E’ Lui! E’ Paco!

Pepa raccoglie le confidenze di Francesco P., detto “Paco”
Pepa, 15 Ott 2002
Pepa raccoglie le confidenze di Francesco P., detto “Paco”

Ah, Paris la nuit, le Moulin Rouge, la Seine, Lady Oscar… Gran bella città Parigi. Mi ricordo che quando lui era partito avevo promesso di andarlo a trovare laggiù, ma non avrei mai pensato che si creasse l’occasione di intervistarlo proprio qui. D’altra parte, quando Martino chiama, rispondere è cortesia! Così eccomi in questa Parigi notturna, a godermi i luoghi di Rimbaud e Renoir, di Edith Piaf e del Tempo delle Mele: proprio qui, nella culla della baguette e del croque monsieur, incontrerò “lui”.

Lui è Paco, divertente, goliardico, sempre pronto a scherzare ma anche bravo nel trasmettere le emozioni del viaggiatore attraverso lo spirito che emerge dai suoi itinerari.

Mi ha dato appuntamento a Pigalle, in un locale chiamato “Le Pays des Jouets”. Al telefono è stato abbastanza telegrafico, si è limitato a spiegarmi che quello è il luogo dove lavora ogni tanto per tirare su qualche soldo e dilatare il più possibile la sua permanenza a Parigi: si è innamorato di questa città piena di luci e “balocchi” e non ha voglia di tornare a casa a Lecce, lui, mediterraneo Pinocchio del 2000…

Il taxi sfreccia veloce tra rues, places, avenues e boulevards e finalmente arrivo a destinazione: scendo dalla macchina, intorno a me silenzio e buio, non si vede anima viva. Cominciamo bene. Sulla porta del locale non c’è l’ombra di un’ insegna: è una porta rossa non molto grande. Busso timidamente e dopo qualche secondo sento un rumore sordo, metallico, come di serratura che scatta. La porta si apre da sola per incanto e davanti ai miei occhi basiti si svela una scenografia che definire “da circo” sarebbe poco: tutt’intorno mura rosa shocking tenute in piedi da colonne di vetro trasparente dentro alle quali nuotano signorine vestite da Fata Turchina. La musica è anni settanta, ricorda quella dei Pizzicato Five e delle colonne sonore dei film di quell’epoca. Ai muri sono appesi, a guisa di finti trofei, gatti a pois e volpi zebrate. Tutt’intorno si snodano divanetti ad acqua in plastica colorata e trasparente, dentro ai quali galleggiano i giocattoli più svariati: barbie di ogni foggia, cavallucci di legno, toh guarda c’è pure l’allegro chirurgo e l’astronave di Capitan Harlock… Sui divanetti volteggia nell’aria l’ologramma di una balena.

A sinistra invece si trova il bancone del bar, rotondo, in plexiglas trasparente, dentro al quale burattini di legno colorati si muovono al ritmo de “la vie en rose”. Dietro il bancone, un omaccione con barba e baffi neri alto due metri e largo uno e mezzo serve in bicchieri scavati nel legno cocktail stranissimi. Più avanti sulla destra vedo il palco, probabilmente utilizzato per qualche spettacolo.

In questa cornice surreale e favolistica, non vedo però lui, Paco…Eppure pensavo di incontrarlo in veste di cameriere e invece… D’un tratto le luci si abbassano. La musica cambia e attacca Saturday night fever. Il palco si illumina di strobo che seguono il ritmo delle note, entrano quattro ballerine vestite anni settanta, ai piedi portano zeppe di venti centimetri a scacchi gialli e fuxia. Dal soffitto scende una mezzaluna di paillettes e sopra …Sopra a cavalcioni c’è un novello John Travolta: un momento… E’ LUI! E’ PACO! Sono senza parole. Voleva stupirmi e ci è riuscito molto bene, non c’è che dire… Chi avrebbe immaginato che qui a Parigi, in questo locale assurdo e kitsch la star fosse proprio lui? Eccola qui, l’ennesima burla di Paco, viaggiatore-poeta e mago di scherzi sul forum del Bla Bla.

Paco sembra a proprio agio con il suo ciuffo nero a banana, canta volutamente sopra le righe facendo roteare come trottole le quattro ballerine una dopo l’altra mentre la gente intorno applaude entusiasta e divertita. Proprio bravo a ballare Paco, notevole il completino bianco stile “Toni Manero”… Ma cos’ha, un boa di struzzo al collo?… Io lo guardo allibita, ancora incredula. Non faccio in tempo a realizzare quanto sta accadendo che lui è già lì, di fianco a me, ironico e sorridente mentre uno scroscio di applausi lo accompagna. La canzone è finita, le luci sul palco si abbassano, l’intervista comincia.

Paco

Allora Paco, anche questa volta me l’hai fatta la sorpresa, eh? Ti sei ambientato bene a Parigi mi pare… Questa è l’ultima città conosciuta nei tuoi viaggi. Lecce è la città in cui vivi. Ce la fai a farmi un confronto Parigi-Lecce così su due piedi?

Nel frattempo arriva una cameriera del locale: in testa ha una cofana di capelli arancioni e sul viso una mascherina con un naso appuntito di legno. In mano due cocktails molto voluminosi, per noi: hanno uno strano profumo… Paco me ne porge uno e… sniff sniff eh… Eh… Ehhhhhh etciùùùù!!!! scuuusa mia cava… Ma sai oggi i boa di stvuzzo non son più come quelli di una volta, sono tutti avtificiali e io sono allevgico…

…Oddio…Ma chi me l’ha fatto fare… In che guaio mi sono cacciata? uaz uaz uaz! non mi dire che ci sei cascata ancora!!! scherzavo! e la voce era in falsetto! allora? finalmente vi siete accorti di me! ma insomma, dico io, rischio la vita a cavalcioni di questa luna ricoperta di brillantini argentati da più di due mesi e solo ora vieni a intervistarmi? E fai pure domande difficili… Benedetta creatura… Vuoi sapere di Lecce. Affondata nel Sud del Sud, sferzata dal vento d’Africa tra un ballo di San Vito ed una danza delle spade, Lecce ha bisogno di nascondere le pudenda dietro il velo della modernità che ne fa oggi una sorta di nicchia sociale che stupisce chi guarda al Meridione esclusivamente come museo en plein air della civiltà contadina. E’ vero, le tradizioni salentine si susseguono imperiture avvolte dalle terre rosse e dall’argento degli olivi che lottano contro l’afa ma il Barocco che caratterizza la città si insinua nel subconscio dei Leccesi e diventa l’humus del nostro ridondante stile di vita. Come gli scalpelli plasmavano il tufo, docile servo di Curie ambiziose, così oggi le tendenze plasmano le nostre abitudini, che, ti assicuro, di provinciale hanno ben poco.Come convivano queste due anime è un mistero. Però convivono, e lo fanno bene, un po’ come Japino e la Carrà…

Ah scusa, aspetta, questa ragazza vuole un autografo. A chi la faccio la dedica? …D’accordo. Prego. “Per Nensi Piselli, un bacio, Paco”. Sai… Le fans… Dove ero rimasto…Ah si: chiaramente è impossibile tracciare un paragone con Parigi, ma non tanto per le ovvie differenze quanto perchè penso che Parigi venga osmoticamente assorbita in modo personale da ognuno attraverso il filtro della propria predisposizione, del proprio umore, della propria personalità. E’ così piena di sfaccettature che non la si può capire e conoscere se non ci si è nati. E allora bisogna accontentarsi di quel formaggino, quello spicchietto che noi pensiamo sia Parigi. Che non è solo il Cafè de Flore o Les Deux Magots, i caffè degli esistenzialisti dove si incontravano Sartre e Simone de Beauvoir, ma è anche il baretto bohemien a dieci metri da lì. Non è solo la Place des Vosges con i suoi magnifici hôtels particuliers ma anche i sexy shops di Pigalle, dove siamo ora, gli odori di spezie di Belleville, le viuzze del Marais con le travi che si scorgono dalle finestre, i pique-nique sul lungo Senna… A proposito di pic nic, a furia di ballare mi è venuta una fame… Ti va un un po’ di foie gras?

E me lo chiedi? Non so resistere al foie gras, dà qua.. E un po’ di chinotto?

No grazie col foie gras si accompagna meglio una gazzosa… Ma come hai conosciuto il sito di TPC? Per caso o per passaparola? Il sito dechè? TPC? Tutti Pazzi Cuesti…

andiamo bene… Ahhh Turisti Per Caso! Allora, cercavo una cartina del Messico per progettare un mese on the road. Da lì il passo è stato breve… Ho scoperto gli itinerari, e mi sono precipitato a leggere quelli sulla Spagna per poterli giudicare con cognizione di causa, ma sono stato sfortunato: ne ho trovato uno in cui si diceva che in Spagna, “ci sono tante belle cose, come negozi, supermercati e discoteche”. Io in Spagna ci ho vissuto quasi due anni, sicuramente quelli che hanno contribuito a dare una svolta alla mia vita. Ne ho apprezzato i colori, i profumi, gli scorci, le tradizioni, la joie de vivre della gente. Allora ho inforcato la tastiera e ho raccontato la mia Madrid. La settimana successiva ero in home page. Roba da non crederci… Ed io che non scrivevo dall’esame di maturità! Il mio egocentrismo aveva trovato una bella valvola di sfogo! Via… A raccontare Lisbona, e poi la Grecia, e poi… Guarda come sono ridotto ora! a cavalcar lune con i capelli a banana…

e da allora non sei più andato via dal sito… Ma cosa ha di speciale secondo te? La gente che lo popola. Chi ama viaggiare ha già di per sé una marcia in più perchè è mosso dalla voglia di confrontarsi con culture differenti e questo comporta inevitabilmente una apertura e disponibilità verso gli altri non facili da trovare. Pensa per esempio al progetto delle Guide per Caso: centinaia di adesioni in pochi mesi. Tutti disposti ad aprire il cassetto dei ricordi e a condividere le proprie esperienze. Di speciale poi ci sono i racconti di viaggio, che sono delle guide turistiche emozionali nelle quali puoi trovare tutto quello che le guide ufficiali non dicono. E poi ogni racconto è permeato dalla personalità di chi lo ha scritto, ed è bello perdersi in una base dati tanto eterogenea quante sono le persone che hanno contribuito a formarla. E ogni tanto sbuca fuori qualche nuovo talento. Oltre ai soliti meritatamente noti, per esempio, c’è un certo Camillo V. Che ha scritto un racconto sulla Groenlandia da far venire i brividi… Era nascosto lì in un angolino, e tutt’a un tratto è sbucato da non so dove. Ecco, così è il sito di Turisti per Caso. E’ pieno di perle schive che non si danno a conoscere, e chi lo popola sono i partecipanti di una caccia al tesoro globale, dove però non si ha mappa né si sa cosa si cerca. L’unica certezza è che non si rimane delusi, qualunque cosa si trovi.

certo che sei strano tu… Siamo in un locale che è una gabbia di matti, sei vestito da John Travolta ma parli come se fossi seduto in una sala da tè… Cerco di essere a tutto tondo, tutto qui…

Paco a Pamplona Ma dai, non mi sembri grasso… (Oddio che sta dicendo? s’è ubriacata con la gazzosa!) Voglio dire che mi piacciono quelle persone con le quali si può allo stesso tempo essere serî e prendere in giro la propria serietà. E guarda caso nel bla bla, tra architetti, medici, ingegneri e compagnia bella (ce n’è uno che vuole fare il papa…) si sono scritte grandi pagine di letteratura demenziale: un matrimonio da fare invidia a quello descritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa; “koaoa”, “cibette” e “panetre” che popolano una giungla che nemmeno Rudyard Kipling avrebbe potuto inventare; abbiamo operato la gamba di Daniela, con truculente descrizioni ispirate alle migliori pagine di “Madame Bovary”; abbiamo rapito il nano Cucciolo, (e da allora Primo Levi ha cambiato titolo al suo capolavoro, chiamandolo “Sequestro un uomo”)…

Fermatelo, vi prego… Pepa, è inutile che mi guardi con quella faccia da Marzullo, anche tu sei stata più volte la madrina di queste improbabili rappresentazioni… E comunque abbiamo tutti un denominatore comune, quello dei viaggi, ovviamente. I viaggi che rivivono nei ricordi degli itinerari che si scrivono e nelle aspettative e sogni degli itinerari che si leggono. Sfogo di un’emozione che si vuole condividere per chi scrive e desiderio di fuga nonché ricerca di informazioni per chi legge. Collante universale per una popolazione eterogenea che della propria eterogeneità fa la sua forza.

Paco

E i tuoi viaggi? Tu come viaggi?

Mah, che ti posso dire… In genere non manca mai il mio oboe: io e lui ci fermiamo in un posto, suoniamo, raggranelliamo qualche soldo e poi via, si parte in autostop deliziando con la nostra musica anche chi è così cortese da offrirci un passaggio! Ma davvero Paco?

No. Uaz uaz uaz, scherzetto! Diciamo che ho viaggiato in modi differenti, a seconda di come mi sentivo. Ti racconto un aneddoto. Dicembre 1996. Nonostante avessi solo 19 anni ero oberato di impegni e non resistevo più. Agenzia di viaggi… Mumble mumble… Torno a casa. “Papà, dopodomani parto” “Bene, bravo, vai a Roma a trovare i tuoi amici? A Milano?” “No, papà. Parto!”. Dopo 36 ore ero a Lisbona. Da solo, nonostante mio padre continui a pensare che sia andato con qualche bella signorina. Nel corso degli anni ci sono tornato altre due volte, per soggiorni più o meno lunghi. Però ho deciso che non mi piaceva poi tanto visitare chiese su chiese e che invece preferivo conoscere le persone, e questo richiede ovviamente permanenze più lunghe. I viaggi sono diminuiti nel numero ma ne è aumentata durata. Pensa che alla veneranda età di 25 anni non ero mai venuto a Parigi prima d’ora… Nemmeno in gita scolastica, perchè ho rimandato fino a che non ho avuto la possibilità di concedermi delle vacanze belle lunghe e ora finalmente sono qui.

E lo stesso faccio col Messico… È già un paio d’anni che rimando questo benedetto viaggio… Serve almeno un mesetto, da Ciudad del Mexico fino a Tabasco passando per le rovine Maya del Chiapas. Il tutto on the road…

Un vero viaggio da tpc! Ma lo vuoi intraprendere con qualcuno dei tuoi compagni di sito?

Beh, a dire il vero non li ho ancora incontrati…

E hai intenzione di farlo? …Se loro vorranno venire fin qui a vedere i miei strip-tease…

A vedere cosa? Hai capito bene… Che ne sai… Mi fanno lavorare tantissimo e non mi pagano nemmeno i contributi… Ma… A proposito, che ore sono? Oddìo Pepa, è tardissimo! E’ quasi mezzanotte e devo prepararmi per lo spettacolo! Che fai? Ti chiamo un taxi o rimani? Un Taxi? No grazie, il taxi può attendere.

E chi se lo perde lo strip-tease di Paco? Voi ve lo perdereste? Chissà cosa avrà organizzato per l’occasione, ormai non pongo limiti al suo estro. Ma eccolo che sale sul palco: è vestito da cow boy e tutt’intorno si diffonde la voce di Donna Summer con la sua “Hot Stuff”. Lui si muove con grande scioltezza e professionalità come se calcasse la scena da tempo immemorabile…

No, non ci posso credere!!! Oh mamma… Ma che fa? Ma nooo! Amici, amiche, scusate ma ora non posso più distrarmi, l’intervista finisce qui… Alla prossima!!



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