Djerba, Douz e Matmata

Sono stato in Tunisia, a Djerba, insieme a mia moglie e mio figlio, le due prime settimane di settembre del 2004. L'isola merita senz'altro l'identificazione con l'omerica terra dei lotofagi, soprattutto per le parti in cui è fittamente ricoperta da palmeti e ricca di vegetazione: il territorio pianeggiante ne consente oltretutto la visita in...
Scritto da: Massimo Miranda
djerba, douz e matmata
Partenza il: 05/09/2004
Ritorno il: 20/09/2004
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Sono stato in Tunisia, a Djerba, insieme a mia moglie e mio figlio, le due prime settimane di settembre del 2004. L’isola merita senz’altro l’identificazione con l’omerica terra dei lotofagi, soprattutto per le parti in cui è fittamente ricoperta da palmeti e ricca di vegetazione: il territorio pianeggiante ne consente oltretutto la visita in bicicletta e consiglio vivamente questo tipo di spostamento perché con poca fatica e poca spesa (10 mdinari per l’intera giornata) vi consente di girare a tappe tutta l’isola e di arrivare anche in luoghi non altrimenti raggiungibili, come i resti del forte romano e arabo a sud di Aghir, in direzione della strada romana di collegamento con il continente. Oltre tutto è più facile entrare in contatto con le persone del luogo e scoprire che i tunisini, quando non assumono le vesti del venditore e voi quello del turista da spennare, sono persone molto gentili e disponibili che amano la conversazione e, se si fidano, iniziano anche ad azzardare pareri e opinioni sulle condizioni economiche e politiche del loro paese. Consiglio a chiunque viaggi in Tunisia, anche a chi soggiorna nei villaggi, di fare un minimo sforzo per rompere le barriere della comunicazione e instaurare quattro chiacchiere con le persone del posto: si scopre un mondo nascosto di idee, sensazioni, desideri, talvolta molto simili. Un ragazzo del posto, che lavorava saltuariamente ome guida turistica, ha cnfidato di spendere i soldi guadagnati per completare il corso di laurea in storia nell’università di Mahdia, cittadina costiera, sul continente, a Nord di Djerba, e di avere molti dubbi sul futuro di un laureato in lettere in Tunisia (come non solidarizzare…). Un altro, Khaled, uno degli animatori del nostro villaggio, si lamentava della cultura tradizionale della Tunisia del sud, dove è difficile anche solo vedere una donna per strada, mentre a nord -è di Cartagine- l’atmosfera e la vita sono europee e le ragazze non si distinguono dalle occidentali. Questo e altro potreste scoprire da un tunisino che si confida con voi, non perdete l’occasione per familiarizzare.

A Djerba, oltre ai mercati (che però sarebbe megli evitare, per prezzi e qualità della merce) di Houmt Souk e quelli itineranti nei vari paesi dell’isola (ce ne è uno a Midoun il giovedì pomeriggio e il venerdì mattina), può essere interessante fare una visita al nuovo complesso di Les Jardins du Djerba, nella zona turistica, sulla costa a km 20 da Houmt Souk, che ospita un museo di arte islamica e una palude artificiale dove sono stati introdotti più di quattrocento coccodrilli di tipo nilotico, portati dal Madagascar. Potreste anche vivere l’emozione di prenderne uno, neonato, in mano. L’ambiente è certamente artificiale, ma gli ospiti valgono una visita! Quanto al villaggio, noi siamo stati al Club Palma Djerba con Swan Tour e l’esperienza è stata indimenticabile: Chi avesse prenotat questa destinazione, troverà un bel posto, sistemato architettonicamente secondo i canoni dei menzel, le case tipiche dell’isola, con le camere disposte intorno a un cortile centrale e immerse in un palmeto che arriva fino alla spiaggia. Il villaggio dà la possibilità di fare molti tipi di sport, dalla ginnastica, alla pallanuoto, al calcio su terra e spiaggia, al beach volley, al tennis, al tiro con l’arco, alla canoa e l’animazione, costituita essenziualmente da ragazzi tunisini, è veramente simpatica e coinvolgente, ma mai invadente.

Djerba dà inoltre la possibilità di organizzare facilmente gite all’interno della Tunisia meridionale. Noi abbiamo scelto di andare a Douz e Matmata, ma sono consigliabili anche le escursioni a Chenini, nel deserto roccioso, e quella di due giorni verso Tozeur e la zona dei laghi salati. Se andate con Swan Tour, sappiate che l’agenzia locale di riferimento, la Vestiges Tour, accetta solamente pagamenti in contanti e delle carte di credito non sa che farsene. Per il cambio, si può comunque far riferimento agli sportelli bancari che a ore determinate del giorno aprono in ogni albergo.

La città di Douz è definita la porta del deserto e non si tratta di uno slancio metaforico: arrivando, vedrete una vera e propria porta che si apre lungo un muro che serve a proteggere la città dalla sabbia, oltre al quale si distende la sbbia bianca dell’Erg orientale, le propaggini del Sahara tunisino. Il tour organizzato vi propone a partire da questo punto una gita di un’ora in dromedario per dieci dinari a persona (1 dinaro = 0,70 euro circa): a meno che non siate mai stati su un cammello e vogliate provare l’esperienza, è preferibile muoversi a piedi, perché i berberi cammellieri non fanno altro che portarvi in carovana, per un giro obliquo e tortuoso, a non più di duecento metri dal punto di partenza, accanto a una palma dove troverete dei ragazzi che lì, in motorino (!) hanno portato e cercano di vendervi a costi esorbitanti acqua e coca cola. Lo stesso giro obliquo vi aspetta al ritorno. Noi abbiamo preferito andare a piedi e abbiamo percorso duecento fantastici metri affondando tra le dune (basta avere scarpe chiuse e non ci sono problemi), arrivando prima dei nostri compagni di tour a cammello. L’unica avvertenza è non isolarsi troppo e stare attenti a chi vi vuole vendere copricapi o a chi vi offre gite a cavallo: si tratta spesso di persone molto insistenti, che prendono molto male un rifiuto. Non si arriva mai alla violenza fisica, ma a quella verbale certamente sì e qualche insulto in arab sarà inevitabile prenderlo. Vi potrà capitare anche l’offerta di fotografare una volpe del deserto o una lucertola: badate che l’offerta non è tale e prevede sempre il versamento di una mancia, spesso consistente. State attenti anche se volete fotografare uno dei tanti cammelli delle carovane: vi si presenterà sempre qualcuno che pretenderà dei soldi, a meno che non abbiate pagato l’escursione a dorso di cammello, per cui sembra che i dieci dinari comprendano anche una foto. Douz presenta anche la caratteristica piazza centrale quadrata dedicata alle botteghe e tipica delle città carovaniere, ma le merci esposte sono tutte di pessima qualità, di qualunque cosa si tratti, dai tessuti, ai tappeti, ai prodotti dell’artigianato.

Sulla via tra Douz e Djerba, si attraversa il territorio del deserto roccioso dove, nel territorio di Matmate, i berberi hanno scavato, a partire dall’anno mille, le abitazioni troglodite: si tratta di camere ricavate nella roccia al di sotto del piano di calpestio, che si aprono intorno a un cortile centrale che costituisce l’unica fonte di luce del complesso. L’insieme, se visto da lontano, si mimetizza perfettamente nell’ambiente, tanto che ci si accorge dell’esistenza delle abitazioni solo quando ci si arriva sopra ed è propio la funzione difensiva, oltre che climatica, ad aver indotto le popolazioni del luogo ad escogitre simili insediamenti. Da lontano sono invisibili, all’interno il clima è fresco per le persone, nonoistante il territorio desertico, e adatto alla conservazione del cibo. Vi sarà senz’altro proposta la visita di una di questa abitazioni con la relativa conoscenza della proprietaria e offerta di focaccia prodotta al momento. Una visita sarà d’obbligo al Sidi Driss Hotel, che ancora conserva i resti del set di Guerre Stellari: qui era ricostruita l’abitazione in cui, all’inizio del film, vive Luke con gli zii; in uno dei locali era amientata la scena el bar, la Cantina, in cui Luke e Ben assoldano Harrison Ford-Han Solo. Scoprirete che numerosi luoghi della Tunisia meridionale hanno ospitato i set dell’attuale pentalogia di Star Wars, ma anche del Paziente inglese e del primo Indiana Jones.

Per quanto riguarda i possibili acquisti, tenuto conto del fatto che la contrattazione è obbligatoria, soprattutto perché è il modo in cui il turista finisce inevitabilmente per pagare di più di quanto dovrebbe (non vi illudete: capita sempre ogni volta che finiate per acquisare qualcosa), in questa parte della Tunisia non c’è molto che valga la spesa: forse qualche bracciale di fattura locale, se vi piacciono le decorazioni e non badiate più di tanto alla qualità del metallo (argento berbero, viene definito: in realtà ferro argentato il più delle volte); può essere curioso il cammello magico, un contenitore di ceramica a forma di cammello con aperture in alto e in basso che dovrebbe impedire la fuoriuscita del liquido versato e il mescolamento all’interno (ma state attenti che funzioni: provatelo personalmente e non lasciatevi ingannare dall’abilità illusionistica del venditore); i bambini possono essere attirati da scorpioni e serpenti imbalsamati; state molto attenti ai coltelli, perché spesso sono di fabbricazione cinese (chi ve li vuole affibbiare ve li farà vedere nascondendo la parte con gli ideogrammi e con l’incisione “made in China”!). Forse l’unico acquisto che merita è costituito dagli oggettti in pelle, borse e sandali. Comunque, per ogni cosa, mai spoendere più di dieci dinari al pezzo (ed è già un costo eccessivo, ma difficilmente riuscirete a tirare più in basso), tranne che per le borse in pelle che probabilmente vi porteranno va dai venti dinari in sù. Nelle occasioni commerciali, scoprirete la parte peggiore dei berberi e dei tenusini o dei berbero-tunisini (ormai la mescolanza delle due etnie indigena e araba è quasi completa) le trattative con i quali seguono un copione preciso fatto di frasi precostituite: “ora si deve contrattare”, “di’ il prezzo buono” (a questo punto il compratore dice la sua e il venditore sparerà un prezzo che in genere è dieci volte il prezzo finale di vendita e chissà quante volte più alto del prezzo giusto), “così mi fai fare bancarotta” (frase tipica che sentirete pronunciare da chiunque e n ogni luogo, e che segna una svolta nella trattativa), “mi hai svenato”, “mi hai spillato il sangue”, quando si è arrivato alla conclusione, tu hai pagato e il venditore, stai pur sicuro, se la ride sotto i baffi che non ha.

Se invece scavalcate il livello commerciale del rapporto e vi liberate dalla prigione dorata dei villaggi organizzati, oppure, anche all’interno dei villaggi, vi spingete oltre i rapporti formali ta personale e clientela, scoprirete un universo umano ricco e coinvolgente.

Un consiglio per chi voglia essere indipendente. Noi ci siamo mossi all’interno di un tour organizzato, ma, a giudicare da quanto visto e da esperienze raccontate, è senz’altro possibile visitare il paese in maniera autonoma con auto a noleggio. L’unico elemento proibitivo può essere il costo dell’auto, se prenotata dall’Italia, ma sul luogo si trovano occasioni convenienti e spesso gli alberghi stessi offrono tale opportunità. Quanto alla circolazione, i tunisini sono guidatori tranquilli, le strade sono buone e i viaggi non sembrano presentare pericoli.

Un ultimo appunto sul clima: nonostante la latitudine, a Djerba la posizione isolana e la vegetazione lo rendono temperato. La giornata è calda, ma assolutamente sopportabile, la sera, per lo meno a settembre, rinfresca parecchio, tanto da obbligare a coprirsi. Tenetene conto!



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