Nel deserto del Marocco

Da Marrakech a Erg Chebbi in fuoristrada
Scritto da: mongiove
nel deserto del marocco
Partenza il: 20/03/2008
Ritorno il: 26/03/2008
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
GIOVEDI’ Finalmente arriva il momento del nostro primo viaggio in Africa. La meta prescelta è il Marocco e precisamente Marrakech da cui partiremo per trascorrere la Pasqua nel deserto del Sahara. Partiamo con volo Alitalia per Casablanca e all’aeroporto prendiamo il treno per Marrakech. Purtroppo non sapevamo che era il giorno della “Festa del Profeta” e tantissimi marocchini che si erano recati in pellegrinaggio alla Moschea Hassan II di Casablanca sono di ritorno: così il viaggio è surreale e l’arrivo anche! Infatti all’uscita della stazione siamo travolti dalla confusione….macchine e motorini ovunque, uomini che ci propongono un taxi, e noi, credendo che non fossero “veri” tassisti, prendiamo tempo per cercare di beccarne uno “ok”. Poi ci rendiamo conto che quelli sono veri, così ne prendiamo uno fino ad un angolo di piazza Djemaa el-Fna e da li, con l’aiuto della piantina, raggiungiamo il riad Jnane Mogador all’interno della Medina. Un riad molto carino con un bel patio e una fontana al centro di un elegante cortile. Qualche minuto di riposo per recuperare le idee, ed andiamo subito a fare un giro per la piazza: incredibile la quantità di gente, il cibo di ogni tipo, i procacciatori di clienti ed i bambini che ti inseguono per chiedere denaro. La sera ceniamo al ristorante Terrace de l’Alhambra (consigliato dalla Lonely Planet) dove, con 177 Dhs (circa 16 euro), mangiamo tajine di pollo e corner de gazelle (dolcetti alle mandorle). Il primo giorno è stato subito intenso così, dopo cena, rientriamo in hotel . VENERDI’ Alle 5 ci svegliamo con il richiamo alla preghiera del muezzin. Dopo la colazione e qualche foto dalla terrazza del Riad, partiamo alla scoperta della città. Iniziamo dalla moschea Kautoubia (peccato sia chiusa) per poi proseguire la visita all’interno della medina. Nel tentativo di trovare la moschea e scuola coranica Alì ben Youssef, ci perdiamo per le stradine del souk dei tintori. Iniziamo così ad essere “scortati” da un indigeno del luogo, tale Abdul (o forse Moustafà) che ci guida fino alla moschea e poi ci porta in una conceria, dove, “armati” di menta per coprire il forte odore, scopriamo tutte le varie fasi di lavorazione della pelle. La visita si conclude (ovviamente) in un negozio di tappeti e pelle da cui riusciamo ad uscire sani e salvi senza comprare niente. La “guida” ci porta quindi a fare un giro in una parte della Medina meno turistica dove scopriamo la vera vita vissuta dagli abitanti di Marrakech. Appena ci riavviciniamo alla Place dobbiamo salutarlo perché aveva paura di farsi vedere con noi in piazza in quanto non era una guida ufficiale. Dopo qualche foto (a pagamento) con l’incantatore di serpenti , ripassiamo dall’hotel per riprenderci un attimo….l’impatto con la città è stato piuttosto forte. Pranziamo nel riad con un ottimo cous cous e dopo riprendiamo la visita: le tombe dei Sauditi, il Palazzo el-Badi, Dar Si Said che ospita il museo delle Arti Marocchine (molto interessante). Al tramonto decidiamo di prendere un thè alla menta in uno dei caffè che hanno la terrazza con vista panoramica sulla piazza Djemaa el-Fna. In realtà il nostro thè alla menta è solo un pretesto per ammirare lo spettacolo de “La Place”, come viene chiamata qui, definito dalla Lonely “il più grande spettacolo all’aperto del mondo” : giocolieri, incantatori di serpenti, chioschi in cui si cucina di tutto, dalla zuppa di lumache agli spiedini di pollo o manzo, dal couscous alle tajine, e poi ancora musicisti, venditori di souvenirs/cianfrusaglie e, soprattutto, tantissima gente. Subito dopo ritorniamo al Riad perché avevamo prenotato l’hammam: esperienza meravigliosa da provare assolutamente. La sera ceniamo al ristorante El Marrakchi, un po’ caro ma molto chic. SABATO facciamo colazione nel riad e poi prendiamo un taxi per andare a ritirare l’auto che avevamo prenotato via internet all’Avis. Con un po’ di fortuna, allo stesso prezzo, ci viene data un auto di categoria superiore. Finalmente si parte con destinazione Ouarzazate. Ci aspettano 4 ore di viaggio in strade con numerose curve che ci portano ad attraversare la catena montuosa dell’Alto Atlante, salendo fino a 2092 metri. La strada è caratterizzata da scenari spettacolari con cime innevate e decine di fantastiche kasbah. Finalmente, alle 13,40 arriviamo a destinazione dove avevamo prenotato l’Auberge de la Rose Noire. L’Auberge si trova all’interno della kasbah di Taourirt, la più grande della zona ed in parte restaurata dall’Unesco, ed è gestito da una simpatica signora. Prendiamo possesso di una deliziosa camera in perfetto stile berbero e ci organizziamo per visitare la mitica kasbah di Ait Benhaddou: saremo accompagnati da Hassan (il nipote della proprietaria dell’Auberge). Dopo circa mezz’ora arriviamo ad Ait Benhaddou. Di fronte a noi si apre uno spettacolo incredibile, non per niente in questo luogo magico sono stati girati tanti film, come Lawrence d’Arabia, Gesù di Nazareth, Il tè nel deserto, la Mummia, Il Gladiatore, ecc. Per raggiungere la kasbah, bisogna attraversare un fiumiciattolo passando su dei massi che fuoriescono dall’acqua. Durante il percorso che ci porta in cima, una signora berbera ci invita a visitare la propria casa ed a prendere un the alla menta. Restiamo affascinati da questo luogo magico e dalle case costruite con mattoni di fango ed erba perfettamente conservate anche (o soprattutto) con l’aiuto dell’Unesco. Ripartiamo, quindi, alla volta della kasbah Tifoultoute per poter vedere e fotografare le cicogne nel loro nido ed ammirare lo scenario che ci offre la valle, un miscuglio di verde e deserto di pietre. Di rientro all’Auberge ci fermiamo agli Studios (ma era impossibile visitarli perché stavano girando un film). Visitiamo quindi la casbah do Ouarzazate, restando sorpresi della presenza di una vecchia sinagoga trasformata in negozio di tappetti e dopo aver ringraziato Hassan (100 DHS) per la compagnia, rientriamo in camera per riposarci un po’. La scelta del ristorante per la cena ricade su Chez Dimitri, consigliato dalla guida, dove finalmente assaggiamo la famosa Kefta (polpettine con uova e pomodoro). Alla fine della cena di corsa a letto: l’indomani ci aspettano 5 ore di macchina per arrivare ad Erfoud, alle porte del Sahara.

DOMENICA DI PASQUA Partiamo alle 9.00 e ci dirigiamo verso Skoura, Boumalne Du Dades, Tinerhir. I paesaggi cambiano di continuo: dal deserto roccioso ai villaggi polverosi, dai palmeti alle kasbah, dai venditori ai bordi della strada ai tanti “ksour” del deserto (castelli in mattoni di fango). A Tinerhir prendiamo la deviazione per Erfoud, dove arriviamo verso le 13,30, un po’ stanchini. Prendiamo possesso della camera che avevamo prenotato alla kasbah Tizimi e ci accordiamo con la reception per l’escursione al tramonto alle dune del deserto sahariano. Partiremo verso le 15, per avere il tempo di riposarci un po’ e prepararci “all’avventura”. Ed è stata una vera avventura. La guida ha preferito fare una pista nel deserto, più adatta ad un fuoristrada che ad una macchina, e dopo averci fatto passare dal negozio di un suo amico da cui, dopo estenuanti trattative, compriamo un bellissimo tappeto, arriviamo alle dune di Erg Chebbi . E così a dorso di due dromedari e con una guida berbera iniziamo una magica passeggiata nel deserto, mentre il sole tramonta. Le dune offrono uno scenario affascinante che muta al variare dell’intensità della luce del sole. Appena tramonta subito la temperatura si abbassa bruscamente. Dopo una passeggiata a piedi scalzi e dopo aver assistito allo spettacolo del tramonto del sole sulle dune, riprendiamo i dromedari per tornare alla macchina. Con Alì riprendiamo la pista nel buio più assoluto e, dopo quasi un’ora di viaggio, facciamo rientro in albergo. Questa si che è stata una Pasqua diversa dal solito, veramente indimenticabile.

LUNEDI’ La mattina dopo ci rimettiamo in marcia e cominciamo il riavvicinamento a Marrakech. Così, dopo più di 2 ore di viaggio arriviamo a Boumalne du Dades, alla Kasbah Tizzarouine. Prendiamo possesso della camera e, piuttosto provati, ci riposiamo fino alle 13,30. Poi ripartiamo per visitare le famose Gorges du Dades. Le gole sono molto suggestive ed è piacevole il tragitto che si inerpica tra le pareti della gola fino a raggiungere un punto panoramico dove ci fermiamo ad un bar/ristorante pieno di turisti. La vista sulla gola è spettacolare e ne approfittiamo per bere qualcosa e per comprare qualche souvenir. Così, dopo le solite trattative di rito, compriamo una collana e delle scatoline portagioie finemente lavorate a mano: qui tutto costa meno (impressione che ci viene confermata anche da due turisti francesi che arrivano da Marrakech). C’è un vento notevole e decidiamo di tornare in hotel e prepararci per la cena. Abbiamo optato per il menù previsto dall’hotel che prevedeva l’Harira (una zuppa marocchina a base di pomodori, cipolle, zafferano e coriandolo fresco), Couscous di verdure e la Tajina (i famosi stufati marocchini cucinati in un recipiente di terracotta), tutto molto buono.

MARTEDI’ Una ricca colazione e si riparte alla volta di Marrakech. Durante il viaggio ci accorgiamo che ci mancano le cartoline che avevamo scritto sabato sera, a cena, a Ouarzazate, così decidiamo di ripassare dal ristorante ed incredibilmente la proprietaria del locale (Chez Dimitri) ce le fa ritrovare. Approfittiamo della sosta per fare un giro nel souk e comprare qualche souvenir. Riprendiamo, quindi, il cammino e facciamo la “pausa pranzo” sulla cima del Tizi n’Tichka, il punto più alto dell’Alto Atlante. Ma la strada per Marrakech è ancora lunga e non ci fermiamo più, arrivando in città alle 16:20. Così dopo 1300 km riconsegniamo l’auto e, dopo aver depositato i bagagli nell’hotel scelto per l’ultima notte in Marocco ed aver comprato i biglietti del treno per Casablanca per l’indomani mattina, giriamo un pò la Ville Nouvelle. La nostra passeggiata ci fa scoprire un’altra Marrakech, moderna, quasi europea, con gente vestita all’occidentale, centri commerciali e McDonald’s. Ci sediamo in un bar che sembra molto fashion e finiamo con il cenare prima di tornare in hotel. Il giorno dopo (Mercoledì) sveglia prima dell’alba per il rientro. Così finisce un viaggio incredibile: tante cose resteranno per sempre nel nostro cuore di un paese pieno di contraddizioni. Abbiamo avuto modo di chiacchierare con tanta gente, parlare di usanze locali, politica e costumi. Siamo rimasti colpiti nello scoprire l’esistenza di una discreta comunità ebraica nel paese. Ricorderemo sempre le meraviglie del territorio, il tramonto sulle dune, il souk di Marrakech, le chiacchierate fatte con la gente durante la vacanza. Questo viaggio ci è servito per aprire la nostra mente ed allargare i nostri orizzonti, speriamo di ripeterlo al più presto.



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