Orchidee e sorrisi: la thailandia

Avevamo ancora negli occhi i sorrisi dei bambini perduti nella sciagura dello tsunami.. Fine gennaio 2005: partenza per Bangkok. Siamo in 6: io, mio marito Francesco, Gaetano e Bertilla (una coppia di amici “collaudati” con i quali abbiamo fatto vari viaggi), Elda e Rosanna, due simpaticissime signore che abbiamo conosciuto poco prima di...
Scritto da: Rita Ballocchi
orchidee e sorrisi: la thailandia
Partenza il: 27/01/2005
Ritorno il: 11/02/2005
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
Avevamo ancora negli occhi i sorrisi dei bambini perduti nella sciagura dello tsunami..

Fine gennaio 2005: partenza per Bangkok. Siamo in 6: io, mio marito Francesco, Gaetano e Bertilla (una coppia di amici “collaudati” con i quali abbiamo fatto vari viaggi), Elda e Rosanna, due simpaticissime signore che abbiamo conosciuto poco prima di partire.

Oltre alla sete di conoscere un paese che ancora non avevamo visitato, c’era la volontà di aiutare una popolazione già tristemente colpita dalla sars, dalla febbre aviaria ecc ecc Per anni la Thailandia è stata meta di un grandissimo flusso turistico dall’Italia, mentre da circa un decennio li abbiamo “snobbati” per raggiungere lidi caraibici.

Siamo partiti con tutta la voglia di portare il nostro contributo, per quanto piccolo, all’economia thailandese. Non è difficile capire quanto la loro economia sia basata sul turismo: del resto il sorriso della loro gente ha saputo conquistare chiunque.

Il primo contatto con la Thailandia è stato Bangkok e l’aria caldo-umida impregnata di smog.

La metropoli sud-est asiatica ha superato le nostre aspettative e ci ha stupiti non poco.

E’ incredibile come nel traffico di centinaia di migliaia di auto, motorini, tuk-tuk non si senta mai un colpo di clacson: qui è proibito dalla legge.

L’inquinamento acustico a Bangkok quindi, è pressoché inesistente rispetto a qualsiasi altra metropoli. Da non perdere il Palazzo Reale, una vasta area di 5 km quadrati, una città dentro la città.

I numerosi wat e chedi finemente decorati con materiali preziosi, il Buddha di smeraldo, quello sdraiato fanno da splendida scenografia alle varie cerimonie religiose dei thailandesi.

I fiori di loto chiusi con il gambo lungo servono per “autobenedirsi” con l’acqua santa. Ceri, candele, tesserine dorate da attaccare sulle statue del Buddha e i monaci che incontri ovunque immersi in chissà quali pensieri.

Bangkok non è solo arte e spiritualità.. È anche capitale del vizio e meta di turismo sessuale.

Patpong, dal nome del vecchio proprietario cinese della zona, è il mercato dell’eccesso: locali notturni per soli adulti, ballerine sui tavoli dei bar con il corpo e il viso da bambine (l’età? Difficile stabilirla..) A Patpong trovi di tutto: orologi taroccati, capi di abbigliamento firmato a pochi euro.

Patpong non è solo luogo per incontri d’amore: ci sono anche music pub (come il King’s garden) con le ragazze immagine e un gruppo di musicisti piuttosto in gamba.

Lì ti sembra di essere ai tempi della guerra in Vietnam, quando i soldati americani si concedevano un po’ di svago nella vicina Thailandia.

Credo che il flusso di americani verso questo paese non sia mai cessato, ma ora le motivazioni sono fortunatamente diverse. Nella Bangkok contemporanea, tra i grattacieli di ultima generazione, ecco il centro commerciale MBK: un enorme edificio dove trovi tutte le ultime novità tecnologiche.

Computer, telefonini e accessori vari puoi trovarli all’MBK a prezzi davvero molto bassi rispetto a quelli in Italia: di certo una tappa obbligata per i patiti del tecnologico.

Il terzo giorno partiamo da Bangkok per raggiungere il celebre mercato galleggiante di Damnoen Saduak a 140 km dalla capitale.

Consiglio di partire presto con un’escursione organizzata per ottimizzare i tempi e raggiungere il mercato prima delle 9, quando le contadine sulle loro barche terminano il baratto e iniziano a vendere.

Dalle barchette di legno lunghe e strette, piene di frutta e verdura, le venditrici con i caratteristici cappelli di paglia improvvisano delle rosticcerie galleggianti.

Non solo trovi frutta e verdura a cui difficilmente riesci a dare un nome, ma vedi anche frittelle e polpette cotte su piccolo fornellini a gas sistemati sulle barchette.

Qui puoi gustare dalle piccole banane dolcissime ai pompelmi giganti, grandi come meloni! Abbiamo raggiunto Damnoen Saduak con la lancia: una barca a motore lunga e stretta, che percorre una fitta rete di canali fino a raggiungere la zona commerciale.

Dalla lancia abbiamo potuto scoprire le palafitte in mezzo alle risaie dove vivono gli agricoltori della zona e vedere gli altarini animisti fuori dalle case, che tanto mi hanno ricordato quelli balinesi.

Qui sono colonne dipinte e decorate, sormontate da pagode in miniatura dove vengono messe le offerte per gli spiriti: fiori, frutta, riso.

Damnoen Saduak non è solo un luogo per turisti con negozi e bancarelle, ma un tradizionale punto di incontro per il baratto. Tornando con il pullman a Bangkok, ci siamo fermati al Rose Garden per il pranzo. Si tratta di un grande giardino per turisti con campi da golf, un ampio ristorante e un teatro tenda dove abbiamo assistito a un piacevole spettacolo di cerimonie religiose e danze tipiche.

Qui al Rose Garden il nostro primo incontro con gli elefanti: vengono addestrati per brevi dimostrazioni ai visitatori.

La nostra serata termina a Bangkok con una magnifica cena in un “market fish”, ristorante dove scegli direttamente da un banco-frigo il pesce da mangiare e lo paghi a chilo.

Il giorno successivo incontriamo Asma, la nostra simpatica guida che ci accompagnerà durante il tour del Nord.

Il quarto giorno lasciamo Bangkok per partire in direzione nord. La nostra guida dal nome “allergico” (Asma) era una sorridente cinquantenne con energia da vendere. Avendo vissuto diversi anni a Roma parlava benissimo la nostra lingua. Dai romani aveva imparato anche l’umorismo, tanto da intrattenerci in pullman con simpatiche barzellette.

Partiamo noi 6 con altre 9 persone per fare il tour alla scoperta del nord. La prima tappa è Bang-Pa, la residenza estiva del re. Un giardino meraviglioso curato nei più piccoli dettagli: dai cespugli a forma di elefanti e conigli ai laghetti con isolotti interni dove rilassarsi in compagnia di un buon libro.

Fiori di varie specie con le immancabili orchidee (ne esistono oltre 90 tipi in Thailandia!), ninfee in mezzo ai laghi fanno da splendida cornice a vari edifici in stile thai e cinese.

Dopo pranzo proseguiamo per Ayuthaya, antica capitale del Siam, con le sue rovine e antichi templi in pietra. E’ una zona archeologica all’interno di una vegetazione lussureggiante, che ospita piccole pagode buddiste dove i fedeli vanno a pregare in qualsiasi ora della giornata.

In Thailandia abbiamo scoperto che il buddista non ha un giorno santo durante la settimana, ma può ritirarsi in preghiera dal lunedì alla domenica.

I monaci buddisti mi hanno trasmesso spiritualità, ma mi hanno anche sconvolto: non possono aver contatti con le donne: nemmeno se della loro famiglia. Non solo non possono parlare con le donne, ma nemmeno guardarle o stringere loro la mano: questo mi fa pensare che alcuni di loro cerchino “calore” tra i propri colleghi.

Le suore, che abbiamo incontrato in diverse occasioni anche se meno frequentemente dei monaci, hanno una tonaca bianca di fattura molto simile a quella degli uomini vestiti di arancione e tengono i capelli rasati a zero, senza alcun velo.

Dopo la visita di Ayuthaya siamo arrivati all’hotel Amarin Lagoon, alla periferia di Pitsanuloke, piccolo centro con un mercato notturno caratteristico, artigianato locale e capi d’abbigliamento vario. Non essendo un mercato molto conosciuto e battuto dai turisti, offre ottime occasioni di shopping: scarpe a 150 Baht (circa 3 Euro), abiti in seta a 7 Euro ecc ecc Qui vendono anche i cagnolini appena nati per la strada: ecco una grande differenza con il nostro paese. Noi fatichiamo per fare adottare una cucciolata di bastardini, anche se molto carini: in Thailandia li vendono lungo la strada e in breve tempo trovani tutti un padrone.

Spero che vengano adottati e non ingrassati per poi essere messi in padella: un dubbio che mi è venuto pensando alla “tribù dei mangiatori di cane” vicino a Chang Mai.

Il giorno dopo abbiamo visitato il luogo di culto di Pitsanuloke: un complesso con pagoda e Buddha circondato da mille bancarelle.

Diversamente dalle moschee in cui noi donne dobbiamo coprirci la testa con un velo, davanti alle statue buddiste non bisogna togliersi il cappello, cioè avere la testa scoperta. Niente scarpe entrando in un luogo di culto, come per le moschee e soprattutto mai stare in piedi davanti al Buddha, ma sempre in ginocchio o seduti per terra: è proibito anche voltargli le spalle.

Lasciato Pitsanuloke, ci avviamo verso Sukhothai e Sri Satchanali, luoghi di grande interesse archeologico dove noleggiamo le biciclette per visitare i vari punti di interesse.

L’area archeologica di epoca medievale (siamo intorno all’anno 1000) è talmente vasta che sarebbe impensabile girarla a piedi: chi non sa andare in bicicletta può salire sui pullmini aperti messi a disposizione dei visitatori.

In uno dei numerosi laghetti all’interno della zona archeologica, vediamo anche una scena curiosa: un uomo con un cappello di paglia completamente a mollo nell’acqua, stacca le lumache dalle radici dei fiori di loto.

La nostra guida ci spiega che i fiori di loto morirebbero a causa delle lumache che succhiano la linfa: l’uomo pescatore salva le ninfee e trova carne per la sua cena! Verso sera arriviamo in un posto meraviglioso, lontano dal traffico delle città e dall’inquinamento: il Lampang River Lodge.

Un hotel costituito interamente da palafitte in legno con la facciata tipica delle “case di lanna”: sul tetto sono rappresentate le corna di cervo tipiche delle abitazioni locali.

Ogni palafitta ha due camere con la propria entrata e un balcone che non riusciamo a “sfruttare”: sul vetro della porta-finestra un avviso ci mette in guardia dal pericolo zanzare… Ecco l’unica “pecca” di quel lodge paradisiaco: le zanzare!! Del resto eravamo completamente in mezzo al verde e ai fiori, circondati da un magnifico lago e da piccoli corsi d’acqua attraversabili a piedi su ponti di corda modello “Indiana Jones”! Di notte si sentivano rumori strani di animali non ben definiti: gechi gracchianti e insetti vari, il tutto avvolto da un’atmosfera surreale… Il giorno successivo raggiungiamo con il pullman Chang Mai “la rosa del nord”, antica capitale del regno di Lanna e celebre per il suo mercato notturno con oltre 3000 bancarelle.

Qui ci facciamo i massaggi thai nei vari negozi specializzati lungo la strada principale: a Bangkok abbiamo pagato 12 Euro per un’ora di massaggio rigenerante, qui a Chang Mai la cifra si abbassa fino a 4 Euro circa…

Consiglio a tutti il massaggio thailandese, movimento a pressione che dà una grande energia e fa sentire il sangue “scorrere nelle vene”. L’importante è rilassarsi e non farsi impressionare dalla tecnica: le massaggiatrici usano gomiti e ginocchia, tirano e spingono le ossa con una certa forza… Siccome tutti ci avevano raccomandato di “contrattare”, anche al mercato di Chang Mai cerchiamo di farci fare lo sconto nelle bancarelle, fino a che incontriamo un venditore ubriaco che ci minaccia con una spinta e ci mostra il pugno..

Solo perché mio marito aveva un po’ contrattato come si usa fare… probabilmente il livello alcolico del venditore era già piuttosto alto per cui è bastata un po’ di insistenza per farlo “scattare”.

A parte questo episodio spiacevole e imprevisto, il grande mercato di Chang Mai aperto dalle 18 alle 2 di notte merita di essere scoperto: trovi di tutto, dalle grandi firme europee taroccate ai capi d’abbigliamento thai di buona qualità. La gentilezza e l’ospitalità thailandese fanno il resto! Il nostro tour continua con la visita del Wat Phra That Doi Suthep a 1667 metri di altitudine, che raggiungiamo con una moderna funicolare. Si tratta di un noto reliquiario buddista che colpisce soprattutto per la posizione panoramica e la scalinata di 340 gradini che consigliamo di fare solo al ritorno: in andata meglio usare la funicolare!! Dopo Chang Mai ci aspetta la giornata forse più bella del nostro viaggio: la passeggiata a dorso di elefante e la risalita del fiume Mae Kok in piroga. Dopo aver fatto colazione nel bellissimo hotel Chang Mai Plaza, centralissimo anche per chi ama lo shopping e la passeggiata dopo cena, partiamo per Mae Ping. Qui saliamo a dorso dell’elefante con davanti il “conducente”.

Ci sentiamo fortunati perché subito ci accorgiamo di aver preso l’elefante con l’autoradio: il “guidatore” che sta seduto sulla testa dell’elefante e tiene i piedi dietro le sue orecchie, canta delle dolci canzoncine per intrattenerci! Cosa desiderare di più? Passeggiata sull’elefante con musica compresa! Quella che credevo fosse una passeggiata rilassante per turisti si rivela invece una bella avventura: il nostro elefante non dà molto ascolto al ragazzo che lo guida e si va ad infilare dentro buchi e burroni per mangiare e bere dalle pozzanghere, mentre noi aggrappati sopra di lui vediamo lo strapiombo e ci facciamo il segno della croce… Guadiamo un torrente e facciamo un bel giro di un’oretta sopra il bestione, rifocillandolo di banane e bambù di tanto in tanto.

Nel pomeriggio ci aspetta la navigazione sul fiume Mae Kok con varie tappe nei villaggi lungo le sue sponde. Qui troviamo diverse tribù: la tribù karen con le donne dai denti neri è quella che ci colpisce di più. Masticano la radice di tapioca per vizio o, volendo dire la verità, per spegnere la fame.

Come in sud America i ragazzini masticano le foglie di coca: il tristissimo motivo è sempre lo stesso.

In uno dei villaggi troviamo anche un laghetto di acqua termale: acqua calda che ribolle dal sottosuolo. D’accordo fin dalla partenza, abbiamo volutamente evitato Mae Hong Son, il villaggio delle donne giraffa, nella convinzione che se i turisti smettono di andarci magari loro smettono di torturarsi e deformarsi con gli anelli al collo.

Asma, la nostra guida, si affretta a dirci che per loro non è una tortura e che non soffrono assolutamente ma sono orgogliose di portare avanti un’antica tradizione.

Sinceramente questa versione non ci ha convinti e abbiamo preferito non contribuire al mantenimento di questa tradizione crudele e disumana! Il nostro viaggio termina con lo sbarco al Dusit Island Resort, un hotel avveniristico su un’isola in mezzo al fiume, che fa un gran contrasto con le capanne e le palafitte dei villaggi vicini! Un’isola per turisti dove la cucina è particolarmente curata e unisce piatti tipici thai a pietanze internazionali. Il giorno successivo vediamo il museo dell’oppio di Chang Rai, che testimonia il grande giro d’affari del “triangolo d’oro” dovuto alla vendita di questa sostanza.

Ora la coltivazione dell’oppio è proibita in Thailandia, mentre in Birmania subito al di là del confine ancora si produce e si vende.

Rientriamo a Bangkok con un breve volo da Chang Rai e ci prepariamo, nostro malgrado, a salutare la Thailandia: sarà comunque un arrivederci e non un addio. Il sorriso del popolo thai, gli impedibili massaggi e le tradizioni locali ci hanno lasciato un segno e siamo certi che un giorno ritorneremo …



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