Thailandia tra mare e terra

Due settimane divise tra spiagge, città e templi
Scritto da: Valerioviaggia
thailandia tra mare e terra
Partenza il: 07/03/2015
Ritorno il: 22/03/2015
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €
Prima settimana a mare, la seconda a terra

PIANO VOLI:

BOLOGNA-ROMA ALITALIA 1312 06 MAR 07:30 – 06 MAR 08:30 ROMA BANGKOK THAI 945 06 MAR 13:30 – 07 MAR 06:05 BANGKOK -PHUKET THAI 201 07 MAR 07:45 – 07 MAR 09:10 PHUKET-BANGKOK THAI 202 14 MAR 10:05 – 14 MAR 11:30 BANGKOK-CHIANGMAI THAI 112 14 MAR 15:05 – 14 MAR 16:05 CHIANGRAI-BANGKOK THAI 135 18 MAR 15:25 – 18 MAR 16:40 BANGKOK-ROMA THAI 944 22 MAR 00:01 – 22 MAR 05:55

FUSO ORARIO: 6 ore in più rispetto all’Italia

VALUTA: la moneta nazionale Thailandese è il bath. Nel periodo del soggiorno la quotazione era 1 € = 35 bath. Non ci sono problemi di cambio moneta: banche o negozi di cambio sono presenti ovunque. Unica differenza è che per cambiare i soldi in banca necessita avere il passaporto, viceversa nei negozi di cambio non occorre.

LINGUA: la loro conoscenza della lingua inglese è davvero basica e poco diffusa e non è sempre facile riuscire a dialogare o semplicemente farsi capire per chiedere informazioni o indicazioni. Per questo una mappa bilingue (inglese e thailandese) è particolarmente utile soprattutto quando si deve prendere un mezzo pubblico: taxi, tuc tuc, treno, metro che sia.

ALIMENTAZIONE: la loro cultura del cibo da strada (street food) è molto diffusa ed affascinante. Un vero mix di profumi, sapori, colori colpiscono i viaggiatori. Personalmente ne sono rimasto molto affascinato e ho trovato tutto di gusto, assaggiando dalla carne al pesce, verdure, dolci e persino gli insetti. Il loro piatto principale si chiama pad-thai che è composto da tagliolini di riso saltati in padella con uova, salsa di pesce, succo di tamarindo, peperoncino, più varie combinazioni di germogli di soia, gamberetti, pollo o tofu, guarniti con arachidi sbriciolate e coriandolo.

CLIMA: Marzo è stagione secca quindi caldo (35-40 gradi di giorno e 30 di sera) ma sopportabile

ITINERARIO “a mare”:

ITINERARIO “a terra”:

DIARIO DI VIAGGIO

7 MARZO

Arrivati puntuali all’aeroporto di Phuket, con due taxi van raggiungiamo Ao Po Grand Marina, il porto commerciale di Phuket e base operativa della Sunsail (charter presso il quale abbiano noleggiato i due catamarani). E’ mattina ma il caldo si fa già sentire. Il check delle imbarcazioni, due catamarani Sunsail 384 da 9 posti ognuno, è previsto per metà pomeriggio per cui ci fanno sistemare all’interno del marina dove ci sono un bel ristorante, centro spa, palestra e piscina attorniata da piante tropicali dai fiori colorati. Il relax nell’attesa è totale, gli skipper e i secondi fanno il check in delle barche e gli altri prendono i taxi e vanno a fare la prima cambusa. Al rientro un bel tuffo nella piscina, doccia nel centro benessere all’interno della marina e ci dedichiamo alla prima cena thai. La mia curiosità è sempre insaziabile e a proposito di fame, mi fermo dinnanzi alle prime bancarelle del mercato e la mia tentazione cede dinnanzi al “sorriso” senza denti di una signora anziana che frigge della cotica di maiale. Sicuramente non è il massimo della leggerezza ma il primo assaggio della cucina thai non è affatto male, ovviamente mi sono servite un paio di birrette per rinfrescarmi. Pernottiamo attraccati al molo galleggiante del marina e al rientro dal ristorante notiamo alcune zone del porticciolo in secca rispetto a quando siamo usciti: abbiamo la prova tangente che le maree hanno realmente dei dislivelli di parecchi metri.

8 MARZO

Al mattino partiamo presto navigando nel golfo di Phang Nga Bay verso nord-ovest con l’obiettivo di arrivare alla cosi detta isola di James Bond (Khao Phing Kan), resa celebre dal film 007 l’uomo dalla pistola d’oro. La navigazione procede tranquilla con un paesaggio mozzafiato. Pinnacoli di calcare e faraglioni si innalzano dal mare, peccato solo che l’acqua non è limpida ma questo già lo sapevamo. E’ una zona dove diversi fiumi si immettono nel mare poco profondo (max 8 metri di profondità) e considerando i 3 metri di marea l’acqua è per forza torbida e la navigazione in certe ore di bassa marea può diventare pericolosa. La nostra prima tappa è l’isolotto di Ko Phanak il paesaggio è fantastico, sono molti i turisti che visitano questa zona con le long-tail boat ed alcuni provano l’esperienza di arrivare alle ripide pareti di qualche faraglione utilizzando delle canoe. Le guide locali danno spettacolo arrampicandosi sulle pareti con pendenza “negativa” per poi lasciarsi cadere in acqua. Qualche turista temerario li imita, noi compresi. Le rumorosissime long-tail boat sono barche in legno lunghe e strette alimentate con un motore da auto e un lungo timone che fa da elica, ottimo per navigare in acque basse basse a pelo d’acqua ma non ideale per le orecchie dei passeggeri a bordo. All’imbrunire raggiungiamo l’isola disabitata di Ko Yao dopo 23 miglia percorse tutte a motore. Prima di cena scendiamo curiosi con i tender in una piccola insenatura dove, sulla sabbia, troviamo orme di scimmie senza però vederle. Ceniamo e passiamo la notte in rada.

9 MARZO

Il secondo giorno di navigazione nel golfo ci porta alla scoperta prima di Ko Roi, piccola isola a nord di Ko Yao. Ko Roi ha un paesaggio molto simile a quello visto il giorno precedente quindi senza indugi cambiamo rotta e, sfruttando un piccolo rinforzo del vento, ci dirigiamo a vela verso Ko Hong che è caratterizzata da una bella laguna interna. Durante la navigazione proviamo in tutti i modi la pesca a la traina, cambiando anche varie pasture ma il risultato è stato nullo, non si pesca niente. Compriamo quindi un po’ di gamberi da un barchino di pescatori che ci si è avvicinato, così ci assicuriamo un buon sugo per la pasta che ci siamo portati da casa. Arrivati a Ko Hong rimaniamo ammaliati. L’isola è davvero bella, sembra la scenografia di un film. Scendiamo con i due tender a vedere la laguna interna dove bellissime mangrovie affondano le loro radici nelle acque basse in un paesaggio davvero molto bello. Prevediamo di passare la notte in rada a Ao Nang (Krabi) dopo aver navigato 24 miglia un po’ a vela e un po’ a motore. Krabi è meta di turismo internazionale e la zona del lungomare è piena di ristorantini, così decidiamo di cenare a terra. Proviamo la prima discesa serale per la cena con il tender. Lo sbarco è in stile Marines , c’è onda e la bassa marea ci obbliga a trasportare i gommoni a mano per un lungo tratto di spiaggia . La cena è stata molto piacevole nonostante l’inglese parlato dai camerieri del ristorante fosse davvero molto approssimativo, non sapendo cosa abbiamo ordinato, la fortuna ci ha assistito nella scelta e abbiamo mangiato davvero bene. Facciamo due passi per il lungomare di Krabi, beviamo un cocktail e risaliamo in barca. Al ritorno la marea è già alta e la salita sui tender contro onda è stata un po’ difficoltosa. Quando riusciamo ad oltrepassare la zona di rifrazione delle onde va tutto molto meglio. Mentre cala la notte, all’orizzonte spuntano decine di luci verdi, impareremo solo i giorni successivi che si tratta delle luci delle lampare utilizzate dai pescatori di calamari.

10 MARZO

Ci svegliamo con un doppio imprevisto; un problema al motorino di avviamento di un catamarano e alla batteria dell’altro ci costringe ad una tappa forzata in attesa dei soccorsi e dei pezzi di ricambio. Decidiamo quindi di sbarcare: alcuni di noi si dedicano al primo massaggio thai, qualcuno come me fa shopping e gironzola curioso tra il mercato e i negozietti sul lungomare mentre altri fanno il bagno. Il mare inizia ad avere un colore invitante a differenza del golfo di Phang Nga Bay. Dopo aver fatto pranzo, non essendo arrivati ancora i soccorsi, decidiamo comunque di partire, anche se con un solo motore funzionante e di andare a vedere altre isole: Ko Dam, Ko Dam Khwan anche chiamata Chicken Island a causa del profilo di alcune rocce che somigliano alla testa di un pollo. Finalmente ci accolgono spiagge bianche e mare turchese. Questi colori ci rinfrancano. Giornata più che positiva anche dal punto di vista del vento che, con un motore fuori uso, ci ha consentito di percorrere 10 miglia a vela. Facciamo quindi ritorno a Krabi dove trascorriamo la seconda sera a terra: aperitivo, cena e dopo cena. Notiamo con un certo effetto i segnali di allarme tsunami, effetto della catastrofe che colpì queste coste il 26 dicembre 2004.

11 MARZO

Scendiamo a terra a fare un po’ di spesa per la cambusa e quando risaliamo a bordo vediamo Andrea, rimasto a bordo, raggiante per aver “catturato” due seppie e tre moscardini facendoci capire che allora il pesce esiste in questo mare. Ringraziamo e inneggiamo il pescatore e mentre salpiamo prepariamo il sugo di pesce per il pranzo. La prossima meta è l’arcipelago di Phi Phi island dove arriveremo in serata dopo quasi 20 miglia di navigazione. Il vento ci aiuta e veleggiamo per lunghi tratti della traversata facendoci anche divertire e arriviamo giusto in tempo per gustarci uno splendido tramonto, ancoriamo in rada e trascorriamo la notte nella baia più a nord di Ko Phi Phi Don, Lanah bay.

12 MARZO

È mattina presto e già siamo operativi pronti per salpare, Phi Phi ha indubbiamente un certo appeal e abbiamo voglia di vedere del bel mare. Costeggiamo l’isola di Ko Phi Phi Don per dirigerci a sud verso Ko Phi Phi Le, l’isola diventata famosa grazie al film The beach del 2000 diretto da Danny Boyle con Leonardo Di Caprio, tratto dall’omonimo romanzo di Alex Garland. Il paesaggio è veramente da film, costeggiamo le famose viking cave. Si racconta che il nome sia dovuto al fatto che al suo interno siano stati trovati disegni sulle pareti raffiguranti antiche navi vichinghe. E si pensa che questi disegni siano opera di nomadi del mare o pirati che in passato si sarebbero fermati qui per rifugiarsi dalle tempeste monsoniche. Il “traffico” di barche turistiche attorno all’isola è davvero notevole e quando dinnanzi a noi si apre la famosa Maya bay rimaniamo affascinati. La sua bellezza è notevole e aimè è altrettanto notevole è il numero di barche che ci sfreccia di qua e di la rendendo impossibile fare un tuffo a mare. Anche trovare una zona di ormeggio è difficoltoso e quando ancoriamo scendiamo col tender in spiaggia. Il mare è azzurrissimo e la spiaggia affollatissima. Appena scendiamo a riva veniamo assaliti dai fotografi per una foto ricordo e dai guardiani, più insistenti dei peggiori parcheggiatori abusivi, pronti a chiedere i soldi per l’ormeggio a riva. Ripartiamo subito e ci sistemiamo nella meno affollata baia a fianco dove finalmente ci tuffiamo nel fantastico mare. Dopo un bel bagno e meritato relax risaliamo in catamarano. Nel pomeriggio ritorniamo verso Ko Phi Phi Don dove attracchiamo in rada e scendiamo a passare la serata sull’isola, iniziando con un meritato aperitivo. Dopo aver chiuso la cena con un balletto con i camerieri sulle note di gnam gnam style l’ebbrezza ci porta a fare un giro in spiaggia dove le feste la fanno da padrone e noi non ci facciamo cogliere alla sprovvista. Phi Phi è parecchio mondana e nelle discoteche sulla spiaggia c’è parecchia vita. Balliamo scalzi sulla sabbia prendiamo un paio di drink e sul finale di serata troviamo modo di fare pace con i nostri sensi . Rientriamo gaudenti in barca a notte tarda dopo una bella serata.

13 MARZO

Ultimo giorno di navigazione e momento di saluti con l’equipaggio dell’altra barca. La nostra barca fa rientro alla marina di Phuket mentre l’altra prosegue per la seconda settimana di navigazione. Il vento e il mare un po’ grosso danno un po’ di brio alla traversata di ritorno che si svolge comunque nei tempi che ci eravamo prestabiliti. Rientriamo in marina nel pomeriggio, approfittiamo del centro spa per le docce e qualcuno di noi opta per andare a fare un giro a Phuket mentre altri restano nella marina. Preso il taxi andiamo a scoprire la città che per altro si dimostra essere molto piccola, facciamo cena in un ristorantino self service locale dove non parlano una parola d’inglese quindi prenotiamo a gesti, cena comunque gustosa che completiamo più tardi in un mercatino nel classico street food thai.

14 MARZO

Eseguito il check out della barca Jumelle ci dirigiamo in taxi verso l’aeroporto di Phuket dove ci attende il volo verso Bangkok (volo Thai delle ore 10.05 con arrivo alle ore 11:30). Giunti all’aeroporto di Bangkok prendiamo un altro volo, sempre interno, con direzione nord: Chiang Mai (volo Thai delle ore 15.05 con arrivo alle ore 16.05). Arrivati e sbarcati a Chiang Mai, con 160 bath (circa 4,5 €) in taxi raggiungiamo l’alloggio dove trascorreremo le nostre prime notti a terra. Alloggiamo al NAP BOX HOSTEL prenotato su booking.com in camera doppia a 3.150 bath totali (90€). Il centro di Chiang Mai è a base rettangolare e si gira tranquillamente a piedi. Il nostro Hotel sorge proprio di fronte ad un bel tempio Thai, iniziamo così la nostra prima visita al culto buddista. Il Wat Phra Sing è bello ed elegante, riccamente ornato e maestoso ed entriamo, ovviamente togliendoci prima le scarpe come in tutti i templi buddisti, durante la celebrazione del rito ed è particolarmente suggestivo vedere tutti i monaci, in tipica veste color arancio, raccolti in preghiera. Facciamo un giro del tempio con le sue strutture annesse (biblioteca e sala di preghiera/ristoro esterna) poi andiamo a bere qualcosa, essendoci 36 gradi fa caldo anche se è comunque sopportabile. A cena ci buttiamo nello street food di Chiang Mai e quando vediamo un ristorante dove è possibile cucinare in autonomia utilizzando un mini barbecue posto sul tavolo “cadiamo” nella tentazione e ci divertiamo a cucinare carne o pesce presi direttamente dal bancone a buffet del ristorante e noodle con verdure o funghi a nostro piacimento. La cena è piacevole anche se ne usciamo affumicati dalla fumana prodotta da tutti i barbecue presenti sui tavoli del ristorante. Chiudiamo la serata in un locale jazz, il north gate, locale carino e spartano negli arredi frequentato prevalentemente da stranieri . il locale è di fronte al Chiang Puak Gate (una delle antiche porte di accesso della città, ad oggi è ancora visibile il muro di cinta).

15 MARZO

Dopo colazione partiamo alla scoperta dei dintorni di Chiang Mai e con un taxi prenotato il giorno prima (al costo di 500 bath a testa) andiamo al Maetang Elephant Park a circa un’ora di macchina dal centro della città. Più che un parco è un circo dove ai turisti vengono proposte alcune opzioni a pacchetto tra il giro in sella sugli elefanti, lo show degli elefanti, il giro sulle zattere di bamboo risalendo un fiume, la passeggiata sui carri trainati dai buoi e un servizio bar ristorante. Optiamo solo per la prima opzione e con 1.000 bath a testa facciamo il giro a dorso dell’elefante “guidato” comunque dal suo mahout (ammaestratore). Il giro, che dura 30-40 minuti, è carino ed svolto in mezzo alla natura selvaggia del posto, guadando il fiume che scorre a fianco del parco ma è un po’ guastato dalla poca grazia con la quale l’ammaestratore guida l’elefante lungo il percorso e fa capire quanto la salute psico fisica degli animali non sia di certo tutelata. Chiudiamo il percorso con il ritorno sui carretti trainati da buoi costeggiando delle risaie. Dopo gli elefanti ci siamo diretti alla visita del villaggio delle così dette donne giraffa, il long neck village. Anche qua si paga il biglietto di accesso (500 bath) e si accede al molto turistico villaggio, fatto di capanne di bamboo a fianco di un piccolo ruscello, dove queste ragazze e bambine sono costrette a vivere come attrazione turistica con questi anelli di ottone attorno al collo, caviglie e braccia. Rientrati a Chiang Mai ci siamo fatti piacevolmente investire dall’atmosfera, dai colori e dai sapori del Sunday market che sorge lungo tutte le vie del centro. Pur non essendo un amante dei mercati ammetto che è molto piacevole passeggiare lungo le bancarelle gustandosi tra l’altro il vero street food thailandese.

16 MARZO

Apriamo la mattina con la contrattazione del taxi collettivo. I taxi collettivi sono dei pick up elaborati modificando il cassone posteriore, altrimenti adibito al trasporto di cose, inserendo due panche sul lato lungo e una capotta rigida per farlo sembrare un mini van. A Chiang Mai sono di colore rosso e ospitano 8-10 persone, la fermata e il relativo costo sono concordati con il conducente. La nostra meta è il Wat Doi Suthep. Il tempio è spesso indicato come “Doi Suthep” anche se questo è in realtà il nome della montagna su cui è situato. Si trova a 15 km dalla città di Chiang Mai ed è un luogo sacro per i thailandesi. Dal tempio è possibile ammirare una spettacolare vista su Chiang Mai, è quindi una popolare meta turistica e lo si nota dai tanti pullman e taxi che si trovano. E’ davvero bello, elegante e sontuoso, con una meravigliosa scalinata ornata da un serpente piumato che dall’alto scende fino alla base. La massiccia quantità di oro risplende al sole e ne da una immagine veramente aurea. Il prezzo del biglietto di 30 bath è puramente simbolico per la visita. Il viaggio di rientro in città con un altro taxi collettivo è un’avventura dove il taxista voleva, secondo me, battere il record di tenuta del taxi strapieno di turisti mettendo gli ultimi due addirittura attaccati alla scaletta posteriore. Dopo pranzo dedichiamo il pomeriggio al relax facendo il secondo massaggio thai, questa volta nella scuola di massaggio dentro al tempio Wat Chedi Luang dove costa solo 130 bath (contro i 200-250 dei centri massaggi). E’ sicuramente più spartano di un centro massaggi vero e proprio ma comunque efficace. Dopo cena andiamo a curiosare al night market bazaar che si dimostra però una delusione.

17 MARZO

Dalla stazione dei pullman di Chiang Mai, con il greenline (la linea turistica, utilizzata anche dai thailandesi) in 3 ore e 280 bath (8 euro a testa) arriviamo a Chiang Rai. Per questo dobbiamo ringraziare la proprietaria del Nap Box Hostel di Chiang Mai che ci ha consigliato la linea e prenotato i biglietti del bus che poi abbiamo pagato alla cassa del supermarket a fianco (seven eleven aperto sempre 24h su 24). Ottimo servizio, impeccabile. Situata a 785 chilometri a nord di Bangkok, Chiang Rai è la capitale della regione dell’estremo nord, a quasi 600 metri sul livello del mare, la sua provincia confina con il Myanmar a nord e con il Laos a nord-nord-est. La nostra sistemazione a Chiang Rai è il NA-RAK-O resort davvero molto carino, pulito, accogliente e ben arredato. 740 bath (21 €) il costo di una notte in camera doppia, colazione inclusa. Giusto il tempo di appoggiare i bagagli e partiamo alla scoperta della città, più piccola di Chiang Mai almeno nel suo centro cittadino. Con un taxi collettivo, qua di colore blu, andiamo a vedere il white temple maestosa ed affascinante costruzione del Antoni Gaudi thailandese: Chalermchai Kositpipat Il Wat Rong Khun, conosciuto anche come il white temple, è un tempio di recente costruzione e sicuramente non convenzionale e si trova appena fuori dall’abitato di Chiang Rai. Realizzato in gesso bianco e frammenti di specchi che riflettendo il sole creano dei suggestivi giochi di luce, si compone, come tutti i templi thailandesi, di vari edifici. Al contempo buddista ed induista, il tempio è spesso criticato della popolazione locale per il suo colore bianco che non segue la tradizione locale di colori vivaci e intensi. Il completamento del tempio è ancora in divenire, sia per quanto riguarda l’edificio principale che per la realizzazione di altre strutture e il progetto richiama alla mente, in forma ridotta, quello della Sagrada Familia: iniziato nel 1997 si stima che la sua costruzione dovrebbe concludersi nel 2070. Un luogo insomma che sembra uscito da una favola e infatti nella memoria su tutto prevarrà il senso di tranquillità e pace che il tempio emana.

18 MARZO

Dopo colazione liberiamo la camera e lasciamo i bagagli in custodia alla gentilissima proprietaria del NA-RAK-O resort per poi riprenderli prima di andare in aeroporto. Essendo il volo verso Bangkok alle ore 15.25 ci facciamo un ultimo giro per Chiang Rai, questa volta a vedere la black house, la casa nera. Solita e breve contrattazione con i taxisti e poi via verso la casa nera. In contrapposizione al bello ed elegante white temple questo è un insieme di edifici costruiti dalla “fantasia” di un altro bizzarro personaggio del posto. Questo però è veramente tetro e strampalato, di certo il costruttore/proprietario non è un ambientalista e nemmeno iscritto al WWF. La quantità di teschi di animali (cervi, daini, mufloni), ossa e zanne di elefante, pelli di boa, carcasse di coccodrilli essiccate fanno venire più di un pensiero al visitatore, così come la numerosità dei tamburi e gli oggetti fallici che “adornano” e “arredano” i bagni e le camere. Decisamente un posto strano e diverso dal solito, da notare l’assenza di guide che probabilmente non saprebbero come e cosa raccontare. Rientriamo per pranzo dove ci gustiamo un classico pad thai e torniamo in albergo a prendere le valigie. Da lì in tuc tuc ci dirigiamo in aeroporto dove alle 15.25 abbiamo il volo per Bangkok.

Arrivati in orario a Bangkok prendiamo l’efficiente e veloce skytrain in direzione centro città. Da li inizia l’avventura in taxi per Bangkok alla ricerca dell’albergo prenotato. Il primo taxista, dopo averci deliziato con la sua guida da stuntman sclerotico ci scarica davanti all’hotel sbagliato; da li abbiamo preso un altro taxi, con guida decisamente flemmatica che però non conosceva l’hotel e per 3 volte si è fermato a chiedere informazioni ai passanti….alla faccia del tom tom. Finalmente giunti a destinazione al Srikrungthep Hotel, sicuramente spartano e un po’ naif per l’aspetto traslandato ma comunque pulito. Sistemati i bagagli in camera facciamo due passi verso Khaosan, la zona (due vie parallele) della vita notturna piena di ristoranti, bar e locali dove facciamo cena e chiudiamo la serata con un rilassante massaggio ai piedi.

19 MARZO

Un grande vantaggio dell’hotel dove alloggiamo è la posizione. Da lì infatti sono raggiungibili a piedi tutte la principali attrazioni. Iniziamo la scoperta di Bangkok con la visita al Palazzo Reale, the Grand Palace. Lo splendido complesso del Grand Palace racchiude molti templi ed edifici decorati con diversi stili architettonici. Dappertutto si possono ammirare lamine d’oro, tegole luccicanti ed immagini di Buddha. Il meraviglioso Wat Phra Kaeo, che si trova nel cuore dello stesso complesso, è un tesoro dell’arte Thailandese e custodisce il Buddha di Smeraldo, che è la Statua di Buddha più venerata della Thailandia. E’ veramente molto bello e il silenzio che regna all’interno affascina il turista. Il Buddha è piccolo, solo 66 cm essendo di smeraldo ed è magnifico. La statua è ornata da vesti dorate che vengono cambiati tre volte all’anno dal re in persona, o da un sostituto in caso di indisposizione del re, di solito in marzo luglio e novembre, quando cioè cambiano le stagioni in Thailandia. I due completi non indossati sono esposti al pubblico in un padiglione del vicino Grande Palazzo Reale. Ma vi sono molte altre cose interessanti da vedere all’interno del complesso del Grand Palace, come il Padiglione delle Decorazioni e delle Monete Reali Thailandesi, che ospita una mostra permanente di oggetti regali, decorazioni, medaglie e monete che risalgono all’inizio dell’XI secolo. Il complesso è aperto tutti i giorni dalle 8.30 alle 15.30, tranne alcuni giorni speciali e il biglietto d’ingresso costa 200 baht che comprendono l’ingresso alla Vimanmek Mansion ed al padiglione delle Monete. E’ necessario che i visitatori indossino un abbigliamento consono e pantaloni corti, bermuda o cannottiere sono vietati e la vigilanza è molto severa in questo. All’entrata è comunque presente un guardaroba dove noleggiare pantaloni in lino per l’occasione o camicie. Con il biglietto di entrata al Grand Palace è compresa la visita al Vimanmek Palace, il più grande edificio in teak dorato del mondo, ex residenza estiva del Re. E’ un po’ fuori dal centro e non andiamo a visitarlo.

Subito fuori dal Palazzo Reale sorge il Wat Pho altrimenti conosciuto come il tempio del Buddha sdraiato. Lungo 46 metri e alto 15 questo Buddha laminato d’oro è custodito all’interno del tempio più grande ed è veramente maestoso e si rimane incantati alla vista e all’immensità. Ha gli occhi e le piante dei piedi intarsiati in madre perla, evoca alla mente l’ingresso di Buddha nel Nirvana. Le piante dei piedi inoltre illustrano 108 caratteristiche ideali del vero “Buddha”. Il Tempio Pho è anche il primo centro di istruzione pubblica del Regno. E’ anche un centro importante per l’insegnamento e la pratica dei massaggi tradizionali thailandesi. Dopo pranzo fatto in un mercatino sulle rive del fiume Chao Phraya sperimentando anche diversa frutta mai vista prima, prendiamo il traghetto che attraversa il fiume da sponda a sponda e andiamo a vedere il così detto tempio dell’alba, il Wat Arun. Si nota subito che è risalente ad un periodo diverso rispetto ad altri costruiti a Bangkok e infatti risale al periodo di Ayutthaya. Il punto di riferimento di questo tempio è una pagoda centrale alta 79 metri rivestita di frammenti di porcellana incrostati che splendono al sole. Nonostante il suo nome, il momento migliore per fotografarlo è il tardo pomeriggio quando il tramonto tinge di rosso il cielo dietro al tempio. Peccato che ce lo “godiamo” in ristrutturazione con le impalcature che lo rivestono. Ci fermiamo quindi ad assaggiare un dolce tipico, birretta di ordinanza per mitigare le alte temperature e rientriamo a piedi in albergo. Passiamo la serata in Khaosan dove, oltre a cenare e bere qualcosa prenotiamo in un tour operator locale l’escursione del giorno dopo al mercato galleggiante di Damnoen Seduak. Ritroviamo i compagni della prima settimana di vacanza reduci da cinque giorni a spasso per il nord della Thailandia tra Ayutthaya, Sukhothai e il parco Ramkhamhaeng .

20 MARZO

Sveglia presto e pick-up con il tuor operator locale (200 bath a testa = meno di 6€) alle ore 6.45 davanti al nostro albergo dove un minivan da 12 posti ci porta al mercato galleggiante di Damnoen Seduak che si trova a circa 100 km da Bangkok. L’escursione comprende, oltre al viaggio a/r, una visita al mercato galleggiante di circa 1 ora e un quarto con la possibilità di fare un giro sulle loro piroghe tra il mercato (aggiungendo 150 Bath a testa), un giro finale sulla lancia a motore nei canali tra le palafitte ancora abitate dalle famiglie thailandesi, e rientro in albergo verso le ore 13.30. Il giro, a mio parere, merita anche se ovviamente è molto turistico. si vedono le donne locali con i tipici cappelli tradizionali che a bordo delle loro barche a remi, addobbate a negozio, vendono di tutto: dalla frutta fresca sbucciata sul momento, a piatti caldi e fumanti che riescono a preparare espresso sulle loro barchette traballanti. Non mancano poi i souvenirs di ogni genere, dai cappelli ai ventagli, oggetti di legno intagliato, balsami e unguenti, spezie e chi più ne ha più ne metta. Ovviamente la contrattazione è d’obbligo. Fatto pranzo in zona centro ci dirigiamo in visita alla gold mountain. Il monte dorato è cosiddetto per la cupola dorata del tempio (Saket) interamente ricoperta di piccoli tasselli quadrati d’oro. Essi riflettono la luce del sole a tal punto da dare all’intero edificio il nome di Monte Dorato. Questo tempio è famoso perché all’interno sono custodite le reliquie di Buddha. Ritrovo a Khaosan dove riuniamo il gruppo e insieme agli altri e andiamo tutti insieme appassionatamente, nel senso che saliamo tutti e 6 in un taxi, a prendere l’aperitivo allo Skybar in cima al grattacielo Lebua State Tower. Diventato famoso grazie al film una notte da leoni 2 da lassù si vede un’ottima vista e si domina la città. Merita farci un giro, i prezzi ovviamente sono all’europea ma la vista merita assolutamente. Il controllo all’entrata sull’abbigliamento è meticoloso, soprattutto per gli uomini e pantalone lungo e camicia sono d’obbligo. C’è chi per entrare ha noleggiato un abito in una sartoria di fronte. Dopo l’aperitivo passeggiamo per il centro tra mercatini, centri commerciali e vista dei go go bar davvero, come dire, folkloristici e dove vengono proposti “spettacoli sportivi” femminili come il ping pong thailandese.

21 MARZO Ultimo giorno Thai

Fatta colazione in un caffè vicino all’hotel lasciamo in custodia i bagagli per andarli a ritirare prima di andare in aeroporto. Ci dividiamo tra uomini e donne. Noi ragazzi gironzoliamo in zona Khaosan a caccia degli ultimi acquisti, l’ultimo massaggio thai, pranzo e un paio di birrette mentre le ragazze vanno a fare un giro ad un mercato. Nel pomeriggio scegliamo di fare visita alla Casa di Jim Thompson, un ex ufficiale dello spionaggio militare statunitense che lavorò per l’Office of Strategic Services, l’agenzia di intelligence statunitense da cui è nata la CIA. Prestò servizio in Thailandia e decise di dedicarsi con impegno allo sviluppo di una fiorente industria della seta thailandese. Grazie al suo contributo la seta thailandese è oggi famosa in tutto il mondo ed è a buon diritto rinomata per la qualità, i colori e le trame. Scomparve nel nulla nel 1967 durante una trasferta in Malesia. Nonostante le ricerche effettuate dal governo malese, nulla di lui fu più ritrovato, nessun indizio che ne potesse confermare la morte. Dal 1976 la casa ed il suo lussureggiante giardino tropicale sono aperti al pubblico come museo che merita visitare.

Da lì prendiamo lo skytrain in direzione aeroporto. Prima però ci fermiamo qualche ora in un paio dei giganteschi ed elegantissimi centri commerciali di Bangkok dove per altro lasciamo in custodia i bagagli in modo da essere liberi di gironzolare curiosando. Qua i prezzi sono più alti che da noi e il lusso è sfrenato. Ceniamo in uno di questi dove la zona ristoranti ricorda Harrods di Londra.

Riprendiamo il treno in direzione aeroporto dove aimè scopriamo che il nostro volo non esiste, pare cancellato (volo thai 00.01 che ci dovrebbe portare a Roma) e dopo due ore e mezza di attesa e litigi con gli assistenti di volo, ci portano in un albergo lì vicino a passare la notte (a dire il vero solo qualche ora considerato che alle 5.30 dobbiamo essere di nuovo in aeroporto a prendere il volo per Roma alle 7.30).

Il farraginoso rientro con conseguenti ritardi accumulati ci ha fatto perdere la coincidenza aerea su Bologna poi raggiunta in serata in treno.

Nonostante i triboli del rientro rimane comunque un bel ricordo di questa vacanza trascorsa nel punto più orientale del mondo da me visitato fino ad oggi. Al prossimo viaggio…



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