Toscana on the road: tecniche per spendere meno e mangiare meglio

Fine estate 2014: ci prepariamo all'ennesimo tour d'Italie. Vogliamo dimostrare a noi stessi che con un po' di organizzazione e con molto spirito d'adattamento si può sopperire alla mancanza di soldi e farsi un viaggio più che dignitoso
Scritto da: anniaffollati
toscana on the road: tecniche per spendere meno e mangiare meglio
Partenza il: 29/08/2014
Ritorno il: 06/09/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Fine estate 2014: ci prepariamo all’ennesimo tour d’Italie. Vogliamo dimostrare a noi stessi che con un po’ di organizzazione e con molto spirito d’adattamento si può sopperire alla mancanza di soldi e farsi un viaggio più che dignitoso. Il fatto di avere un amico che può prestarci un Wolkswagen Caravelle ci semplifica non poco le cose.

Innanzitutto decidiamo di fare meno autostrada possibile, un po’ per risparmiare, un po’ per gustarci i paesi che si alternano lungo il tragitto. Per chi come noi abita in pianura padana – nel nostro caso nella provincia di Mantova – viene tutto sommato comodo scegliere di arrivare fino a Parma con la provinciale e poi da lì imboccare la Cisa. Questo fa risparmiare non poco in termini di chilometri e allunga il viaggio solo di qualche minuto. A bordo abbiamo sempre con noi una trentina di litri d’acqua – in frigo e in diverse taniche – per rifocillarci e per riempire la doccia solare comprata per l’occasione. Partenza dunque, all’insegna dell’autosufficienza idrica.

VENERDI SERA: LUCCA

Lucca è una città stupenda, solo da qualche anno è stata rivalutata da una serie di eventi che la valorizzano dal punto di vista culturale – Lucca Comics, Lucca Summer Festival – dal punto di vista paesaggistico – architettonico si valorizza da sola. Arrivarci in serata, parcheggiare comodamente fuori le mura e poi perdersi per i suoi vicoli è pura poesia. Facciamo a piedi il percorso da Porta Sant’Anna a piazza Napoleone; proseguiamo fino alla stupenda Chiesa di San Michele in Foro e poi continuiamo a camminare fino a notte fonda. Quando non c’è più nessuno in giro torniamo in furgone a riposare.

SABATO: LUCCA – PISTOIA – SERRAVALLE PISTOIESE

Colazione in città in una discreta pasticceria e poi giro per le bancarelle che espongono manufatti artistici il sabato mattina, fino alla chiesa di Sant’Agostino, in cui si dice sia nascosto un portale che conduce direttamente all’inferno (non abbiamo testato la cosa perché chiusa al pubblico). Facciamo poi un pensiero alla visita della Torre Guinigi – con la sua particolare vegetazione in cima – e del museo del fumetto, ma al momento la nostra idea è quella di spostarci entro il primo pomeriggio, quindi saltiamo entrambe le cose (io, Riccardo, sono già stato qui in un mio viaggio precedente e consiglio vivamente le visite, l’uno per la vista mozzafiato e l’altro per tutti coloro che come me fono appassionati di fumetti) e riprendiamo la guida spostandoci verso Pistoia. Zona collinare stupenda, appena entrati nella provincia pistoiese giungiamo quasi senza rendercene conto all’omonimo paese natale di Collodi, meta turistica che non ha molto da offrire a dire il vero, ad eccezione del Parco di Pinocchio e della maestosa Villa Garzoni. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla fine a Pistoia, un centro storico affascinante ingiustamente spesso tralasciato dalle guide turistiche. Il nostro obiettivo è quello di informarci per percorrere l’antica via del ghiaccio in treno, tracciato ferroviario che unisce la città con la zona porretana, ma informandoci nell’ufficio informazioni sito nell’antico Palazzo dei Vescovi ci viene detto che al momento è impossibile a causa di alcuni smottamenti. Contemporaneamente siamo davvero fortunati però, perché proprio nell’ufficio incontriamo una guida volontaria che ci fa da cicerone facendoci scoprire caratteristiche incredibili disseminate lungo tutto il centro storico. Il tour inizia all’interno di una pasticceria in cui assaggiamo uno dei dolci tipici, i brigidini (l’altro è il confetto) e si conclude in una via famosa per la produzione, in periodo medievale di lame speciali, “pistoris”: da qui il nome “bisturi”, da Pistoia! Un paio d’ore davvero ben spese a scoprire un vero e proprio gioiello – che oltre alla Cattedrale di San Zeno e al Battistero di San Giovanni di medievale mantiene davvero tantissimo – scarsamente conosciuto al di fuori della regione. A pochi chilometri si trova la stupenda Serravalle Pistoiese. Arriviamo sulla collina che la ospita al tramonto; scopriamo che è festa e dopo essere saliti in cima alla torre medievale (Torre del Barbarossa) sotto cui si snodano le vie del paese, seguiamo i profumi e scopriamo griglie e cucine disseminate per le varie corti e slarghi presenti. Assaggiamo salumi di cinghiale, formaggi, porcini fritti, il lampredotto e qualche vino rosso locale. Facciamo ritorno al furgone sazi e soddisfatti.

DOMENICA: LIVORNO – PASSAGGIO A CASTIGLIONCELLO – CASTIGLIONE DELLA PESCAIA

Ci svegliamo alla buonora e facciamo rotta verso Livorno, città che conosciamo entrambi molto poco. Una rapida consultazione e individuiamo il locale più gettonato della città: da Galileo. Dopo esserci fatti un giro rilassante all’interno della Fortezza nuova, cinquecentesco baluardo molto ben conservato, andiamo a pranzare. Nelle giornate molto calde è preferibile una porzione in due di caciucco, un po’ per la pesantezza dello stesso, un po’ per il costo notevole. Comunque molto buono, non c’è che dire. Per digerire cosa c’è di meglio di una bella passeggiata in centro da Piazza Grande fin su verso il lungomare? Arrivati alla Terrazza Mascagni che dà sulle spiagge gremite di cittadini intenti a gustarsi l’ultimo sole settembrino, stremati facciamo ritorno al furgone con una sola idea in testa: un po’ di riposo in una spiaggia libera. L’idea infatti è passare da Castiglioncello nel pomeriggio e starci per un po’, ma non abbiamo fatto i conti col traffico e l’affollamento della domenica. Così, trascorsa un’ora a cercare parcheggio al paese, decidiamo di proseguire verso sud, direzione maremma. Il traffico si fa un po’ meno caotico uscendo dalla provincia di Livorno. Decidiamo di passare la serata a Castiglione della Pescaia. Entrambi siamo già stati da queste parti e in serata approfittiamo del parcheggio gratuito appena fuori del centro storico per darci una sistemata prima di recarci in centro per visitare la zona del castello. Oltre alla miriade di ristorantini che propongono cose molto particolari – ma anche piuttosto costose – vi è un ottimo locale per chi ami le birre artigianali: la Birroteca Castiglionese. Qui ci concediamo un’ottima birra prodotta sul monte Amiata e un paio di piatti di pasta fritta e prosciutto crudo.

LUNEDì: CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – VETULONIA

Ci sveglia all’alba una tempesta di sabbia nel parcheggio in riva al mare. La pioggia torrenziale che segue ci costringe a ritirarci in un bar dove possiamo fare colazione. I programmi di oggi erano chiari: sdraiarsi al sole e non muoversi fino al tardo pomeriggio; ma il maltempo ci costringe a trasmigrare. Scendiamo ancora e un cartello lungo la strada ci incuriosisce: Vetulonia. Seguiamo le indicazioni e arriviamo in questo paese dove davvero il tempo sembra essersi fermato. L’antica Vatl dell’Etruria, è un borgo stupendo 300 metri sul livello del mare, proprio sopra al paese di Buriano. Dalla piazza del museo etrusco, parcheggiati ci sdraiamo portellone aperto a goderci il panorama mozzafiato dei monti che degrada verso il mare. Visitiamo poi nel silenzio irreale tutti il centro storico col fiato sospeso. Non ci sembra vero essere arrivati in un’oasi di pace come questa. Arrivando sotto la chiesa dei Santi Simone e Giuda e notiamo le mura ciclopiche dell’antico centro. Poi scendiamo fuori dal paese a visitare la famosa necropoli: ciclamini selvatici ovunque. Il nostro intento era quello di riposarci una mezza giornata e invece rimaniamo fino al giorno successivo, deliziati dai piatti offerti dall’osteria “La vecchia cantina” (http://www.2spaghi.it/ristoranti/toscana/gr/castiglione-della-pescaia/la-vecchia-cantina/)- consigliatissimo: dai pici al ragù di cinghiale, ai tortelli con le erbe, al cinghiale in umido, un onesto vino rosso da pasto grossetano – e coinvolti dalle chiacchierate con la gente del posto, davvero una comunità unita dalla comune passione della salvaguardia delle tradizioni e del territorio. La sera siamo invitati ai preparativi della corsa dei ciuchi, che si svolge ogni anno all’inizio di settembre (http://www.parcodeglietruschi.it/cda/pte/view/scheda.jsp?OTYPE_ID=1352&Lang=LANGIT&CAT_ID=10588&CAT_PARENT=10587&ID=11203) ma non ci fidiamo a muoverci soli, da queste parti è molto facile imbattersi in cinghiali che si avventurano fin dentro il paese in cerca di cibo.

MARTEDi’: VETULONIA – GROSSETO – PORTO ERCOLE – PESCIA ROMANA

La mattina presto lasciamo a malincuore Vetulonia e puntiamo verso Grosseto (http://www.morisfarms.it), qui ci riformiamo di vino, lo stesso che avevamo gustato il giorno prima a Vetulonia: rosso e bianco colorano le nostre tanichette da 5 litri e finiscono incastrati nel bagagliaio. Il sole picchia ma il vento di Tramontana non ci dà tregua da un paio di giorni. Decidiamo comunque di concederci finalmente una mezza giornata di spiaggia a Principina mare. Da qui, stanchi delle insabbiature e del cielo a sprazzi velato, un’oretta dopo ripartiamo di nuovo. Nel tardo pomeriggio ci sarebbe un’escursione organizzata da una guida ambientale (www.thesantrekking.it) alla scoperta della fortezze di Porto Ercole, zona Argentario. Rotta verso quella zona dunque, e partecipiamo alla scarpinata: 8 km tra la Rocca Aldobrandesca (Spagnola) e l’inespugnabile Forte Stella, con passaggio obbligato nel centro storico di Porto Ercole, paese di pescatori in espansione dalla metà degli anni 60 ma che ha saputo mantenere uno sviluppo architettonico dignitoso e consono a una località di mare. Parlando con la nostra preparatissima guida, chiediamo dove sia possibile mangiare bene pesce spendendo il giusto. Ci consiglia una agri-campeggio a pochi chilometri da li. Pescia Romana è già nel Lazio, provincia di Viterbo, e garantisce a chiunque vi metta piede la tranquillità di un paesaggio rurale coltivato solo a sprazzi e una densità abitativa davvero bassa. “Qui il fatto di essere quattro gatti ci ha salvato”, ci aveva confidato Pietro, e così possiamo constatare coi nostri occhi quanto si possa mangiare ottimo pesce e concedersi una sosta (e dopo giorni una doccia davvero calda) in un’area attrezzata senza spendere una fortuna. Agri – campeggio che consigliamo vivamente ).

MERCOLEDI’: PESCIA ROMANA MARE – ORBETELLO – TAGLIATA ETRUSCA – PITIGLIANO

La spiaggia di Pescia è davvero stupenda e selvaggia, ci ricorda alcune spiagge della Puglia, con la vegetazione rigogliosa a ridosso della battigia. Qui ci concediamo il primo bagno del viaggio. L’impressione che si ha qui, a pochi chilometri tutto sommato dalle rinomate Principina, Castiglione, Orbetello, è che il turismo di massa si sia dimenticato di arrivare in questi lidi davvero stupendi. Ad ora di pranzo ripartiamo e per una volta andiamo a nord, verso Orbetello. La storia delle strisce di terra che ha impedito nel corso degli anni al paese di continuare ad essere l’importante porto che era nel passato, è centenaria. Sembra infatti che il Tombolo della Giannella si sia formato qualcosa come 5000 anni fa. Le mura ciclopiche su cui sorge la cittadina ai bordi della laguna formatasi nel frattempo, testimoniano l’insediamento etrusco del V secolo a.c. Un paio d’ore bastano per girare i vicoli centrali, gustandosi un ottimo gelato proprio sotto gli archi del Palazzo del Podestà a “Le logge”. Arrivando fino all’imbocco del ponte, e quindi alla passeggiata da cui poi si giungerà a vedere il tombolo di fronte, si possono vedere i magnifici mulini ad acqua coi quali nel XVII secolo e successivi si macinava la farina. Spostandosi verso Ansedonia, andiamo a visitare la Tagliata Etrusca, grandiosa opera ingegneristica prima etrusca e poi romana, un canale scavato nella roccia manualmente lungo il promontorio, per cercare di ridurre l’insabbiamento del porto. Davvero incredibile da visitare, e proseguendo per la scalinata si arriva ad un punto panoramico a dir poco notevole. In prossimità del parcheggio, si trova la Torre della tagliata, costruzione del ‘500 che divenne poi abitazione in cui soggiornò Puccini, compositore lucchese di cui in città avevamo anche intravisto la casa-museo. È tardo pomeriggio ma non siamo ancora stanchi. L’avere sempre con sé un posto dove poter in qualsiasi momento rifugiarsi ci consente un girovagare completamente slegato da ogni ritmo turistico. Ci spostiamo poi nelle terre del tufo. L’indomani in serata inizierà una manifestazione, ovviamente culinaria: non possiamo mancare. Arriviamo nella “Piccola Gerusalemme”, così definita per l’accoglienza data agli ebrei fin dal ‘400 e loro importante rifugio nei secoli successivi. Giungere a Pitigliano al tramonto è un’esperienza trascendentale. Le luci giallastre dei lampioni fanno risaltare la pietra su cui poggia la totalità degli edifici, l’antico acquedotto crea un arco oltre il quale si espande un tramonto mozzafiato. Perdersi per gli antichi viottoli e passare da piazza della Repubblica al piccolo gioiello del quartiere ebraico è sorprendente. Le antiche e le nuove botteghe si alternano e non danno tregua al passante che può alla fine rifugiarsi in uno dei piccoli cortili sotto i quali passano piccole strade e scorre di conseguenza altra vita.

GIOVEDì: PITIGLIANO – SORANO – VIE CAVE – SOVANA – SATURNIA – PITIGLIANO

Oggi ci giriamo la zona circostante: paesi sorti su tufo e costruiti col tufo. Partenza da Pitigliano, direzione Sorano, ad una ventina di chilometri. La “Matera toscana” è un altro piccolo gioiello molto simile per fattezze a Pitigliano, ma dalle dimensioni notevolmente ridotte. Passeggiamo nella piazza, passando per l’arco, fino a raggiungere il Masso Leopoldino, dalla cui sommità si vede tutto il dedalo di strade sottostanti che si snodano fino a Palazzo Orsini. Le vie sono disseminate di poesie dedicate al borgo; scritte su piccole piastrelle in corsivo, sono utili per capire il forte senso di appartenenza della gente che ha abitato questi luoghi in anni in cui l’isolamento era obbligato e non come oggi che per molti altro non è che una scelta di vita. Uscendo da Sorano, in direzione Sovana, si incontra dopo qualche centinaia di metri una zona archeologica molto importante. Salendo sulla destra, oltre a diversi antichi insediamenti scavati nella roccia, si arriva a un belvedere meraviglioso proprio di fronte al paese. Se invece si prende il sentiero sulla sinistra, si incontrano le cosidette “Vie cave”: vie scavate nel tufo che attraversano boschi in diverse direzioni (http://www.comune.pitigliano.gr.it/index.php?T1=87000). L’antica Suana etrusca è per così dire “la terza sorella”. Altro borgo medioevale in cui gli orologi sembrano essersi rotti da tempo, è visitabile in un’oretta circa. Da segnalare, la chiesa di Santa Maria Maggiore con l’interessante ciborio. Fonte di reddito da queste parti è l’artigianato del legno: si lavorano come un tempo, senza usare vernici ma solo oli e cere naturali, legno di olivo, faggio, quercia, arrivando a produrre piccoli gioielli (utensili, ciotole, taglieri, credenze) col solo utilizzo di strumenti a mano e pochi meccanici. Ci facciamo un piccolo regalo presso la piccola Bottega del legno in pieno centro storico, consigliatissima. Dopo esserci sparati una panzanella, nel primo pomeriggio siamo piuttosto sfiniti e ci spostiamo verso Saturnia. Le terme libere (anche il parcheggio lo è) attirano gente da ogni dove tutti i giorni della settimana. Ci sdraiamo nell’acqua sulfurea che crea piccole cascate fin giù verso il torrente, ma il calore dell’acqua, in una giornata calda come questa, non ci consente di stare a mollo più di un paio d’ore. Ci sciacquiamo nel parcheggio con la nostra borsa termica e torniamo a Pitigliano sperando di fare in tempo a visitare la sinagoga che non siamo riusciti a vedere il giorno prima. Purtroppo però gli orari di visita sono un po’ limitanti, quindi dobbiamo soprassedere. Stasera è serata di sagra (https://www.facebook.com/cantineneltufo.pitigliano) e in giro per le due strade principali del centro ci sono una decina di cantine aperte più o meno profonde, visitabili appunto una volta l’anno essendo private, dalle quali scaturisce una festa che coinvolge l’intera popolazione. Le varie contrade durante “Settembre diVino – 4, 5, 6, 7 settembre”, cucinano e dissetano locali e turisti – per la verità pochi, da queste parti, rispetto ad altri luoghi in cui sembra di avere a che fare con feste inventate ad hoc per accalappiare i foresti (questo è anche garanzia di qualità dei cibi e prezzi bassi, essendo destinati ad un consumo tutto sommato locale) – più o meno con gli stessi prodotti, sfidandosi a prepararli secondi tutti i crismi che la tradizione prevede. Con poco mangiamo e beviamo benissimo: porchetta, ammazzafegato, tagliata di manzo, affettati e formaggi misti… passeggiata poi digestiva tra stornelli e musica dance, concerti e karaoke. Che spettacolo: questa gente dovrebbe farci scuola in termini di organizzazione di feste locali.

VENERDI: PITIGLIANO – ARCIDOSSO (MONTE AMIATA) – CASAL DI PARI – BAGNI DI PETRIOLO – ABBAZIA DI SAN GALGANO – SIENA

Partiamo da Pitigliano sul presto, dato che oggi è prevista molta strada, per di più di montagna. Risaliremo lungo l’interno della toscana, tagliando per i monti centrali e passando accanto al Monte Amiata. Un centinaio di chilometri ci separano dalla provincia di Siena e da Casal di Pari. Natura incontaminata e scenari stupendi ci attendono lungo il percorso, peccato per le davvero troppe numerose strade malmesse. Più o meno a 3/4 di strada, nei dintorni di Arcidosso ci fermiamo a prendere birra e miele alle castagne, da queste parti regine incontrastate dei boschi. Fatto sta che dopo circa 4 ore arriviamo a destinazione stanchi morti. Meta fissa del pranzo di oggi, la famosa trattoria “Da Rosanna”. Consigliatissima, ci viziamo con salumi, pici al ragù di cinghiale e cinghiale in umido – si, è la costante del viaggio – e vino locale senza svenarci alla cassa. Un bagnetto a Petriolo dopo pranzo, a mollo nell’acqua a 50 gradi, è quello che ci vuole. Peccato per il gran numero di tafani che rendono impossibile uscire dall’acqua a rifiatare ogni tanto. Anche queste terme sono comunque consigliate solo in periodo fresco, altrimenti si rischia di soffrire oltre misura. Nel tardo pomeriggio arriviamo alla incantevole abbazia cistercense di San Galgano, famosa per non avere più il tetto, a causa del recupero dei materiali da costruzione – piombo su tutti – nel 1500. San Galgano, dopo una vita condotta malo modo, si dice si sia rifugiato sull’eremo in cima alla collina accanto la chiesa e abbia deposto la spada in una roccia. La spada ora è sotto una teca trasparente ma l’eremo dal soffitto dai cerchi concentrici è comunque visitabile. Siena da qui è piuttosto vicina e decidiamo di concludere il nostro viaggio, per oggi, proprio qui. Arriviamo ad ora di cena in città, parcheggiamo nella zona adibita ai camper e ci incamminiamo lungo la via che porta in centro. Prendendo le scale mobili si sale in un attimo, c’è poca gente in giro e di turisti nemmeno l’ombra. Capitare nel centro storico di Siena alle prime luci della sera è un’esperienza che tutti dovremmo fare una volta nella vita. I colori dei palazzi antichi, illuminati dalle luci dei lampioni, è fiabesco. Arriviamo sotto la scalinata del duomo, facciamo i gradini senza fretta girandoci ogni due secondi a rimirare la maestosità e la particolarità dell’architettura che domina fino alla piazza duomo in cui stiamo giungendo. Ci sdraiamo sulla panchina in marmo ricavata nel palazzo di fronte alla chiesa e restiamo una buona ora a rimirare nel silenzio più assoluto: irripetibile. Ci spostiamo poi in Piazza del campo, anche qui poca gente e un’atmosfera unica. Prendiamo un panino al salumificio accanto alla torre del Mangia e il gestore ci invita a salire al piano si sopra. In dieci secondi ci troviamo seduti ad un balcone che dà direttamente su una delle piazze più scenografiche d’Italia. Girovagando finiamo attirati dal vociare festoso di una contrada: la Civetta quest’anno ha vinto il Palio per la 34° volta nella sua storia e la sua gente sta così festeggiando per la 34° sera a fila in una delle cene all’aperto. Restiamo fino a vedere il corteo di gente mascherata e sbandieratori uscire dalla strada e fare ingresso in piazza del Campo tra cori e schiamazzi. Facendo ritorno al furgone decidiamo che non ci va di dormire in una sorta di spartitraffico e quindi lasciamo al città e saliamo a Monteriggioni.

SABATO: MONTERIGGIONI – SAN GIMIGNANO – VOLTERRA – PISA

Ultimo giorno di vacanza. Ci svegliamo sulla via Francigena, a Monteriggioni: antico borgo fortificato dall’incredibile castello che nei secoli ha protetto Siena dalla rivale Firenze, racchiudendo al suo interno la totalità degli edifici. Arrivarci di sera, salire lungo la strada e sbirciare le duecentesche torri perfettamente conservate illuminate dal basso è notevole. Facciamo colazione in un bar di piazza Roma mentre in giro non c’è quasi anima viva: che pace. Da qualche anno è anche possibile camminare su una parte della cinta muraria. La seconda tappa della giornata è la vicina San Gimigniano, la città delle torri – ben 16 rimaste delle oltre 70 di un tempo. Capitarci e trovarci ogni volta sempre più ressa è incredibile. Facciamo ingresso dalla strada principale e arriviamo fino in piazza della Cisterna. Qui ci sediamo e cerchiamo un posto in cui trovarci a nostro agio per poter gustarci il panorama ma il flusso turistico incontrollato rende davvero impossibile le cosa. Assaggiamo un gelato alla famosa gelateria Dondoli, attualmente si dice sia il migliore al mondo e dobbiamo dire che la fama è tutto sommato meritata. Fuggiamo via, verso Volterra, paese di anarchici e sovversivi tutti. Che si possa incontrare entrando il penitenziario della La Fortezza Medicea è tutto sommato sintomatico, in una terra in cui un tempo gli alabastrini – gli artigiani dell’alabastro, oggi rimasti in numero tutto sommato esiguo – inscenarono vere e proprie lotte contro il potere, fascismo incluso. Il centro è vivibile, molto di più della “Manhattan del medioevo”, e quindi passeggiamo ritemprandoci verso la piazza dei Priori e poi giù verso gli scorci più caratteristici di questa bella cittadina, la Valathri etrusca; usciamo di nuovo da Porta a Selci e ripartiamo.

Il nostro viaggio nel cuore dell’Etruria e del buon vivere sta per finire. Raggiungiamo Pisa, passiamo vicino al centro sbirciando la famosa torre pendente vista già molte volte nel corso degli anni. Stanchi, imbocchiamo l’autostrada e torniamo verso casa.



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