di circa un’ora, sul Bosforo con uno dei tantissimi battelli privati. Questi battelli che non fanno soste lungo i vari porticcioli e percorrono circa metà stretto, rappresentava un buon compromesso.

Ci dirigiamo al palazzo e notiamo un gruppo enorme di persone, probabilmente un viaggio organizzato, che stava per guadagnare la biglietteria. Con uno scatto felino ci mettiamo a correre, superiamo la folla e facciamo rapidamente i biglietti (20 lire a testa).

Appena entrati attraversiamo il metaldetector e ci dirigiamo subito verso il lato sinistro del parco (seguendo il consiglio letto su internet di altri viaggiatori) per acquistare anche i biglietti per l’harem (15 lire a persona).

Se andate ad Istanbul la visita al Topkapi non può assolutamente mancare: è un luogo affascinante e bellissimo.

Concludiamo la visita pranzando al Konyali, un ristorante con una splendida veduta situato proprio all’interno del parco del palazzo con ottimo rapporto qualità prezzo (vi consiglio di mangiare il kebab di agnello con purea di melanzane). Usciti dal palazzo decidiamo di fare un salto in albergo per poi portarci verso il porto, nel tragitto ci fermiamo in un negozio dove facciamo acquisti e mettiamo nuovamente alla prova le nostre capacità di trattativa.

Giungi nei pressi del porto ci si avvicina un uomo che a gesti, più che a parole, ci offre una minicrociera sul Bosforo.

Dopo l’ennesima trattativa (circa 17 lire a persona, il manager dell’hotel più tardi ci dirà che il prezzo era ottimo in quanto il costo non è generalmente inferiore alle 20 lire) iniziamo il viaggio che risulterà veramente affascinante: vedere Istanbul dal mare, specie al tramonto, è un’esperienza veramente toccante. A questo punto la città mi conquista definitivamente, la delusione iniziale si scioglie e inizio a scoprire la vera Istanbul, il suo vero carattere che ad uno sguardo non frettoloso traspare ovunque e si fa largo sotto la pesante coltre del modernismo imposto anche dall’adeguamento forzato per il turismo di massa.

Al ritorno dalla minicrociera decidiamo di dirigerci rapidamente verso la moschea di Solimano (tappa prevista per l’indomani). Sempre a piedi (circa 15 minuti da Emonou, tutti in salita) raggiungiamo la moschea, bellissima all’esterno. Purtroppo sono in corso dei lavori di restauri per cui dell’interno si vede ben poco. Se pensate di andare a breve ad Istanbul escludete pure questa visita dai vostri itinerari perché eccetto il vicino cimitero musulmano non c’è nient’altro da vedere.

Dopo un breve passaggio in albergo decidiamo di andare a cenare ad un ristorante molto reclamizzato, e consigliatoci anche dal nostro manager, l’Haci Abdullah, situato a Beyoglu in una traversa di una importantissima strada, la Istiklai caddesi, famosissima perché rappresenta il passeggio preferito dai giovani turchi e dai turisti in cerca di locali alla moda.

Dall’albergo ci facciamo chiamare un taxi, ci avevano sconsigliato i mezzi pubblici in quanto dovevamo effettuare di cambi, e per poco meno di 10 lire raggiungiamo rapidamente il ristorante.

Manco a dirlo mangiamo benissimo e ad un prezzo veramente irrisorio per un locale veramente “in” in uno dei posti più importanti di Istanbul. Il locale è particolarmente conosciuto per un piatto chiamato “l’imam svenuto” che altro non è che una melanzana ripiena di cipolle fritte e servita fredda: non siate prevenuti, è buonissima. Dopo cena ci dirigiamo verso Istiklai caddesi e appena sbocchiamo sulla strada veniamo travolti da quello che ci è sembrato un fiume in piena di persone che semplicemente passeggiavano. La strada, molto larga, era stracolma di persone e lungo il suo percorso vi erano un’infinità di locali di tutti i tipi. Questa strada rappresenta sicuramente la parte moderna di Istanbul, da vedere assolutamente.

In vari punti notiamo numerosi poliziotti che con molta discrezione presidiano vari punti della strada e della vicina piazza Taksim.

Riprendiamo un taxi che ci riporta in albergo.

Io e Giuseppe ci concediamo un altro narghilè e ne approfittiamo per salutare Tugrul.

Consigli: recatevi al Topkapi per le 9.00 troverete poche persone e non perderete tempo per la fila. Appena entrate se avete l’intenzione di visitare anche l’harem (consigliatissimo!) dirigetevi subito alla biglietteria in modo da guadagnare tempo. Le audio guide (3 euro per il solo harem, 5 euro per il solo palazzo 6 euro per tutte e due) sono utilissime per cui vi consiglio di affittarle (c’è un desk sulla destra appena superate il metaldetector).

Ancora una volta vi consiglio di trattare sempre sul prezzo, vi basti dire che ha acquistato un piatto a 60 euro con un prezzo di partenza di 200 euro ! E dopo l’acquisto si rimane sempre con l’impressione di essere stati fregati.

QUARTO GIORNO: lunedì Il programma originario prevedeva la visita alla moschea di Solimano e poi il ritorno all’aeroporto per il viaggio di ritorno.

L’averci anticipato la visita della moschea ad ieri ci offriva la possibilità di spendere qualche ora di tempo per fare una capatina al gran bazar per gli ultimi acquisti.

Giungiamo al gran gazar verso le nove.

Tutta un’altra storia. Non c’è folla, i venditori stessi ci sembrano meno “aggressivi”, la mercanzia si può osservare con calma.

Facciamo molti acquisti trattando con calma e godiamo appieno del clima del gran bazar che ci fa tutta un’altra impressione.

Soddisfatti ritorniamo in albergo dove dopo aver salutato Ayşe prendiamo un taxi che ci conduce in aeroporto in soli 30 minuti.

Considerazioni finli: il mio primo impatto con la città è stato deludente. Le mie impressioni non coincidevano con quelle entusiastiche riportare dalle recensioni lasciate sul web dagli altri viaggiatori: mi ero creato tutta un’altra immagine della città. Me l’aspettato molto più orientale, più musulmana, invece la zona in cui abbiamo avuto il primo impatto, essendo quella a maggiore stampo turistico, aveva un connotato nettamente europeo.

Contrariamente a quanto ritenuto Istanbul ci è apparsa una città molto sicura e tranquilla, l’unico pericolo è dato dagli autisti veramente spericolati.

Tre giorni per visitare Istanbul possono essere sufficienti per ammirare le principali attrattive, ma sono pochissimi per capire la città che conquista lentamente.



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