Thai Andamane, Bangkok, Phi Phi, Raylay, Krabi

BANGKOK v2.1 Eccomi qui, 9 anni dopo, di nuovo in Thailandia per tentare di completare quello splendido viaggio del 1999. L’altra volta non avevo prestato molta attenzione a Bangkok, troppo preso dalla smania di andare verso il mare per apprezzare le mille sfaccettature della città. Eppure a ben guardare – e a ben studiare – Bangkok deve...
Scritto da: Fabrizio.C
thai andamane, bangkok, phi phi, raylay, krabi
Partenza il: 24/04/2008
Ritorno il: 06/05/2008
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 1000 €
BANGKOK v2.1 Eccomi qui, 9 anni dopo, di nuovo in Thailandia per tentare di completare quello splendido viaggio del 1999. L’altra volta non avevo prestato molta attenzione a Bangkok, troppo preso dalla smania di andare verso il mare per apprezzare le mille sfaccettature della città. Eppure a ben guardare – e a ben studiare – Bangkok deve avere almeno un centinaio di volti, tutti egualmente affascinanti. Certo, bisogna volare alto, sopra i rumori delle marmitte dei tuk-tuk, sopra lo smog che a volte non ti lascia respirare, sopra il calore sul collo di mezzogiorno, sopra i 2 / 3 strati di cavalcavia che bloccano la visuale, talvolta sulla puzza di fogna ed i rifiuti che galleggiano nel fiume, però sono certo che chiunque sarebbe in grado di trovare il proprio stimolo in questa città degli angeli. Non è certo un compito facile e la barriera linguistica non aiuta, però qualcosa siamo riusciti a spremerlo in questi 2 giorni – uno appena arrivati ed uno prima di ripartire.

Prima tappa: il mercato degli amuleti. Si tiene lungo una strada che costeggia il palazzo reale. Si vendono a peso o a cestelli tante piccole effigi del Buddha ritratto in vari momenti della sua esistenza . Gli amuleti sono in terracotta, legno, metalli vari, ed i Thai li incastonano nell’oro e li appendono al collo. Più nei hai, più sei devoto – suppongo.

Continuiamo con qualcosa di banale: il Palazzo Reale. Un vero splendore orientale, sembra sfornato da Disney lo scorso anno. Assolutamente da non perdere. Stavolta ho trovato 10 volte il numero di turisti della volta precedente. Anche qui – col turismo – i Cinesi la fanno da padrone. Continuiamo con la banalità del bello: il What Pho, il Tempio del Buddha reclinato – raffigurato durante il raggiungimento del nirvana. La statua dorata di 80 m x 8 m lascia a bocca aperta. Ma anche qui, il bello è celato nei tanti micro-templi ospitati dal complesso templare, con tanti altri altari che non ti aspetti.

E veniamo alla prima sorpresa, di quelle senza turisti, di vita vera locale, che tanto mi piacciono. Proprio di fronte al What Pho c’è un piccolo mercato, che non si vede tanto … ma si sente. E’ il mercato del pesce essiccato. L’odore è forte, molto forte, ma il mercato è davvero curioso. Innanzitutto, siamo gli unici “visi pallidi” ma vi sono centinaia di tipi di pesci essiccati, alcuni montati su stecchette, tipo gelato, altri intrecciati tra loro a voler formare dei veri e propri approvvigionamenti di calamari o pesci mai visti. Ed all’interno un classico orientale; i venditori che vivono il mercato, con le loro brande stese sotto le bancarelle, qualcuna col televisore e qualche altra che fa da mangiare. All’uscita, un grassone con gli amuleti del buddha attorno al collo dorme seduto … o forse prega. Secondo sorpresina: il primo assaggio di cibo Thai. Tra la strada degli amuleti ed il Palazzo Reale, sul lungo fiume, vi è l’attracco n. 9 dei battelli fluviali, quello di Tha Chang. Qui si è sviluppato un piccolo mercato di bancarelle che fanno da mangiare. Secondo me la migliore è quella al fondo sulla destra. Avrà qualcosa come 50 preparazioni alimentari a base di pollo, carne e pesce, con piatti piccanti, dolci, agrodolci, frutta, succhi … insomma, una festa per gli occhi e per il palato. Attenti allo stomaco. I prezzi sono ridicoli per noi europei … sono le 8,30 del mattino e i primi piatti di riso con pollo, polpette di maiale e calamari imbottiti – non so di cosa – innaffiati da fresco latte di cocco sono nostri per 150 Thb – circa 3 euro.

Nel pomeriggio, dopo un sonnellino che scaccerà un po’ più in là il fuso orario, torniamo alla carica. Stavolta andiamo su uno dei classici di Bangkok: Pat Pong Road, l’inferno – o il paradiso, dipende dai punti di vista – delle bancarelle e dei go-go bar. Per arrivarci prendiamo il battello sul fiume che, stile Venezia, funge da autobus fluviale. Ci vedi una Bangkok diversa, palazzi splendidi che non vengono soffocati da altri palazzi, una fiorente attività mercantile ed anche i bimbi che si bagnano nel Chao Praya, nonostante lo schifo sia evidente.

Al molo di Tha Silhom trasbordiamo sullo Skytrain, avveniristico metrò sopraelevato, che in Italia ce lo sogniamo, che ferma proprio a Pat pong. Piccola delusione; è tutto molto più tranquillo e ordinato di 9 anni fa. La soprelevata allora in costruzione adesso ha un trenino fiammante che le scivola sopra, i bar con le ragazze che ti venivano a prendere per mano fin sulla strada adesso hanno i battenti chiusi ed i menù all’esterno. Comunque un temporale tropicale blocca la nostra visita – fortunatamente – in corrispondenza di un centro massaggi. Vi ci rifugiamo e per 300 Thb a testa ci rilassiamo per un’ora, abbandonandoci alle sapienti mani dei massaggiatori Tailandesi. Che goduria … alla fine ti offrono anche il the.

All’uscita il diluvio c’è ancora ma l’ora di cena è più vicina, per cui – avendo studiato – ci dirigiamo verso un’oasi per buongustai: l’Eat Me Restaurant, ristorante di cucina orientale fusion per gli expats che vivono a Bangkok. Ambiente fighetto, oasi di pace, piatti orientali per una clientela europea e prezzi quasi europei, ma si mangia benissimo. Lo consiglierei però a fine vacanza, prima di ripartire per l’Italia, dopo i tanti pranzi e cene alle bancarelle che inevitabilmente si consumeranno in Thailandia. Prenotazione quasi obbligatoria (www.Eatmerestaurant.Com).

KOH PHI PHI , ULTIMO GIRO Volo alle 7.30 per Phuket; megacolazione all’unico – ma fantastico – ristorante bar che si trova al nuovo aeroporto di Bangkok una volta superato il check-in dei nazionali, mezz’ora in taxi fino al porto di Phuket (circa 350 Thb) e traghetto verso Kho Phi Phi. Comprando il biglietto all’aeroporto di Bangkok si paga 400 Thb anziché 600 Thb per le 2 ore di traversata.

Appena metti piede a Phi Phi devi convincerti di non aver fatto un errore. Il nuovo molo dove attraccheranno i traghetti è in costruzione – l’attuale traghetto è in effetti un barcone che ferma in 4° fila e bisogna scavalcare altri 3 battelli fermi per toccare terra. Il paese, dopo lo tsunami è stato ricostruito … troppo. Assalto garantito da parte dei procacciatori di bungalow, ma c’è una specie di chiosco del Ministero del Turismo dove si trovano tutte le strutture dell’isola con i relativi prezzi. Dato che sull’isola si gira solo a piedi e non è proprio piccolina, meglio scegliere al porto, anche sulla base di foto, magari basandosi su qualche consiglio. Dopo una mezz’ora di meditazione optiamo per il pessimo Andaman Resort (www.Phiphiandamanresort.Com) che per 3300 Thb ci da un bungalow in muratura non proprio pulitissimo, non proprio fresco, non proprio in paese, non proprio sulla spiaggia. Unica nota positiva la colazione inclusa al ristorante di fronte che ha una splendida terrazza alberata proprio sulla spiaggia. Poiché la voglia di mare è troppa, facciamo di necessità virtù, molliamo i bagagli e il pomeriggio scorre in spiaggia a Hat Lo Dalam, la spiaggia opposta a quella dei traghetti. Ci godiamo il sole, il mare ed i bimbi locali che giocano sulle barche alla fonda, nell’angolo più tranquillo ed appartato della spiaggia, quello lontano dai resort. Entrando in porto con la barca avevo però intravisto dei bungalow in legno proprio sulla spiaggia nell’angolo di Hat Ton Sai, la spiaggia dove attraccano le barche. All’imbrunire ci passo e ne trovo uno splendido disponibile presso il Phi Phi Sand Sea View per 1800 Thb – senza colazione. Come immaginate il vostro bungalow in spiaggia? Bene, è proprio così. Lo blocco per 2 notti; domani traslochiamo. Alla sera – sarà per il mare o per il nostro nuovo bungalow che ci aspetta – siamo proprio di buon umore e ci concediamo la prima cena di pesce presso quello che sarà il nostro ristorante per le prossime 2 sere, il Phi Phi Rimle Restaurant (l’insegna dice solo Special Chicken Seafood Barbecue), sulla strada che va da Hat Ton Sai ad Hat Rin. Ottima cucina ed ottimi prezzi, poco casino, tanti tavolini in riva al mare, senza la musica a bomba che caratterizza gli altri locali sulla strada principale tra i tanti negozi, scuba diving centers e bancarelle. Phi Phi è tutta qui, su questa lingua di sabbia che unisce le 2 parti rocciose dell’isola, ma comunque è troppo costruita, con troppi negozi, troppi bar e troppi hotel. Gli altri resort si trovano sulle altre spiagge non raggiungibili via terra, ma solo via passaggio barca, sicuramente molto più tranquilli. Ho l’impressione che tra un paio d’anni l’isola sarà impraticabile.

Il giorno successivo è il giorno perfetto. Il proprietario dei bungalow ci trova una barca per 1800 Thb, full day – che poi sono 6 ore – verso le 2 isole di Bamboo Island e Mosquito Island (nomi Thai, rispettivamente Koh Mai Phai e Koh Young). Entrambe sono parco nazionale, per cui come si mette piede in spiaggia si devono sganciare 400 Thb a testa – si paga una volta per tutta la giornata. Bambolo Island è un vero e proprio atollo di sabbia bianca circondato da acque turchesi, barriera corallina e tantissimi pesci. Mosquito Island è un panettone roccioso inaccessibile, se non per una micro-spiaggia che, nel pomeriggio, è pure in ombra. Nulla da dire; stupende. Al ritorno scopriamo che il banchetto in corrispondenza del molo (PPCabana Tourist Information) ha le barche più economiche: domani siamo da te. Alla sera siamo ustionati ed il nostro amico dello Special Chicken Seafood Barbecue ci attende.

THE BEACH, IN THE SHADE Ah, che bello svegliarsi con i piedi già nella sabbia e fare colazione al fresco, sotto un albero sulla spiaggia, a 6 passi dal mare. Valore aggiunto della nostra nuova sistemazione. Nel giro di 10 minuti, tra il caffè ed il pane tostato, il cielo si scurisce e quando finisco di spalmare la marmellata l’acquazzone è iniziato. Pazienza … capita; aspettiamo fiduciosi. Verso le 12 smette, un timido sole fa capolino, ma non proprio convinto. Dopo un ottimo pranzo al PUM (www.Pumthaifoodchain.Com) decidiamo che è il momento migliore per visitare l’isola vicina, PHI PHI LAY, quella dove hanno girato il film THE BEACH con Leonardo di Caprio, che ha reso celebre e rovinato definitivamente la zona. Speriamo, dato il tempo incerto, di non beccare orde di turisti. Così è. A Maya Beach troviamo solo 2 barche e per 10 minuti siamo addirittura gli unici. Certo, il tempo nuvoloso fa perdere fascino al luogo, ma la baia è proprio lei … solo la spiaggia ci sembra diversa … va bene lo stesso. Anche qui parco naturale, anche qui 400 Thb a testa. Il giro continua nelle baie di Loh Sama – fantastica, soprattutto sott’acqua – Phi Leh Bay, anche nota come Lagoon e alla caverna Viking Cave, dove si raccoglie il guano delle rondini di mare e non si entra. Alla sera, dopo una lauta cena allo Special Chicken Seafood Barbecue ci rilassiamo ad uno dei tanti bar sulla spiaggia di Hat Lo Dalam.

KOH PHI PHI , IL VOLTO NASCOSTO Ultima mezza giornata a Phi Phi; prendiamo una barca per visitare le spiagge accessibili solo via mare. Ci fermiamo prima alla spiaggia di Lo Mo Dee, ovvero la spiaggia con le palme per antonomasia. Non c’è nulla, solo palme ed un bar scalcinato con dei cartelli che indicano che tutta la baia è proprietà privata, ma nessun problema per fermarsi e fare il bagno. L’altra mezza mattinata la trascorriamo prima facendo snorkeling al largo di Hat Ran Tee; pare sia la miglior barriera di Phi Phi ed effettivamente i pesci ed i coralli sono davvero tanti e molto belli. La spiaggia è piccola e bella, con un resort molto tranquillo senza tanti fronzoli, col suo ristorantino in legno in spiaggia. Santifichiamo il luogo con l’ennesimo coconut shake.

Vedendo la bellezza di quest’isola la dove la natura l’ha resa più inaccessibile, fa ancora più rabbia il pensiero di come la gente sia disposta a sventrare i propri luoghi per accogliere vagonate di Russi, Cinesi ed Europei.

KRABI FOREVER Alle 15 parte il nostro barcone in direzione Krabi, più precisamente Raylay, una penisola ad una decina di km da Krabi, accessibile solo via mare. A Raylay ci sono 4 spiagge, ognuna con le sue caratteristiche: Ao Nang è quella frequentata dai rocciatori, con una spiaggia non molto profonda, ma con un bel palmeto nell’entroterra, con resort per sportivi alla mano. Tonsai – nota come Raylay West ha invece 4 resort di fascia media che definirei per coppie e famiglie, bungalow in muratura, giardini curati, ristorante in spiaggia e piscina. Sulla punta c’è la spiaggia dove sorge il Rawadee, un resort di super-lusso da 800 euro a notte – si, ottocento euro. Al lato opposto di Tonsai c’è la baia di Raylay East – Raylay East e West sono le uniche collegate via terra. Si tratta di una spiaggia fangosa colonizzata in parte dalle mangrovie che hanno eroso la spiaggia. Bruttina, ma qui i bungalow sono molto più economici.

All’arrivo la scena è da assalto fantozziano; tutti i turisti scaricati dal barcone fanno la gara per accaparrarsi le ultime stanze e bungalow rimasti e noi fatichiamo un pochino, ma alla fine prendiamo un bel bungalow al Sand Sea Resort (www.Krabisandsea.Com), con tv satellitare, ventilatore e colazione per 2400 Thb.

Il bello di Raylay West è il tramonto, è l’unica delle 4 spiagge – e che spiaggia – che se lo gode fino in fondo ed il passatempo preferito da tutti è proprio quello di sdraiarsi in spiaggia aspettando che il sole faccia “plof” … poi tutti a cena in uno dei 5 ristoranti, 4 dei resort più uno indipendente, il Bam-Boo, il più caro. Ceniamo in 3 per 900 Thb.

A Krabi se non si vuole oziare in spiaggia o al bordo piscina del proprio resort si può prendere una barca e visitare il piccolo arcipelago di fronte – 4 island tour. C’è una sola cooperativa di barcaioli, per cui i prezzi sono stra-fissi; il 4 island tour costa 1800 Thb, minimo 3 persone. Si trascorre mezza giornata a Poda Island, una bella isoletta con spiaggia corallina e bella barriera, e metà giornata a Chicken Island, isola il cui profilo ricorda il collo di un pollo. Qui la spiaggia è più piccola, ma un lembo di sabbia a volte spunta ad unire Chicken Island alle altre 2 isolette di fronte – in realtà sono 2 scogli, creando un bell’effetto. Alla sera proviamo il ristorante del nostro resort; non male e bellissima location.

Se non si vuole oziare in spiaggia o al bordo piscina del proprio resort e si sono già viste le 4 island, si può fare un’escursione alla bellissima Kho Hong, ad 1 ora di barca. Qui il prezzo sale a 2800 Thb, ma l’isola – parco naturale – è davvero bella e poco frequentata. La spiaggia principale è forse la più bella che abbiamo visto. Alla sera tocca testare il ristorante del resort di fianco al nostro, quello del Raylay Resort, il migliore come rapporto qualità prezzo e bellezza della terrazza. Niente alcolici, ma si possono acquistare le birre al bar di fianco e portarle a tavola.

L’ultimo giorno decidiamo di oziare tra la siaggia e il bordo piscina, prima del volo che da Krabi ci riporterà a Bangkok. Raylay mi ha proprio colpito positivamente e se pure le strutture sono un po’ troppo curate per i miei gusti, il posto è veramente super-super-rilassato. Magari si può chiedere di portar via la tele dal bungalow per non cadere nella tentazione di vedere la CNN e sapere che sta arrivando un uragano (che devierà vs la Birmania), in modo da staccare completamente e godersi appieno ogni tramonto ed ogni coconut shake.

BANGKOK v2.2 Giorno 2 a Bangkok: giornata dedicata interamente ai mercati. Iniziamo col mercato galleggiante di Damnoen Saduak, a 2 ore di bus da Bangkok. Per 350 Thb a testa, un’agenzia passa a prenderci alla nostra guesthouse (www.Newsiam.Net) per portarci nella provincia di Ratchaburi. Sgombriamo il campo da dubbi: le escursioni organizzate da Bangkok sono ad uso e consumo dei turisti. Il vero mercato ortofrutticolo sui canali si tiene dalle 5 alle 7.30 del mattino, per cui se si vuole assistere a QUEL mercato, bisogna dormire a Damnoen Saduak. Altrimenti dopo restano le barche che fanno da mangiare o vendono frutta per i turisti – cha arrivano a frotte. Anche questo comunque è molto caratteristico ed è certamente qualcosa di unico e mai visto prima … però non mi lascia soddisfatto al 100%. Tante belle foto, ma volevo vedere il vero mercato ortofrutticolo del mattino.

Tornati a Bangkok per ora di pranzo, vorremmo uscire dalla pazza folla e mangiare bene in un posticino tranquillo. L’Eat Me Restaurant già ce lo siamo giocati al primo giorno. Ma, anche qui studiando, scopriamo che ai grandi magazzini MBK, alla fermata National Stadium dello Skytrain che in Italia ci sogniamo, all’ultimo piano c’è un food-hall con una serie di banchetti che fanno da mangiare, con tutte le cucine orientali – dall’India al Vietnam, compresi il Greco, l’Arabo e, ovviamente, l’Italiano. Si mangia bene, in un bel locale con aria condizionata ad un prezzo non proprio economicissimo per la thailandia – 850 Thb in 3.

Ben rifocillati, siamo pronti per il Weekend Market, nel quartiere di Chatuchak, fermata Mo Chit dello Skytrain che in Italia ci sogniamo. Che dire: c’è tutto. Bisogna solo perdersi per 4 o 5 ore tra gli spazi residui tra le bancarelle. Ovviamente ci si può mangiare, qualsiasi pietanza Tailandese, compresi I famosi piatti del Nord della Thailandia: cavallette, crisalidi e scarafaggi fritti. Una vera leccornia. Inutile dire che è il posto ideale per gli ultimi souvenir e regalini da acquistare prima del rientro in Italia, a prezzi bassissimi. Mi sarei portato via tutto !!!! Attenzione: si tiene solo l Sabato ela Domenica.

Sono le nostre ultime ore, prima di risalire sul volo: dirigiamo verso Sukumvit, stavolta con la metro automatica che in Italia ce la sogniamo, alla ricerca del posto migliore per la nostra ultima cena Thailandese, possibilmente cercando di evitare le bancarelle, se non altro per evitare il caldo e lo smog. Ceniamo al Coca, che fa parte di una catena di ristoranti asiatici di buon livello (www.Coca.Com) che propone – tra l’altro – la fonduta asiatica, ovvero un pentolone di brodo in cui far cuocere le verdure, le carni, i pesci ed i noodles che vengono serviti crudi. Non c’è che dire, la cucina è ottima, l’ambiente anche ed i prezzi onestissimi (riso saltato con verdure e maiale croccante a 60 Thb, Pad Thai a 80 Thb). Siamo a pezzi, ma satolli, abbronzati e pronti per le 11 h di aereo che ci aspettano. Sawadee-kah.

Ho una voglia di tornare in ufficio …

Se vuoi info, scrivimi a ARTETECA chicciola ARTETECA punto NET



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche