Viaggio fai da te tra le meraviglie dell’Oriente

A zonzo tra Birmania, Thailandia e Cambogia
Scritto da: luciana57
viaggio fai da te tra le meraviglie dell'oriente
Partenza il: 31/12/2017
Ritorno il: 22/01/2018
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €
L’ultimo giorno dell’anno per noi inizia con una partenza, anzi una ripartenza. Il nostro itinerario ci porterà ancora una volta in Oriente, nello specifico in Myanmar, Cambogia e Thailandia per la seconda volta. Siamo in otto: Velia, Pino, Luna, Diletta, Marco, Luca, Giulio ed io.

Abbiamo acquistato ad un buon prezzo un volo Etihad Roma-Bangkok con scalo ad Abu Dhabi , i voli interni AirAsia e prenotato tutti gli alberghi. Abbiamo cercato un’agenzia birmana che ci consentisse di fare un tour per visitare le bellezze di questo splendido paese senza spendere una fortuna e dopo aver vagliato vari preventivi abbiamo scelto quello di Mutu Suresh per il prezzo e per le buone recensioni trovate su internet. Per otto persone 1270 dollari!

Il nostro itinerario è questo: tre giorni a Bangkok – 8 giorni in Birmania – 3 giorni in Cambogia- 3 giorni a Phuket ed infine di nuovo un giorno a Bangkok. Sperimentiamo purtroppo subito che la famosissima compagnia aerea Etihad ha i sedili molto, molto stretti e pochissimi film in italiano! Ci sembra veramente imparagonabile alla nostra affezionata Emirates! Con le gambe anchilosate arriviamo a Bangkok alle 19,40 del 1 Gennaio: ci accoglie la solita aria grigia, pesante di smog, scarichi di auto e clacson che si fanno strada in mezzo ad un traffico congestionato. Arriviamo al nostro hotel: il Bossotel Inn, molto vicino al fiume e al molo da cui partono varie imbarcazioni per raggiungere le principali meraviglie di questa città.

Trascorriamo due splendidi giorni lasciandoci scaldare e illuminare dal sole che penetra l’aria mentre attraversiamo il Chao Phraya in battello e dal bagliore accecante della luce che si riflette sui tetti dorati del Wat Pho e del Palazzo Reale. Ci arrampichiamo in cima al Wat Arun e guardiamo la città adagiata pacificamente dall’altra parte del fiume, da quassù ci è chiaro il perché la chiamino Città degli Angeli…

Bangkok è davvero sorprendente: con semplicità, piano piano, ti affascina e ti ipnotizza finché finisci per sentirti parte di essa e, senza quasi rendertene conto, provi quella pacifica, liberatoria e rassicurante sensazione di sentirti a casa!

4 GENNAIO 2018: BANGKOK – YANGON

Abbiamo un volo per Yangon, città dalla quale avrà inizio il nostro tour del Myanmar. Fuori dall’aeroporto ci attende il nostro autista, prenotato con l’agenzia locale di Mutu Suresh. Procediamo verso il centro città, ai margini delle strade moltissime bancarelle con ogni genere di mercanzia; si cucina molto per strada, come del resto in tutta l’Asia, così l’odore di cibo fritto misto a smog, umidità e polvere ci dà il benvenuto a Yangon. Visitiamo subito Chaukhtatgy Budda, il grande Budda sdraiato (circa 70 metri) e soprassediamo a tutto il resto per dirigerci alla splendida Pagoda Shwedagon. Il luccichio dell’imponente Pagoda interamente ricoperta d’oro con la cima tempestata da rare pietre preziose non è solo un simbolo, ma anche uno dei luoghi di culto più venerati del paese e un festoso ritrovo per i cittadini.

È enorme, la sua luce si riflette tutt’attorno creando un’ isola magica. Alcuni fedeli, vestiti con gli abiti tradizionali, pregano inginocchiati davanti alle statue di Buddha. Sono chiusi nel silenzio, le mani giunte e tese al di sopra del capo ed il corpo esile in ginocchio con i piedi rivolti dalla parte opposta della divinità. Tra loro si muovono silenziosi alcuni monaci, il capo rasato e le tuniche color arancio, gli occhi gentili e assorti, lontani da questo mondo. C’è un silenzio irreale qui e un’atmosfera estremamente mistica soprattutto quando gli ultimi raggi di sole accendono il colore dell’oro. Poi, al calare del buio, grandi fanali illuminano quasi a giorno la pagoda e si accendono le aureole dei Buddha fatte di luci colorate. I pellegrini vengono per chiedere aiuto in un momento difficile, per ringraziare di una grazia ricevuta, per sentire quella scintilla interiore che l’atmosfera di silenzio e pace del luogo trasmette. Sugli altari del Buddha, in segno di gratitudine si offrono dei fiori, simbolo della vita per eccellenza: fioriscono ed appassiscono a testimoniare che nulla è permanente, chiave per accettare ed affrontare le difficoltà con calma e serenità. Poi scende il tramonto e non c’è più spazio per le spiegazioni, le luci sulla pagoda si accendono, gli ombrellini parasole delle signore si chiudono, centinaia di candele votive e fiammelle ne delimitano l’area, cala il silenzio della sera in un’atmosfera pazzesca: qui, lontana dalla mia casa mi sento benissimo in un profondo connubio di pace. Con gli occhi lucidi di pianto ci incamminiamo verso l’uscita alla ricerca del nostro van che ci accompagnerà all’ hotel Check in @downtown posto all’interno di Chinatown. Ci accorgiamo subito che l’hotel offre veramente servizi essenziali ma la ciliegina sulla torta è una ripidissima scala sulla quale dobbiamo inerpicare le nostre voluminose valigie per raggiungere le stanze poste al terzo piano. Questa proprio non ci voleva!

L’unica consolazione è quella di doverci rimanere soltanto fino a domani mattina alle 6,00. Buonanotte!

5/01/2018: YANGON – BAGAN

Ci vengono a prendere puntualissimi e così inizia la nostra grande avventura sulle strade del Myanmar! Il nostro autista, soprannominato Gennarino si dimostra subito gentile e disponibile; è molto prudente e guida bene e soprattutto sopporta pazientemente la nostra ripetuta cantilena “quanto manca”?. Lungo le strade c’è pochissima segnaletica, si sorpassa a destra e a sinistra e i motorini impazziti sfrecciano anche con cinque persone a bordo e senza casco. Oltre alle macchine ci sono buoi, bufali e mandrie di pecore e non esistono strisce pedonali!

Dopo 9 interminabili ore arriviamo molto stanchi a Bagan, Royal Hotel, molto bello e situato piuttosto vicino alla strada principale dove si trovano locali e negozi. Una buona pizza e a nanna . Domattina appuntamento alle 8,00, ci aspetta la visita al mercato di Nyaung U.

06/01/2018: BAGAN

Puntuali come un orologio ci dirigiamo al mercato locale. Le merci, in gran parte frutta, verdura e pesce di fiume, sono esposte per terra in modo ordinato, ci sono venditori di acqua fresca e di durian, il bizzarro frutto dall’aspetto bitorzoluto e dalla terribile puzza, tanto amato in oriente. Molte donne e bambini hanno i volti colorati dal giallo della tanaka, la crema ottenuta da una radice che serve a proteggere la pelle dal sole.

Gli uomini masticano incessantemente il betel, avvolto in una foglia e chiuso come una caramella che sputano macchiando le strade di rosso. C’è anche una ragazza che vende gelatine dai vivaci colori verde, giallo, rosso, ed un gelataio che ha agganciato al sellino di una vecchia bicicletta un frigo portatile e una fila di coloratissimi coni rosa. Una bancarella mi stupisce più di tutte, insieme al solito pesce secco vende anche della melma con dentro dei pesci. Chiedo cosa sia, ma parla solo birmano e penso di capire dai gesti che è per conservarlo, insomma pesce sotto melma, che bontà! I colori e l’allegria del mercato ci contagiano e passiamo un bel po’ di tempo tra le bancarelle, contrattando in mezzo alla gente, in un caleidoscopio di colorati sarong e visi sorridenti. Trascorriamo il resto della giornata spostandoci da un tempio all’altro aiutati dal nostro immancabile Gennarino! Bagan è veramente un luogo unico e meraviglioso,imperdibile per un viaggiatore. Un’ampia distesa secca e polverosa punteggiata da migliaia di stupa e pagode di ogni forma e dimensione, impossibile descrivere la bellezza di questo luogo magico! Congediamo Bagan con uno splendido tramonto sulla cima della Viewing Tower, valida solo per il panorama che ci consente di vedere: templi in ogni direzione e prati verdissimi, non ci sono strade asfaltate, solo sentieri attraversati da cavalli e carretti; nessun rumore interrompe questa pace, si sentono solo gli uccelli. Mentre il sole cala, i colori si fanno più scuri, il verde ora non è più brillante, e i templi sono neri in questa mezza luce. Dura solo un attimo… è già buio, profumo d’Oriente: una delle più belle sensazioni che un viaggio in questa parte di mondo può regalare.

07/01/2018: BAGAN – LAGO INLE

Ci aspettano tante ore di strada per arrivare al Lago Inle. Rassegnati saliamo sul pulmino nella speranza di arrivare prima possibile! Dopo varie soste arriviamo alle Pindaya Caves, in cima ad un crinale calcareo.

In Oriente la salita deve essere sempre lunga e faticosa, serve per lasciare a valle le passioni e prepararsi ad incontrare il divino!La scala di 200 gradini protetta da una sinuosa tettoia è ormai percorsa da pochi audaci, per gli altri c’è un ascensore! Entriamo da una spaccatura nel fianco della montagna: appena dentro un colpo d’occhio unico, non c’è un punto che non sia affollatissimo di statue di Buddha. Sono circa ottomila, donazioni dei fedeli di tutto il mondo: davvero impressionante, senza un ordine apparente: ci sono statue di cemento, di marmo, di teak, di giada, di pietra in un labirinto di passaggi, stretti scalini e cunicoli in cui ci addentriamo con la testa all’insù.

Due ore circa di auto e siamo a Nyaungshwe sul lago Inle. Partiamo dal molo dove alcune lance pronte ed allineate ci stanno aspettando! Sono le sette di sera, fa un freddo cane e c’è molta umidità! Saliamo in barca, possono portare quattro persone ciascuna e ci accomodiamo su sedie di legno sistemate in fila mentre ci vengono forniti coperta e salvagente. Lo scenario è davvero surreale a quest’ora; le ragazze sono un po’ spaventate anche perché navighiamo quasi al buio. Dopo circa un’ora di navigazione arriviamo al nostro hotel, Shwe Inn Tha Floating Resort, scenograficamente bellissimo, su palafitte di legno, un luogo incantato dal quale gustare il tramonto! Ceniamo ovviamente in hotel e molto stanchi andiamo a dormire, domani ci verranno a prendere!

8/01/2018: LAGO INLE

Su una tipica barca a motore, lunga e stretta come una canoa, andiamo alla scoperta di un mondo nuovo, sospeso nel tempo. Iniziamo a scivolare sulle acque del lago, uno dei must della Birmania. E’ pieno di turisti e di piroghe che ogni giorno, cariche di visitatori, fanno la spola di villaggio in villaggio”. L’atmosfera che si respira è a dir poco poetica: il paesaggio sembra un quadro vivente e godiamo del puro piacere di essere qui. Il lago è grande e non se ne vede la fine, due ragazze su una piccola piroga aprono i loro ombrellini colorati e proseguono dolcemente remando verso la loro casa galleggiante. È un paesaggio ovattato, isolato dal mondo per via della distanza e della mancanza di strade e protetto dalle montagne tutt’attorno. È magico il lago Inle: tutto è in armonia. Gli uomini vivono sul lago, dal quale traggono sostentamento ed esso li ripaga donando loro un paesaggio meraviglioso. Visitiamo il monastero dei gatti saltanti e villaggi specializzati nella tessitura dei filati o nella lavorazione dell’argento.

09/01/2018: Mercato dei cinque giorni e Villaggio Indein

Di buon’ora riprendiamo la nostra navigazione. Alte montagne circondano il lago, sulle rive si affacciano molti villaggi, con le case di legno costruite su palafitte abitate dagli Intha, i “Figli del Lago”. Attraversiamo un labirinto di questi verdi isolotti galleggianti sui quali si coltiva di tutto: pomodori, fagioli, cipolle, insalata, fiori. Ognuno ha il suo pezzo di orto galleggiante ancorato al fondo del lago con lunghe canne di bambù, e lo coltiva stando sempre e solo sulla sua barca.

Ci dirigiamo poi al mercato dei cinque giorni , tra i più colorati e animati mai visti. Diverse bancarelle di souvenir, sembra una festa per l’animazione ed i colori. Molte etnie arrivano dalle montagne per vendere le loro merci; le donne Pao indossano una veste nera e un turbante scozzese su un fondo arancio o rosso;facciamo molti acquisti: lacche di tutte le forme, un cappello di paglia e ogni genere di souvenirs.

Torniamo in barca e riprendiamo il nostro viaggio: il paesaggio cambia man mano che ci addentriamo attraverso un dedalo di villaggi con i ponti sospesi nell’aria, donne che vanno a fare la spesa in canoa e bambini che giocano con l’acqua. Ad un certo punto il lago si restringe, diventa un canale, le acque sono basse e fangose; siamo arrivati al villaggio Indein, un villaggio a lungo vietato agli stranieri. Scendiamo dalla barca e come rapiti da qualcosa che ci sta guidando raggiungiamo uno spettacolare complesso di stupa in rovina, avvolto dalla vegetazione e per anni dimenticato. E’ un luogo accessibile da poco, con le guglie elaborate che si innalzano verso il cielo e si fanno spazio nella foresta, più di mille pagode prima nascoste ed ora finalmente accessibili! Il colpo d’occhio è notevole e vale certamente la visita! Un luogo ancora intatto dove di possono incontrare etnie tribali nei loro coloratissimi costumi. Scattiamo centinaia di foto! Ma è ora di tornare, dobbiamo fare le valigie, domani si parte!

10/01/2018: LAGO INLE – KAKKU – KALAW

Al mattino una leggera foschia rende questo lago ancora più misterioso, ci sono molte barche, su cui i pescatori stanno in piedi remando con uno strano movimento del piede attraverso una lunga canna di bambù tenuta perpendicolare all’acqua. Questo metodo dà loro la possibilità di muoversi e pescare, servendosi di una nassa calata sul fondo del lago. Siamo arrivati al molo ci guardiamo indietro quasi per riempirci la mente ed il cuore di queste immagini fantastiche; davanti a noi Gennarino ci aspetta con il suo van per portarci a Kakku. La strada per Kakku è molto sconnessa, alla velocità massima di 50 km orari attraversiamo campi di aglio ed appezzamenti di sesamo. Da Taunggyi un’altra oretta di curve, di colline basse e poi inizia la meraviglia del complesso di Kakku, un quadrato quasi perfetto, con un lato di diverse centinaia di metri su cui sorgono migliaia di stupa di ogni forma e dimensione, uno spazio che sembra uscito da qualche fiaba fantasy. Entriamo in un mondo solitario rigorosamente a piedi nudi, come in tutte le aree sacre del paese e ci perdiamo nella selva di guglie! E’ un labirinto gigantesco in cui continuiamo ad aggirarci senza il minimo desiderio di ritrovare l’uscita!

Ripartiamo per Kalaw che raggiungiamo nel pomeriggio: Hillock Villa Hotel, carino ed accogliente ma brrrrrr… che freddo, senza riscaldamento!

11/01/2018: KALAW – YANGON

Siamo rassegnati, ci vorranno almeno 9 ore. Lungo la strada molte biciclette e risciò, mezzo di trasporto nazionale, qualche taxi e camion adibiti a trasporto pubblico. Moltissimi monaci di ogni età spesso a piedi nudi . Ci sono tantissimi monaci in Birmania, vestono il tradizionale abito rosso e si rasano il capo, camminano scalzi e mendicano il cibo. Li vedi in giro con la ciotola per il riso, vanno di casa in casa e raccolgono un po’ di riso da tutti, questo è il loro sostentamento. Ce ne sono di tutte le età, bambini e anziani. Sono tutti uguali e ti impressionano tutti allo stesso modo: poverissimi e fieri, bellissimi nelle loro tuniche, sorridenti e calmi. Camminano lungo le pagode bianchissime illuminandole di colore. Domani torneremo a Bangkok!

12/01/2018: YANGON – BANGKOK

Lasciamo quest’angolo di paradiso non senza provare un nodo alla gola, ma l’affascinante Bangkok ci ammalia come una sirena ancora con i suoi mercati, le sue luci, i suoi tuk tuk e le mani sapienti dei suoi massaggiatori che percorrono i corpi di migliaia di turisti, sollevandone lo spirito e donando frammenti di quel senso di benessere che troppo spesso dimentichiamo travolti dalla necessità di sostenere il ritmo. Atterrati a Bangkok lasciamo le valigie in hotel e raggiungiamo in taxi il grande mercato di Chatuchak che si svolge solo nel fine settimana. I ragazzi scalpitano! Il Mercato è a dir poco immenso: un dedalo infinito di vicoli con mille negozietti di borse, vestiti, artigianato, saponette, collanine, articoli per lo sport . Acquistiamo di tutto ed il nostro pensiero va alle valigie e naturalmente al loro peso! Lo shopping sfrenato continua e verso l’ora di pranzo raggiungiamo con un taxi il famoso MBK center, enorme centro commerciale low cost pieno zeppo di negozi, ristoranti e bancarelle. Ci ritroviamo dopo qualche ora stanchi e carichi di pacchi; l’unico pensiero è quello di arrivare presto in hotel e concederci un fantastico massaggio nella SPA che ospita. Domani partiremo per la Cambogia!

13/01/2018: BANGKOK – SIEM REAP

Il nostro aereo parte nel tardo pomeriggio, così in mattinata torniamo a Chatuchak per gli “ultimi acquisti”; salutiamo Velia, Pino, Diletta e Luna che tornano in Italia ma non li invidiamo per nulla!

Alle 19,30 siamo a Siem Reap, per noi è la seconda volta: l’aeroporto ci appare molto diverso da come l’avevamo lasciato anni fa; ci mettiamo in fila per il visto, abbiamo già le foto e i 30 dollari pronti , in pochissimo tempo siamo fuori! Il nostro hotel, Chayra Hotel Angkor dovrebbe aver mandato un van a prenderci, compreso nel prezzo. Ci conviene attendere. C’è qualcuno che ci guarda e soprattutto guarda sbigottito le nostre valigie: effettivamente sono tante, non ci avevamo mai pensato! E’ il tuk tuk mandato dall’hotel, ma non è sufficiente e bisogna chiamarne un altro che arriva tempestivamente. Caricate le valigie saliamo e ci dirigiamo in hotel. I tuk tuk cambogiani sono molto diversi da quelli di Bangkok, hanno quattro ruote, perché ad una moto di piccola cilindrata è assicurato un carrozzino che può contenere fino a quattro persone. Circa venticinque minuti di strada e siamo nel nostro hotel. L’impressione è buona, sembra molto carino, pulito e soprattutto ci sono delle gentilissime ragazze alla reception. Unico neo, se così lo vogliamo chiamare, ancora scale! Ci sono due rampe di scale per arrivare in camera, ma almeno stavolta non sono ripide! Arriviamo in centro per cenare e scopriamo una cittadina dall’anima vibrante e coinvolgente. Una comunità dedita esclusivamente al turismo, al quale si affaccia attraverso pubs, vita notturna, spa e mercati. Domani visiteremo Angkor!

14/01/2018: Angkor

Luca e Marco non stanno più nella pelle, ma anche noi che l’abbiamo vista siamo emozionati all’idea di incontrarla di nuovo! Il tuk tuk che ci ha accompagnati il giorno precedente e con il quale abbiamo già concordato un prezzo ci viene a prendere di nuovo, puntuale per portarci al sito. I cambogiani sono assai più poveri e molto meno smaliziati verso i turisti rispetto ai thailandesi. Riuscire ad accompagnare un occidentale è per loro una conquista non da poco anche perché, a differenza del nostro modo di vita, per loro il tempo non è un elemento così essenziale! Facciamo i biglietti (piuttosto cari, $ 37,00 per persona) e finalmente arriviamo sul posto. Siamo ad Angkor Wat, un parco ai confini della realtà circonda questo splendore, passeggiamo all’interno in un susseguirsi di finestre con colonne a spirale, saliamo su scale molto ripide che ci portano ai livelli superiori: arriviamo in alto e ammiriamo stupiti la maestosità di ciò che abbiamo di fronte immersa in un paradisiaco campo paludoso puntinato di delicatissimi fiori di loto rosa!

Siamo invasi da emozioni strane, sentiamo i brividi sulla pelle e i nostri occhi diventano lucidi, ma c’è tanta gente! Ogni anno un incredibile numero di turisti arriva da ogni parte del mondo per immortalare l’immagine di Angkor riflessa nelle acque del laghetto davanti al tempio o per ammirare la potenza della natura che avvolge il meraviglioso Ta Prohm, quel che è certo è che ogni giorno Angkor è decisamente molto affollata!

Scattiamo un numero illegale di foto gustandoci la clemenza dell’aria del tropico e lasciando che il sole si posi sulle nostre braccia! Ci fermiamo per bere una bibita fresca! Intorno a noi decine di ragazze-madri con 3 o 4 bambini al seguito , donne che chiedono l’elemosina e bambini piccolissimi che cercano di venderci qualcosa!

Potrei stare qui a parlare per ore di Angkor Wat, Angkor Thom e del suo straordinario Bayon con le enormi teste che ti osservano da qualsiasi posto ti trovi, o ancora di un albero gigantesco avviluppato come una piovra sul muro che circonda i templi, ma questo si può leggere ovunque, ma non riuscirà mai a rendere la straordinaria magnificenza di quelle immagini e ciò che tutto questo riesce a smuovere dentro ognuno di noi. Domani visiteremo Tonle Sap.

15/01/2018: Tonle Sap

Ci vengono a prendere in hotel alle 8,00. Saliamo su un van con altre persone sconosciute (con noi tedeschi, francesi e indiani) e partiamo. In ogni dove ci sono bambini lasciati a sè stessi, il volto sereno dell’infanzia senza troppe regole, i giochi da poco , custoditi come tesori. Ci fermiamo, saliamo sulle bici e pedaliamo accanto a distese di riso e peperoncini messi ad essiccare al sole fino al bellissimo mercato. Riprendiamo il van, scorre la vita quotidiana come un film mai visto, tutto è ammantato di serenità, la povertà è solo di chi aspira ai beni materiali di dubbio valore. Sto bene. Alla fine della strada ci sono delle barche. Ci fermiamo, è ora di pranzo, saliamo su una palafitta e ci sediamo a tavola, l’hanno apparecchiata per noi, per farci sentire a casa. Mangiamo riso e verdure, ci offrono quello che hanno, anche delle amache per rilassarci, qui, tra questa gente così semplice…

Ci incamminiamo a piedi e alla fine della strada una barca ci attende. Saliamo, il motore parte e il capitano che mastica qualche parola di inglese, ci sorride mentre navighiamo in un’ acqua nera. Le rive del fiume sono sormontate da palafitte alte almeno sette metri che sembrano reggersi per miracolo e la vita esplode fra le grida dei bambini che giocano nell’acqua, le imbarcazioni che vanno avanti e indietro per il canale e gli abitanti di questo villaggio che sembra fuori dal tempo.

Non riesco a dire una sola parola mentre non posso fare a meno di scattare fotografie in continuazione. Qui si vive soprattutto di pesca. Le donne dividono i pesci piccoli, poi li gettano su enormi teli di plastica posati su vari strati di paglia, li lasceranno seccare al sole per tutta la giornata. I pesci più grandi sono venduti ai gestori dei ristoranti, altri aperti e diliscati messi su grate di bambù sospese o sopra i tetti delle abitazioni. È veramente un’altra epoca, il tempo sembra essersi fermato, qui più che in altri posti del paese, la gente è gentile e sorridente, non inquinata dal turismo e dall’occidentalizzazione. Qualcuno di quei sorrisi silenziosi ho cercato di fotografarlo, altri semplicemente me li sono tenuti per me e me li porto dentro perché ho sentito che la mia reflex era troppo invadente! Alla fine del fiume si apre il lago Tonle Sap, grande come un immenso mare. Torniamo indietro per lo stesso percorso ; sulle due rive opposte, villaggi nella polvere fatti di semplici capanne in foglie di palme e bambù e come forte contrasto l’immancabile pagoda dorata e splendente. Domani andiamo al mare!

16-19/01/2018: Phuket

Un volo Airasia ci porta a Phuket. Temiamo la pioggia, ma troviamo invece un bel sole! Alloggiamo a Karon Beach, un giusto compromesso tra movimento e quiete. Ci ospita la guesthouse Angus O’Tool’s che si trova in una posizione eccellente, ma purtroppo non ci soddisfa per il resto. Ci danno una stanza al quarto piano senza ascensore nonostante avessimo prenotato una deluxe e per giunta dobbiamo portarci le valigie da soli ! Trascorriamo qualche giorno di riposo al mare, tra la splendida e semi-deserta spiaggia di Laem Sing Beach e quelle affollatissime di Kata e Karon e notiamo con disappunto che i prezzi su quest’isola sono lievitati notevolmente, soprattutto quelli dei taxi e dei tuk tuk.

Siamo un po’ delusi, ma il secondo giorno ci regala una bellissima emozione perché inaspettatamente riceviamo la benedizione di un monaco buddista. Inutile dire che, finché resisterà, non ci libereremo del sai sin che ci ha legato al polso.

Avere a pochi centimetri da noi un monaco dalle vesti arancio brillante e riuscire persino a rubargli pochi minuti della sua giornata è stata un’emozione indescrivibile. Domani abbiamo il volo per Bangkok alle 9,00 del mattino e prenotiamo il transfer per l’aeroporto alle 6,15 presso un’agenzia di Karon Beach della quale purtroppo non ricordo il nome pagando ovviamente in anticipo.

20/01/2018: Phuket –Bangkok

Alle sette del mattino ancora nessuno è venuto a prenderci sotto il nostro hotel. Rischiamo di perdere l’aereo. Il van arriva intorno alle 7,30 grazie alle ripetute telefonate di un gentilissimo ragazzo dell’hotel di fronte. Siamo fortunati e partiamo per Bangkok. Lasciate le valigie in hotel, tanto per cambiare ci dedichiamo ancora allo shopping scegliendo di nuovo tra Patpong, MBK e Chatuchak Market, visto che oggi è sabato. Domani si torna a casa!

Il nostro bellissimo viaggio è finito e tutto ciò che scrivo non renderà mai l’idea di ciò che è stato perché ogni esperienza è soggettiva. Abbiamo incontrato tanti occhi tristi, è vero, ma quelli scintillanti di gioia che abbiamo incrociato sono stati decisamente più numerosi e sono quelli che ricorderemo in qualche momento di nostalgia!

Tutto questo e molto altro è stato questo viaggio, un sogno lungo 22 giorni, da cui fatico ancora oggi a risvegliarmi. Un collage di emozioni, di momenti felici, di immagini, di sorrisi, di nuovi amici, di mezzi di trasporto improbabili, di odori e sapori che indelebili ti rimangono addosso, sulla pelle e che ti entrano dentro fino a toccarti l’anima!

Il nostro è solo un arrivederci!



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