Romania tra sfarzo, mistero e povertà

Minitour autogestito alla scoperta della capitale e dei castelli della Transilvania
Scritto da: exployt
romania tra sfarzo, mistero e povertà
Partenza il: 30/11/2017
Ritorno il: 02/12/2017
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Io e mio marito, viaggiatori low cost, facciamo questo viaggetto con un budget di 250 euro per ciascuno. Con circa 32 euro a testa acquistiamo i biglietti aerei andata e ritorno Orio al Serio-Bucarest (andata Ryanair, ritorno Wizzair).

Aerei puntualissimi ma orari un po’ scomodi.

11,20 euro ci costa lasciare l’auto al parcheggio Orio Parking.

Il tour è di 3 giorni pieni, da giovedì 30 novembre (partenza verso le 7 del mattino) a domenica 2 dicembre (partenza verso le 7 del mattino).

In Romania sono giorni di festa: il 30 è Sant’Andrea, il patrono, e il 1^ dicembre è la festa Nazionale. L’atmosfera è diversa dal solito, meno caotica a Bucarest e più viva a Brasov, città turistica, cuore della Transilvania, che sono le nostre principali mete.

Ci attrezziamo con abiti pesanti e doposci, perché temiamo temperature polari e neve. Invece troviamo temperature più alte di quelle della nostra cittadina italiana e della neve solo vecchie tracce.

Più dei pile ci sono utili le t-shirt leggere, che per fortuna abbiamo con noi, perché nei locali e negli alberghi si muore di caldo.

PRIMO GIORNO: Bucarest

Dedichiamo il primo giorno a Bucarest. Arriviamo a Piata Romana, da Otopeni Airport, con il bus 783. Il bus è molto comodo e il trasferimento dura una mezzoretta. C’è un display che indica le fermate quindi quando arrivi a Piata Romana non puoi sbagliare. I biglietti si prendono ad un chioschetto appena fuori dalla porta dell’aeroporto, dopo aver sceso le scale seguendo le indicazioni BUS. Lì c’è anche la fermata, non devi nemmeno attraversare la strada. Se ti danno solo un biglietto solo per due persone (costa pochi lei), devi farlo passare due volte alla macchinetta.

Attenti ai tassisti: ci sono quelli che ti propongono auto o corse senza tassametro, molto care (diciamo ai prezzi normali dei taxi in Italia): evitateli! I taxi in Romania costano pochissimo, non contrattate, chiedete che venga acceso il tassametro e stampata la ricevuta. Sulla porta del taxi è scritta la tariffa, sia diurna che notturna, verificate.

Scegliamo un albergo vicino a Piata Romana, dove c’è anche una fermata metro. Non ci sono molte linee ma è comoda per andare in piazza Uniri, dove c’è il vero centro storico della città e anche un gran centro commerciale.

Prendiamo subito possesso della stanza prenotata a Villa Barrio, una dimora d’epoca, con un elegante ristorante con giardino a piano terra. Ci sono un po’ di scale per arrivare alla stanza (no ascensore) e la sera il posto è un po’ rumoroso (lo avevamo capito subito trovando tappi per le orecchie nel set di cortesia!). La ragazza alla reception è gentile e prodiga di informazioni, parla abbastanza bene l’italiano. A differenza di molte altre strutture rumene, accettano carte di credito. La stanza è pulita e molto MOLTO riscaldata. E’ però un po’ datata, con l’asse del water rotto. Non c’è personale da mezzanotte alle 9 del mattino, quindi prima di quell’ora niente colazione, ma in camera c’è il bollitore per farsi qualcosa di caldo.

Abbiamo prenotato una guida in italiano per vedere il centro storico di Bucarest a piedi. Avendo il tempo contato necessitiamo di qualcuno che ci porti nei principali punti di interesse e ci racconti un po’. Inoltre ci da sicurezza avere un “punto di riferimento” , dovesse succederci qualcosa sapremmo a chi rivolgermi per avere aiuto. Alina Brașoveanu (office@wheninBucharest.com) ci organizza un tour solo per noi che ha inizio alle ore 13 davanti all’Ateneo Romeno, che non è altro che una grandiosa sala concerti in stile neoclassico, e si conclude alle 15 al Palazzo del Parlamento. L’itinerario comprende Piazza della Rivoluzione, con i palazzi simbolo del potere: l’ex Palazzo Reale e l’ex Comitato Centrale del Partito Comunista. Questa piazza fu l’epicentro della rivoluzione dell’inverno 1989: il memoriale del Rinascimento è un monumento (peccato un po’ maltenuto) che rende omaggio ai Romeni che vi persero la vita. Viale della Vittoria è il viale principale della città, con la Banca di Risparmio e il Circolo Militare e tanti altri palazzi storici. Poi si arriva al vero centro, con il Passaggio Villacrosse e la Via Lipscani dove sorge inaspettata, nascosta fra le case, la Chiesa Stavropoleos, del 1700, con il suo monastero e con la caratteristica torre-cupola e le volte riccamente decorate. Diamo anche un’occhiata al famoso ristorante Caru cu Bere, ma è superaffollato e seppure molto caratteristico non ci ispira più di tanto. Passiamo davanti alla vecchia Curtea Veche, della quale si vedono dalla strada le rovine emerse grazie agli scavi archeologici: è un luogo famoso perché era l’antica residenza di Vlad III (Vlad Tepes), l’Impalatore, del quale è presente un busto. Questo principe sanguinario che terrorizzava gli Ottomani deve la sua maggior fama allo scrittore irlandese Bram Stoker , che a lui si ispirò per il personaggio di “Dracula”! Poco distante c’è la chiesa della vecchia corte, che presenta un’alternanza di pietra e mattoni in stile bizantino, più volte distrutta e ricostruita. Non entriamo anche se dicono che è bella. Alina ci ha prenotato per le 15 la visita al Palazzo del Parlamento in inglese (in questa stagione sembra non ne facciano in italiano). Si deve prenotare telefonicamente e solo il giorno prima ti danno la conferma dell’orario scelto. Il prezzo è 35 lei che paghi in loco (con carta di credito se vuoi). Dappertutto in Romania fanno sconti per studenti e over 65, ma a noi tocca sempre il prezzo pieno perché non rientriamo in quelle categorie. Per avere il permesso di entrare devi lasciare i documenti e passare al metal detector.

Testimonianza della megalomania di Ceausescu, questo imponente palazzo, comprensibilmente, non è amato dai rumeni. Maestoso e sfarzoso rappresenta il secondo palazzo più grande al mondo dopo il Pentagono. Tutto è pensato per ostentare grandezza, perfino l’effetto “eco” per gli applausi nel locale dove il dittatore teneva i discorsi di propaganda. Non si può dire che sia bello, ma sicuramente è impressionante e grandioso. Un milione di metri cubi di marmo. Ironia della sorte il dittatore e la moglie non riuscirono a vederlo finito e ad andare ad abitarci, furono giustiziati prima. Secondo me vale assolutamente la pena di visitarlo, anche se è una struttura recente, iniziata negli anni 80 e terminata dopo la metà degli anni 90. Il tour dura circa 1 ora e mezza, l’inglese viene parlato lentamente e in modo molto comprensibile. Si percorrono un km circa di sale e corridoi e un bel po’ di scale e vengono raccontate una marea di cose interessanti, alcune note sono anche un po’ tristi, purtroppo. Per esempio, nell’area dove ora c’è il palazzo, abitavano tante persone che sono state trasferite contro la loro volontà nei grandi caseggiati di periferia mentre le loro case, le scuole, l’ospedale e anche antiche chiese venivano rase al suolo per far posto a questa sorta di palazzo imperiale.

Ceniamo da Hanu’ lui Manuc, un locale molto battuto dai turisti, situato in un caravanserraglio del 1800, con una grande corte. Cucina rumena, musica rumena, camerieri in costume rumeno e ad un certo punto della serata una danza tipica rumena: gli ingredienti per una serata caratteristica ci sono proprio tutti. Prezzo ragionevole e cibo gustoso: prendiamo un antipasto della casa con molti assaggi, poi la polenta con l’agnello, il gulasch e per finire quei dolci chiamati “papanasi” che sono delle bombe caloriche ma davvero squisiti ( dividiamo un piatto in due ed è già tanto). Serata piacevolissima, a parte la cameriera scorbutica che ha preteso pure la mancia. In tutto sui 45 euro, vino compreso.

Rientriamo a piedi all’hotel , per smaltire l’abbuffata, passando per piazza Universitate, davanti al moderno teatro, anche se non riusciamo a vedere le luminarie natalizie in funzione perché vengono accese a partire da dicembre.

SECONDO GIORNO

Il 1^ dicembre aprono i mercatini di Natale e non vogliamo perderci il Târgul de Crăciun, quello davanti al Palazzo del Parlamento (il mercatino più grande). Albero enorme, cucina e artigianato tipico. Qualche acquisto, qualche assaggio, poi in metropolitana (linea gialla) dal Palazzo del Parlamento alla Gare du Nord (stazione ferroviaria) per prendere il treno per la Transilvania.

I biglietti li abbiamo già comprati dall’Italia su Internet. Bisogna registrarsi sul sito delle ferrovie (https://bilete.cfrcalatori.ro/vanzare/loginuser.aspx) per avere un User poi si scelgono i treni e si paga con carta di credito. Il biglietto è nominativo e vale solo per il treno prenotato, non va vidimato. I treni sono comodi e puntualissimi.

Noi abbiamo deciso di fare BUCAREST-SINAIA e poi SINAIA-BRASOV . Bisogna fare biglietti separati per le due tratte, anche se Sinaia si trova sul tragitto per Brasov.

A Sinaia (a 120 km da Bucarest, 90 minuti di treno) ci fermiamo per andare al Castello di Peles, classico castello delle fiabe: non per niente è considerato tra i più belli dell’Europa! Fu costruito come residenza estiva del re Carlo I (della famiglia Hohenzollern) verso la fine del 1800 e si trova in un posto davvero ameno.

Alla stazione di Sinaia c’è un deposito bagagli gestito dalla stessa signora che si occupa della toilette , 10 lei a collo, aperto fino alle 19. Lasciamo i trolley, attraversiamo la strada e ci sono le scale che portano al paese; da lì, attraverso un bel parco, con una passeggiata molto piacevole, si sale verso il Monastero di Sinaia (diamo un’occhiata alla chiesa) e poi su e su, attraversando il bosco, fino al castello. Saranno circa 1500 m o qualcosina in più. Alla biglietteria del castello accettano solo contanti. Si può scegliere il tour standard ( piano terra) oppure optional ( con anche il primo piano), ma bisogna decidere prima di entrare. Noi scegliamo quello completo. Siamo fortunati perché il castello ha appena riaperto, in ottobre e novembre è chiuso. Consigliamo di guardare bene giorni e orari di apertura sul sito http://peles.ro.

Dopo aver indossato i copri scarpe e lasciato le giacche al guardaroba iniziamo il tour, ma la brutta sorpresa è che la guida parla solo rumeno. Torniamo all’ingresso e solo dopo qualche insistenza, vedendo che non accettavamo l’invito ad andare in giro da soli, ci informano che un tour in inglese sarebbe potuto partire dopo una mezzora. Decidiamo di attendere. La guida arriva, non ci sono altri stranieri tranne noi, ma il tour parte ugualmente. Per fortuna ci siamo impuntati, vale proprio la pena di ascoltare le spiegazioni e gli aneddoti. Il castello ha 160 locali, riccamente (e anche un po’ pesantemente) rivestiti in legno, cuoio e tessuti pregiati e lussuosamente arredati, con influenze, materiali e oggetti pregiati provenienti da diverse parti del mondo. Particolare sono l’organo doppio, che si può suonare da due stanze adiacenti, e il tetto di vetro apribile.

Con il treno da Sinaia si raggiunge Brasov in un’ora o poco più. Il taxi dalla stazione al centro costa circa 10 lei. Il centro è molto piccolo ma grazioso, perciò conviene assolutamente scegliere una sistemazione nella parte vecchia della città. Ci vuole però attenzione, dal momento che alcune strutture sono delle sgangherate topaie e anche perché la città è turistica quindi i gestori tendono a fare i furbetti. A noi è capitata una disavventura, nonostante la prenotazione di un mese prima. Attratti dal prezzo conveniente, dal punteggio ottimo (8,4) dei giudizi di booking.com e dalla “cancellazioni gratuita” fino al giorno prima, abbiamo preso una bella fregatura. Praticamente CASA PIATA SFATULUI (stateci accuratamente alla larga!) il pomeriggio del giorno stesso d’arrivo, poche ore prima del check in, ci ha informato tramite booking.com che per noi non aveva più posto. A Brasov, date le festività, c’era il tutto esaurito ed è stato davvero difficile trovare un’altra sistemazione. Su tripadvisor, che purtroppo non avevo consultato prima, CASA PIATA SFATULUI è recensita come STRUTTURA PESSIMA e sembra che pratichi l’overbooking in modo sistematico. Booking.com, non permette a chi non soggiorna di mettere un giudizio e in tal modo sul suo sito non viene segnalato il comportamento dei proprietari.

Morale della favola: non fidatevi dei giudizi di booking.com perché per averli positivi utilizzano politiche che falsano la realtà.

Comunque, dopo qualche peripezia e un bel po’ di nervoso, riusciamo a sistemarci presso OLD CITY ROOMS, sempre in centro storico, ma ad un prezzo esorbitante: 160 euro per una notte solo in contanti (senza colazione), in una cameretta matrimoniale tutta nuova ma piccolissima in un sottotetto col soffitto così basso che mio marito, 1 metro e 80, batteva sempre la testa. Una sistemazione che non vale assolutamente quel prezzo, essendo un semplice affittacamere, in cima a una vecchia casa, senza un’insegna e con un sacco di scale da fare. Non hanno nemmeno una toilette disponibile per chi ha lasciato la stanza, ci hanno detto di andare in un bar!

La prima sera, sul tardi, ci fermiamo per un pasto veloce alla Luther Brasserie, un locale centrale e molto frequentato, con una grande vetrata sulla piazza. Colonne, stucchi e affreschi del palazzo d’epoca in cui il locale è situato, contrastano con arredamento moderno e musica tipo discoteca, un po’ assordante. Il personale è efficiente e gentile ma i tempi di attesa davvero eterni, le porzioni un po’ scarse in quantità e senza infamia e senza lode in qualità.

TERZO GIORNO

Nonostante le esperienze della sera precedente, la cittadina di Brasov, con la sua scritta Holliwoodiana sul monte Tampa, ci piace. Ci rechiamo al Come Back Cafe’, situato nella piazza centrale addobbata a festa per il Natale, dove consumiamo una colazione completa, all’inglese, ad un prezzo tutto sommato conveniente. Il tavolino però è minuscolo e il posto per sedersi infimo: peccato non poter sfruttare i tavolini all’aperto per via della giornata uggiosa, in primavera dev’essere uno spettacolo!

Percorriamo non so quante volte la via Republici (via dei negozi) e giriamo attorno alla piata Sfatului, che è la piazza principale. Visitiamo la CHIESA NERA, un notevole edificio di culto costruito in stile gotico verso la fine del Trecento, che custodisce l’organo più grande della Romania. Prende il nome dal colore dei muri esterni che erano stati anneriti dalle fiamme di un grande incendio avvenuto nel 1689. Passiamo nella Strada Sforii, vicolo strettissimo che collega la strada Schei e strada Cerbului.

Verso mezzogiorno ci rechiamo col taxi alla GARE 2 da dove parte il bus per andare al castello di Bran conosciuto come il mitico Castello di Dracula. La stazione è un po’ dimessa le informazioni sono scarse. L’orario del bus al sabato e alla domenica è diverso rispetto agli altri giorni, le corse sono ogni ora invece che ogni mezzora, quindi ci tocca aspettare l’una. Il prezzo del pullman è 8 lei a viaggio a persona . Ci vogliono circa 45 minuti, ma si scende proprio ai piedi del castello, che si erge su uno sperone roccioso.

Si attraversa un mercatino “acchiappaturisti” dove c’è anche l’ingresso per un museo etnografico. Arrivati alla biglietteria c’è coda: 35 lei a persona il prezzo per adulti, compresa la possibilità di far foto. Il tour non è guidato ma se si vuole ci sono le audioguide che si prendono all’interno del castello quando il chioschetto vicino alla biglietteria è chiuso ( noi non le abbiamo prese).

Ci avevano detto che è solo un posto turistico, che dice poco o nulla, invece secondo noi il castello di Bran è molto caratteristico e divertente da esplorare: per le sue torri, i passaggi stretti, le scale a chiocciola anguste e ripide, le balconate, i soffitti a volta, i tetti spioventi, le stanze rustiche, il mobilio di legno pesante e scuro. Immerso nella nebbiolina poi ha proprio un fascino leggermente sinistro! Riesce ad evocare leggende di vampiri e di personaggi misteriosi, anche se non è mai stato dimora di Vlad Tepes, ossia il conte Dracula. Per amor del vero bisogna dire che per favorire il turismo ci hanno ben ricamato sopra a questa leggenda. Ai piedi del castello, all’interno dell’area del mercatino, c’è perfino un tunnel dell’orrore, come al Luna Park, con tanto di scheletri, personaggi animati mostruosi e urla terrificanti!

Al ritorno abbiamo la fortuna di riuscire ad occupare due dei pochissimi posti a disposizione su un minivan pubblico che percorre il tragitto fino a Brasov al costo di 7 lei a testa. Molte persone in attesa alla fermata (dove il passaggio di questo pulmino non è nemmeno riportato) rimangono a terra ad aspettare un’altra corsa senza sapere esattamente a che ora ci sarà.

Per cena ci rechiamo nel ristorante “DEI FRATI”, piccolino e abbastanza essenziale, decorato stile vecchio convento, con dei tocchi particolari (il lavandino del bagno, per esempio!). Quando andiamo all’estero generalmente evitiamo i ristoranti che servono piatti italiani, sia perché spesso non sono un gran che, sia perché preferiamo gustare la cucina locale. Stavolta però ci fa proprio piacere andarci perché è stato aperto da dei giovani rumeni che per anni hanno lavorato in un ristorante vicino a casa nostra. Questo ristorante è stato una piacevole sorpresa. Serve una cucina semplice ma allo stesso tempo creativa, con delle rivisitazioni anche fantasiose di pietanze tipiche italiane. Piatti che oltre al palato appagano anche la vista. Un menù contenuto (pasta fatta in casa, qualche proposta di carne e qualche proposta di pesce, una stravagante parmigiana..) ma curato. Insomma, tutto buonissimo, da veri italiani. Molto gentili e professionali anche le ragazze del servizio. Il conto assolutamente onesto.

Il nostro programma di viaggio prevede partenza da Brasov in tarda serata col pullman diretto per Otopeni Airport, con arrivo verso le una e trenta, nottata in aeroporto e volo al mattino presto. Abbiamo una prenotazione per i posti sul bus della CDI e le valigie da ritirare presso la struttura.

Ci rechiamo per tempo col taxi alla stazione dei treni, perché sulla prenotazione c’è scritto che il bus parte dalla “Gara”. Arrivati lì però nessuno sa indicarci dove sia la fermata. Le risposte delle persone a cui chiediamo sono contrastanti. Telefoniamo alla CDI ma loro sono a Bucarest e non sanno niente di Brasov, dove l’agenzia, data l’ora, è ormai chiusa. Dopo un po’ di tribolazioni individuiamo quella che più probabilmente potrebbe essere la fermata, anche se sul cartello non c’è scritto né CDI, né Aeroporto, né Otopeni, ma solo “Bucuresti” e se l’orario del bus è 23 mentre sulla prenotazione c’è scritto 22.38. Fortunatamente non sbagliamo! A chi dovesse interessare possiamo dire che si trova, guardando la stazione dei treni, sul lato destro (dove c’è anche l’ufficio della CDI e un’insegna luminosa verde con scritto Autocara Codreanu).

L’autobus parte effettivamente alle 23, tutta una dormita fino a Otopeni. All’aeroporto si sta benissimo perché è molto riscaldato, ci sono tanti posti dove sedersi, i bar e ristoranti sono aperti, i bagni superpuliti. C’è un sacco di gente anche se è piena notte. Alle 8 di mattina, ora locale, siamo a Bergamo.

In Romania ho visto pochi stranieri, a parte i soliti gruppi di italiani dei tour organizzati che non mancano mai ovunque tu vada, anche in capo al mondo.

Nemmeno uno zingaro, alla faccia del luogo comune che associa rumeni con rom.

Il tenore di vita della gente del posto non sembrava così basso come me lo ero aspettato. Ristoranti pieni, persone eleganti e curate, bei negozi. Eppure le statistiche dicono che più di un quarto della popolazione continua a vivere in povertà. Forse le campagne sono un po’ come una volta, almeno viste dal finestrino del bus o del treno, con tanti pastori coi loro greggi.

Dato che lo stipendio medio di un lavoratore rumeno sembra essere al di sotto dei 500 euro, il costo della vita per noi è basso, e visitare la Romania è molto economico.

Ci sono ancora tante bellezze da scoprire magari ci torniamo.. però d’estate la prossima volta perché in 3 giorni non abbiamo visto nemmeno un raggio di sole!



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